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Nel corso della prima settimana di settembre ha avuto inizio la raccolta dell’uva nei vigneti della Cantina Tramin a Termeno (BZ), azienda tra le più premiate d’Italia e responsabile di alcune tra le migliori interpretazioni del vitigno aromatico Gewürztraminer.
Vini di grande densità, volume e con un’alta concentrazione di sostanze aromatiche e di precursori olfattivi: queste le caratteristiche che risultano dalle prime impressioni per questa vendemmia 2012 alla Cantina Tramin.
Nelle parole dell’enologo Willi Stürz, che da 15 anni segue la cantina ed è stato eletto miglior enologo d’Italia 2004, le anticipazioni sulla prossima annata regalano grandi speranze e interesse. Dopo le felici vendemmie di questi anni, come l’eccezionale 2009, il 2011 che ha portato rossi notevoli e un Gewürztraminer eccezionale, o i bianchi fortunatissimi degli ultimi tre anni, ora anche le anticipazioni per il 2012 alimentano le aspettative positive.
Il 3 settembre è stata la data di avvio per questa vendemmia. Il caldo che ha caratterizzato questo anno di produzione infatti promette delle rese abbattute di almeno il 10% , con punte fino al 20-40% per alcuni impianti. Circa 2 o 3 migliaia di tonnellate in meno rispetto all’anno scorso, che soprattutto nel Gewürztraminer e nei bianchi, consentirà di concentrare i precursori aromatici e le tonalità intense di questi vini.
Come conferma Willi Stürz, "in questo anno la resa per ettaro, che già teniamo bassa con la potatura e il diradamento, é stata bassissima, anche a causa della forte calura. È un dato che accomuna tutte le nostre varietà vinicole, compreso il Gewürztraminer. Questo forte abbattimento della produzione porterà, per contraltare, a un maggiore potenziale in qualità, corpo e densità nei vini. Dopo una partenza anticipata in primavera, lo sviluppo della vegetazione ha subito fortunatamente un rallentamento e un ritardo di circa 10 giorni e confermando il trend delle altre annate. Durante l’estate, è giunto anche da noi il grande caldo, che ha certamente segnato e contratto lo sviluppo dei vigneti, senza tuttavia portare in sofferenza e siccità. In zona alpina infatti, il caldo intenso è arrivato nella fase iniziale della maturazione, ed era accompagnato ad intervalli da piccole piogge. In questo senso, capiamo la fortuna dei nostri climi Dolomitici: il tenore tendenzialmente fresco della nostra terra é una grande forza e ci aiuta in annate torride come questa. La bella escursione termica tra il giorno e la notte, consente di fissare profumi e valorizzare gli aromi delle nostre uve".
Una produzione, quella della Cantina Tramin, che mette a frutto tutto l’impegno dedicato in questi anni ai bisogni specifici dei singoli vitigni, molto diversi per altitudine e caratteristiche. Gli impianti crescono di annata in annata rivelando una maggiore stabilità ed equilibrio, mentre l’inerbimento e il sovescio sono trattamenti impiegati per valorizzare la qualità di alcuni appezzamenti e seguire le esigenze di ogni vigneto. Anche in questo risiede la forza del modello produttivo della cantina, con più di 200 micro soci, per i quali il rapporto uomo-vigneto è in equilibrio misurato e sostenibile.
Tra le maggiori cantine cooperative dell’Alto Adige, Cantina Tramin ha costruito la propria immagine lavorando sulla qualità e sull’eccellenza dei vini bianchi aromatici, sintesi dell’eleganza e delle fragranze peculiari del territorio altoatesino.
Anche per la propria sede, la recente ristrutturazione ha regalato al territorio un esempio di architettura contemporanea di assoluto pregio e rilievo. La spettacolare costruzione in ferro verde che si staglia contro il profilo della valle dell’Adige in mezzo ai vigneti, è opera dell’architetto Werner Tscholl ed è presente in questi mesi nella mostra della Biennale di Architettura di Venezia, come esempio di architettura contemporanea in rapporto virtuoso con territorio e ambiente.
Cantina Tramin
Strada del Vino 144 Termeno (BZ)
Tel 0471 096633
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C’è tanta scuola e un pizzico d’orgoglio italiani nel favoloso barocco boemo. Un pretesto in più per visitare la Repubblica Ceca, a caccia dei capolavori di artisti che si ispirarono alla produzione italiana non senza reinterpretarne i dettami secondo la propria tradizione e il proprio talento. Ne nacque una corrente unica, che riadattando materiali e motivi seppe tirare a lustro un’intera nazione, ridisegnandone il volto ma anche l’anima.
Non è da trascurare infatti il retroscena storico e morale della diffusione dell’arte barocca in Cechia. Siamo nel XVII secolo; nel 1620 scoppia la battaglia sulla Montagna Bianca, che poi dilagherà nel resto d’Europa con il più celebre nome di Guerra dei Trent’Anni. Gli Asburgo impongono, anche con la violenza, al popolo ceco la ricattolicizzazione e, per garantirne la conversione, ricorrono alle minacce ma anche ai Gesuiti. Questi, invitati nel Paese, portano con sé non solo il Verbo, ma anche l’arte già fiorente nel Bel Paese: il barocco appunto. Le espressioni sfarzose e ridondanti del barocco divengono quindi per gli Asburgo un ulteriore, subliminale strumento di convinzione nei confronti del popolo: i palazzi eleganti ricordano il loro potere, le chiese con il loro tripudio di stucchi, ori, spazi immensi, chiaroscuri, immagini di santi e martiri dai volti straziati –in netto e voluto contrasto con le chiese sobrie e austere dei protestanti- invitano a rivolgersi al Signore e affidarsi a lui.
Pilotata o meno, l’arte barocca trovò in Boemia terreno fertilissimo. Non solo i Gesuiti importarono materiale cui ispirarsi e favorirono i contatti (e contratti) con architetti italiani, ma molti artisti cechi si formarono proprio in Italia per poi esprimersi al meglio in patria, dove seppero dar vita a un barocco sui generis, cosmopolita e contemporaneamente autoctono. Passarono le idee –lo sfarzo, la ridondanza- ma i materiali e i soggetti del barocco italiano furono integrati con quelli locali: accanto al marmo, molto legno delle foreste; vicino all’iconografia italiana dei santi soprattutto i patroni della propria terra.
Prima strumentalizzato dagli Asburgo, poi oscurato dal regime comunista, il barocco boemo è finalmente libero di essere ammirato in tutto il suo tripudio estetico, nelle sue esplosive espressioni di bellezza e potere. Come vediamo, per esempio, nel cuore di Praga.
MALA STRANA, CUORE BAROCCO DI PRAGA.
Mala Strana, ovvero la Città Piccola. Piccola ma preziosa, come i gioielli più pregiati. Disteso sul fianco della collina che sale al Castello, questo storico quartiere della capitale è considerato il cuore barocco di Praga. Qui si trovano la splendida chiesa di San Nicola e il colossale palazzo Valdstejn. Tra le altre tappe di Praga barocca, il Clementinum (il collegio dei Gesuiti), la chiesa di San Nicola della Città Vecchia, la chiesa della Vergine della Vittoria e il suo Bambin Gesù di Praga, la chiesa di San Francesco Serafino, palazzo Czernin, il santuario di Loreta e naturalmente le statue barocche che vegliano sul fiume e la città dal Ponte Carlo. Un tempo isolata tra i vigneti della campagna praghese, la villa barocca di Troja –che dà il nome a un intero quartiere residenziale- è oggi parte della periferia della capitale. Chiamata anche castello, fu costruita secondo il modello della villa rinascimentale romana.
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Un arcobaleno di notte
Ogni apparizione dell’aurora boreale è unica. Spesso avviene sotto forma di tre strisce verdi che tagliano il cielo notturno. Oppure come delle tende mossa dal vento o del fumo che ondeggia nel cielo. Il suo colore è generalmente di un verde luminoso, spesso punteggiata di rosa sui bordi e a volte di un viola intenso al centro. La sua gamma di colori sembra uscita dagli anni ’80.
Una leggenda vivente
Forse non stupisce il fatto che l’aurora boreale abbia creato così tante leggende tra i suoi spettatori. I simboli dell’aurora boreale furono trovati sui tamburi sciamanistici dei Sami. Il fenomeno ha diversi nomi in lingua Sami. Ad esempio, è conosciuto come Guovssahas, che significa "luce che può essere udita", perchè i Sami per tradizione associavano l’aurora boreale con i suoni. Durante l’era dei Vichinghi, l’aurora boreale era l’armatura delle Valchirie, le vergini guerriere, che spargevano una strana luce scintillante. E secondo una leggenda giapponese, concepire un bambino sotto l’aurora boreale era segno di buon auspicio.
Esplosioni solari
La realtà però non è così poetica. Il sole è il padre delle aurore boreali. Durante le grandi esplosioni e gli scoppi, immense quantità di particelle vengono sprigionate nello spazio.
Queste nuvole viaggiano attraverso lo spazio con velocità che variano da 300 a 1.000 km al secondo. Quando le particelle collidono con i gas nell’atmosfera, splendono producendo una fantastica gamma di colori. Tutto ciò avviene a circa 100 km al di sopra delle nostre teste.
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Il massiccio della Sainte Baume è un patrimonio naturale e storico di incomparabile bellezza e suggestione. Ma è soprattutto un luogo di pellegrinaggio alla grotta di Maria Maddalena.
Secondo la tradizione cristiana, Maria Maddalena di Betania con sua sorella Marta, il fratello Lazzaro, Massimino ed altri discepoli, lasciarono da esiliati la Terra Santa. Arrivarono con una fragile barca a Saintes-Maries-de-la-Mer, dove si divisero per una missione di evangelizzazione in tutta la Provenza. Maria Maddalena si ritirò in una grotta nel cuore della foresta sacra passando gli ultimi trent’ anni di vita in profonda meditazione e penitenza. Ogni giorno, secondo la credenza, veniva trasportata sette volte dagli angeli fino in cima alla montagna, al Saint Pilon.
Il santuario, gestito dai Domenicani, si raggiunge attraverso due percorsi di circa 45 minuti ognuno. Lo "Chemine de Canapé", che si addentra per la fitta foresta e lo "Chemin des Roys" più agevole. Quest'ultimo, cioè il Cammino dei Re, lungo 2 km, dal 2001 è interamente accessibile a persone disabili. Il sentiero fu aperto nel 1295, per permettere ai pellegrini di raggiungere la grotta dopo aver visitato la splendida Basilica di Saint Maximin che ancora oggi conserva le reliquie di Maria Maddalena. Questo cammino deve il suo nome alle personalità illustri che lo percorsero, tra i quali: papa Clemente V, papa Gregorio XI, re Louis XI, Louis XIV, Francesco I, Caterina da Siena, …
Per i più temerari, il sentiero prosegue fino alla cima del massiccio. Il paesaggio vale lo sforzo!
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Nuova campagna promozionale delle Ferrovie Francesi per le offerte autunnali di TGV Italia-Francia, il servizio di collegamento tra Milano Garibaldi e la stazione di Parigi Gare de Lyon. Qui forse la creatività gioca un pò con il nome della stazione meneghina di partenza, Porta Garibaldi, intitolata al celebre patriota che ha unito l’Italia: come il condottiero in spedizione con i Mille al seguito, anche i treni TGV in partenza dalla stazione a lui dedicata, infatti, uniscono l’Italia alla Francia con interessanti collegamenti diretti, confortevoli ed economici. E anche grazie alla nuova Boutique SNCF, che ha aperto al pubblico proprio alla stazione di Milano Garibaldi, Italia e Francia sono sempre più vicine: all’interno di questo spazio, dal design minimale, d’ora in poi ci si potrà informare su tutte le offerte disponibili, acquistare il proprio biglietto TGV da e verso la Francia, oppure qualsiasi altro titolo di viaggio SNCF. Situata proprio di fronte ai binari 11 e 12 della Stazione, dove partono i treni SNCF, la Boutique è un punto di riferimento per tutti i viaggiatori interessati a usufruire di tre collegamenti quotidiani verso Parigi, Lione o Chambéry. Chi avrà voglia di uno short-break mordi e fuggi, sotto il segno dello charme e dell’inconsueto, potrà approfittare di una speciale promozione da cogliere al volo: a partire dal 18 ottobre, infatti, TGV metterà a disposizione migliaia di posti a prezzi davvero convenienti, alla scoperta dei colori autunnali e del fascino che emanano le città di Chambéry e Lione. Naturalmente è disponibile anche l’e-ticket internazionale: per ritirare il proprio biglietto sarà sufficiente stampare la conferma di viaggio, in qualsiasi momento e ovunque ci si trovi, sia in Italia sia all’estero (www.tgv-europe.com).
E dopo un piacevole viaggio, non resterà che perdersi nei pittoreschi viottoli dell’antica capitale dei Duchi di Savoia, nel cuore delle Alpi. Con le infrastrutture di una grande città, Chambéry vanta numerosi edifici storici quali il Castello e i musei della Savoia, la Santa Cappella, numerosi palazzi nobiliari e molteplici specificità da scoprire come Les Charmettes, residenza di campagna di Jean-Jacques Rousseau oggi trasformata in museo. Qui infatti è possibile visitare la dimora in cui il filosofo trascorse un lungo periodo a partire dall’estate del 1736, ospite di Madame de Warens, nei dintorni della città di Chambéry, dove soggiornò fino al 1742. Situata nella conca del vallone boschivo delle Charmettes, questa casa è entrata nella leggenda letteraria dopo che Rousseau le consacrò pagine fondamentali nelle sue Confessions, associando a questo periodo di vita la sua unica esperienza felice, il suo culto della natura e la passione per la botanica. Il 2012 si celebra il trecentesimo anniversario della sua nascita, con numerosi eventi lungo tutto l’arco dell’anno.
Altra chicca di Chambéry: ogni primo e terzo sabato del mese alle 17,30 i suoi viali pittoreschi regalano un’aria di festa al suono di veri e propri concerti in uno dei più grandi carillon del mondo. Composto di settanta campane in bronzo, ne risultano suoni unici e una musicalità eccezionale. L’ambiente naturale circostante con le sue colline, Les Monts, rappresenta la cornice della vita quotidiana a Chambéry, ma anche il Bourget, il più grande lago naturale di Francia, e il lago di Aiguebelette, fanno da corona a questo gradevole contesto. Inoltre le montagne circostanti, la località di sci nordico Savoia Grand Revard (150 km di piste segnalate) e i parchi regionali (Bauges e Chartreuse) sono molto vicini, mentre la Vanoise con il suo parco nazionale e le più grandi stazioni di sport invernali sono solo a un’ora di distanza.
L’UNESCO ha riconosciuto l’importanza del patrimonio culturale del Rodano-Alpi classificando diversi siti della regione, fra cui il sito storico di Lione, dal 1998 inserito nel Patrimonio Mondiale. I visitatori del Vieux Lyon potranno in particolare apprezzare la continuità dell’insediamento urbano dal periodo romano ai giorni nostri con diversi percorsi e visite guidate che permettono di scoprire numerosi siti e monumenti, come la cattedrale di St-Jean, la chiesa di St-Paul, i passaggi segreti (traboules) o i palazzi rinascimentali.
Se altri luoghi evocano forse di più il cinema d’oggi, la storia d’amore tra il Rodano-Alpi e il cinema dura dalla fine del diciannovesimo secolo, quando i fratelli Lumière inventarono il cinematografo. Il Castello Lumière, casa borghese di famiglia situata nel quartiere lionese di Montplasir, è sede dell’Istituto Lumière, un museo da non perdere assolutamente, che ripercorre la loro storia e insieme l’evoluzione del cinema.
Leonella Zupo
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