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La sostenibilità ambientale e il sapore genuino degli alimenti regionali sono al primo posto
per i produttori locali
Il progetto iniziato alcuni anni fa in Carinzia, riconosciuta come la prima destinazione Slow
Food Travel al mondo con le valli Gailtal e Lesachtal, sta ormai spiegando le sue ali su tutta
la regione. Slow Food Carinzia è un consorzio di partner, che con impegno si dedica a una
cultura del cibo sana e consapevole e che vuole intraprendere una nuova via verso la
sostenibilità e il gusto di cibi e sapori pregiati. L’utilizzo di prodotti di stagione e di
provenienza locale è prioritario, al pari della produzione artigianale di alimenti di alta
qualità e della loro preparazione e valorizzazione creativa. Riscoprire antiche ricette,
preparare delizie gastronomiche in armonia con la natura, produrre alimenti sostenibili e
vivere una cordiale convivialità, sono questi gli obiettivi che si continua a perseguire, oltre al
gustare consapevole, con lo sguardo rivolto al futuro, la considerazione e la valorizzazione
del passato gastronomico. Oggi, unica al mondo, la cucina carinziana dell’Alpe Adria si è
sviluppata nel tempo grazie alle influenze dei due vicini meridionali: Italia e Slovenia.
Il principio della filosofia Slow Food ormai è risaputo: buono, pulito, giusto
• BUONO perchè a favore di una cultura del cibo fresco, sano e ricco di contenuto. Una cultura
che valorizza i migliori prodotti agricoli della Carinzia e delle vicine regioni dell’area
Alpe-Adria.
• PULITO perchè a favore di una produzione alimentare in armonia con l’ambiente e la salute.
Una produzione che non comprometta le risorse della terra, degli ecosistemi e
dell’ambiente, e che non provochi danni all’uomo, agli animali, alla natura.
• infine GIUSTO: a favore di condizioni e tariffe eque per tutti i produttori e rispettose della
giustizia sociale, dalla produzione alla vendita e al consumo finale.
Nuovi programmi d’esperienze nella valle Lavanttal
Slow Food porta in primo piano i produttori locali, le esperienze gastronomiche e le diversità
nelle varie zone di produzione. Nella prima zona turistica Slow Food del mondo, dalle valli
Gailtal e Lesachtal al lago Weissensee, si può scoprire e gustare il meglio della cucina dell’Alpe
Adria con appositi workshop e visite guidate. Il programma comprende la cottura del pane, la
produzione del burro e del formaggio, la scoperta delle proprietà delle erbe, la preparazione
del gelato, i sapori del bosco e la conoscenza del mondo delle api.
Nell'est della Carinzia, la valle Lavanttal è la seconda zona Slow Food Travel. Qui le spedizioni
alla ricerca del gusto si svolgono in bicicletta, in autobus o in autonomia, tra frutteti e vigneti,
alla ricerca dei tanti produttori, fra cui l'allevatore di bovini Dexter, la fattoria GeNUSShof della
famiglia Kienzl, l'azienda Deinsberger produttrice di funghi ostrica, l’azienda vinicola Weinhof
Ritter e altre. E non mancano nemmeno le esperienze nella natura e nella cultura, come la
visita al famoso monastero di St. Paul nella Lavanttal o un'escursione sulla Saualpe.
La terza regione Slow Food Travel è Mittelkärnten – la Carinzia Centrale: a nord di Klagenfurt,
la Carinzia Centrale fino al confine con la Stiria affascina con le sue valli romantiche e i suoi
artigiani e produttori alimentari di prima classe. Degustare il cioccolato nella città medievale di
Friesach, fare visite guidate ai birrifici, fermarsi dai viticoltori o assaggiare varie prelibatezze
durante un picnic: tutto questo e altro ancora può essere vissuto in modo rilassato con vista su
castelli e vigneti. Il tutto completato da esperienze culturali e splendidi sentieri escursionistici.
Ormai sono già più di 50 le esperienze Slow Food nelle valli Lesachtal, Gailtal, Gitschtal, sul lago
Weissensee e nella valle Lavanttal. Viaggiatori e abitanti possono scoprire ovunque i diversi
sapori e l'artigianato tradizionale, e immergersi nel mondo degli aromi genuini della Carinzia.
Slow Food Villages: nuovi luoghi del vivere bene
In Carinzia, nei primi undici villaggi Slow Food del mondo, ci sono visite guidate nei mercati del
buon gusto. Qui i visitatori sono invitati a scoprire i piccoli produttori rurali di generi alimentari,
che con abilità artigianale producono alimenti secondo i principi del cibo sano, buono e pulito.
Il gusto tipico del territorio locale diventa così visibile e sperimentabile. Nelle trattorie locali si
cucinano alimenti freschi, genuini e incontaminati. Le comunità Slow Food locali sono
impegnate nella condivisione e trasmissione di conoscenze sul valore e sulla produzione del
buon cibo nei laboratori di cucina, negli asili e nelle scuole. Chi desidera acquistare gustosi
alimenti regionali, ne trova una buona scelta nei luoghi del buon gusto come gli spacci delle
aziende agricole, le rivendite dirette o i fornitori locali. Ecco i villaggi Slow Food della Carinzia:
Arriach, Albeck, Berg im Drautal, Millstatt, Irschen (paese della natura e delle erbe), Nötsch im
Gailtal, Obervellach, St. Daniel im Gailtal, Bad Kleinkirchheim, Seeboden, St. Paul im Lavanttal e,
ultimo arrivato, Neuhaus.
Guida Slow Food della Carinzia
La Guida Slow Food della Carinzia è una guida turistica gastronomica in cui le strutture
selezionate sono valutate con un numero di chiocciole (massimo cinque). La chiocciola è il
simbolo internazionale di Slow Food e riflette nella guida la regionalità, vissuta secondo i
principi di Slow Food "buono, pulito, giusto". La Carinzia è il primo Land in Austria in cui la
qualità e la provenienza degli alimenti delle strutture premiate con più di tre chiocciole non
sono valutate soltanto da una giuria di 70 persone, ma vengono controllate anche da un
organismo indipendente. Nella guida si trovano anche consigli su spacci agricoli e negozi di
gastronomia, mercati e festival, oltre a informazioni sulle iniziative di Slow Food in Carinzia
come gli Slow Food Travel e gli Slow Food Villages.

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Il Danubio si sente. Divide e unisce, anche a Bratislava.
Arrivando da Vienna, il capoluogo della repubblica Slovacca ti accoglie con un trionfo di pale eoliche che non disturbano il paesaggio, ma sembrano cullarlo a ritmo del vento.
Piccola, ordinata, asburgica, fa un po’ il verso a Vienna anche se la sua periferia di palazzoni brutalisti ricorda sempre il suo passato sovietico e ci piace così. Palazzoni comunque in ottimo stato, ristrutturati, puliti ci fanno capire che l’Occidente è arrivato ed è proprio a quello a cui la città strizza l’occhio.
Due giorni potrebbero bastare per una visita, con la promessa di tornare però. Altrimenti un po’ di tempo in più è necessario per respirare l’aria che tira e per trovare traiettorie meno main stream. Di cose a Bratislava ne succedono, in primavera si può pensare al vino, una buona variante all’ottima birra versata con tutta la sua schiuma in solidi boccali. Per degustazioni vinicole è possibile cenare ad esempio all’hotel Matyšák con visita e assaggi direttamente dalle cantine del proprietario dell’albergo, uno dei produttori di vini della regione dei Piccoli Carpazi tra i più rinomati.
Per gli appassionati non può mancare inoltre una visita al Salone nazionale del vino, che offre la collezione annuale dei 100 migliori vini della Slovacchia. Oltre al salone, le cantine sotto il Palazzo Apponyi ospitano il Museo della viticoltura dove assaporare del buon vino passeggiando lungo la storia della viticoltura.
La visita di Bratislava, l’antica Presburg, non può prescindere dai suoi due principali castelli, quello dai tetti rossi immortalato in ogni immagine rappresentativa della città, raggiungibile dopo una breve passeggiata sino in cima alla collina da dove si domina tutta la valle del Danubio e quello di Devín situato fuori città. Il castello del centro storico, ricostruito nel Novecento a seguito dell’incendio del 1811, e ristrutturato integralmente nel 2008 con la verniciatura in bianco dell’intera struttura, ospita il Museo Nazionale Slovacco, ma è stato temporaneamente anche la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica slovacca ed oggi in alcune occasioni viene utilizzato come sede di rappresentanza dal Presidente e dal Parlamento.
A una ventina di minuti da Bratislava, il più antico Castello di Devín sorge su un’altura ubicata sopra la confluenza dei fiumi Danubio e Morava. L’atmosfera che si respira è davvero magica e dalla cima del castello si può vedere l’immensa area naturale protetta, immersi in una realtà spazio temporale quasi onirica.
Al ritorno dalla visita è d’obbligo fare tappa in una delle taverne nei pressi del castello per assaggiare Bryndzové halusky, il piatto nazionale slovacco costituito rappresentato dai tipici gnocchetti di patate conditi con formaggio di pecora e lardo abbrustolito, accompagnandoli dalla vera specialità di Devin: il vino di ribes. L’abbinamento è davvero delizioso.
Dopo l’escursione a Devín, torniamo in città dove, oltre al centro storico con le sue immancabili statue di bronzo collocate negli anni Novanta ad indicare il passaggio all’era post sovietica e che sono diventate in poco tempo uno dei simboli della città, tra le quali spicca il “Cumil” cioè il guardone che spunta da un tombino, un momento imperdibile è la passeggiata lungo il Danubio, dove sostare per riposare sul prato verde e curatissimo, lasciandosi cullare dal rumore del fiume che scorre imperioso. La passeggiata sul Danubio, con una sosta a base di buona birra accompagnata da mandorle tostate, farà recuperare le forze e riappacificare con il mondo. E via pronti per ripartire perché no alla volta della graziosa chiesetta di Santa Elisabetta d’Ungheria che con le sue decorazioni in maiolica e pitture musive deve il suo nome popolare di “chiesa blu” proprio alle insolite tonalità di azzurro dell’intonacatura e al tetto tutto smaltato in blu. L’edificio ha un aspetto fiabesco e rappresenta l’acme della produzione in stile floreale della vecchia Presburgo.
per info: www.visitbratislava.com
SR

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ll territorio della Germania è un patrimonio culturale, artistico, naturalistico e di straordinaria bellezza, molto amato dagli italiani che lo scorso anno hanno occupato il terzo posto nel numero dei visitatori. E' una destinazione relativamente vicina, raggiungibile anche con il treno e risponde ad ogni richiesta e ad ogni esigenza di un turista con infinite motivazioni di viaggio. Italia e Germania sono Paesi amici, legati con radici comuni dall'arte e dalla cultura, come li raffigurò Friedrick Overbeck alla fine dell'Ottocento: due donne che si tengono per mano e, sullo sfondo, un paesaggio metà italiano e metà tedesco (Pinacoteca di Monaco).
E' la ricerca della bellezza a guidare le scelte di chi decide di visitare un Paese, una bellezza articolata in varie aree, a cominciare da quello culturale e artistico, e la Germania vanta 52 siti UNESCO, terzo al mondo, e altri 150 patrimoni immateriali. Ultimo recente inserimento, la musica techno di Berlino, espressione evoluta di una storia che conta celebri talenti musicali e compositori, da Bach a Beethoven fino a Wagner. I teatri d'opera solo oltre 80 e tante le sale per concerti. I musei sono 6.750, con un centinaio di milioni di ingressi ogni anno, e tanti i castelli, le chiese e le cattedrali -la più visitata quella di Colonia- che ripropongono una storia secolare di arte e di fede.
E se il concetto di sostenibilità e di tutela dell'ambiente è entrato finalmente nella consapevolezza di tutti, qui la natura è stata da sempre considerata nei suoi valori e protetta. Difficile trovare altrove 130 siti tra parchi nazionali, parchi naturali e riserve d
ella biosfera, con una rete di 300.000 chilometri di sentieri escursionistici segnalati e oltre 80.000 chilometri di piste ciclabili e panoramiche. E' un Paese green, aI quarto posto nella classifica internazionale SDG Index 2023 e membro del Global Sustainable Tourism Concil. Rigeneranti e fonte di energia sono gli sport outdoor, ma per rigenerare il corpo e rilassare la mente basta il contatto con la natura, passeggiando in un bosco. Per agevolare le scelte dei visitatori sono facilmente consultabili anche sul web otto itinerari tematici curati dall'Ente Nazionale Germanico per il Turismo, ognuno della durata di una decina di giorni e una lunghezza di 600 km, tenendo conto di una serie di interessi e delle aspettative di chi viaggia con la famiglia, o per gli appassionati del turismo attivo, religioso.
Fitto è il calendario degli eventi più attesi della stagione estiva 2024. Anzitutto il Campionato Europeo di Calcio UEFA, a partire dal 14 giugno, accompagnato da un ricco programma culturale con oltre 300 eventi incentrati sul tema del calcio in dieci città: Berlino, Amburgo, Colonia, Dortmund, Düsseldorf, Francoforte, Lipsia, Gelsenkirchen, Monaco e Stoccarda. A Berlino il 14 luglio sarà allestito il campo virtuale alla Porta di Brandeburgo per la competizione finale.
Nella stessa città il 9 novembre si annunciano solenni le celebrazioni per i 35 anni della caduta del Muro. E' la più visitata delle città tedesche: affrancata dalla brutale separazione imposta dalla storia è oggi una città cosmopolita e moderna, come Colonia, Amburgo, Düsseldorf, Norimberga e Monaco di Baviera. Alcune sono state ricostruite dai danni della guerra rispettando lo stile originale. Chemnitz intanto, capitale della Cultura 2025, promette grandi eventi. Molto seguite sono state le celebrazioni, appena concluse, per l'anniversario del porto di Amburgo, definito la "porta del mondo", il terzo per traffico in Europa. Ma questo è anche l'anno dei 250 anni della nascita di Caspar David Friedrich, il romantico paesaggista autore del celebre dipinto "Il viandante sul mare di nebbia". Amburgo ed altre citta gli dedicano mostre ed eventi.
E' possibile tornare ai secoli passati nei percorsi tra località storiche e paesaggi fiabeschi, nei villaggi lungo la Valle del Reno o attraversando a Foresta Nera. Nel Centro visitatori del suo Parco Nazionale (Ruhestein, Baden-Württemberg) il bosco si racconta con un’esposizione multimediale di 1.000 mq che regala sensazioni ed emozioni diverse man mano che la si percorre. Anche nel Parco Nazionale dell’Eifel (Renania Settentrionale-Vestfalia) la natura è un palcoscenico dagli spettacoli sempre nuovi, così come il Parco Nazionale della Svizzera Sassone, 381 kmq in cui di alternano guglie, pinnacoli ed altipiani alternati ad antiche scogliere, gole e valli profonde da cui grandi artisti hanno trovato ispirazione.
Un'altra grande attrazione è il mare del Nord. Sylt è la più grande delle isole Frisone settentrionali (99 kmq) e fa parte del Parco Nazionale del Watt dello Schleswig-Holstein: una perla fatta di spiagge bianche battute dal vento, dove il tempo è scandito dalle maree e il Watt si estende a perdita d’occhio. Oltre che per l’area protetta, l’isola incanta con le sue 12 località tra spiagge e le brughiere, i 5 fari, la vasta rete di ciclabili, sentieri escursionistici e un sistema di recupero energetico e mobilità sostenibile all’avanguardia con bici, scooter e, per chi ha difficoltà di deambulazione, anche carrozzine elettriche. Non mancano iniziative a tutela dell’ambiente come il food-truck vegano e le campagne Bye Bye Plastica o Beach Clean Days. Emozioni garantite anche nella Selva di Turingia sulla funicolare a scartamento normale più ripida del mondo così come può affascinare un itinerario in Algovia, fra montagne, laghi e colline.
L'offerta turistica è articolata e adattabile ad ogni esigenza, anche del benessere, altra grande aspirazione dei nostri tempi. Le terme della casa reale di Sassonia, Bad Elster e Bad Brambach sono statali, frequentate nei secoli dalla nobiltà sassone, celebri per gli eleganti edifici Liberty. Molto attrezzato il centro dedicato a salute, trattamento, prevenzione e benessere. Una delle sue sorgenti, la Moritzquelle, viene menzionata già in un documento risalente al 1531 mentre quella di Bad Brambach è nota per essere l'acqua minerale con la maggior concentrazione di radon al mondo, con proprietà utili nella terapia del dolore. Qui i fanghi termali naturali, una volta applicati, vengono depositati in apposite aree nelle torbiere in modo da sterilizzarsi e rigenerarsi in attesa di essere riutilizzati.
La Germania offre molto anche agli appassionati del buon mangiare e del buon bere. Molte le aree vitivinicole particolarmente vocate alla produzione di vini di pregio, soprattutto bianchi più adatti ai climi freschi, con buona acidità e ricco bouquet. Tra i più apprezzati anche a livello internazionale sono il Müller-Thurgau, il Riesling Renano e il Sylvaner. Ma a tavola a trionfare è la birra, la cui produzione per tutelarne la qualità è regolata dall'"editto della purezza", datato 1516, voluto dal duca bavarese Guglielmo IV e suo fratello Ludwig X. Infinite le tipologie ma la sua patria riconosciuta è la Franconia con 300 birrifici artigianali. E la cucina? Saporita, genuina, sontuosa e appagante, nonostante gli chef più giovani tendano ad alleggerirla con creazioni gourmet.
Dovunque si possono gustare tipicità tradizionali come Schweinshaxe, lo stinco di maiale, le Kartoffelsuppe e Kartoffelsalat, rispettivamente zuppa e insalata di patate, i Wurstel più assortiti (Bratwurst), il Sauerbraten, manzo marinato a lungo nel vino e molto altro. Onnipresenti i brezel, ciambelle fatte a nodo di origine alsaziana. Tra i tanti dolci, soprattutto a base di mele, ma imperdibile è la torta alle ciliege della Foresta Nera.
www.germany.travel
Ente Nazionale Germanico per il Turismo
Tel+39 02 00667792
(Credits :Francesco Caravillano
GNTB Deutschland abgelichtet Medienproduktion
GNTB Dirk Hanus)
Mariella Morosi

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Dopo Milano (nel 2022), Casa Vallonia, la vetrina itinerante della più grande delle tre regioni del Belgio creata nel 2019 da Agence wallonne à l'Exportation et aux Investissements étrangers, Wallonie-Bruxelles International et Visit Wallonia, ha scelto Torino per questa seconda tappa italiana. Si è svolto nel mese di aprile, con un focus su uno dei settori in maggior espansione nel territorio piemontese e di punta in Belgio, aerospazio e aeronautica. L'evento ha affrontato il tema sotto diversi punti di vista, accademico ed economico industriale, attraverso momenti di presentazione delle realtà delle due aree territoriali e incontri b2b con l'obiettivo di rafforzare i legami e le partnership. Ma per l'occasione, Casa Vallonia è stato palcoscenico anche per presentare le bellezze di questa regione da un punto di vista turistico, enogastronomico e culturale.
Presenti alla conferenza " “SCOPRI LA VALLONIA - una destinazione di tendenza” l'Ambasciatore del Belgio in Italia, Pierre-Emmanuel DE BAUW, il Direttore Generale di VISITWallonia Etienne CLAUDE, il direttore della Comunicazione Geoffrey MOULART,Silvia LENZI Italian Market Manager di VISITWallonia ed altri esponenti nel rappresentare le nuove proposte turistiche.
E sono davvero tante le proposte di questo patrimonio storico e architettonico a partire dalle città suggestive, solo per citarne alcune: Charleroi, Liegi, Namur, Mons,La Louvière,Tournai e Dinant. Unite dalla breve distanza kilometrica fra loro ma differenti per specificità, da piccolo borgo a città moderna, il tutto corollato da un patrimonio naturale, con boschi, villaggi, castelli, acque termali, abbazie e birrifici.
Una vacanza in Vallonia nasconde molte sorprese, il claim di VisitVallonia è perentorio, afferma orgogliosamente che è l'occasione perfetta per:
- ammirare e fotografare panorami mozzafiato che cambiano colore ad ogni stagione;
- esplorare grotte o scalare colline approfittando delle bellezza della naturai;
- rigenerarsi con escursioni su sentieri segnalati e accessibili;
- osservare la biodiversità di magnifiche riserve naturali;
- gustare prodotti tipici, visitare fattorie;
- dormire in una capanna o in una sfera trasparente sotto le stelle;
Senza tralasciare l'aspetto storico, culturale: Durbuy ad esempio è la città piu piccola del mondo, Bouillon è la patria di Goffredo di Buglione, Waterloo.. non cè bisogno di ricordare la famosa battaglia.
E per gli appassionati di gastronomia e tipicità la Vallonia è considerata la Terra dei sapori. Questa regione ha saputo trasformarsi conservando testimonianze del passato. In Vallonia si producono piu di 600 birre, dove spicca per rinomanza la birra trappista. Anche il cioccolato è un fiore all'occhiello, così come la specialità di Liegi, la Gaufre.
Per info: https://visitwallonia.it/

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Nel 2025 Chemnitz sarà la capitale europea della cultura, insieme a 38 comuni della Sassonia centrale, dei Monti Metalliferi e della regione di Zwickau. Il suo potenziale nascosto verrà alla luce grazie ai programmi di rinascita che hanno coinvolto tutta la cittadinanza attiva: dai siti industriali ottimamente recuperati al patrimonio artistico e automobilistico nuovamente valorizzato per trasmettere il caratteristico spirito d'invenzione, che un tempo ha reso questa regione la più prospera della Germania.
Oltre 100 nuovi progetti nei settori della cultura, della musica, dell'arte, dello sport e del design stanno prendendo forma a Chemnitz, Capitale Europea della Cultura 2025. Il potente programma di rinnovamento "C the Unseen", si concreterà nel 2025 contribuendo a rendere questa città sassone una interessante rivelazione, anche se, la terza città più grande della Germania dell'Est, non è necessariamente una meta di viaggio elencata nella categoria "scoperta emozionante".
Il fascino di Chemnitz nella sua storia contemporanea
Chemnitz è piena di storie accattivanti. Per esempio, quella della Manchester sassone: una piccola comunità di 10.000 persone che 200 anni fa con duro lavoro e spirito di innovazione fondarono la prima fabbrica in Sassonia, diventando la principale città industriale della Germania con 360.000 abitanti.
Un'altra storia unica riguarda la ricostruzione post-bellica. Chemnitz diventa la città modello socialista della DDR con ampie strade da parata, edifici imponenti e la ridenominazione nel 1953 in Karl-Marx-Stadt.
Oggi non c'è quasi nessun'altra città in cui il Modernismo possa essere studiato meglio: elementi decorativi in cemento, edifici residenziali seriali, semplice pragmatismo.
Poi la svolta politica e un'altra storia incredibile: di stabilimenti chiusi e licenziamenti di massa. 70.000, per lo più giovani, stanno lasciando la città in cerca di nuove prospettive. Altri osano avviare un'attività e garantire una ripresa economica.
Oggi la città ha di nuovo oltre 16.000 aziende. Grazie all'industria automobilistica e all'ingegneria meccanica, Chemnitz può permettersi di nuovo qualcosa: il teatro "Kunstsammlungen", un museo industriale, il nuovo museo Gunzenhauser, il museo statale di archeologia SMAC e un nuovo grande obiettivo: diventare Capitale europea della cultura nel 2025. Traguardo raggi
Alcuni progetti in vista di Chemnitz 2025
#3000Garages si propone di presentare gli storici e caratteristici compound di officine e garage di Chemnitz attraverso le loro storie nascoste, che saranno rese visibili, riflesse e comunicate attraverso installazioni artistiche ed eventi, mostre fotografiche, visite guidate, concerti e festival.
"Makers, Business & Arts" è il progetto finalizzato allo sviluppo di una economia creativa, che faccia da ponte tra gli artisti e il turismo. Rende visibili luoghi speciali, tecniche e tradizioni quasi dimenticate e potenzialità sopite. Nove Makerhub a Chemnitz e nella regione culturale diventeranno nuovi luoghi di incontro creativo e sociale. I visitatori possono sperimentare la cultura e le tradizioni regionali nei laboratori.
"PURPLE PATH" è il progetto che narra una storia, anzi tante storie, quella di Chemnitz e del suo legame con i 38 comuni partner. "Tutto viene dalla montagna" è la narrazione lungo il quale si snoda il percorso artistico di sculture, installazioni ed opere di artisti internazionali e sassoni. Sette opere d'arte sono già state installate e altre 20 se ne aggiungeranno nel 2024.
La sostenibilità e una «città verde» sono al centro delle attività di piantumazione. Nel 2024 e nel 2025 grandi piantagioni di arbusti, cespugli e piante da frutto avvicineranno i quartieri di Chemnitz. Il progetto comprende programmi didattici e attività artistiche.
Itinerari di cultura industriale
Le tracce della storia industriale di Chemnitz si trovano ancora oggi in tutta la città: in splendide ville, quartieri di fine Ottocento, musei, Teatro dell'Opera, terme, istituti scolastici e, ultimo ma non meno importante, nei numerosi edifici industriali che ora sono stati convertiti in istituzioni culturali, ristoranti, loft e uffici. La cultura industriale viene celebrata ogni anno a settembre a Chemnitz. In occasione delle Giornate della Cultura Industriale, i visitatori sono invitati nelle aziende, che aprono le loro porte per il popolare "late shift". Naturalmente, non mancano le feste: il RAW Festival, nella cornice unica di un'ex fabbrica industriale, è ormai un appuntamento fisso nel calendario dei festival.
Il Museo dell'Industria di Chemnitz si trova in uno dei luoghi centrali della storia industriale della Sassonia e di Chemnitz: Nel capannone costruito da Hermann e Alfred Escher nel 1907. Su una superficie di 3.500 metri quadrati presenta una mostra permanente sulla storia industriale della Sassonia nel tempo.
La Stazione ferroviaria di Chemnitz-Hilbersdorf è il più grande e tra i più importanti musei ferroviari della Germania. La storia ferroviaria rivive in un luogo autentico, nel complesso di edifici storici dello scalo di smistamento e del deposito ferroviario di Chemnitz-Hilbersdorf. L'impressionante flotta di veicoli comprende locomotive a vapore, diesel ed elettriche di varie serie, carrozze passeggeri e merci storiche, nonché installazioni tecniche uniche e notevoli, come l'unico sistema di avvolgimento dei cavi al mondo.
Itinerari artistici
Le collezioni d'arte di Theaterplatz sono tra le più grandi collezioni civiche della Germania e ospitano tutti i generi di produzione artistica, dalla pittura e scultura all'arte grafica e alle arti e mestieri, con un'importante attenzione all'espressionismo, ai tessuti e all'arte contemporanea. Il Museo Gunzenhauser è l'aggiunta più recente al Kunstsammlungen Chemnitz. Ospita la collezione del gallerista di Monaco di Baviera Dr. Alfred Gunzenhauser con più di 3.000 opere di 270 artisti con particolare attenzione all'arte dall'inizio del secolo intorno al 1900, all'espressionismo, alla nuova oggettività e all'astrazione nel XX secolo.
La Neue Sächsische Galerie è il museo d'arte contemporanea di Chemnitz. Le sue presentazioni si concentrano sullo sviluppo dell'arte nel Land della Sassonia dal 1945.
La città di Chemnitz rinnova la casa d'infanzia di Karl Schmidt-Rottluff per l'Anno della Capitale della Cultura 2025. Sotto la guida e la responsabilità del Kunstsammlungen Chemnitz, è stato creato un museo dedicato all'artista, che mira a raccontare la storia della vita e dell'opera dell'espressionista, il suo legame con Chemnitz e Rottluff e i primi anni degli artisti Brücke con opere d'arte, archivi, documenti e formati multimediali.
Villa Esche fu la sua prima commissione architettonica in Germania e fu di grande importanza per il lavoro di Henry van de Velde. La villa e il giardino simile a un parco sono un'opera d'arte totale in stile Art Nouveau e uno dei gioielli architettonici di Chemnitz. Dopo una storia movimentata, la Villa Esche è stata ampiamente restaurata dal 1998 al 2001 e ora ospita il Museo Henry van de Velde come sede distaccata delle Collezioni d'arte di Chemnitz.
Gli amanti dell’architettura sono entusiasti del Kaßberg, nato come il più grande quartiere in stile guglielmino e Art Nouveau in Europa, urbano e vivace, merita una passeggiata. Affascina molto anche l’architettura ricca di contrasti del centro di Chemnitz, completamente ridisegnato dopo la caduta del muro e caratterizzato dagli edifici di Helmut Jahn, Hans Kollhoff e Christoph Ingenhoven, che fanno da ponte tra il passato e il futuro.
(Credits: Foto: Dirk Hanus)

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Malta è davvero tante cose, anche un’attrattiva di grande fascino per gli amanti degli sport all'aria aperta. La natura autentica e selvaggia di Malta, Gozo e Comino con panorami verdeggianti che si affacciano sul Mar Mediterraneo sono attraversati da sentieri percorribili a piedi e in bici, che conducono a pareti di roccia, paradiso dei climbers o ad accessi al mare per vigorose nuotate in acque libere.
L’arcipelago maltese, grazie anche al clima piacevole e alle correnti favorevoli del mare circostante, accoglie gli sportivi amanti dell’outdoor per gran parte dell’anno ed è sede di molte competizioni internazionali.
Ne sono un esempio XTERRA Malta e XTERRA Gozo, riconosciute come due delle gare di triathlon off-road e di trail run più suggestive d’Europa, proprio per il contesto paesaggistico in cui si realizzano.
XTERRA Malta 2024 si terrà il 6 aprile e avrà luogo interamente tra i confini dello splendido Parco Naturale di Majjistral nel nord dell’isola, con percorsi di grandissima suggestione. Il Parco, prima riserva nazionale di Malta, si affaccia sul mare offrendo ai partecipanti punti panoramici davvero straordinari su Golden Bay, la bellissima spiaggia da cui partono le frazioni di nuoto della competizione. Un’occasione per saggiare la purezza delle acque che circondano le isole maltesi, nelle quali in questa stagione è facile trovarsi a nuotare con qualche intrepido esemplare di fauna ittica ed essere magari affiancati da una manta curiosa. Le frazioni di corsa e di bicicletta si svolgono su divertenti sentieri off road per i quali l’unico mezzo utilizzabile è la mountain bike. Gli itinerari sono altamente competitivi, con dislivelli tecnici che costeggiano scogliere e si insinuano nell’entroterra, alternando passaggi in luoghi in cui la natura regna sovrana a incursioni in piccoli villaggi.
XTERRA Gozo, la cui prossima edizione è in programma il 4 maggio, è un evento completamente dedicato alla corsa fuori pista con percorsi di gara di 11, 21 e 50 chilometri su itinerari che sono un incredibile mix di spiagge, scogliere, vallate verdeggianti e paesini caratteristici. Si tratta di un evento il cui successo è in continua crescita e conta iscrizioni da oltre 20 Paesi con un’organizzazione di prim’ordine.
La bellezza di un’isola autentica come Gozo è una forte attrattiva per quanti amano praticare sport immergendosi completamente nell’ambiente circostante, un’opportunità per entrare in contatto con la natura, ma anche per scoprire un luogo fortemente legato alle proprie tradizioni.
Tutto l’arcipelago è, comunque, un’ambita meta per chi pratica gli sport outdoor.
Ad esempio, sono centinaia le vie di arrampicata fruibili un po’ovunque, con spettacolari ascese che partono direttamente dalla superficie del mare per ergersi verso l’azzurro terso del cielo maltese. Il mare che circonda le isole è, inoltre, calmo e temperato per gran parte dell’anno, permettendo di compiere piccole esplorazioni della costa a bordo di SUP o kayak o di dedicarsi a ricognizioni più prolungate veleggiando attorno al perimetro dell’arcipelago.
per infornazioni consultare il sito Visit Malta

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G7 - sette secoli con i grandi dell’arte italiana
Una grande città, una grande mostra: Mesagne, capitale della cultura di Puglia, sarà presente alla ITB di Berlino dal 6 all’8 marzo per presentare a giornalisti tedeschi e di altri Paesi il grande evento organizzato dal Comune di Mesagne e dalla cordata di imprenditori “Micexperience”.
Ne hanno parlato in conferenza stampa il sindaco di Mesagne, Antonio Matarrelli, il presidente di “Micexperience”, Pierangelo Argentieri, il consulente comunale alle politiche culturali e scolastiche, Marco Calò, e la giornalista salentina Carmen Mancarella. Sono milioni gli europei che, non solo in Germania, parlano la lingua tedesca.
Ed è con l’obiettivo ambizioso di abbracciare un bacino di utenza così vasto che la città ha scelto quest’anno di partecipare alla ITB di Berlino, la più importante fiera internazionale del turismo al mondo per vastità e per numero di espositori. Dal 6 marzo 2024 Mesagne sarà dunque a Berlino per incontrare tour operator e giornalisti tedeschi e far conoscere la vivacità culturale di una terra sempre più apprezzata, dal cuore millenario.
Fuori salone l’evento serale “Italy Salento my love party in Berlin”, che si svolgerà in partenariato con altri Comuni del Salento. Organizzato dalla rivista di turismo e cultura del Mediterraneo “Spiagge”, l’appuntamento celebrerà i primi dieci anni di presenza all’evento di Berlino della longeva realtà editoriale diretta da Carmen Mancarella. “Questa mostra meritava di essere promossa a livello internazionale, il nostro intento”, ha dichiarato il sindaco Matarrelli “è quello di offrire ai viaggiatori appassionati di arte un evento di indiscutibile prestigio”.
“I tedeschi programmano le loro vacanze, diverse durante l’anno, con largo anticipo. L’ITB 2024 rappresenta una bella opportunità per la città di Mesagne e per un territorio provinciale e regionale ben più vasto. Il successo ottenuto da “Caravaggio e il suo tempo” - ha spiegato Pierangelo Argentieri durante il suo intervento - ci ha incoraggiato molto e tutto lascia presagire che anche questa nuova mostra, dedicata ai grandi nomi dell’arte italiana e che riunirà in un unico spazio opere di Giotto, Leonardo Da Vinci, Canova, Giovanni Boldini e Pino Pascali, sarà un grande successo”.
“L’agenda degli incontri di promozione a Berlino è molto fitta”, ha aggiunto la giornalista Carmen Mancarella, direttrice della rivista di turismo e cultura del Mediterraneo “Spiagge” (www.mediterraneantourism.it). “Già il 6 sera il sindaco e i rappresentanti istituzionali della città di Mesagne incontreranno i giornalisti in un incontro esclusivo. In fiera avranno modo di avere contatti diretti con tour operator e giornalisti tedeschi e internazionali. Oggi le vacanze si scelgono su internet. Per questo il nostro obiettivo è di lanciare campagne di comunicazione grazie alle quali la città di Mesagne ha la possibilità di entrare nei motori di ricerca google, cliccata da viaggiatori desiderosi di scegliere la loro vacanza in Italia”.
“La nuova mostra, che verrà inaugurata a giugno in concomitanza con il G7, si preannuncia come un evento imperdibile che merita di assumere, come la nostra città, un respiro internazionale”, ha concluso il sindaco Antonio Matarrelli.

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Un cuore verde che si fa bianco per l’inverno
Decine di stazioni sciistiche con piste adatte a tutte le difficoltà e divertimento per tutta la famiglia
Ci trovamo senza dubbio in un Paese denso di sorprese: dalla Slovenia gourmet in bicicletta a quella delle città d’arte, da quella del vino pregiato a quella delle terme. Ma c’è anche una Slovenia più adrenalinica e wild, che si mostra in tutto il suo splendore quando la quota sale e le temperature si abbassano: è la Slovenia della neve e delle stazioni sciistiche. Quella sportiva e dedicata agli amanti delle attività invernali, dell’outdoor e delle sfide sulle piste.
Gran parte delle stazioni sciistiche slovene sono formato famiglia: scuole di sci con insegnanti poliglotti che parlano spesso anche l’italiano, parchi giochi attrezzati e piste dedicate esclusivamente ai bambini, dove imparare a sciare divertendosi. Inoltre, molte località offrono servizi di babysitting e animazione sempre dedicati al mondo della neve e della montagna. Anche i servizi di noleggio sono forniti di abbigliamento e attrezzatura per tutte le età, e mentre i bambini iniziano a tastare la neve sotto gli scarponcini e a muovere i primi passi con gli sci ai piedi in tutta sicurezza, si potranno vivere chilometri e chilometri di avventure innevate.
Con un solo Skipass si può sciare in tutto il paese
Da est a ovest, la Slovenia è come un unico grande comprensorio sciistico e si possono trovare, a un’ora di auto l’una dall’altra, diverse località in cui sfoggiare le proprie abilità sulla neve. Con lo Ski Pass Slovenia si ha la possibilità di scegliere tra le oltre trenta stazioni sciistiche del Paese, con formule giornaliere o stagionali e pacchetti per tutta la famiglia a un prezzo molto conveniente.
Le montagne della Slovenia hanno davvero molto da offrire: dall’arrampicata su ghiaccio, allo scialpinismo, al volo in parapendio su uno straordinario paesaggio innevato, la Slovenia ha avventure per tutti i gusti. In alcune località è possibile vivere esperienze di discesa alternative e divertenti per tutta la famiglia, come lo snowbiking o il rafting su neve e l’airboarding , praticati in diverse località.
Tutto quello che si può fare una volta tolti gli sci:
Terme, ristoranti, città d’arte e mercatini di Natale: la Slovenia è un paese piccolo ma variegato e ricco di cultura, il che significa avere sempre la possibilità di arricchire la propria giornata sugli sci con una visita a una città d’arte come Maribor o Lubiana, e magari una cena gourmet in uno dei suoi dieci ristoranti stellati Michelin. Inoltre, quasi tutte le località sciistiche sono vicine a stazioni termali tra le più belle e ricercate d’Europa, e cosa c’è di meglio dopo un’avventura innevata delle coccole di una Spa?
Rapporto qualità-prezzo imbattibile
Sciare in Slovenia è un’esperienza adatta a tutte le tasche, che a un’offerta di alto livello abbina prezzi ragionevoli. Oltre alla convenienza di Ski Pass Slovenia e a quella dei prezzi dei corsi, sciare in Slovenia con tutta la famiglia è un’ottima idea anche per il prezzo delle attività after-ski, dai centri termali alla ristorazione di alto livello.
Kranjska Gora: sci formato mondiale nelle Alpi Giulie
La cittadina di Kranjska Gora si trova a due passi da Tarvisio, al confine con Austria e Italia e questo fattore le dà tutto il fascino di una terra di confine, dalla cucina alle attività culturali. Il suo comprensorio sciistico è sicuramente tra i più moderni e famosi della Slovenia, con una ventina di impianti di risalita, 30 chilometri di piste e 40 di tracciati da sci di fondo. Nella vicina Planica, inoltre, si svolge ogni anno la finale della Coppa del Mondo di Salto con gli Sci.
Rogla: un paradiso bianco per grandi e piccini a un’ora da Maribor
La capitale slovena del divertimento in montagna per tutta la famiglia è sicuramente Rogla, dove oltre a decine di chilometri di piste per sciatori più o meno esperti si trova il villaggio del Diavoletto, dove uno staff preparatissimo si prenderà cura dei piu piccoli, con attività e lezioni di sci in tutta sicurezza sulle piste innevate del comprensorio sciistico.
Per Info: Ente Sloveno per il Turismo in Italia
Tel: + 39 02 29511187 - 02 29514157
www.slovenia.info
(Credits: winter_family_fun_tamar_valley_tent_film-photo -
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L'AVVENTO A BRESLAVIA E IN BASSA SLESIA
Confindustria e Fiavet Piemonte "fanno squadra" e allargano i loro orizzonti a nuove mete, vicine e facilmente raggiungibili, nello specifico Breslavia. Grazie all'iniziativa di sei associate Fiavet - nell'astigiano, torinese e cuneese - varano una insolita sinergia e guardano alla Polonia, lanciando il primo programma condiviso, concertato con altri partner e reso possibile grazie al nuovo volo Ryanair Torino - Breslavia. Con le imminenti feste natalizie è stato presentato a Torino - presso la sede Ascom di via Massena - un viaggio molto interessante in una delle più antiche e belle città della Polonia, Breslavia, situata quasi ai confini con la Germania, lontana dai conflitti bellici attuali. L’iniziativa è stata supportata dal Console onorario della Repubblica di Polonia a Torino, Ulrico Leiss de Leimburg (presente all'incontro stampa), e voluta da Gabriella Aires (Presidente Fiavet Piemonte) e Alessandro Saglio, direttore di Confindustria Polonia.
Ecco il programma dettagliato:
1° GIORNO: VENERDÌ 9 DICEMBRE: TORINO – BRESLAVIA
Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto di Torino Caselle. Disbrigo delle pratiche di check-in e imbarco sul volo Ryanair diretto per Breslavia:
Volo: FR4446 Torino – Breslavia 11:55 – 13:40
All’arrivo, incontro con il bus locale e prima panoramica della città. Visita del Panorama di Raclawice, un enorme dipinto panoramico che raffigura la celebre battaglia di Raclawice (1794), in cui un gruppo di insorti polacchi guidati da Tadeusz Kosciuszko sconfisse i Russi. L’opera presenta una forma circolare ed è esposto in una struttura anch’essa rotonda, costruita appositamente per ospitarlo.
Al termine delle visite, trasferimento in hotel e sistemazione nelle camere riservate.
Cena in tipica birreria locale, rientro in hotel e pernottamento.
2° GIORNO: SABATO 10 DICEMBRE: ŚWIDNICA – CASTELLO DI KSIAŻ
Sveglia e prima colazione in hotel.
Incontro con la guida e trasferimento in bus a Świdnica per la visita della Cattedrale San Stanislao e San Venceslao. Fondata nel 1330, è dominata da un campanile gotico che è il più alto della regione. Parzialmente gotica e barocca, vanta meravigliose decorazioni, sculture e quadri.
Proseguimento con la visita della Chiesa della Pace. Si tratta di una chiesa luterana costruita in seguito alla Pace di Vestfalia (1648) per simboleggiare la fine della Guerra dei Trent'anni. Viene considerata il più grande edificio religioso in legno dell’Europa.
Ritorno in centro città e tempo a disposizione per il pranzo libero tra le bancarelle del mercatino di Natale della cittadina.
Dopo pranzo, trasferimento verso Wałbrzych per la visita del Castello di Ksiaż, costruito nel XIII secolo dal Principe Bolko I. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu occupato da un’organizzazione nazista che iniziò a costruire qui la sua sede, collegata da diversi tunnel sotterranei attualmente visitabili.
Visita della serra delle palme, dove si trovano numerose piante esotiche.
Tempo libero per ammirare le installazioni luminose che ogni anno abbelliscono il giardino del castello durante il periodo prenatalizio. Al termine delle visite rientro a Breslavia per la cena e il pernottamento.
3° GIORNO: DOMENICA 11 DICEMBRE: BRESLAVIA
Sveglia e prima colazione in hotel.
Giornata dedicata alla visita della città di Wrocław/Breslavia, una delle città più antiche e più belle della Polonia. Situata sul fiume Oder, sorge su 12 isole collegate tra di loro da ben 112 ponti. Il Rynek, cioè la Piazza del Mercato, è il luogo principale di Breslavia ed è senza dubbio il cuore pulsante della città. È la seconda piazza più grande della Polonia (la prima è quella di Cracovia) ed è una delle più grandi e più belle d’Europa. Il nucleo al centro della piazza consiste nel Municipio Vecchio Ratusz, nel Municipio Nuovo e varie abitazioni in stile barocco e neoclassico. Da non perdere anche l’università e il distretto dei 4 templi ovvero il quartiere delle quattro fedi, a testimonianza del fatto che una convivenza pacifica e civile è sempre possibile. Qui infatti convivono a poca distanza l'uno dall'altro quattro edifici di differenti fedi religiose: una chiesa cattolica, una protestante, una sinagoga ebraica e una chiesa ortodossa. Pranzo tipico polacco.
Nel pomeriggio passeggiata verso Ostrów Tumski, “l’isola della Cattedrale”, l’antico borgo dove ha origine la storia di Breslavia. Bagnata dalle acque dell'Oder, l’isola è abitata da meravigliosi monumenti architettonici, come l’imponente Cattedrale gotica di San Giovanni Battista, ricostruita dopo i danneggiamenti subiti durante la guerra, e la Collegiata di Santa Croce e San Bartolomeo. Ogni giorno nell’antico borgo, quando giunge la sera, il “latarnik” di Ostrów Tumski, ovvero l’addetto ai lampioni dell’isola, si aggira nei dintorni della cattedrale con il compito di accendere gli antichi lampioni che possiedono ancora l’originale impianto a gas, messo in funzione il lontano 1847.
Al termine delle visite tempo libero per i mercatini di Natale, tra i più grandi e belli del centro Europa. Il centro storico viene illuminato e decorato da mille luci, mentre il mercatino di Natale si estende dal Rynek (la Piazza del Mercato) alle vie Świdnicka, Oławska e Plac Solny. Nel Plac Solny tra le bancarelle troverete cibo tradizionale polacco, dolci, ornamenti natalizi, ceramiche e molto altro. Accanto al bellissimo albero di Natale, verrà allestito un palco sul quale si esibiranno gli artisti. Per i visitatori sono previste diverse attrazioni: concerti, parate e spettacoli.
Cena libera e pernottamento in hotel.
4° GIORNO: LUNEDÌ 12 DICEMBRE: BRESLAVIA-TORINO:
Sveglia e prima colazione in hotel.
Mattinata a disposizione per visite individuali o con accompagnatore.
Pranzo libero.
Nel pomeriggio, possibilità di provare la Vinci Power Nap: un’esperienza sensoriale che permette di riposarsi e rigenerarsi con un semplice… sonnellino! E’ un sistema innovativo e certificato per migliorare l’efficienza e l’energia durante la giornata, basata su un’integrazione sensoriale in armonia con la filosofia di Leonardo da Vinci, che sfruttava proprio il principio del power nap per ritrovare la forza e la concentrazione… con ottimi risultati!
Trasferimento in aeroporto in tempo utile per la partenza. Imbarco sul volo diretto per Torino Caselle.
Volo: FR4447 Breslavia - Torino 19:50 – 21:40
Fine dei servizi.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE A PERSONA IN HOTEL 3* CENTRALE €.650,00 con acconto di €.250,00
CAMERA SINGOLA €.135,00 (MASSIMO 3 CAMERE SINGOLE)
SUPPLEMENTO A PERSONA PER HOTEL 5* CENTRALE €.100,00 IN CAMERA DOPPIA
SUPPLEMENTO A PERSONA PER HOTEL 5* CENTRALE €.275,00 IN CAMERA SINGOLA (MAX 3 CAMERE)
ASSICURAZIONE MEDICO-BAGAGLIO-ANNULLAMENTO
• €.35,00 a persona in camera doppia - hotel 3*
• €.40,00 a persona in camera singola o in hotel 5*
IL VIAGGIO SARÀ CONFERMATO CON MINIMO 30 PARTECIPANTI
ISCRIZIONI ENTRO IL 12/11/2022 FINO AD ESAURIMENTO DISPONIBILITA’ (35 POSTI DISPONIBILI)
ALL’ATTO DELL’ISCRIZIONE E’ OBBLIGATORIO FORNIRE COPIA DEL DOCUMENTO DI IDENTITA’ CHE SI UTILIZZERA’ PER IL VIAGGIO
La quota comprende:
• Volo a/r Torino-Breslavia con 2 bagagli a mano (borsetta 40 x 25 x 20cm + trolley 55 x 40 x 20cm)
• Trasferimento aeroporto-hotel a Breslavia il primo e l’ultimo giorno
• Sistemazione in ottimo hotel 3* centrale (tipo Puro Hotel o similare) in trattamento di pernottamento e prima colazione
• Cena del primo e del secondo giorno
• Pranzo tipico Polacco il 3° giorno
• Visite come da programma
• Bus a disposizione per le visite del 2° giorno
• Ingressi a: Panorama di Raclawice, Chiesa della Pace di Świdnica, Castello di Ksiaż con visita dei sotterranei
• Accompagnatore dall'Italia per tutta la durata del tour
La quota non comprende:
• Tutti i pasti non citati: pranzo del primo, secondo e quarto giorno; cena del terzo giorno
• Bevande ai pasti
• Ulteriori ingressi non previsti all'atto della stesura del programma
• Mance e spese personali
• Tasse di soggiorno da pagare in loco
• Quanto non espressamente indicato ne La quota comprende
TASSO DI CAMBIO ATTUALE: 1 EURO = 4,65 ZŁOTY: Eventuali adeguamenti valutari causati dalla variazione del tasso di cambio potranno essere richiesti fino a 10 giorni prima della partenza del tour.
LE CONDIZIONI DI VENDITA DEI PACCHETTI TURISTICI E LA POLIZZA ASSICURATIVA SONO CONSULTABILI
SUL SITO www.iviaggidigabryemax.com o PRESSO L’AGENZIA IN FORMA CARTACEA
Attualmente non sono previste restrizioni antiCovid
Informazioni sempre aggiornate sul sito https://www.viaggiaresicuri.it/find-country/country/POL
PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI CONTATTARE:
• Boulevard Viaggi – Corso Casale 44/bis, Torino
• Fashion Travel – Via Alba 6, Bra (CN)
• Italian Wine Travels – Via San G. Cafasso 41, Castelnuovo Don Bosco (AT)
• I Viaggi di Gabry e Max – Via Balbo 3/A, Chieri (TO)
• Somewhere Tour Operator – Via Santa Chiara 20, Torino
E TUTTE LE ALTRE AGENZIE ASSOCIATE FIAVET PIEMONTE
La FIAVET (Federazione Italiana Associazioni Imprese di Viaggi e Turismo) è l'Associazione di categoria per antonomasia delle Agenzie di Viaggio e più in generale delle imprese del turismo.

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DESTINAZIONE AMSTERDAM NOORD: LABORATORIO DI... MERAVIGLIA
Tra avanguardie artistiche e nuovi concetti di ospitalità,
Se i classici mercatini di Natale e lo spettacolare Festival delle Luci danno il via al turismo nella capitale olandese, sono molte le proposte innovative per i più giovani o chi sia alla ricerca di weekend esperienziali, all'insegna della "meraviglia". Un valore aggiunto del visionario imprenditore Robin Hagedoorn, quando ha progettato i suoi Bunk, tra residenza artistica, hotel di design e ostelli di lusso.
Ex chiesa di Santa Rita riconvertita, il Bunk è il punto d'incontro della comunità di artisti, designer e startupper che stanno trasformando Amsterdam Noord nel quartiere-emblema dell’avanguardia artistica della capitale olandese. E' in questa zona (raggiungibile in 15 minuti di traghetto gratuito dalla stazione centrale) che negli ultimi anni edifici industriali, storiche abitazioni operaie, ex cantieri navali come l’NDSM Wharf sul fiume Ij, sono stati riconvertiti in atelier, gallerie d'arte, uffici di aziende di fama internazionale come MTV, IDTV, Red Bull.
Tra i luoghi-simbolo: l’edificio avveniristico dell’Eye Filmmuseum, principale istituzione culturale olandese dedicata alla settima arte; il Pllek spazio eventi/Ristorante ricavato all'interno di un capannone post industriale affacciato sul fiume Ij; l’imperdibile STRAAT, il più grande Museo di Street Art e graffiti al mondo con opere di 150 artisti da Keith Haring a Eduardo Kobra; il Nxt Museum, primo museo dei Paesi Bassi dedicato alla new media art con installazioni immersive che combinano suoni psichedelici, tecnologia e creatività; infine il paradiso per gli instagrammer Wondr, spazio ricreativo composto da stanze surreali create appositamente da artisti come centro ludico per adulti e ragazzi.
Bunk: 2 chiese, 200 stanze, 20.000 storie. Situato in due ex-chiese riconvertite ad Amsterdam e Utrecht, Bunk colma il divario tra hotel di design, ostelli di lusso e residenze artistiche. All'insegna della creatività e dell'inclusione, Bunk si propone di ridefinire il concetto di ospitalità creando spazi “per la condivisione della Meraviglia”. All’interno di Bunk vengono organizzati ogni mese eventi musicali e artistici gratuiti per gli ospiti e per la comunità locale, e i creativi possono sempre utilizzare lo studio di registrazione di Bunk Amsterdam o addirittura candidarsi al programma di residenza per artisti.
Bunk Amsterdam Hagedoornplein 2, 1031 BV Amsterdam (NL)
bunkhotels.com/amsterdam
(Ph: Straat Museum, bunk-hotel-amsterdam-atrio )

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Due città dalla storia millenaria, terre di confine e di incroci di genti, culture e idee. Poznan e Lublino, rispettivamente nell’area occidentale e in quella orientale della Polonia, sono mete perfette di un city break. Antichi mercati, fortificazioni medievali, eleganti residenze rinascimentali: è un assaggio di quanto troverete in queste due città ricche di fascino.
La Polonia è una nazione giovane, dinamica, capace di adeguarsi alle novità di un mondo in costante evoluzione restando, al contempo, sempre fedele a sé stessa. Ognuno degli avvenimenti che hanno plasmato la ricca storia del Paese resta oggi visibile nelle tracce lasciate nell’architettura, nella musica, nel cibo, nelle manifestazioni culturali di un popolo fiero, che guarda al futuro con fiducia. Non c’è modo migliore di conoscere le mille voci che popolano il vasto orizzonte culturale polacco che visitare Poznan e Lublino, città interessantissime e, tuttavia, ancora non interessate da grandi flussi turistici. Capoluoghi rispettivamente delle regioni Wielkopolska (la Grande Polonia) e Lubelskie (lett. di Lublino), Poznan e Lublino hanno in comune il ruolo di crocevia culturale di cruciale importanza per la storia dell’intero paese. Una storia che sono pronte a raccontarvi!
Poznan, il cuore della Grande Polonia
La storia di Poznan corrisponde, per certi versi, a quella della Polonia: fu sede della prima famiglia reale polacca nel XI secolo e teatro di grandi battaglie che hanno stravolto gli equilibri europei a partire dal Seicento. Il cuore della città è sicuramente la coloratissima piazza del Mercato Vecchio (Stary Rynek), dominata dall’edificio rinascimentale del Municipio, progettato dell’architetto italiano Giovan Battista Quadro e sede, inoltre, del Museo Storico di Poznan (che vale il prezzo del biglietto anche soltanto per la visita al palazzo), da cui si innalza una torre alta 61 metri. Ogni giorno, a mezzogiorno in punto, dall’orologio nella facciata del Municipio escono due caprette metalliche, simbolo della città, che si incornano vicendevolmente per 12 volte, come rintocchi di campane. Alla destra del Municipio sorge una fila di casette multicolore, le cosiddette case dei pescivendoli, lungo un porticato dove si teneva un tempo il mercato del pesce. Prendetevi pure qualche ora per rilassarvi nell’atmosfera serena di questa piazza, magari sorseggiando l’ottima birra locale!
Un’esperienza golosa da non perdere è il Museo del Croissant: il croissant di San Martino è il dolce tipico di Poznan per eccellenza. Proprio per questo, nei pressi della piazza del Mercato, Vecchio gli è stato dedicato un vero e proprio museo, dove potrete scoprire tutti i segreti di questa leccornia e, sotto la guida di mastri pasticcieri, metterete le mani in pasta, letteralmente, preparando in prima persona i vostri croissant!
Allontanandosi dalla piazza, la città mostra tutto il suo splendore barocco in edifici come la Chiesa parrocchiale del Soccorso, a sud della piazza, o quella di Sant’Antonio da Padova, a ovest.
Un modo rapido e sportivo per muoversi tra le bellezze di Poznan è l’Itinerario Reale-Imperiale: una raccolta di percorsi cicloturistici nei luoghi simbolo di Poznan e dintorni, sulle orme dei Past, originaria proprio della Wielkopolska.
I ciclo-noleggi di Poznan sono molto forniti e propongono prezzi ragionevoli.
Cosa gustare a Poznan e in Wielikopolska:
• Il croissant di San Martino, non proprio che il cornetto alla francese a cui siamo abituati! Se la forma a mezzaluna ci è familiare, la ricca farcitura di semi di papavero, uva passa, mandorle e frutta candita è un’esplosione di sapori che delizierà il vostro palato. Inutile dire che si tratta di un prodotto tutt’altro che dietetico!
• Piatti a base di patate:
• Prazoki, nella forma più o meno simili ai classici pierogi, fatti di patate lesse e conditi con burro o ciccioli di carne;
• plindze, frittelle di patate;
• gnocconi ripieni di carne o frutta;
• zuppa di pesci ciechi (slepe ryby), una zuppa di patate così chiamata perché nella sua preparazione non viene utilizzata la carne (né alcun altro tipo di grasso) e pertanto sulla sua superficie non si creano degli “occhi” di grasso, tipici per i brodi a base di carne
• Non si può non innaffiare il tutto che con la famosissima Birra Lech, testimone di un’antichissima tradizione birraia insieme allo Stary Browar, un centro commerciale con all’interno anche un museo di arte contemporanea.
Lublino, crocevia di culture
All’estremità opposta della Polonia sorge una città che è stata nel corso dei secoli, tra le più cosmopolite d’Europa: Lublino, punto di riferimento della storia polacca (qui, ad esempio, vide la luce il Commonwealth Polacco-Lituano nel 1569), è davvero una città dalle mille anime. Rinomata snodo mercantile tra Europa occidentale e orientale, Lublino è stata anche un grande centro culturale del giudaismo. Questa “Oxford Ebraica” era, già nel XVI secolo, sede di una tipografia ebraica e dell’Accademia dei Sapienti.
Arrivando a Lublino, ciò che salta immediatamente all’occhio è il Castello Reale, struttura risalente al XII secolo e posta su un’altura appena fuori città, da poter ammirare una veduta invidiabile. Oggi la fortezza si presenta nella sua veste neogotica ottocentesca, ma la Cappella della Santa Trinità e il Torrione sono testimonianze preziosissime dell’antica gloria di un luogo ricco di storia che, dopo essere stato usato come carcere, è oggi sede del Museo di Lublino.
Il nucleo antico della città è una preziosa perla nascosta: scendendo dal castello si attraversa la porta Grodzka, che un tempo segnava il confine tra il quartiere ebraico e quello cristiano, per trovarsi sulla Grodzka, via principale del centro storico, un trionfo di casette colorate con ristoranti, locali e tanta vita! Si passa, quindi, dal cuore della città, l’elegante piazza del mercato, superata la quale, ci si ritrova davanti l’imponente Cattedrale di San Giovanni Battista, tripudio d’architettura e arte barocca, e la Torre dei Trinitari, sede del Museo Arcidiocesano.
Attraversando l’altro ingresso della città, Porta Krakowska, risalente al XIV secolo, si arriva alla Krakowskie Przedmiescie, la via più vivace della città, punto di ritrovo preferito dai residenti e dai turisti per trascorrere una serata spensierata.
Un’esperienza da non perdere è la Lublin Undergound Trail, suggestivo percorso lungo la “Lublino sotterranea” che, partendo dall’edificio neoclassico del municipio si snoda tra le antiche cantine dei mercanti, facendovi ripercorrere a ritroso la storia della città.
Allontanandosi dal centro si può facilmente raggiungere il Museo della Campagna di Lublino, molto più di un museo etnografico. Un vero e proprio parco a tema che ricrea le tradizioni agresti, i costumi e le architetture della regione Lubelskie, in uno scenario completamente immerso nel verde.
Cosa gustare a Lublino e nella regione Lubelskie:
• Cebularz Lubelski, il biglietto da visita della gastronomia locale: una schiacciata condita di cipolla e semi di papavero inventata, secondo la tradizione, da una donna ebrea, concubina di Casimiro il Grande.
• Forszmak, un gulasch in terra polacca, preparato con diversi tipi di carne e salumi, cetriolini in salamoia e pomodoro.
• La regione Lubelskie è leader nella produzione frutticola in Polonia, e proprio non può mancare una fetta di Szarlotka Jozefowka, la famosa torta di mele renette, oppure la Kremowka, il dolce preferito di Karol Wojtyla.
Per informazioni: www.polonia.travel/it

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Ariosa e barocca Vienna. E poi? E poi musicale. Quella musica classica, che è inscritta nel suo dna e che si ripropone ogni anno per le strade, nei suoi festival.
Un’idea molto pop, nel senso più nobile e divulgativo del termine, è il Festival della Musica su Schermo che si svolge, ormai dal 1991, in Rathausplatz. Nella piazza del municipio infatti, per 65 giorni, a partire dal 2 di luglio, è possibile assistere a concerti di altissimo livello, dall'opera a concerti sinfonici, ma anche, rock, soul, pop, tutto rigorosamente a ingresso libero. Sul maxischermo si assiste al concerto e nello spazio antistante si può mangiare. L’offerta gastronomica è vastissima e porta in tutto il mondo. Dalle 11 a mezzanotte, 22 stand culinari offrono cibi preparati al momento e in un attimo ti ritrovi in Giappone, in Grecia, poi in Spagna, passi dall’Italia e ritorni a Vienna per il dessert: il Kaiserschmarren, o dolce dell’imperatore, uno dei più famosi d’Austria, si tratta di una spessa crêpe tagliata a pezzi, cosparsa di zucchero a velo e servita con prugne cotte, confettura di ribes o salsa di mele, oppure il canederlo dolce di origine boema, il Germknödel, ripieno di mousse di susine. (Gli attuali territori cechi un tempo erano i granai della monarchia, non c’è da meravigliarsi che nei menu imperiali fossero comparsi i dolci tipici di quei luoghi e che vi siano rimasti).
Passeggiando per le vie di Vienna si respira un’aria di altri tempi, asburgica, rigorosa nei suoi palazzi lineari, pomposa nelle residenze imperiali dell’Hofburg, considerato uno dei più grandi complessi residenziali al mondo, nel Castello di Schönbrunn, dove Francesco Giuseppe e la sua corte passavano l’estate e ricevevano gli statisti, o al Belvedere, dove nella sua sezione museale Superiore è possibile ammirare mirabili opere di Schiele e Klimt (di cui proprio quest’anno ricorrono i 160 anni dalla nascita) tra le quali il celebre “Bacio”. Ma Vienna è anche la città dove vitale irrompe la modernità, la contraddizione. Può sembrare strano, ma il design nel capoluogo austriaco la fa da padrone, a settembre ci sarà la Settimana del Design, mentre già dall’estate con l'IBA Vienna 2022 - New Social Housing si parla di edilizia, di abitare e in giugno e luglio nella Nordwestbahnhalle è previsto un vasto programma di visite guidate e passeggiate attraverso i quartieri e i progetti IBA per esplorare i processi e i risultati della Vienna International Building Exhibition 2022.
Originale è l’impronta lasciata in città da Frederick Hundertwasser, scultore, pittore ed architetto decisamente fuori dal comune che ha realizzato alcune delle costruzioni più eccentriche d’Europa. Nel quartiere Landstrasse per dare pregio, negli anni Ottanta, ad una zona un po’ degradata, Hundertwasser ha realizzato un angolo di asimmetrie che si inserisce come una macchia di colori, materiali dissonanti, ma incantevoli, in un contesto di vie che oggi appaiono lineari e pulite. All’improvviso si inserisce Hundertwasser a sparigliare le carte, a rendere possibile un sovvertimento dell’ordine architettonico costituito e, per soli pochi metri in realtà, è tutto un tripudio di smalti, colori accesi, linee morbide, e tante piante da fare invidia a giardini verticali meneghini. E’ come se all’improvviso in città irrompesse la natura con la sua spontanea irregolarità.
A Vienna ognuno può trovare la sua dimensione. Per me la migliore è proprio quella che non ti aspetti, quella che appare improvvisa, quella dei contrasti, dei giri in carrozza mangiando un wurstel preso ad un baracchino all’angolo della strada, per capirci.
Sara Rossi
per informazioni consultare il sito Wien Info

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LA CATALOGNA SI PRESENTA A ROMA CON TUTTE LE SUE ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE E IL SUO FOLKORE
"Catalunya, on el menjar es cultura" (Catalogna, dove mangiare è cultura). Così recitava l'invito all'Orto Botanico di Roma di Largo Cristina di Svezia inviato al pubblico romano dalla Delegazione del Governo Catalano, e la promessa è stata mantenuta. Le numerose degustazioni in abbinamento ai prestigiosi vini e le tante iniziative di svago e divertimento rivolte ad adulti e bambini, hanno rafforzato l'attrattività di questa famosa destinazione spagnola. Luca Bellizzi, Incaricato governativo per la promozione dell'offerta turistica, ne ha illustrato le caratteristiche in collaborazione con l'Institut Ramon Llull e Prodeca.
Per l'intera giornata si sono susseguiti eventi, presentazioni e approfondimenti sulle località più belle da visitare e sulla varietà di un agroalimentare ricco di biodiversità. E' stato un vero e proprio incontro di culture: quella catalana, che si presenta per la prima volta in modo così completo a Roma, e quella italiana, che l’ha accolta con amicizia. Soprattutto i piatti tipici sono stati il tema di incontri e degustazioni, insieme ai vini prodotti in purezza da vitigni autoctoni del territorio. A condurre la sessione d'assaggio è stato l’esperto di vino italiano Marco Cum, titolare dell’agenzia Riserva Grande e della sede romana della Scuola di Sommellerie Europea mentre il racconto della gastronomia tipica catalana, di cui sono stati gustati piatti storici della tradizione catalana è stato tenuto dallo chef del ristorante Rasoterra di Barcellona, Daniele Rossi. Questi i sei vini portati a Roma, rappresentativi di una vitinicoltura di alto livello:
Altavins Viticultors (Garnatxa Blanca) - DO Terra Alta – Vino Bianco
Albet i Noya (Xarel·lo) - DO Penedès – Vino Bianco
Oller del Mas (Picapoll) - DO Pla de Bages – Vino Bianco
Olivardots (Carinyena) - DO Empordà – Vino Rosato
Vinyes Domènech (Garnatxa Negra) - DO Montsant – Vino Rosso
Carles Andreu (Trepat) - DO Conca de Barberà – Vino Rosso
Tra i piatti degustati invece la Butifarra, saporita salsiccia di grande formato, i Calcots, il Trinxat-de-la-Cerdana-de-col-y-patata e le famosissime tapas.
Barcellona, una delle mete gastronomiche più importanti del mondo, dalla fine degli anni Ottanta è diventata tappa fondamentale della gastronomia mondiale, anche grazie al contributo degli chef innovatori Ferran Adria e Santi Santamaria, ispiratori di decine di altri colleghi. Negli stessi anni in cui la cucina catalana andava affermandosi a livello mondiale Daniele Rossi -che ha presentato i piatti applauditissimi a Roma- aprì con Chiara Bombardi un locale vegetariano: Sesamo Comida, un locale di successo, che propose fino al 2009 piatti creati con ingredienti sostenibili e a km 0. Nel 2013 intraprese un'altra esperienza di successo insieme al collega Guillem Galera: il Rasoterra, un accogliente bistrot vegetariano con ortaggi prodotti nel vicino orto di casa. L’attenzione alla qualità e genuinità della materia prima, sempre sostenibile, è una priorità assoluta. Oggi, tra l’altro, il Rasoterra è segnalato nella guida Barcelona Slow Food Guide 2019, curata da Slow Food Editore e Slow Food Barcellona. Le attività culturali dell'iniziativa hanno avuto il sostegno e la collaborazione dell'Institut Ramon Llull, l’organismo che ha lo scopo di promuovere la cultura catalana a livello internazionale e sono aperte a tutti.
Non è mancata neppure la musica nella giornata all'Orto Botanico con il gruppo musicale I Muchachos Y Los Sobrinos. Non rientrano nei canoni dei concerti tradizionali ma presentano le proprie composizioni mentre rivisitano i classici della rumba catalana.
Il tema dell'evento romano è nato con un duplice obiettivo: la cultura enogastronomica catalana, considerata nella propria identità specifica, ben distinta dal resto di quella più in generale spagnola, non è stata mai presentata a Roma e gli stessi prodotti enogastronomici,con caratteristiche ed elaborazioni distinte da quelli in generale spagnoli, non sono abbastanza conosciuti e valorizzati in Italia.Per la loro alta qualità e la garanzia di un ottimo rapporto con il prezzo potrebbero rivestire un ruolo maggiore nel nostro mercato.
La Catalogna, comunità autonoma spagnola vanta una propria storia, una propria cultura e una propria lingua. E' una regione della Spagna nord-orientale, stretta tra le montagne dei Pirenei e il mar Mediterraneo. A nord confina con la Francia e il piccolo Principato di Andorra, a ovest con la regione di Aragona, a sud con la Comunità Valenziana, mentre a est è interamente bagnata dal mare.
Le spiagge della Costa Brava, e i monumenti delle città d'arte, Patrimonio Unesco ne fanno una destinazione tra le più visitare della Spagna. Imperdibile Barcellona, la capitale del Modernismo ricca di edifici storici come La Sagrada Familia di Gaudì e di importanti musei.
Mariella Morosi

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Il ponte tibetano più lungo e mozzafiato del mondo è ora sospeso tra le montagne della Repubblica Ceca
In Boemia orientale, in uno dei contesti naturali più belli di Cechia, ecco una nuovissima attrazione per coraggiosi. Là dove, in cima agli alberi, già corre inerpicandosi a spirale verso il cielo il suggestivo Sentiero tra le nuvole, si alza ora l’asticella del brivido e della sfida: 721 metri di camminamento sospeso nel vuoto, che tocca i 95 metri di altezza. Ed è record mondiale.
Che il territorio ceco sia letteralmente da vertigini, lo abbiamo raccontato più volte: torri panoramiche e d’osservazione, splendidi belvedere, arditi skywalk, campanili svettanti, castelli arroccati strategicamente, ponti slanciati sui fiumi, moderni e velocissimi ascensori, trasmettitori per le radiocomunicazioni, ripide pareti montuose, vecchie ciminiere di archeologia industriale, antichi pinnacoli, ardite conformazioni geologiche e persino un minareto e una copia della Tour Eiffel punteggiano il Paese in lungo e in largo, offrendo –insieme alla possibilità di voli in piccoli aerei turistici o in mongolfiera- di posare lo sguardo sul “tetto del mondo”. Ora però, la vertigine si fa brivido e la promessa è quella di un’esperienza mozzafiato nel vero senso della parola.
Tra le splendide guglie naturali dei Monti delle Aquile e dei Monti Frassini, in un’area bellissima, a forte vocazione turistica, fitta di vegetazione e tortuose pareti, è stato appena inaugurato il ponte tibetano più lungo del mondo: 721 metri di passerella metallica, sospesa a 95 metri d’altezza sulla Valle di Mlynicke. Con la sua lunghezza, lo Sky Bridge 721 strappa abbondantemente il record mondiale detenuto con i suoi 516 metri dal ponte di Arouca, in Portogallo, inaugurato lo scorso anno.
Da tempo, qui, ai piedi del Kralicky Sneznik (il Monte di Neve, così chiamato perché la coltre bianca lo ammanta per gran parte dell’anno), ha trovato casa il Dolni Morava Mountain Resort, un’oasi di sport, svago e divertimento nel verde (ma anche nel bianco, con un’ampia offerta sulla neve), già nota per diverse sue attrazioni, come lo Skywalk, la velocissima pista di bob, le montagne russe e il parco avventura sugli alberi.
Per affrontare il nuovo adrenalinico camminamento ci vorrà coraggio, ma ce ne vorrà ancora di più per rinunciare a un’esperienza senza eguali… L’avventura comincia proprio accanto allo Slamenka Chalet, vicino allo Skywalk, a un’altitudine di 1.125 metri, per tirare il fiato solo una volta raggiunta Chlum Hill, dall’altra parte dello strapiombo e a 10 metri di altezza in più. Durante la passeggiata, i visitatori avranno modo di scoprire il territorio e la sua storia, grazie a un percorso didattico (non a caso) intitolato The Bridge of Time.
Chi soffre davvero di vertigini, comunque, non tema: sono tante le attrazioni storiche e naturalistiche di questi luoghi da visitare… coi piedi per terra.
www.visitczechrepublic.com/it
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Domenica 17 aprile 2022 lo spazio espositivo della Fondazione Marguerite Arp a Locarno-Solduno riapre con la nuova mostra:“Sono nato in una nuvola” Jean Arp
Fino al 30 ottobre 2022
a cura di Simona Martinoli
«Sono nato in una nuvola» scriveva Arp nella poesia Strassburgkonfiguration (Configurazione strasburghese, 1932), uno dei numerosi testi dedicati al tema della nuvola. Se nelle epoche precedenti – si pensi ai cieli della pittura barocca o romantica – la nuvola fungeva da sfondo alla pittura di paesaggio, nel XX secolo acquisisce autonomia grazie ad artisti come Arp, Calder, Magritte o Oppenheim. Per Arp e` un tema centrale, un’entita` – al pari della sua opera – in continuo divenire e continuo cambiamento.
Dalla poesia (una delle sue raccolte piu` celebri si intitola Die Wolkenpumpe – La pompa delle nuvole, 1920) alle opere d’arte, la nuvola e` infatti una delle vere protagoniste dell’opera di Arp. Essa, inoltre, si presta idealmente, come entita` libera e senza peso, a prendere molteplici forme, le piu` mutevoli e ibride, e al tempo stesso a rivelarsi capace di evocare le associazioni piu` disparate. Nascono cosi` sculture, rilievi e stampe intitolati Coupe de nuage, Tranches de nuage o Palette de nuages.
Una sezione della mostra e` riservata alla nuvola come metafora della vita, la vita di Arp marcata dalla presenza delle due mogli, Sophie Taeuber-Arp e Marguerite Arp-Hagenbach. In un anno in cui si commemorano i 100 anni dal matrimonio tra Jean e Sophie e i 120 anni dalla nascita della creatrice della Fondazione, l’accrochage di un insieme di omaggi reciproci rivela il profondo legame tra queste tre personalita` straordinarie che hanno segnato la storia dell’arte e del collezionismo del XX secolo.
Opere di: Jean Arp, Sophie Taeuber-Arp, come pure di Alexander Calder, Marcel Jean, Frederick Kiesler, Hans Richter.
I protagonisti:
Jean Arp (16.9.1886 Strasburgo – 7.6.1966 Basilea)
Frequenta le scuole d’arte a Strasburgo e Weimar (1901-08) e l’Académie Julian a Parigi. Nel 1909 si trasferisce a Weggis, dove partecipa alla fondazione del gruppo Der Moderne Bund. Allo scoppio della guerra fugge a Parigi e nel 1915 si rifugia in Svizzera, dapprima ad Ascona poi a Zurigo, dove incontra Sophie Taeuber, che sposa nel 1922. Nel 1916 è tra i fondatori del movimento Dada a Zurigo. Espone alla prima mostra dei surrealisti a Parigi nel 1925. L’anno successivo acquisisce la cittadinanza francese. Nel 1929 gli Arp si trasferiscono a Clamart presso Parigi. Negli anni ’30 fanno la conoscenza di Marguerite Hagenbach che li ospita nella sua casa di vacanza ad Ascona. La morte di Sophie Taeuber-Arp nel 1943 fa precipitare Arp in una profonda crisi. Marguerite lo aiuta a riprendersi dal lutto e nel 1959 diventa la sua seconda moglie. Negli anni ’50 Arp raggiunge l’apice della fama quale scultore, pittore e poeta. Nel 1966 muore d’infarto.
Sophie Taeuber-Arp (19.1.1889 Davos - 13.1.1943 Zurigo)
Si forma alla scuola di arti e mestieri a San Gallo e alla scuola Debschitz a Monaco di Baviera. Nel 1914 si trasferisce a Zurigo, dove nel 1915 incontra Jean Arp, che la introduce nel movimento Dada. Frequenta i corsi di danza espressiva di Rudolf von Laban a Zurigo e al Monte Verità. Dal 1916 al 1929 insegna disegno tessile e ricamo alla Scuola di arti applicate a Zurigo. Nel 1922 Arp e Taeuber si sposano a Pura; nel 1926 acquisiscono la cittadinanza francese a Strasburgo. Negli anni ’20 si dedica all’architettura d’interni e nel 1929 si trasferisce con Arp a Clamart, presso Parigi, in una casa da lei progettata. In Francia si afferma come pittrice, scultrice, designer, nonché editrice della rivista d’arte plastique plastic. Prima che le truppe tedesche invadano Parigi, gli Arp fuggono nel sud della Francia. Durante un soggiorno in Svizzera, nel 1943 Taeuber-Arp muore in seguito ad un incidente domestico a Zurigo.
Marguerite Arp-Hagenbach (22.8.1902 Basilea – 23.8.1994 Locarno)
Si forma alla scuola commerciale di Basilea (1921-22). Dopo un soggiorno a Londra è segretaria della sezione basilese della Pro Juventute (1924-46). Prende lezioni di pianoforte. Nel 1937 inizia a collezionare arte contemporanea, in particolare concreta e costruttivista, costituendo quello che Franz Meyer, direttore del Kunstmuseum Basel, ha definito “uno dei più straordinari musei privati d’arte moderna”. Nel 1959 acquista la proprietà Ronco dei Fiori a Locarno-Solduno con Jean Arp, che sposa lo stesso anno. Nel 1977 a Rolandseck presso Bonn, fonda la Stiftung Hans Arp und Sophie Taeuber-Arp e.V. e nel 1979 a Clamart presso Parigi la Fondation Arp. Nel 1988 istituisce la Fondazione Marguerite Arp. Nel 1965 i coniugi Arp donano parte della loro collezione alla Città di Locarno. Deceduta nel 1994, riposa nel Cimitero di Locarno a fianco di Arp e Taeuber-Arp.
Installazione Nuvole di Studio Nephos
17 aprile – 30 ottobre 2022 Giardino della Fondazione Marguerite Arp
Durante la stagione espositiva, nella parte terrazzata del giardino – un appezzamento che sale verso i monti Bre` e Cardada – si può ammirare un’installazione artistica effimera ideata da Nicola Colombo e Monica Sciarini di Studio Nephos, autori di simili installazioni di grande successo a livello internazionale. Nuvole di nebbia naturale costituiscono la scenografica coulisse e il fil rouge degli eventi di questo anno speciale. Se nella sala espositiva il movimento delle nuvole è catturato in opere d’arte e testi poetici, all’esterno si privilegia l’effimero. https://www.nephos.ch/IT/Selected-Gallery-badaab00
La Fondazione Marguerite Arp
La Fondazione Marguerite Arp e` stata creata nel 1988 da Marguerite Arp-Hagenbach, vedova di Jean Arp. Ha sede nella casa-atelier dell’artista a Locarno-Solduno e custodisce gran parte della collezione di Jean e Marguerite Arp, come pure un archivio e una biblioteca, e si definisce come centro di studi sull’opera di Jean Arp e di Sophie Taeuber-Arp. Il complesso storico, che comprende la casa-atelier e il parco con le sculture, nel 2014 si e` arricchito di un importante ampliamento: su progetto degli architetti Annette Gigon e Mike Guyer e` stato realizzato un edificio che dispone di un deposito d’arte concepito secondo i piu` moderni parametri di conservazione e di uno spazio espositivo.
Info:
Spazio espositivo in Via alle Vigne 46 Locarno-Solduno e parco con sculture di Arp:
Dal 17 aprile al 30 ottobre 2022 la domenica dalle 14 alle 18.
Aperture speciali:
18.04 lunedì di Pasqua
26.05 Ascensione
06.06 Lunedì di Pentecoste
Visite guidate e attività di mediazione culturale per scuole su appuntamento
Ingresso 7.- CHF / 5. - CHF (Studenti fino ai 25 anni) Entrata gratuita fino ai 16 anni
Contatto
La Fondazione Marguerite Arp è raggiungibile con i mezzi pubblici e collabora con Fart, il treno che collega Domodossola a Locarno.
(Credits:Fondazione Marguerite Arp, Locarno.Foto: Roberto Pellegrini, Bellinzona
Fondazione Marguerite Arp, Locarno. Foto: Carlo Reguzzi )

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Dal 15 febbraio la Lituania è divenuta uno dei paesi più accessibili in Europa grazie all’annullamento dei divieti per i turisti da tutti i paesi UE/SEE e da alcuni paesi non UE. Si prevede che l’annullamento dei divieti dia impulso al settore turistico e all’economia, oltre a facilitare gli spostamenti internazionali.
La Lituania ha annullato i divieti di ingresso COVID-19 da tutti i paesi UE/SEE e continua a ridurli progressivamente per altri paesi. A partire dal 15 febbraio, a tutti i visitatori provenienti dai paesi UE/SEE e da alcuni paesi non UE, incluso il Regno Unito, non sarà più richiesto di fornire il certificato di vaccinazione, la documentazione della guarigione o un test COVID-19 negativo al momento dell’ingresso in Lituania.
A partire dal 31 marzo, ai viaggiatori provenienti da altri paesi, che dovranno comunque presentare il certificato di vaccinazione, la documentazione della guarigione o un test COVID-19 negativo, non sarà tuttavia più richiesto di sottoporsi a un ulteriore test o a osservare un periodo di autoisolamento. Inoltre, le persone vaccinate con vaccini Novavax (Nuvaxovid) e AstraZeneca (Covishield) possono già entrare nel paese.
La decisione presa dal governo lituano segue le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità in merito all’annullamento delle limitazioni dei viaggi, considerato che il prolungamento di rigorose misure anti COVID-19 può comportare potenzialmente danni sia economici sia sociali. A seguito dell’attuazione di tali modifiche, la Lituania rimane uno dei paesi più accessibili in Europa ai viaggi dall’estero.
“La Lituania è uno dei primi paesi della regione a rispondere in maniera rapida e flessibile alle variazioni della natura del virus. L’annullamento dei divieti è un messaggio positivo per tutto il settore turistico lituano, che ha subito gli effetti della pandemia”, afferma Aušrinė Armonaitė, titolare del Ministero dell’Economia e dell’innovazione della Lituania. “Le precedenti limitazioni ormai non sono più giustificate dallo stesso scopo e avrebbero solo un effetto negativo sull’economia, dato che la variante attuale del virus è ritenuta meno aggressiva. È una buona notizia per i turisti e per i lituani residenti all’estero, che ora potranno venire in Lituania più facilmente.”
Prima della pandemia, quasi 2 milioni di turisti avevano visitato il paese nel corso del 2019. Con una spesa complessiva di oltre 977,8 milioni di euro, il turismo era divenuto una componente significativa dell’economia lituana. Si prevede che l’annullamento dei divieti stimolerà una ripresa più rapida delle aziende turistiche, dato che ora l’ingresso in Lituania dai paesi UE/SEE sarà soggetto alle norme pre-pandemia.
La maggior parte delle attrazioni turistiche della Lituania sono ora aperte e i turisti possono visitare il paese con minime limitazioni di sicurezza, come indossare mascherine chirurgiche negli spazi pubblici chiusi e mascherine FFP2 durante gli eventi al chiuso.
(Prendere visione di tutta la regolamentazione sul sito viaggiare sicuri https://www.viaggiaresicuri.it/country/LTU)
(ph Gedimino pilies kalnas, Andrius Aleksandravičius)

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La Via di Santini
Se non bastasse tutta la straordinaria meraviglia di uno stile unico e particolarissimo come il Barocco boemo, un po’ di sano “campanilismo” rende d’obbligo per gli italiani avventurarsi in Repubblica Ceca sulle orme della grande archistar attiva tra fine Seicento e inizio Settecento, il cui stesso nome tradisce chiare origini italiche. Ma attenzione: se il legame con il Belpaese, soprattutto in fatto di ispirazione, è indiscutibile e forte, una volta arrivati in Cechia i dettami del Barocco si sono fusi e trasformati in un movimento autoctono, che non ha eguali nel mondo. Anche e soprattutto grazie al genio e al talento di Giovanni Biagio Santini-Aichel.
C’è tanta scuola e un pizzico d’orgoglio italiani nel favoloso Barocco boemo. Un pretesto in più per visitare la Repubblica Ceca, a caccia dei capolavori di artisti che si ispirarono alla produzione italiana, non senza reinterpretarne i dettami secondo la propria tradizione e il proprio talento. Ne nacque una corrente unica, che riadattando materiali e motivi seppe tirare a lustro un’intera nazione, ridisegnandone il volto, ma anche l’anima.
Non è da trascurare infatti il retroscena storico e morale della diffusione dell’arte barocca in Cechia. I Gesuiti portano con sé non solo il Verbo, ma anche l’arte già fiorente nel Belpaese: il Barocco appunto. Le sue espressioni sfarzose e ridondanti divengono quindi per gli Asburgo un ulteriore, subliminale strumento di convinzione nei confronti del popolo: i palazzi eleganti ricordano il loro potere, le chiese con il loro tripudio di stucchi, ori, spazi immensi, chiaroscuri, immagini di santi e martiri dai volti straziati –in netto e voluto contrasto con le chiese sobrie e austere dei protestanti- invitano a rivolgersi al Signore e affidarsi a lui.
Pilotata o meno, l’arte barocca trovò in Boemia terreno fertilissimo. Non solo i Gesuiti importarono materiale cui ispirarsi e favorirono i contatti (e contratti) con architetti italiani –molti dei quali, al contrario degli stagionali, si stabilirono in questa terra e diedero vita alla Congregazione Italiana a Praga-, ma molti artisti cechi si formarono proprio in Italia per poi esprimersi al meglio in patria, dove seppero dar vita a un Barocco sui generis, cosmopolita e contemporaneamente autoctono. Passarono le idee –lo sfarzo, la ridondanza- ma i materiali e i soggetti del Barocco italiano furono integrati con quelli locali: accanto al marmo, molto legno delle foreste; vicino all’iconografia italiana dei santi soprattutto i patroni della propria terra.
Tra i padri (e maggiori esponenti) del Barocco boemo, spicca per genialità uno in particolare: all’anagrafe Jan Blažej Santini-Aichel, agli annali semplicemente Santini. Semplicemente si fa per dire, perché il grande architetto (ma anche costruttore e pittore) ceco a cavallo tra XVII e XVIII secolo è noto nel mondo come fondatore di uno stile nuovo, unico, tutt’altro che disadorno ma mai eccessivo. Il gotico-barocco di Santini trabocca sobria bellezza, che va ben oltre la facciata, in tutti i sensi. Nei suoi capolavori, si rintracciano simboli e allusioni nascoste.
Le origini italiane dell’architetto ceco vanno fatte risalire al nonno Antonin Aichel, che si trasferì in Boemia nel 1630, pare dal Trentino, e lavorò con il famoso Carlo Lurago, architetto dei Gesuiti e progettista della Chiesa di Sant’Ignazio, nella Città Nuova di Praga. Jan Blazej, meglio noto con il nome di Giovanni, mostra subito -con evidente ispirazione al Borromini- una predilezione per le forme stellari e per le simbologie complesse, che saranno il suo “marchio di fabbrica”, alla base del fascino non solo estetico, ma anche misterioso delle sue opere. Da genio anticonformista quale era (per i suoi colleghi addirittura “visionario”), non solo rivoluzionò i concetti classici del Barocco, ma diede vita a una corrente unica, solo sua, destinata a rimanere inimitabile e inimitata. L’unicità della sua produzione ha portato a includerlo tra i più grandi rappresentanti del Barocco non solo ceco, ma europeo. D’altro canto, quel suo stile esclusivo è il frutto del suo “assetato” peregrinare per l’Europa, in particolare in Austria prima e a Roma poi. La sua cifra stilistica è risultato sì di talento e curiosità verso l’opera altrui, ma anche di approfonditi studi, in particolare in matematica, geometria e, sua grande passione, numerologia. Rientrato in patria definitivamente nel 1699, già circondato da una certa fama, fonda una propria impresa con il fratello: commissioni importanti e sicurezza economica non tardano ad arrivare. La fortuna gli è invece avversa sul piano familiare: sua moglie (Veronika Alzbeta, figlia del suo maestro di pittura) e tre dei loro quattro figli muoiono. Le seconde nozze, con la nobile Antonie Ignatie Chrapicka, gli portano non solo altri figli, ma ulteriore prestigio e, di conseguenza, sempre nuove commissioni. Santini studia, sperimenta, inventa e soprattutto ci mette tutto se stesso, con ispirazioni ma anche competenze, perché quelle che firma sono opere sue al 100%: le immagina, le disegna e partecipa anche alla realizzazione, in quanto membro di una corporazione di costruttori.
Ecco alcune tra le sue opere più significative e prestigiose, da rintracciare in tutta la Repubblica Ceca.
La firma di Santini a Praga
Santini ha “autografato” diversi monumenti nella capitale, alcuni dei quali purtroppo andati perduti. A partire dal palazzo della Famiglia Lissau, che si affacciava sulla piazza della Città Vecchia, nel quartiere dove l’architetto nacque, lavorò e infine morì. Quello alla ricostruzione e ampliamento del palazzo del Conte di Lissau, ciambellano imperiale e governatore della Città Vecchia, fu uno dei primi lavori di Santini, databile solo vagamente dopo l’anno 1700. Demolito nel 1896, se ne ha testimonianza solo in alcune foto di fine Ottocento. Alle prime armi, Santini sembra aver qui accolto le influenze viennesi importate a Praga all’epoca da Giovanni Battista Aliprandi, con cui condivideva il mestiere e le origini italiane, ma dà già prova della sua personalissima interpretazione di stili e materiali.
Nel parco dell’abbazia benedettina di Panenske Brezany, si può invece ancora ammirare una delle primissime opere di Santini, dove il suo genio –nemmeno troppo acerbo- è già dirompente. Costruita tra il 1705 e il 1707, la minuscola cappella di Sant’Anna è perfetto esempio di quella che Santini definiva “architettura virtuosa”, che sposa elementi civili ed ecclesiastici. E’ il primo esempio di edificio a raggiera realizzato dall’architetto, futura star. Si tratta di un progetto complesso, in cui esterno e interno si compenetrano in un coesistere di stratagemmi strutturali, architettonici e decorativi, dove la luce, che irrompe dalla cupola finestrata per giocare con linee e spazi, è assoluta regina. Nelle evidenti geometrie dell’edificio si rintraccia già la passione di Santini per la numerologia (il triangolo per la Trinità, il pentagono per le cinque piaghe di Cristo ecc.)
L’impianto originario della chiesa di San Francesco d’Assisi si deve al pittore di corte dei Wallenstein (committenti del monumento), Mathey, incaricato di un disegno, quello architettonico, cui non era certo avvezzo, cui si dedicò però con zelo e con cognizione dello stile romanico. Si apprezza l’interazione tra il progetto di Mathey, appunto, e gli interventi di Santini. Gli archivi fanno presumere che Mathey facesse allora da mentore a Santini, il quale non era abilitato a progettare l’edificio e profuse invece il suo talento a livello pittorico. D’altro canto, anche in Italia molti eccellenti esponenti del Barocco provenivano dalla scultura, dalla pittura, dallo stucco ecc. Dell’amato simbolismo di Santini si ha qui –dove ricorre il tema della croce- già ampia traccia.
Il tocco di Santini e la sua capacità di vincere le sfide strutturali si rintracciano anche nelle facciate di Palazzo Morzin, oggi sede dell’ambasciata rumena, in via Nerudova. L’edificio così come appare ai giorni nostri nasce tra il 1713 e il 1714, dalla non facile unificazione di quattro pre-esistenti abitazioni borghesi. A tentare di ostacolare, senza successo, il lavoro di Santini alla maestosa facciata furono le dimensioni anguste del vicolo e il suo andamento irregolare, cui il genio rimediò con un uso sapiente di contrafforti, linee curve, colonne concave, ali laterali, statue e decori.
Sul lato opposto della stessa via, ecco anche Palazzo Kolovrat, sede invece dell’ambasciata italiana. Progettato da Santini presumibilmente nel 1706, l’edificio ha conosciuto storia ben più antica e ospitato diverse casate. E’ solo sotto i Kolovrart, però, che prende vita il progetto –inizialmente affidato all’italiano Domenico Martinelli, che lavorava a Vienna- di raddoppiarne il volume, restaurarlo e spostare su via Nerudova la facciata principale. Cuore di quest’ultima è un maestoso portale che, grazie alla generosità stilistica di Santini, forma un tutt’uno con l’ampia finestra centrale del primo piano, in un tripudio di statue, fregi, stemmi, rosoni e simbolismi. Tutte le aperture della facciata sono comunque volutamente grandi, importanti, originalissime nelle cornici e nei sopra-finestra.
In questo fervido quartiere, nella stessa stretta ma vivace via Nerudova, Santini trova modo di applicare il proprio talento anche all’architettura religiosa, che tanto lo avrebbe impegnato e stimolato durante tutta la sua carriera. L’ordine minore dei Teatini, che qui aveva la sua unica sede in terra ceca, aspirava da tempo a esibire un luogo di culto che ben lo rappresentasse. Il monaco Guarino Guarini, geniale matematico e abile architetto a Torino, aveva disegnato un primo progetto già nel 1679. Quando però si arrivò infine ad aprire il cantiere, nel 1691, il suo fu soppiantato da un altro disegno, forse a firma di quel Mathey già citato in relazione alla Chiesa di San Francesco d’Assisi. La costruzione della Chiesa di Nostra Signora della Divina Provvidenza subì però rallentamenti e fu infine interrotta, per essere ripresa non prima del 1711. Nel frattempo, già nel 1703, il nostro Santini aveva già messo mano al progetto, apportando il suo inconfondibile tocco principalmente negli interni, dove si traduce in un’armonia di volte, archi, angoli smussati, colonne, cornici, fregi, cordoli e bassorilievi. Quanto alla facciata, si occupò “solo” del sistema di finestre e del portale.
La vita di Santini fu breve, ma decisamente intensa. La sua sete di conoscenza, la propensione per le sfide, il suo animo in continuo fermento e la fama arrivata già in giovane età lo portarono a non fermarsi mai. Richiesto ovunque, si cimentò con passione e con successo in progetti sempre nuovi e diversi, che lo portarono a lasciare tracce indelebili di sé e del proprio talento praticamente in ogni lembo delle terre ceche.
San Giovanni Nepomuceno (Moravia, al confine con la Boemia)
Tutti i pellegrinaggi sono protetti da una buona stella, ma se la meta è il santuario settecentesco di San Giovanni Nepomuceno (patrono di Boemia), nei pressi di Zdar nad Sazavou, la stella è anche l’elemento architettonico predominante. Questo monumento sacro, capolavoro assoluto di Santini che qui rielabora i dettami del gotico e del barocco persino negli arredi, dal 1994 è inserito nella Lista Unesco del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Qui più che altrove si legge la passione di Giovanni Biagio Santini per i numeri e per il loro significato iconografico. Quello scelto per questo maestoso santuario è il cinque, simbolo di vita ed esperienza umana. Il numero ricorre ovunque: la chiesa ha la forma di una stella a cinque punte, presenta cinque porte e cinque cappelle con altrettanti altari. E non mancano nemmeno i multipli: è circondata da porticati, voluti per proteggere dal maltempo il cammino dei pellegrini, a forma di stella a dieci punte. Ne risulta, tra l’altro, uno straordinario gioco di luci e ombre. Accanto al 5 anche citazioni del 3 (Trinità) e del 6 (Santa Maria, cui Nepomuceno era devoto). Anche a livello spaziale e geometrico, ricorrono ovunque l’ovale e il cerchio (nei suoi disegni Santini affidava la propria creatività in gran parte al compasso).
La storia della città di Zdar nad Sazavou, a 120 km da Praga, è profondamente legata all’ordine dei monaci cistercensi, che qui avevano fondato un importante monastero, dismesso soltanto nel 1784. Proprio all’abate superiore del convento, Vejmluva, si deve la costruzione del santuario-gioiello in cima alla collina verde (Zelena Hora).
Zdar nad Sazavou (Moravia, al confine con la Boemia)
Il complesso monastico, a cui lavorò sempre Santini, è ancora lì, a pochi metri dal santuario, con tanto di fattoria, stalla e cimitero annessi. Fondato nel 1252, all’arrivo del primo monaco, presentava tutte le caratteristiche classiche delle architetture adottate dall’austero ordine di San Bernardo. Agli albori del XVIII secolo però l’abate Vejmluva, dopo aver risanato la situazione economica del convento, decide di far non solo restaurare, ma rimaneggiare completamente l’abbazia, intitolata a Maria Assunta. Il progetto nel 1706 viene affidato a Santini che, partendo dal transetto con altare originale in stile gotico, si sbizzarrisce con tutti gli elementi a lui cari, che vanno a rendere grandioso ogni spazio: dalle navate alla tribuna dell’organo. Santini disegna anche un piccolo cimitero, destinato alle vittime di eventuali epidemie, nella foggia simbolica di un teschio umano, con tre cappelle. All’architetto fu affidato anche il compito di costruire un sobrio edificio destinato a ospitare un’accademia per nobili, senza con questo trascurare gli annessi rurali del monastero: foresteria, fattoria e stalle, dalla solenne semplicità ma irrinunciabile originalità. La fattoria, in particolare, è stata concepita a forma di lira. Oggi il complesso ospita il Museo interattivo delle nuove generazioni, che accompagna attraverso la storia del luogo e organizza in particolare visite guidate alle opere di Santini nel territorio.
Sedlec presso Kutná Hora (Boemia orientale)
Non lontano da Kutná Hora, si trovano due importanti edifici barocchi. Il primo è la chiesa conventuale dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Giovanni Battista, che –in perfetto stile Santini- fonde armoniosamente gotico e barocco. L’edificio originale in stile gotico –la seconda chiesa ceca per grandezza- era ridotto in rovina (a opera delle truppe hussite) già da oltre due secoli quando, a inizio Settecento, fu chiesto proprio a Santini –appena venticinquenne, ma già molto apprezzato e richiesto dai mecenati- di ricostruirlo. Con al proprio fianco anche il fratello Frantisek Jakub, abile scalpellino, Santini si scatena giocando con ampie vetrate, archi e pareti, altezze e profondità, statue e decori, luci e ombre, ma anche con elementi singolari. Come l’incredibile e sinuosa scala a chiocciola autoportante, una vera e propria attrazione a sé nel contesto del già straordinario edificio, incluso a gran diritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dall’Unesco.
Chiesa della Natività di Maria Vergine a Zeliv (Boemia orientale)
Altra chiesa conventuale a portare il segno della ristrutturazione (e reinterpretazione architettonica) di Santini è quella di Zeliv. Intitolata alla Natività della Vergine Maria, ha subito nei secoli diversi rimaneggiamenti, ma solo la mano di Santini l’ha portata alla maestosità di oggi. In origine romanica, la basilica sul finire del XIV secolo fu ricostruita in stile gotico, ma venne poi distrutta da un devastante incendio, nel 1712. Per l’archistar del Barocco boemo, la cui fama era ulteriormente accresciuta dopo l’intervento a Sedlec, questa fu una sfida tutta diversa: qui si trattava di costruire un favoloso edificio ex novo. Ne risulta l’ennesimo capolavoro, ultimato nel 1720: la navata centrale (affiancata da altre due laterali con l’insolita divisione di arcate ora poggiate su colonne, ora sospese nel vuoto) si protende nella facciata con un elegante vestibolo cui fanno da sentinella due alte torri campanarie, quasi a proteggere il portale.
Castello di Karlova Koruna a Chlumec nad Cidlinou (Boemia orientale)
Instancabile, inarrestabile, Santini subito dopo –tra il 1721 e il 1723- si dedica alla progettazione e costruzione di un edificio privato: la villa del primo ministro del regno, il conte Frantisek Ferdinand Kinsky, cui furono destinate le forme e le geometrie di un monumentale padiglione di caccia, in omaggio alla passione del committente –capocaccia imperiale- per quella al cervo. Appena terminata, la dimora nobiliare accolse l’imperatore Carlo VI e da allora fu chiamata castello di Karlova Koruna, in suo onore ma anche a sottolineare l’insolito impianto dell’edificio, a forma appunto di corona. Neanche a dirlo, l’edificio –che ad alcuni rievoca il castello dell’omonimo, celebre romanzo di Franz Kafka- presenta una pianta insolita e rivoluzionaria: dal corpo centrale cilindrico a due piani si protendono come raggi tre corpi esterni quadrati, a un solo piano. Esterni e interni sono pensati e suddivisi con rigoroso metodo matematico, proporzionale e simmetrico, come tanto piace a Santini. Che qui, come già in opere altrettanto monumentali ma di edilizia religiosa dove ricorre la pianta che si irradia da un corpo centrale cilindrico, dà sfogo a tutta l’esperienza fatta in Italia in tema di Barocco e tradisce la sua ammirazione per Bernini in particolare.
Abbazia del monastero benedettino di Rajhrad (Moravia meridionale)
Altro monastero (il più antico di Moravia), altra performance. Siamo nei dintorni di Brno, a Rajhrad, tra il 1721 e il 1730. Santini, insieme ad altri autorevoli esponenti del Barocco boemo, viene chiamato a dare sfarzo alle forme spoglie dell’abbazia intitolata ai santi Pietro e Paolo, costruita nel 1048 in stile romanico. Nel progetto, che lo vedrà impegnato anche con il convento e le masserie, l’architetto risolve tra l’altro il problema delle infiltrazioni d’acqua dal terreno acquitrinoso, ricorrendo a fondamenta palafitticole, ovvero con un ingegnoso sistema di pali e griglie in legno di quercia su cui poggia il pavimento, così come già sperimentato nel monastero cistercense di Plasy, in Boemia. Santini, che non si limita a disegnare il progetto, ma supervisiona con costanza i lavori, apporta la sua cifra stilistica anche agli interni, giocando come sempre con gli spazi e la luce. La suddivisione è in tre celle, ognuna dall’impronta estetica diversa, attraverso le quali un imponente rincorrersi di arcate conduce dritto all’altare. Della struttura precedente, Santini e colleghi mantengono le due torri del 1691, che però necessiteranno in seguito di contrafforti per la messa in sicurezza. D’altro canto, in tempi più recenti, l’intero monastero necessiterà di restauro, quando l’ordine benedettino, sul finire del millennio, ne tornerà in possesso dopo che il regime comunista aveva internato i monaci e confiscato l’area.
Santuario della Vergine Maria a Krtiny (Moravia meridionale)
Sempre nei pressi di Brno, nel bellissimo Carso moravo, ecco uno dei santuari più antichi della Regione, che la leggenda vuole legato alle figure dei Santi Cirillo e Metodio, cui si deve l’arrivo del cristianesimo in Boemia e Moravia, che proprio in questa valle si dice battezzassero i pagani. La tradizione parla anche di un’apparizione della madonna, nel 1210. Sta di fatto che, nel 1718, l’abate del monastero di Zabrdovice decise di trasformare il già monumentale edificio medievale in un capolavoro dallo sfarzo barocco. Chi meglio di Santini per una simile, ambiziosa impresa? Talmente ambiziosa che, nonostante la precisione del progetto e la passione profusa nel suo sviluppo, l’archistar non riuscì a portarla a termine e il suo ennesimo capolavoro –che sarebbe diventato il gioiello assoluto del Barocco in Moravia- fu ultimato soltanto nel 1750, ben dopo la sua morte e non senza compromessi, imposti da ragioni soprattutto economiche. Il corpo centrale è a croce greca, ma inserita in uno schema di cerchi concentrici e sormontata da una cupola maestosa. Anche qui, in stile Santini, viene permesso alla luce esterna di penetrare e giocare con le curve e le forme barocche che plasmano gli interni. E l’interazione con la luce naturale non è l’unico esempio di perfetta integrazione del complesso –che include anche elementi non presenti nel progetto di Santini- nel paesaggio che lo accoglie. Il santuario, oltre a essere esso stesso un vero gioiello, è anche scrigno di altre gemme: i gioielli della Corona, la statua gotica della Vergine Maria (chiamata “baluardo della Moravia”), un singolare carillon di campane e un tripudio di affreschi, fregi e statue per la cui realizzazione furono chiamati grandi artisti non solo cechi.
Chiesa di San Venceslao a Zvole (in Vysocina, al confine tra Boemia e Moravia)
All’inizio del XVIII secolo, l’edificio originario medievale della parrocchiale di San Venceslao, in stile gotico, versava praticamente in rovina. Pur circondato da fama e abituato a grandi sfide, Santini non disdegnava di mettere il proprio genio al servizio anche di progetti più modesti. Il suo contributo alla ristrutturazione e ricostruzione della chiesa di Zvole –insieme ad altri suoi interventi a livello locale, per esempio a Horni Bobrova, Obyctov e Zdar - ne è conferma. L’arte per l’arte, il Bello per il Bello. Punto. Arte e Bello a San Venceslao prendono le forme fastose di una chiesa barocca, che dispiega tutta la sua eleganza su un impianto a croce greca, impreziosita però dal riproporsi continuo e morbido di linee circolari, secondo un rigoroso schema geometrico, proprio come tanto piace a Santini. L’ala orientale con il presbiterio è allungata, a chiudersi con due torri dalla pianta a forma di prisma. Non mancano nemmeno gli amati simbolismi: tra tutti, la lanterna a forma di corona che domina il soffitto e richiama l’iconografia di San Venceslao, santo patrono di Praga, della Boemia e di tutta la Repubblica Ceca, rappresentato con il nobile copricapo, cui si ispira ed è intitolata anche la stessa corona imperiale.
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Horni Bobrova (in Vysocina, al confine tra Boemia e Moravia)
Ancora una volta, come già in altri casi qui citati, il committente di Santini è Vejmluva, abate del monastero di Zdar nad Sazavou. Nel XVIII secolo, le modeste dimensioni della chiesa parrocchiale di origine medievale non sono infatti più adeguate a officiare messa. L’architetto nel 1714 la ridisegna e nel 1722 l’edificio è già pronto per la consacrazione, che avviene il 5 ottobre, in contemporanea con quella del monumentale santuario di San Nepomuceno, capolavoro assoluto di Santini, che svetta da poco sulla non lontana collina di Zelena Hora. Dell’impianto originario della chiesa tardoromanica intitolata a San Pietro e San Paolo, Santini salva solo la navata principale, trasformandola però in un presbiterio con altare. Cambia completamente l’orientamento dell’edificio, cui aggiunge una nuova navata a Oriente. Tutto lo spirito barocco della rinnovata chiesa si fonde nel favoloso portale, dalle chiare influenze italiane e del Borromini in particolare, incastonato nella tipica facciata curva alla Santini.
Chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria a Obyctov (in Vysocina, al confine tra Boemia e Moravia)
L’accoppiata vincente Vejmluva-Santini produce in Moravia anche un capolavoro ex-novo: la chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria a Obyctov, sempre nei paraggi di Zdar nad Sazavou. Commissionato appunto nel XVIII secolo (Santini lavora al solo progetto fino al 1723, ma i lavori si protraggono, in più fasi, fino al 1734), il nuovo santuario, meta di pellegrinaggio, presenta un impianto particolarmente insolito: a forma di tartaruga. Come sempre nelle opere di Santini, la scelta non è casuale, ma fortemente simbolica. La testuggine rappresenta la costanza della fede, ma l’impiego della sua forma in un impianto architettonico è cosa assai rara. In origine –e negli intenti di Santini- la forma della navata principale ricordava in modo inequivocabile il corpo di una tartaruga: angoli smussati per il corpo centrale che rappresenta il guscio, quattro cappelle laterali quadrate per le zampe, un presbiterio poco profondo e dagli angoli orientali tagliati per il collo, la sagrestia per la testa e una cappella con vestibolo per la coda. L’immediatezza dell’immagine nei secoli si è un po’ persa a causa dei vari rimaneggiamenti all’edificio. Gli interni, insolitamente minimalisti nei decori per i dettami barocchi, offrono una perfetta cornice ai giochi di Santini con la luce.
Convento del monastero cistercense di Plasy (Boemia occidentale)
La cittadina-gioiello di Plasy, pochi chilometri a Nord di Pilsen, si distende tutt’attorno all’omonimo, splendido convento, fondato su terreno bonificato ma pur sempre acquitrinoso dai monaci a metà del XII secolo. Come già altri luoghi sacri del territorio, fu bruciato per mano degli hussiti, per poi essere restaurato e rimaneggiato sul finire del ‘600. Nei primi anni del secolo successivo, a convocare Santini è l’abate Tyttl. Il progetto di ricostruzione del complesso monastico è pronto, e subito approvato, nel 1710. Il disegno, che comprende anche una monumentale abbazia in realtà poi mai realizzata, rispetta –come richiesto dal committente- la tradizionale natura del monastero costruito in riva al fiume Strela. Per rimediare alla precarietà del terreno paludoso, senza stravolgere il concetto originario, Santini ingegnosamente ricorre alla posa di 5.100 pilastri di legno di quercia (a mo’ di palafitta), conficcati in una piscina barocca irrorata costantemente, così da garantire l’equilibrio ed evitare il deteriorarsi della struttura portante. Questo escamotage, davvero originale per l’epoca, continua a destare stupore e ammirazione anche ai giorni nostri. All’interno, ampie e sinuose scalinate interne realizzate da Santini sembrano fluttuare sopra il pavimento; proprio come la straordinaria scala a spirale, che si avvolge su se stessa, senza alcun apparente sostegno. L’intero complesso monastico, davvero imponente, è ricco di sorprese: dai granai barocchi con tanto di torre dell’orologio ai sotterranei, dal mulino all’antico birrificio, dalla corte agricola con le botteghe artigiane alla residenza dei prelati.
Monastero di Marianska Tynice (Boemia occidentale)
Il meraviglioso complesso monastico di Marianska Tynice, che include la prevostura cistercense e, soprattutto, il santuario dell’Annunziata, si trova nell’omonimo villaggio nei pressi di Kralovice, nella Regione di Pilsen. Un primo cenno al progetto di Santini che avrebbe trasformato l’originaria chiesetta votiva e il terreno circostante, donato ai cistercensi del monastero di Plasy a cavallo tra il 1100 e il 1200, e che avrebbe risollevato il sito dai danni arrecati dall’accanimento hussita nel XVII secolo, è datato 1710. Alcune fonti parlano dell’apporto anche di Dientzenhofer al disegno originario. La costruzione comunque andò a rilento e quando il committente, lo stesso abate Tyttl del convento di Plasy, morì, solo il corpo occidentale del monastero era pronto, oltre alle mura perimetrali. L’impianto della chiesa, a croce greca –il cui asse è orientato a Sud-Est, in direzione di Plasy- risponde, così come il resto dell’edificio, a rigide regole geometriche e simmetriche, coerentemente con lo stile caratteristico di Santini. La chiesa fu infine consacrata nel 1762, ma 22 anni dopo avvenne la separazione tra Stato e Chiesa e, a partire da quel momento, l’area del monastero cadde in abbandono per lunghi 150 anni. Fu solo a partire dal 1920 che si corse ai ripari, fornendo l’edificio scoperchiato e danneggiato di un tetto provvisorio e procedendo poi a un sistematico, impegnativo restauro.
Cappella della Vergine Maria, a Mladotice (Boemia occidentale)
Prima di ogni altro incarico, però, Tyttl, sempre nel primo decennio del Settecento, commissiona a Santini la costruzione ex novo della Cappella della Vergine Maria a Mladotice, piccolo centro non lontano da Karlovice, con il preciso scopo di testarne le decantate capacità. L’edificio doveva essere di piccole dimensioni, ma la sua costruzione –sulle rive di uno stagno- presentava la stessa sfida del terreno acquitrinoso che l’architetto dovrà poi affrontare a Plasy. La prova non intimorisce Santini, che vi infonde tutto il suo talento e il suo virtuosismo. Siamo nel 1708 e il genio del nuovo Barocco ricorre subito ai suoi simbolismi, alle elucubrazioni geometriche e a quella forma a stella che tanto gli è cara e che applicherà, subliminandola, nel suo santuario-capolavoro di Zelena Hora. Il corpo centrale della cappella è un esagono dalle pareti curve e concave –preludio alla stella (questa volta a 6 punte) che ricorrerà in molte opere di Santini- sormontato da una cupola cosiddetta all’italiana. Il motivo della stella ricorre, esplicito o subliminale, anche negli interni (a partire dalla volta), accentuato dalla maestria già evidente di Santini nel giocare con la luce naturale, catturata da finestre sapientemente distribuite nel perimetro del piccolo edificio, ultimato in due anni.
Chiesa conventuale dell’Assunta, a Kladruby (Boemia occidentale)
Maurus Finzguth, abate del monastero di Kladruby, nel 1710 lancia a Santini, reduce dal rifacimento del monastero di Plasy in uno stile barocco radicale, una sfida nuova, diversa da tutte le altre. Del suo complesso monastico benedettino fa infatti parte anche la monumentale basilica tardoromanica, completata nel 1233 ma destinata a sorti avverse. Abbandonata in semi-rovina –senza più né tetto né arcate- dopo esser stata presa d’assalto e data alle fiamme dagli hussiti, in epoca rinascimentale viene di nuovo consacrata, ma il troppo peso scaricato esclusivamente sulle pareti perimetrali provoca nuovi crolli. Finzguth decide di rimediare, restituendo una volta per tutte gloria, splendore e solidità a quel luogo solenne. Per la ricostruzione, piuttosto impegnativa, desidera il massimo e decide di non accontentarsi. Ecco allora, all’opera uno accanto all’altro, due geni dell’architettura dell’epoca: Giovanni Santini e Christopher Dientzenhofer. Il 1711 segna l’inizio di un’impresa mastodontica, che si protrae fino al 1726 e consiste di diverse fasi. Prima: ricostruzione delle tre navate e del transetto. Seconda: costruzione della cupola monumentale, concepita come una grande corona sospesa sopra la navata centrale. Terza: in contemporanea con i lavori agli esterni, l’attenzione si concentra sulla facciata a Ovest. A Santini in particolare si devono il sistema di aperture ad arco acuto, la ricostruzione dell’abside con pianta a trifoglio, la monumentale cupola con lucernari e le volte stellari. Compaiono diversi riferimenti alla Vergine Maria, prima fra tutti una statua posta nel timpano sopra l’ingresso, a citazione delle tradizioni romaniche e gotiche della chiesa originaria. A questo proposito, va specificato che Santini di questa conservò tutto il possibile, limitandosi a sostituire le pareti danneggiate o crollate. In quest’opera Santini dimostra più che mai la sua straordinaria capacità di preservare e reinventare, di armonizzare il minimalismo romanico con la ridondanza barocca e gotica, l’estetica con la spiritualità.
Ultimi ma non ultimi
Meno noti, ma non meno significativi, gli interventi di Santini in due altri progetti. Insieme a Dientzenhofer e Reiner, firma il disegno della versione più recente, ovviamente barocca, del monastero di cistercense di Zbraslav, a Sud di Praga, costruito sul finire del XIII secolo in riva alla Moldava, in luogo di un pre-esistente casino reale di caccia. Bruciato e distrutto, fu ricostruito tra il XV e XVI secolo e conobbe in seguito un vero e proprio Rinascimento, in tutti i sensi, prima di soccombere però ad altre guerre, altre distruzioni. Riportato allo splendore da Santini e colleghi, passò poi allo Stato e infine ai privati. Più simile per fattezze a un castello gentilizio, oggi non è purtroppo visitabile.
Santini siglò anche il progetto del castello di Kalec, allora piccolo villaggio medievale (oggi non più esistente) del distretto di Pilsen, teatro di numerosi e significativi eventi della storia boema, anche della più recente. La sua annessione al monastero di Plasy fu motivo di violente e ripetute dispute feudali e durante la guerra sulla Montagna Bianca il centro fu costantemente sotto minaccia. Tra il 1710 e il 1716, il “solito” abate Tyttl concesse infine, in pegno per la confisca dei terreni, la costruzione di un imponente edificio civile nobiliare (non privo però di una cappella, dedicata a Santa Margherita) in stile barocco. L’incarico fu affidato proprio a Santini. Il castello è oggi monumento nazionale, ben inserito in un paesaggio culturale a forte impronta agraria.
(Ph CzechTourism)
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Lasciamoci travolgere dallo spirito natalizio che si respira nelle principali città polacche, Varsavia, Danzica, Cracovia, Breslavia e Poznan, da quell’atmosfera magica e fiabesca da fine novembre fino ai primi giorni di gennaio 2022
E che Natale sarebbe senza i colori, le luci, i profumi e i sapori dei mercatini di Natale? Per chi desidera vivere la romantica magia delle festività natalizie, la Polonia è uno dei Paesi europei in cui questa tradizione è particolarmente sentita e vissuta intensamente. Da fine novembre i centri storici e i luoghi iconici di molte città polacche sono pronti ad accogliere ed emozionare grandi e piccini.
Passeggiando tra innumerevoli e coloratissime casette di legno, perfettamente addobbate, che espongono souvenir e oggetti di artigianato locale, si possono ammirare le spettacolari luminarie natalizie, sentire nell’aria il profumo di deliziose specialità della tradizione polacca e lanciarsiin una divertente pattinata sul ghiaccio.
Pronti dunque in un'immersione nell’eccezionale clima festoso dell’incantevole mercatino di Natale nella capitale Varsavia, o a Danzica, Cracovia, Breslavia, Poznan...Il conto alla rovescia è cominciato e non resta che augurare Wesolych Swiat!
Varsavia: illuminazioni, mercatini e l’albero di Natale
(dal 26 novembre 2021 al 6 gennaio 2022)
Le luci di Natale fanno risplendere Varsavia che in inverno, e soprattutto in questo periodo dell’anno, si trasforma in una delle città più accoglienti del Paese, stupendo chiunque passeggi per i vicoli principali della Città Vecchia e le strade più importanti, addobbate da milioni di luci fiabesche (si tratta del progetto di illuminazione natalizia più grande della Polonia e uno dei più grandi d’Europa, per un totale di oltre 20km di installazioni luminose – dal 6 dicembre 2021), tra le bancarelle del mercatino di Natale o si soffermi ad ammirare l’albero più grande di Varsavia, davanti al Castello Reale, vestito di tutto punto con un’infinità di luci colorate.
Nel centro storico, lungo via Podwale, viene allestito il mercatino principale. Ma ce ne sono altri nei diversi quartieri della città dove acquistare regali, souvenir, pezzi di artigianato, porcellana, bigiotteria, anche oggetti di design progettati da giovani artisti polacchi. Scaldarsi con un sorso di vin brûlé o una tazza di cioccolata calda, assaggiare uno dei piatti forti della stagione, le zuppe, e non farsi mancare il dolce-simbolo della città di Varsavia, la wuzetka, torta con pan di spagna al cacao, ripieno di panna e marmellata e ricoperto con una fantastica ganache al cioccolato.
Altrettanto affascinante e magico è il Giardino Reale delle Luci (Królewski Ogród Swiatel – dal 9 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022), una mostra temporanea en plein air allestita nei giardini del Palazzo di Wilanów che, al calar del buio, si illumina con migliaia di luci disposte in modo da creare fantasiose forme e sculture luminose.
Nella piazza centrale della Città Vecchia ogni anno viene allestita una pista da ghiaccio imponente (circa 14 m di diametro – dal 15 novembre 2021) intorno al simbolo di Varsavia, la statua della Sirenetta, un luogo magico che regala un’esperienza unica nel cuore della parte storica di Varsavia.
Danzica: pizzico di magia e atmosfera romantica e fiabesca
(dal 19 novembre al 24 dicembre 2021)
L’Alce Lucek dall’aspetto piuttosto insolito e che parla come gli umani, il Mulino degli Angeli popolato di santi e personaggi del presepe, la giostra con i cavalli, la Porta dell’Avvento decorata con un gigantesco calendario dell’avvento dove ogni giorno viene aperta una nuova finestra, la slitta magica di Babbo Natale per distribuire i regali ai bambini di tutto il mondo, grazie alla realtà virtuale.
L’atmosfera che si respira a Danzica durante le festività natalizie è romantica e fiabesca e il suo principale mercatino quest’anno viene allestito via del Mercato del Carbone (Targ Weglowy) – in pieno centro storico – e nelle vie W. Boguslawskiego e Tkacka.
Passeggiate tra Dlugi Targ e Ulica Dluga, le vie pedonali su cui si affacciano alcuni degli edifici più belli dal punto di vista architettonico di tutta la città, e intrufolarsi nell’edificio della Grande Armeria (Wielka Zbrojownia) dove si svolge il mercatino dell’artigianato e dove trovare idee regalo e souvenir come presepi folcloristici, angioletti, giocattoli di legno, bambole di pezza, peluche, scialli dipinti a mano, gioielleria, oggetti di ceramica e upcycling. Deliziarsi con alcune prelibatezze locali come i pierogi polacchi (pasta ripiena, dolce o salata) e le profumose cialde di Danzica (wafle gdanskie) e altre specialità provenienti da diverse parti del mondo come la focaccia alsaziana, i panzerotti di Crimea, la salsiccia lituana, i formaggi austriaci, i tipici dolci greci, ungheresi, spagnoli e turchi. E se fa molto freddo, felici di potersi riscaldare con una bella tazza di cioccolata calda, la birra o il vin brulè servito in colorate tazze, veri e propri pezzi da collezione ogni anno di fantasia diversa.
Cracovia: atmosfera natalizia e il concorso dei presepi
(dal 26 novembre 2021 al 02 gennaio 2022)
Luci scintillanti, atmosfere natalizie, tradizioni, storia e sapori. A Cracovia il Natale ha una marcia in più e il tradizionale mercatino di Natale inserito nel contesto della magnifica Piazza del Mercato (la piazza medievale più grande d’Europa) insieme al rinascimentale Mercato dei Tessuti (Sukiennice) alle spalle, regalano un’atmosfera unica ed è tra i più visitati in Polonia. Tante graziose casette in legno, dove è possibile acquistare oggetti di artigianato, creazioni in legno e pellame, gioielli in ambra o fatti a mano, decorazioni natalizie, beni alimentari della tradizione locale, candele profumate e assaggiare pietanze tradizionali come le famose zuppe polacche, preparate secondo le migliori ricette antiche, i deliziosi pierogi, il formaggio affumicato DOP oscypek scaldato sul barbecue e servito con marmellata di ossicocco e la kremowka, nota come il dolce preferito di Giovanni Paolo II, una specialità di questa regione!
Tra i numerosi eventi e concerti, non bisogna perdere il concorso dei presepi cracoviani (dal 2018 Patrimonio UNESCO) che vengono costruiti artigianalmente utilizzando legno e carta stagnola e sono caratterizzati dalle miniature dei monumenti storici della città di Cracovia e dei personaggi di Betlemme. È un appuntamento annuale che si svolge il primo giovedì di dicembre (quest’anno il 2 dicembre 2021) in Piazza del Mercato sotto al monumento di Adam Mickiewicz.
Breslavia: come in una fiaba
(dal 19 novembre al 31 dicembre 2021)
Il mercatino di Natale di Breslavia è senza dubbio uno dei mercatini polacchi più magici. Il centro storico viene illuminato e decorato da mille luci, mentre le bancarelle in legno si fanno spazio fra i caratteristici edifici colorati della piazza centrale (Rynek, la Piazza del Mercato) alle vie Swidnicka, Olawska e Plac Solny e nell’aria si sente il profumo degli abeti e dei tradizionali dolcetti pierniki, biscotti speziati al miele, preparati per l’occasione a forma degli edifici storici del centro di Breslavia.
Tra le bancarelle situate a Plac Solny si trovano ornamenti natalizi in legno, ceramiche, cosmetici naturali, cibo tradizionale polacco e molto altro, mentre nella Casetta dei Caminetti (Domek Kominkowy) ci si può riscaldare davanti al fuoco, sorseggiando il vin brûlé, godendo della vista sulle luci del Mercatino di Natale. Da non perdere il “Boschetto fiabesco”, un luogo davvero magico per i più piccoli, dove vengono rappresentate delle fiabe con un sottofondo di immagini, luci e suoni e per scattare un’indimenticabile foto-ricordo ci sarà la Casetta dello Gnomo e la slitta di Babbo Natale. Farsi coinvolgere dall’atmosfera natalizia e preparare insieme ai bambini la lettera a Babbo Natale che si può spedire nello speciale ufficio postale, adiacente all’albero di Natale.
Per l’occasione, sulla piazza principale si “palesa” solo una volta l’anno lo gnomo Prezentus (“Regalino”) che, da quanto si narra, esaudisce tutti i desideri se si tocca tre volte il suo cappello. Per chi non lo sapesse, sparsi per tutta la città ci sono oltre 500 gnomi, piccole statuette in bronzo.
Poznan: artigianato e sculture di ghiaccio
(dal 4 al 26 dicembre 2021)
Non uno, ma ben tre mercatini di Natale a Poznan (conosciuti come la “Betlemme di Poznan”): già a partire dal 4 dicembre nel Rynek Lazarski e, dal 10 dicembre nel parco Park Kasprowicza, per proseguire nella piazza Plac Wolnosci (Piazza della Libertà) fino al 26 dicembre, vengono allestite bancherelle in legno che vendono artigianato, regali originali, pellame, decorazioni natalizie e dolciumi, tra cui l’immancabile cornetto di San Martino (protetto dal marchio registrato IGP), un tesoro culinario a cui è stato dedicato anche un museo – il Museo del Cornetto di Poznan (Rogalowe Muzeum Poznania). In questa occasione si può partecipare a concerti, spettacoli natalizi, incontrare Babbo Natale e assistere all’illuminazione dell’albero di Natale. Non a caso, il mercatino di Natale a Poznan si è aggiudicato il terzo posto nella classifica “Best Christmas Markets in Europe 2021”.
Da vedere anche il Festival Internazionale della Scultura in Ghiaccio (dal 10 al 12 dicembre 2021), uno degli appuntamenti più attesi dell’anno. Nel secondo weekend di dicembre il luogo più rappresentativo della città, la Piazza del Mercato diventerà palcoscenico della sfida degli scultori di ghiaccio più bravi, provenienti da diversi paesi nel mondo. Decine di tonnellate di ghiaccio utilizzate per stupire i numerosi spettatori; un vero e proprio concorso a premi suddiviso in due categorie: speed ice carving, durante il quale gli scultori si fanno concorrenza, cercando di realizzare in meno di un’ora con un solo pezzo di ghiaccio – ognuno della stessa grandezza – il modello proposto per il concorso, e il concorso principale a cui vi partecipano 12 squadre composte di due persone ciascuna e il tema è libero.
All’interno della Fiera Internazionale di Poznan, dal 17 al 19 dicembre si svolge il Festival dell’Arte e degli Oggetti Artistici, un appuntamento durante il quale è possibile ammirare oggetti in ceramica, vetro, vestiti, borse, bigiotteria, creati dai migliori artisti e artigiani polacchi e non mancherà la pittura, grafica, i giocattoli fatti a mano e le decorazioni natalizie.
Per info: www.polonia.travel/it
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RIAPERTURA SICURA AL TURISMO
L'adozione da parte dell'Irlanda del nuovo Digital Covid Certificate (conosciuto anche come Green Pass) messo a punto dall’Unione Europea consentirà viaggi più fluidi tra gli stati membri dell'UE. Questa rappresenta un’ottima notizia per tutta la filiera turistica e della ricettività.
L’Irlanda aderirà al programma dal 19 luglio, il che significa che i viaggiatori membri dell’Unione Europea muniti di pass che attesterà o l’avvenuto vaccino, o un test negativo al Covid-19 o la guarigione dal Covid-19 avvenuta negli ultimi 6 mesi, potranno visitare l’Irlanda senza necessità di ulteriori test o della quarantena.
Tourism Ireland accoglie anche con favore l'impegno di estendere il Digital Covid Certificate (Green Pass) ai visitatori vaccinati di altri paesi extra UE, tra cui la Gran Bretagna e il Nord America.
Tourism Ireland e la sua industria turistica ha, inoltre, pianificato attivamente il riavvio dei viaggi internazionali e si apprestano a lanciare un’importante campagna promozionale per stimolare la ripresa dei flussi internazionali e dare il benvenuto ai tutti i visitatori.
L’industria turistica irlandese si sta preparando per garantire ai visitatori una perfetta vacanza già dai prossimi mesi del 2021. La salute e la sicurezza di tutti i visitatori saranno la priorità, assicurando la loro sicurezza e il nostro tipico benvenuto irlandese.
Niall Gibbons, CEO di Tourism Ireland, ha commentato: "L'annuncio di oggi è un passo estremamente gradito ed importante per tutta la nostra industria turistica e per i turisti affinché già da quest’anno si torni a visitare l’Irlanda. Per la prima volta dopo molti mesi, possiamo guardare al futuro con ottimismo”.
"La nostra ricerca di mercato ha evidenziato che nei mercati d’oltremare il desiderio di poter tornare sull'isola d'Irlanda il prima possibile, è presente e molto forte. Siamo anche consapevoli, tuttavia, che ci sarà una grande concorrenza nel settore: ogni meta turistica in tutto il mondo ha subito l'impatto della COVID-19 e si attiverà per recupere le perdite subite. La nostra campagna di lancio dovrà quindi essere molto incisiva, emergere e stimolare immediatamente il desiderio di visitare l’Irlanda. Tutti noi di Tourism Ireland aspettiamo solo di riprendere pienamente le diverse attività per promuovere in tutto il mondo l’Irlanda quale destinazione sicura, accogliente e “assolutamente da visitare”. Nei prossimi mesi, lavoreremo a pieno ritmo, con tutti i nostri partner, per riattivare ogni ambito del nostro turismo. Il nostro messaggio è che non vediamo l’ora di “stendere il nostro tappeto verde” e dare il benvenuto ai nostri visitatori stranieri.”
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Lavoro e natura in perfetta armonia. Succede a Milano, nell’ufficio biofilico del futuro, dove un’architettura organica e orizzontale si mette in ascolto del contesto che la ospita. Su questa base nasce il visionario progetto voluto dalla piattaforma indipendente Europa Risorse, che già prima della pandemia aveva intuito la necessità di dare vita ad uno spazio di lavoro a misura d’uomo, nel completo rispetto della natura e perfettamente integrato e modellato nell’ambiente.
L’imponente cantiere di Welcome, feeling at work, al via dai primi di marzo nella zona milanese di Parco Lambro, verrà completato nel 2024 e permetterà all’individuo di accedere ai più sofisticati requisiti tecnologici e digitali, ma anche a efficaci misure per proteggere le persone da future pandemie.
L’ambizioso progetto, finanziato da un fondo gestito da PineBridge Benson Elliot, vuole essere tra i più sostenibili mai realizzati e si pone come un passo avanti nell’architettura e nella concezione del lavoro, coniugando benessere della persona e rispetto dell’ambiente.
“Rendere le giornate di lavoro più vivibili alle persone è stato l’obiettivo più nobile raggiunto da questo progetto: luce naturale, controllo dei rumori, invito al movimento, mangiare sano, ampi spazi interni ed esterni per incontri di lavoro, facile circolazione, e tante altre attenzioni per la persona, in linea, tra l’altro, con la nuova cultura post-covid. Il progetto Welcome, feeling at work va oltre la sostenibilità, che oggi è un dovere morale e non più una scelta, in quanto esso mette le persone a lavorare nel proprio ambiente naturale e solo così si prende vera coscienza di come esso sia parte di noi stessi e meriti più rispetto. Lavorando in tali condizioni si produce meglio, ci si ammala meno e ci si convince profondamente di dover lasciare un pianeta più vivibile per i nostri figli” ha dichiarato Antonio Napoleone, presidente Europa Risorse.
“L’eccellenza progettuale è da sempre un aspetto di fondamentale importanza in tutti i progetti di sviluppo portati avanti da PineBridge Benson Elliot nell’intento di creare immobili duraturi nel tempo e di altissima qualità che si contraddistinguono per la fruibilità e l’integrazione nel contesto in cui vengono realizzati, con grande impegno nell’ampliare i confini della sostenibilità. Welcome è un progetto iconico che si pone l’obiettivo di creare uno spazio di forte identità e visibilità che dialoga e si integra in modo naturale con l’ambiente che lo circonda. Di grande importanza per noi era che il progetto fosse realizzato nel rispetto della natura, utilizzando quindi materiali a bassa emissione di anidride carbonica e riteniamo che questo aspetto sarà imprescindibile anche per i futuri inquilini dal momento che la pandemia ha accelerato una tendenza già in atto prima del covid con un sempre maggior numero di società diventate consce dell’impatto ambientale del design dei loro uffici” ha dichiarato Leopoldo Andreis de Gregorio, principal Head of Italy PineBridge Benson Elliot.
A progettare e realizzare Welcome, feeling at work, l’ufficio biofilico del futuro, è Kengo Kuma and Associates, indiscusso interprete mondiale dell’architettura organica, che da sempre propone costruzioni che si fondono nel contesto, utilizzando materiali naturali e innovativi, motivo per cui il celebre studio è stato naturalmente scelto dalla committenza.
“Milano è una città che presenta un connubio unico ed entusiasmante di modernità e tradizione dal punto di vista dell'arte, dell'architettura e dell'artigianalità e ciò la rende il posto ideale dove realizzare il nostro lavoro. Grazie alla maestria artigiana italiana, è possibile raggiungere un livello qualitativo elevato attraverso un approccio organico al design e alla progettazione del legno” ha dichiarato Kengo Kuma.
“Architettura biofilica: vivere in simbiosi e a contatto con la natura. Welcome, feeling at work è un progetto che prevede l'uso di elementi organici e naturali che stimolano i nostri sensi e assecondano la nostra tendenza a trovare comfort e ispirazione nei contesti naturali. Si tratta di uno spazio architettonico completamente integrato con la vegetazione e realizzato in materiali organici.
Un approccio urbano biofilico riporta vita in città. Sarà l'avvio di una nuova era in cui l'architettura green interviene per ridefinire l'orizzonte urbano, incrementare la qualità dello spazio cittadino e migliorare le attività pubbliche dell'area. Si favorisce così creatività e innovazione nella vita lavorativa e non solo. Gli elementi naturali nell'architettura, come vegetazione, luce, aria e legno stimolano i sensi e fanno la differenza sul posto di lavoro, sullo stile di vita e migliorano la salute fisica e mentale, oltre che la produttività. La sostenibilità è il tema principale del nostro futuro e una responsabilità sociale per qualsiasi settore e società. Welcome offre un modello di ambiente di lavoro che promuove l'innovazione aziendale a favore della sostenibilità” ha dichiarato Yuki Ikeguchi, partner di Kengo Kuma and Associates, designer di Welcome, feeling at work.
Welcome sorgerà nell’ex area Rizzoli, zona industriale vissuta nel passato ed oggi abbandonata, con l’intento di riqualificare l’intera zona e di diventare un catalizzatore capace di riunire persone e natura, per ottenere una migliore qualità di vita e di lavoro.
Uffici, auditorium, spazi di co-working, hall riservate agli incontri di lavoro, ma anche ristoranti e lounge, negozi, un supermercato, un’area wellness, luoghi per eventi temporanei e mostre. Dentro e fuori, pubblico e privato, lavoro e tempo libero si fondono in Welcome, collegati da un filo verde che permea tutto il progetto: la Piazza, ricca di vegetazione e circondata da morbide colline; le Corti open air, destinate al lavoro informale e agli incontri; le Terrazze, concepite come estensioni degli spazi esterni, che ospiteranno orti, giardini fioriti, camminamenti; le Serre, che si declineranno come luoghi speciali di lavoro, ma anche di intrattenimento e svago, luoghi per le mani e per la mente. Non una barriera né un monumento, ma un luogo accessibile e permeabile in ogni direzione. Welcome è creazione e lavoro, incontro, scambio, benessere delle persone e benessere del pianeta, che anticipa la città del futuro, green, iperconnessa, al servizio della conoscenza e delle persone.
Il progetto
Zero emissioni CO2, energie rinnovabili, controllo dei consumi, recupero dell’acqua, il verde e le specie endemiche come parte integrante del progetto architettonico, scala umana e sensoriale sono solo alcuni degli elementi che andranno a caratterizzare Welcome. Un progetto connettivo tra le varie entità urbane adiacenti (area Rizzoli) e il paesaggio, che contrappone alla verticalità esistente l’accessibilità e la permeabilità, e si propone di rigenerare un contesto ad oggi ritenuto periferico. Oltre 50.000 metri quadri di GLA, strutturati in sei corpi inondati di luce naturale e flessibili, stratificati, ruotati e intrecciati tra loro, che digradano come anfiteatri naturali verso il Parco.
La struttura di Welcome vede l’utilizzo di tre materiali d’elezione, coniugati in maniera sinergica per generare un’architettura naturale e contemporanea: calcestruzzo per le fondamenta e l’interrato, che fuori terra lascia la scena ad acciaio e legno.
Il sistema di generazione di energia per il riscaldamento e il raffreddamento insieme all’importante utilizzo di panelli fotovoltaici permetteranno di raggiungere la massima sostenibilità dell’intervento, realizzando un progetto che anticipa il futuro degli spazi di lavoro post COVID19.
Salute e benessere delle persone con target di certificazione Well Platinum; efficienza energetica Leed Platinum; rispetto delle linee guida anti COVID19 (Ashrae, Rheva, Aicarr e Rapporto ISS); circolarità nei materiali da costruzione e nel loro utilizzo; nessun combustibile fossile; resilienza ai cambiamenti climatici per un futuro clima-neutro. È su questi pilastri che Welcome si propone come il più avanzato intervento ecologico in Europa.
Raggiungere Welcome, feeling at work
Facilmente raggiungibile poiché a un passo dalla metro (linea verde, fermata Crescenzago) e a due passi dal centro di Milano, Stazione Centrale, aeroporto di Linate e autostrada, Welcome dialoga con il contesto del Parco Lambro con l’obiettivo di diventare effettivo fulcro propulsore di riqualificazione della zona, in stretta connessione con l’identità urbana milanese. Per un passo avanti nell’architettura metropolitana internazionale.
la redazione