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Da qui al 2043, quindi nei prossimi trent’anni, un miliardo di persone in più sulla Terra avrà la disponibilità economica per acquistare beni voluttuari. E tra questi anche il vino. La proiezione degli analisti rappresenta il punto di partenza di una corsa alla conquista del consumatore che coinvolgerà tutti i settori merceologici, in primo piano il vino italiano che, con l’export in costante crescita, è la locomotiva dell’agroalimentare. Il comparto vitivinicolo made in Italy è pronto alla 'sfida dei trent’anni', con una formula vincente che lo collocherà ai vertici della competizione, non solo per numeri, ma anche in valore, tanto che il primato attualmente detenuto dalla Francia potrebbe essere uguagliato se non superato. E’ questo il messaggio che arriva dal 68° congresso di Assoenologi, appena concluso ad Alba, dove seicento esperti dell’associazione di categoria più antica e numerosa al mondo si sono confrontati su passato, presente e futuro. La corsa alla conquista dei mercati attraverso la qualità parte proprio dal Piemonte, la regione italiana con il maggior numero di vini a denominazione d’origine (58 di cui 42 Doc e 16 Docg). "Proprio in Piemonte - ricorda Giuseppe Martelli - direttore generale di Assoenologi - la nostra associazione fu fondata nel 1891, ad Asti, per opera di Arturo Marescalchi. Oggi raggruppa e rappresenta 4 mila professionisti, ossia il 90 per cento dei tecnici vitivinicoli attivamente impegnati. Se il vino italiano ha raggiunto i risultati che tutti gli riconoscono nel mondo, è perché il ruolo dell’enotecnico è diventato importante e indispensabile. Anche i più scettici si sono convinti che la tradizione da sola non risolve i problemi, non migliora la qualità, non sana i bilanci delle aziende e che il vino, come qualsiasi altro prodotto biologico alimentare, senza tecnologia solo casualmente può essere di qualità".
"E il vino - dice Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi - è il miglior marcatore del territorio. Si fa soltanto sul posto a differenza di altri prodotti. Ma bisogna essere consapevoli che la cantina non è più solo una poesia, dobbiamo uscire dal guscio, individuare quali mercati sono più adatti ai nostri vini e percorrere quelle strade".
Il settore vitivinicolo guarda oltre il profilo delle colline, ma con i piedi ben saldi nel vigneto. Non a caso il tema del 68° Congresso era 'Cinquant’anni di Doc: il territorio, il vino, l’enologo. Un intreccio fra tradizione e innovazione'. Questa è stata la formula vincente, raccontata anche da alcuni protagonisti, come Angelo Gaja, Angelo Maci e il marchese Piero Antinori: italiani che, ciascuno con le proprie peculiarità e diversità, hanno scritto e stanno scrivendo gloriose pagine nella storia delle viticoltura italiana.
Guardare al trentennio che verrà significa anche misurarsi con altre sfide, prime fra tutte quelle legate al clima e all’ambiente.
Le condizioni ambientali anche in Italia stanno mutando con oscillazioni improvvise, tali da stravolgere antiche e consolidate certezze di coltivazione. Al congresso sono state illustrate le esperienze di una viticoltura estrema, quella che ogni giorno deve fare i conti con zone desertiche, prive d’acqua oppure precipitate negli intensi rigori invernali. "Un modo per trasformare le criticità in opportunità - dice ancora Martelli - e un’esperienza che può tornare molto utile anche in Italia".
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Nonostante il prossimo settembre, il Festival Nazionale 'I Primi d’Italia', compirà quindici anni, la kermesse enogastronomica ha saputo mantenere il passo con i tempi, rinnovando e rinfrescando il format che lo ha sempre contraddistinto e reso unico nel panorama nazionale, presentandosi in versione 2.0.
Il Festival che, primo in Umbria dal 2009 è stato eco-sostenibile, sarà anche 2.0 con applicazioni e facilitazioni social per comunicare, in tempo reale, con i visitatori della rassegna, coinvolgerli in modo più attivo ed aprirsi al mondo enogastronomico che viaggia attraverso il web.
Facebook, Twitter, Youtube, Sito Web per Mobile, I Primi d’Italia App e molto altro ancora... questi sono I Primi d’Italia 2013.
La mission del Festival ha sempre centrato l’obiettivo di portare la cucina d’autore alla portata di tutti, con percorsi degustativi e momenti culturali dedicati all’apprendimento di trucchi del mestiere e nuove tecniche culinarie, oltre alla conoscenza di produzioni territoriali e di eccellenze tipiche del made-in-Italy. Nel percorso di 'degustazione-culturale' iniziato quindici anni fa, l'organizzazione ha deciso di affidarsi all’esperienza e alla passione di importanti personaggi televisivi e di grandi chef del panorama nazionale: ed è così che Gualtiero Marchesi, Gianfranco Vissani, Pietro Leeman, Carlo Cracco e Alfonso Iaccarino tra i tanti altri, hanno varcato le soglie delle cucine de I Primi d’Italia, contribuendo ad esplorare la parte più scientifica, affascinante, creativa, culturale e gustosa che stà alla base di ogni piatto di alta cucina.
Quest'anno affacciandosi sul mondo del web si è deciso di affidarsi anche alle nuove autorità dei foodnauti e di tutti gli appassionati del web-cooking : i FoodBlogger. Federica Gelso Giuliani di GelsoBlog GialloZafferano, Paola Sucato di Ci_polla, Anna Maria Pellegrino di La cucina di QB, Rita Mezzini di La fucina culinaria, Romina Sannipoli di Romy Chef e Francesca Rizzo di Frainthekitchen, saranno per 'I primi d'Italia' le guide nel mondo del web. E' stato costruito con loro un raffinato percorso che spazia dai libri di cucina alle creazioni fai-da-te, dalla pasta finger-food all’arte dei tovaglioli-origami, dai segnaposto per la tavola delle grandi occasioni alla cucina con le erbe aromatiche, il tutto passando attraverso le inclinazioni di ciascuna per arrivare a carpire i segreti della cucina al tempo di internet.
Altra novità del Festival 2013, i primi due Contest de I Primi d’Italia, in collaborazione con Social Drop: 'Primi Scatti d’Italia - Scatta il Primo Piatto della tua Regione', con la partecipazione della comunità degli Instagramers e 'Diventa Chef Primo d’Italia - Inventa la tua ricetta, scatta e vinci'. Due contest per due gustose sfide a colpi di foto e fantasia; in palio ricchi premi e soggiorni durante il Festival; per maggiori informazioni #iprimiditalia, regolamento completo su www.iprimiditalia.it
I Primi d’Italia 2013: uno tra gli appuntamenti più attesi da junior, senior, foodie, appassionati, gourmet, celiaci e, d’ora in avanti, anche da foodnauti.
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Come ogni anno, in occasione della sua Sagra del Peperone, Carmagnola, splendida cittadina piemontese dotata di un centro storico ricco di fascino, potrà stupire i numerosi visitatori per la sua ospitalità, per i suoi prodotti d’eccellenza e per l’accoglienza unica che può essere data solamente da un’organizzazione che vede il lavoro congiunto di decine di volontari, delle scuole, dei commercianti, degli agricoltori, delle associazioni e delle istituzioni cittadine.
La manifestazione, ormai di livello nazionale da tre anni, regalerà 10 giorni di profumi, sapori, colori e cultura, celebrando i suoi peperoni, l’enogastronomia e le tradizioni unite a moltissime iniziative per tutte le età, dal cabaret con Beppe Braida a tanta buona musica con Jazz Band, i Tre Lilu, Santarè, Jennifer Sanchez, Arhea 54, Il Grande Evento, Le Mondine, DJ Club Night, Peppersound.
Iniziative di grande interesse accompagneranno tutti i giorni della manifestazione: 'Apericena con Delitto', 'Chi non canta non entra', la caccia la tesoro 'Carmagnola Tesoro Mio', le sculture vegetali e di frutta di Claudio Menconi, il raduno vespistico nazionale e il raduno dei trattori d’epoca, gli spettacoli ed i laboratori della nuova area dedicata ai bambini 'La Contea di Pepelandia', il Salone della Chiesa di San Filippo dedicata ai prodotti del 'Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino' e decine e decine di altri piccoli e grandi eventi. Il tutto avverrà dal 30 agosto all'8 settembre, nelle vie e nelle splendide piazze del centro cittadino dove verranno allestite come di consueto la Piazza dei Sapori e la vasta area dedicata alla vera e propria Rassegna Commerciale (ben 185 stand e 70 aree espositive scoperte, un’area ed un’offerta uniche e vastissime) unite quest’anno ad una nuova 'Piazza del Peperone' dedicata ai mille modi diversi di preparare e gustare il prodotto simbolo della manifestazione. Come sempre ci sarà il Concorso Mostra/Mercato del Peperone riservato ai produttori dell’area di coltivazione del Peperone di Carmagnola e tra le tante novità di quest’anno merita particolare attenzione l’edizione speciale e limitata del 'Carmagnolotto', un nuovo agnolotto a base di peperoni, farina di canapa e ricotta.
La Sagra 2013 sarà come sempre l’occasione per valorizzare l’agricoltura cittadina. In tal senso vedranno la luce due nuove iniziative: il concorso 'Peperone fai da te' per diffondere la pratica dell’orto in balcone e l’avvio del progetto 'Museo dell’Orticoltura' presso il parco della Cascina Vigna che si aggiungerà alle periodiche rilevazioni dell’Osservatorio dell’orticoltura carmagnolese.
Molte iniziative collaterali musicali, enogastronomiche, culturali e commerciali saranno lanciate in questi giorni e sarà garantita la gradita presenza, tra gli altri, dei Comuni di Laigueglia, Gatteo a Mare e di Caraglio.
Una grande giostra di suoni, profumi e sapori in cui tutti gli spettacoli saranno rigorosamente gratuiti per meravigliarsi alla corte di 'Re Peperone'.
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Mettere insieme tanti desideri diversi in un solo week end? In Friuli Venezia Giulia si può: sono molteplici le proposte dell’Agenzia TurismoFVG che uniscono diversi elementi eccellenti di questo variegato territorio. Nella bella stagione non si può rinunciare al mare, ma scegliendo Grado, la famosa Isola del Sole così amata dagli imperatori d’Austria, ci si assicura anche una cena tipica a base di pesce, per assaggiare le specialità come le 'sepe sofegae' o il 'boreto alla Graisana', un piatto così saporito che deve essere accompagnato da un buon rosso, preferibilmente un Refosco e magari della zona DOC Friuli Aquileia. Acquistando la carta turistica regionale FVG Card (15 euro per la versione di 48 ore) si usufruisce di uno sconto del 20% sui pacchetti e i servizi della spiaggia principale, ma sono previste anche molte e interessanti alternative: l’ingresso alla piscina con acqua di mare riscaldata e all’area wellness (sauna e bagno turco) è scontato del 25%, i trattamenti beauty & wellness del 30%, l’accesso al Parco termale acquatico (le piscine sono alimentate con acqua di mare) del 25%. La FVG Card dà inoltre diritto, gratuitamente, a corse illimitate sugli autobus urbani e a una corsa a/r per Trieste con la motonave e ancora sconti del 30% per i tour alla scoperta della laguna. Se si desidera assistere ai concerti e agli spettacoli serali presso l’Auditorium Biagio Marin, con la Card verrà riconosciuto l’ingresso con il biglietto ridotto e chi vuole approfondire anche la storia del territorio a pochi chilometri potrà scoprire Aquileia con i suoi due Musei Nazionali, la splendida basilica paleocristiana, l’area archeologica. Tutti i biglietti sono già compresi nella FVG Card, così come la visita guidata o l’audioguida.
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Nel centro storico di Lima, dove una volta sorgeva il Museo Postale e Filatelico del Perù, ora c'è la ‘Casa de la Gastronomía’, museo che ripercorre i 500 anni di fusione e di tradizione della cucina peruviana.
Questo nuovo museo culinario dispone di 12 ambienti che accompagnano il visitatore alla scoperta della storia gastronomica del Perù, a partire dall’epoca precolombiana fino ad arrivare ai giorni nostri. Un viaggio a ritroso nel tempo, percorribile attraverso le 4 sale aperte al pubblico, la Sala Permanente, la Sala Temporanea, la Sala Audiovisiva e la Sala del Pisco, quest’ultima dedicata alla bevanda nazionale, per comprendere l’importanza dell’alimentazione per le civiltà precolombiane, scoprire come la cucina venisse rappresentata su oggetti di ceramica e di artigianato, osservare la Mappa delle Risorse Naturali originarie del Perù e dell’offerta culinaria suddivisa per zone e ricevere informazioni audiovisive sulla ricchezza gastronomica di questo Paese. Quando si pensa al Perù, si è soliti associarlo alla civiltà Inca, alla cittadella di Machu Picchu e alle numerose altre culture precedenti che vissero e prosperarono in questa terra, lasciando un patrimonio di inestimabile valore, ancora non del tutto scoperto, che permettono di ricostruire la sua storia e le sue antichissime origini.
Pochi ancora sanno però che il Perù vanta una ricchissima tradizione gastronomica risalente a tempi antichi, ad epoche ancora precedenti la civiltà Inca che hanno ricevuto una profonda influenza spagnola, africana e cinese, quest’ultima dando vita alla cucina chifa. Gli italiani hanno coniugato gli aromi mediterranei ai prodotti locali, fino
all’arrivo dei giapponesi che ne hanno marcato notevolmente le caratteristiche, originando la cucina nikkei, ovvero piatti a base di pesce accompagnato da salsa di soia, peperoncino piccante, zenzero o pisco.
Oggi la gastronomia peruviana è stata dichiarata Patrimonio Culturale delle Americhe nel Mondo dall’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), una cucina dalle origini millenarie dove si fondono un’infinità di prodotti, sapori, colori e aromi, frutto di questa terra e di una profonda influenza internazionale, che aspira ad essere riconosciuta quale Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’Unesco. Una vera e propria scoperta per il palato, secoli di culture e di sapori che permettono di tracciare una mappa gastronomica del Perù con differenze da zona a zona per la ricchezza di prodotti della terra, del mare e la varietà climatica. Il nord del Paese è specializzato nella preparazione di piatti a base di riso, volatili e capretto, mentre prodotti come la patata, il mais, il porcellino d’India e il peperone vengono utilizzati principalmente nella cucina della sierra.
Nelle regioni della Foresta Amazzonica la dieta è costituita principalmente da pesce e da frutta e verdura tropicale, come patate dolci e platani.
Lungo la costa l’alimentazione si basa soprattutto su frutti di mare e molluschi, anche se si fa largo uso di pollo. Ognuna delle 25 regioni del Paese propone piatti con caratteristiche e ingredienti propri: il cebiche di pesce di Lima; la papa a la huancaína; l’arroz con pato di Chiclayo; il chupe de camarones di Arequipa; la sopa seca di Chincha; il juane de gallina dell’Amazzonia e l’incomparabile, oltre che celeberrima pachamanca della sierra. Milioni di peruviani rendono omaggio al ‘Pisco Sour’, il cocktail nazionale, il primo sabato di febbraio infatti è il giorno in cui si festeggia la bevanda nazionale e in tutto il paese vengono promosse iniziative per promuovere la bibita e far conoscere i segreti della sua ricetta ai turisti.
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Sono in molti a visitare la Lapponia e ad assaggiare per la prima volta la carne di renna. I Sami cucinano la renna in tanti modi, tra cui il famoso piatto slow food Suovas - renna salata e affumicata direttamente nella 'kåta', la capanna tradizionale. Ma ci sono tante altre delizie da provare e diversi ristoranti di alto livello gastronomico dove vivere le migliori esperienze gastronomiche. Varietà e qualità, tradizione e innovazione caratterizzano il ristorante Nygatan 57 a Skellefteå che propone diversi piatti tipici della zona. Järnspisen Piteå a Piteå propone piatti di alta qualità a base di prodotti locali biologici e a chilometro zero. Poco a sud di Skellefteå, a Burträsk, si trova la zona di produzione dell’ottimo formaggio di Västerbotten, il parmigiano svedese. Possibilità di acquisti e degustazioni allo spaccio, Västerbottenosts besökscenter, e piccolo ristorante dove il formaggio Västerbotten è l’ingrediente base di ogni piatto.
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Un safari gourmet in Alto Adige: ogni angolo della regione, nasconde l’indirizzo giusto per comprare direttamente al maso produttore qualche tipica leccornia da portarsi a casa (insieme al ricordo delle atmosfere autunnali alto atesine).
La Bibbia dei sapori innanzitutto è il catalogo gratuito 'Sapori del maso' distribuito nei masi Gallo Rosso o spedito gratuitamente al proprio domicilio. La guida indica 52 indirizzi golosi, garantiti dal sigillo Gallo Rosso, di agriturismi altoatesini che dispongono di uno spazio vendita al pubblico dei loro prodotti freschi e genuini, provenienti direttamente ed esclusivamente dal proprio maso. Attualmente sono 10 i prodotti al marchio Gallo Rosso: succhi, sciroppi - confetture di frutta, frutta essiccata, distillati, aceti, uova di allevamento all’aperto, erbe aromatiche, pane, formaggi e latticini. Tutti vengono sottoposti a severi controlli che garantiscono e certificano la loro provenienza direttamente dal maso; l’alta qualità dei singoli prodotti, viene assicurata da una commissione di esperti che esamina la produzione con degustazioni cieche e severi controlli.
Uno shopping garantito e 'firmato' Gallo Rosso. La guida è pratica: sulla cartina dell’Alto Adige sono segnate le 52 soste golose e relativi prodotti.
Un itinerario autunnale potrebbe partire intorno a Bolzano e procedere verso Bressanone per poi arrivare a Brunico: registi del percorso sono i frutteti, che offrono squisite marmellate di frutta (maso Unichhof ad Aldino - che prepara anche ottimo pane fatto in casa e maso Partschillerhof a Fiè allo Sciliar). Qui la frutta viene raccolta direttamente davanti al maso, aspettando che sia perfettamente matura e ricca dei sapori dell’estate alpina. Fragole, lamponi, ribes e altri frutti vengono trasformati in squisite marmellate. Sempre nei pressi di Bolzano, ottima frutta essicata è il regno delle mele del maso Neufeldhof, che produce mele con cannella, zenzero, menta, vaniglia, cioccolato e anche prugne, pere e cachi essicati). Frutta allo stato liquido è invece la specialità del maso Obergostnerhof di Chiusa: i frutteti a 750 metri d’altezza favoriscono la crescita di frutti succosi; i succhi di frutta sono una vera delizia! Vicino a Brunico, al maso Gallo Rosso Bergila di Falzes entrano in scena i profumi e i colori di erbe aromatiche e fiori alpini. C’è anche un orto didattico dove si possono 'annusare' le erbe.
A Brunico è d’obbligo un pit stop al negozio 'Pur Südtirol' dove si trovano tantissimi prodotti Gallo Rosso: qui è possibile trovare centinaia di differenti specialità provenienti da ogni parte dell’Alto Adige. Per pernottare e rimanere sempre nel mood Gallo Rosso, si può dormire nei confortevoli appartamenti del maso Mudlerhof in Valle di Casies, maso didattico certificato, che propone corsi di cucina per imparare a cucinare i piatti tipici altoatesini, cure kneipp, si prepara il pane insieme alla contadina Agatha, sono previste anche 'giornate del burro', escursioni alla propria malga e, highlight, ogni appartamento ha una propria gallina che quasi ogni mattina fa trovare l’uovo fresco agli ospiti.
Un altro maso che organizza corsi di cucina e coccola gli ospiti con le sue atmosfere tranquille è il maso Gallo Rosso Patenerhof di Castelrotto, un vero paradiso anche per i bambini che qui, insieme alla contadina possono sperimentare le ricette delle leccornie altoatesine.
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Ci sono valori che non possono essere espressi soltanto con i numeri e che si aggiungono alle statistiche per raccontare un successo. Così, molti traguardi raggiunti da una manifestazione come TUTTOFOOD 2013 vanno oltre la grande affluenza di pubblico (50.210 operatori professionali certificati, con un incremento degli esteri del 40%), la forte rappresentanza di buyer internazionali (1.143 top buyer provenienti da 80 Paesi) e la folta presenza di aziende italiane e straniere tra gli espositori (2000, +11% rispetto all’ultima edizione).
È, infatti, sulla sfida all’internazionalizzazione, sull’importanza della formazione e sulla difesa dell’eccellenza, che TUTTOFOOD ha vinto sfide importanti, contribuendo a delineare e a rendere più raggiungibili per tutti gli operatori nuovi obiettivi futuri.
La presenza di Expo 2015 come partner d’eccezione a TUTTOFOOD 2013 ha consentito la nascita di una consapevolezza nuova per tutti gli operatori del settore, esterna alle logiche di mercato, ma capace di coniugarle con alcuni aspetti fondamentali che coinvolgono gli equilibri tra Paesi e le previsioni verso un futuro certamente più complesso, ma anche ricco di opportunità.
Oltre al convegno di apertura, organizzato in collaborazione con il World Food Programme e con Fiera Milano, Expo 2015 ha organizzato importanti incontri che hanno messo in luce scenari la cui conoscenza è imprescindibile per chi fa business e punta all’internazionalizzazione.
Così, i BRICS non appaiono solo un mercato dove investire, ma sono ormai protagonisti della scena globale: molti grandi eventi dei prossimi anni li vedranno direttamente coinvolti e Paesi dell’Africa e dell’Asia hanno investito in Expo 2015, dove si affacceranno realtà come l’Indonesia o l’Angola, che dimostrano vivacità e voglia di emergere. La spinta al progresso di numerosi Paesi porta a rivedere al rialzo le stime di crescita della popolazione mondiale e al ribasso quelle relative al valore della terra coltivabile pro capite. La prima risposta del mercato a questa forbice è il rialzo dei prezzi delle materie prime, con ripercussioni sui costi di trasformazione e sui prezzi dei prodotti finiti.
È per questo che investire nella ricerca per un settore agroalimentare sempre più sostenibile diventa la priorità a livello globale.
La risposta a questa esigenza nasce da una ricerca più attenta in ogni passaggio della filiera, una ricerca che può trovare anche ottime risposte nei consumi, come dimostra il caso del Biologico, cui Expo 2015 ha dedicato un convegno.
Il fenomeno del Bio rappresenta ormai una risorsa per la GDO di tutta Europa: nelle catene di distribuzione dei maggiori Paesi del vecchio continente sono migliaia le referenze presenti sugli scaffali. L’Italia è il maggior produttore Bio (con oltre 48.000 operatori, secondo i dati ISMEA) ma una forte quantità di produzione viene ancora esportata all’estero, dove al Bio sono dedicate anche catene specializzate, benché in Italia quello del Bio sia l’unico settore della GDO che ha visto vendite in crescita (+7,3% dati ISMEA) nell’ultimo anno.
Dunque, guardando sia al macro, sia al micro, il messaggio lanciato da EXPO 2015 a TUTTOFOOD è di accogliere il futuro con una disposizione al cambiamento. È con questo mood che si potrà far fruttare al meglio anche la stessa sfida dell’Esposizione Universale a Milano, che porterà nella metropoli lombarda 20 milioni di visitatori in 6 mesi, generando un indotto stimato dagli organizzatori di Expo 2015 intorno ai 9,5 miliardi di Euro, con un valore della produzione che ruoterà intorno all’evento pari a circa 22-25 miliardi di Euro.
E non si guarda solo a numeri del futuro: già oggi le aziende che hanno aderito a Expo hanno investito oltre 250 milioni di Euro.
La presenza delle Associazioni di filiera ha rappresentato il fulcro della specializzazione nel percorso di formazione offerto da TUTTOFOOD.
Degli oltre 150 eventi programmati nei 4 giorni di manifestazione, infatti, numerosi sono stati organizzati dai rappresentanti di ASSICA, AIDEPI, UNAPROL, UNIONALIMENTARI e UNAS. Le filiere italiane sono state quest’anno protagoniste di TUTTOFOOD attraverso le più importanti associazioni italiane del settore, che hanno portato in manifestazione la loro esperienza offrendo ai visitatori la possibilità di valutare prospettive di crescita nei vari comparti e opportunità di sviluppo.
AIDEPI, l’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta ha individuato gli aspetti più interessanti per la filiera di sua competenza offrendo, da un lato, stime sulle vendite e sul mercato, e dall’altro individuando gli aspetti più eminenti rispetto alle normative che si legano in modo diretto con l’attività dei produttori.
Ha puntato tutto sulle esportazioni ASSICA, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, proprio in un anno promettente per il mercato con l’apertura degli USA agli insaccati di breve stagionatura.
Anche UNAS - Union Alimentari ha fatto il punto, attraverso una tavola rotonda dedicata, sul settore Surgelato e sulle importanti opportunità di business che esso può generare.
UNAPROL, Consorzio Olivicolo Italiano, ha offerto diversi spaccati sul settore, sia riguardo al mercato italiano e alla qualità dei prodotti, sia attraverso un’analisi del mondo dei produttori, e alle specificità richieste oggi alla loro professione.
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Dopo quello del vino e quelli dedicato al turismo, in Sicilia arriva anche il distretto del dolce tipico siciliano per la tutela e a valorizzazione delle specialità dolciarie dell’isola. Il distretto, presentato al Vinitaly, è stato istituito con l’obiettivo di coinvolgere tutti i produttori, dall’agricoltore al pasticcere, garantire la tracciabilità e rintracciabilità del prodotto nella filiera agro-alimentare, e per varare un disciplinare per la produzione in Sicilia di dolci di qualità in grado di competere sui mercati. Alla guida è stato nominato il maestro Nicola Fiasconaro di Castelbuono
”La Sicilia - sottolinea Fiasconaro - vanta alcuni prodotti tipici dal gusto inconfondibile che bisogna valorizzare e che fanno parte della nostra storia e cultura culinaria”. Nel progetto sarà coinvolta una squadra d’eccellenza di cui faranno parte famosi pasticcieri siciliani, Giuseppe Condorelli, Enzo Di Stefano, un componente della famiglia Ruta di Modica, Salvatore Cappello di Palermo e Rosario Zappalà di Messina.
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Terra vocata alla viticoltura, grazie ad un’eccezionale combinazione di fattori climatici e altimetrici, il Trentino produce grappe di grande pregio e alta qualità. A riprova di ciò, basti dire che su 130 distillerie italiane, ben 30 sono operanti in questa provincia: una su cinque. Ciononostante, la produzione trentina equivale solo all’8% di quella nazionale, segno inequivocabile di come sia proprio la qualità la parola d’ordine di questa grande realtà grappicola.
Aziende di piccole dimensioni che distillano vinacce freschissime - esclusivamente trentine - quando ancora imbevute di vino possono trasferire tutto il loro pregio e gli aromi naturali nella bottiglia. Meno tempo passa dalla pigiatura all’arrivo della vinaccia, maggiore è la qualità della grappa. Garanzia ulteriore è il metodo di distillazione che avviene secondo i principi tracciati dal trentino Tullio Zadra. Questo maestro nella costruzione degli alambicchi, negli anni Cinquanta e Sessanta, perfezionò appunto il 'metodo bagnomaria discontinuo' che ancora oggi porta il suo nome. Un metodo in seguito utilizzato anche in altre regioni, che grazie al vapore acqueo permette di ottenere una migliore regolazione della temperatura di cottura e quindi l’ottenimento di un prodotto più fine, grazie ad un riscaldamento lento e uniforme.
Ma il binomio Trentino e Grappa ha radici più antiche e profonde, fondate nella cultura stessa della gente trentina. In dialetto il verbo distillare si traduce in 'lambicàr': un termine che indica la lavorazione delle vinacce, ma anche l’attesa necessaria per ottenere un distillato di pregio. Un doppio significato non casuale.
Nel 1969, cinque distillatori hanno dato vita all’Istituto di Tutela Grappa del Trentino. Uno strumento di controllo della qualità che oggi conta 28 soci, praticamente la totalità dei distillatori trentini. Solo dopo numerosi e accurati controlli, l’Istituto concede il via libera e rilascia alla grappa il “Marchio del “Tridente”. Non prima che il prodotto venga certificato dalle analisi di laboratorio condotte dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e dalle analisi organolettiche della Commissione operante presso la Camera di Commercio I.A.A. di Trento.
Il Trentino grappicolo è localizzato in alcuni luoghi chiave, che costituiscono il cuore pulsante dell’intera produzione.
Santa Massenza, un piccolo paese di 200 abitanti posto sulla statale che dalla città di Trento conduce al Lago di Garda, ospita ben cinque aziende - tutte con lo stesso nome, Poli - che producono da centinaia di anni la loro 'acqua preziosa'. Si tratta di un luogo che sembra incantato, affacciato direttamente, tramite costruzioni rurali, sul verde smeraldo delle acque del Lago di Santa Massenza.
In Valle di Cembra l’acqua particolarmente pura dal calcare permette di ottenere delle grappe molto eleganti. Una vallata dalle caratteristiche montagnose, dove i vigneti arrampicati su pendenze ardite sono baciati dal sole tutto il giorno.
Una consistente produzione di grappa si trova poi nella Piana Rotaliana a nord di Trento, terra famosa per la produzione del Teroldego, il principe dei vini trentini. Ben 11 sono le distillerie concentrate nel territorio particolarmente fertile del Teroldego rotaliano, laddove il torrente Noce incontra il fiume Adige.
Non mancano naturalmente le distillerie anche nei dintorni di Trento, così come in Vallagarina, terra del Marzemino: storiche aziende che nel corso degli anni hanno contribuito in maniera determinante a divulgare tra gli appassionati di tutta Italia la conoscenza della grappa trentina.
La Trentino Grappa ha una specificità che è propria della terra di montagna in cui nasce, che le conferisce fragranze e profumi esclusivi. Importante anche la qualità dell’acqua usata durante il processo di distillazione: quella trentina è particolarmente pura, quasi priva di calcare.
Il colore e il sapore della Trentino Grappa variano sostanzialmente a seconda che si tratti di grappa giovane, con quel gusto ancora legato alle vinacce, o riserva, passata attraverso la maturazione nelle botti di rovere, arricchita dalle note complesse e nobili del legno.
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Dolce e piccante. Da solo, accompagnato alla classica pasta, ma anche ad ingredienti freddi come verdure, farro, carpaccio, frutta (in particolare fichi, pere, mele, kiwi e fragole) e frutta secca (come noci, nocciole e mandorle). La sua sorprendente abbinabilità è ben nota ai grandi chef che da sempre si affidano al Gorgonzola per creare nuove ricette.
Comunque si decida di gustarlo, a patto naturalmente che sia DOP ovvero contrassegnato dal logo blu del Consorzio sulla carta d’alluminio che lo avvolge, il Gorgonzola dona sempre un senso di appagamento grazie anche al suo aspetto irresistibile. Non a caso, fin dall’antichità, questo formaggio è proposto agli inappetenti per far tornare loro l’appetito.
Il gorgonzola è un formaggio particolare dalla personalità spiccata. Dolce o piccante, consigliamo di provarli entrambi, acquistandone piccole quantità, dal momento che si tratta di un alimento 'vivo' e in continua maturazione. Per l’ottimale conservazione del gorgonzola è sufficiente asportare la crosta ed avvolgere il prodotto riponendolo in una confezione salva freschezza. Nel caso in cui il gorgonzola acquistato venga lasciato troppo a lungo nel frigorifero, assumendo quindi un sapore troppo deciso, si può utilizzarlo con panna da cucina e burro per la preparazione di ottime salse e gustose creme in aggiunta ai tuoi piatti.
Pur essendo fatto esclusivamente con latte e caglio, dal punto di vista dietetico-alimentare il Gorgonzola è un alimento completo che contiene proteine (19 gr x 100 gr di prodotto), fosforo (360 mg.), calcio (420 mg.) e vitamine (A, B1, B2, B6, B12, PP) elementi indispensabili per un armonico sviluppo fisico e un equilibrato apporto di quotidiana energia. Ecco perché è l’ideale per preparare i piatti unici particolarmente utilizzati d’estate.
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Lo zafferano è una pianta (bulbo-tubero) che viene trapiantata in primavera e il cui fiore sboccia nei campi ad ottobre (fioritura autunnale). Il fiore ha un colore che varia dal lilla chiaro al viola purpureo e all’interno della sua corolla si trovano 3 fili di colore rosso vivo, da questi si ricava il preziosissimo Zafferano.
Lo zafferano è un prodotto totalmente naturale perché coltivato senza ricorrere all’utilizzo di fertilizzanti, pesticidi o sostanze chimiche. Anche la lavorazione è completamente artigianale. I fiori sono, infatti, raccolti a mano e sempre manualmente vengono staccati i tre stimmi interni alla corolla; subito dopo vengono seccati in un forno o in un braciere al fine di sterilizzarli. Da qui l’origine della sua preziosità! Basti pensare che per produrre 1 kg di zafferano è necessario raccogliere sui campi circa 150.000 fiori e occorrono più o meno 500 ore di lavoro. Da circa 20 fiori si ricavano 60 pistilli che una volta essiccati e lavorati serviranno per preparare un’unica bustina di zafferano.
Quando si compra una confezione di zafferano bisogna prestare molta attenzione al peso e al prezzo della bustina. Un prezzo troppo basso nasconde sempre spiacevoli sorprese: o lo zafferano al suo interno è di una qualità scadente oppure la bustina è 'più leggera'. Nel caso di questa preziosa spezia, infatti, basta poca quantità in meno di prodotto per avere forti differenze di prezzo.
La polvere di zafferano deve essere uniforme, senza puntini bianchi, di colore rosso vivo. In caso contrario vuol dire che è stata utilizzata una qualità scadente o che è stata mischiata ad altri componenti senza nessun valore gastronomico. Anche un’eccessiva umidità è sinonimo di alterazione sia di qualità sia di peso. Essa potrebbe, infatti, causare lo sviluppo di microrganismi che con il tempo rovinerebbero la zafferano facendolo ammuffire.
In Italia confezionare con la denominazione zafferano qualcosa che sia diverso dalla parte apicale dello stesso è vietato dalla legge (Regio Decreto n° 2217 del 1936). Un’ulteriore e importante tutela per la qualità e purezza dello zafferano. Per tutti questi motivi è meglio diffidare da marche sconosciute con prezzi troppo bassi.
Lo Zafferano è una delle spezie più versatili e non tutti sanno che in cucina lo si può utilizzare nella quotidianità per esaltare il gusto di ogni portata: dall’antipasto fino al dolce trasforma in oro quel che tocca.
Aggiunto ai piatti di tutti i giorni, senza l’apporto di grassi e quindi con 0 calorie lo Zafferano regala salute, sapore, profumo e non meno importante il colore giallo della felicità, del benessere e del buonumore.
Prima di tutto è meglio preferire la polvere in bustina agli stimmi, perché si scioglie in modo molto più uniforme e veloce, è pratica da dosare e inoltre, grazie alla confezione, conserva più a lungo le sue proprietà organolettiche. Gli stimmi, al contrario, sono difficili da reperire e richiedono una prassi ben precisa e lunga per l’utilizzo in cucina.
E’ consigliabile aggiungere la polvere di zafferano alle pietanze, stemperandola in poca acqua o brodo caldo, mescolando bene fino a quando non si distribuisce uniformemente e in genere, poco prima di togliere i cibi dal fuoco, perché lo zafferano è termolabile, ovvero perde in parte il suo aroma se rimane per molto tempo a contatto con il calore. Decisamente inutile la procedura di versare lo zafferano nell’acqua di cottura, per esempio della pasta: colore e sapore andrebbero persi una volta scolata. Una volta utilizzato, lo zafferano avanzato va riposto in un recipiente ermetico e conservato in un luogo fresco al riparo dalla luce e dall’umidità. Conservato correttamente si mantiene fino a quattro anni.
Non solo buono da mangiare ma anche una vera miniera di sostanze benefiche per l’organismo. Numerose ricerche scientifiche lo hanno eletto Re degli Antiossidanti, ovvero di quegli elementi indispensabili al corpo umano per proteggersi dall’invecchiamento perché combattono l’azione dei radicali liberi, le sostanze tossiche prodotte da stress, alimentazione sbagliata, inquinamento ed errati stili di vita. I principi attivi che donano allo zafferano il suo impareggiabile colore giallo sono la crocetina, la crocina e la picrocrocina, sostanze che fanno parte della famiglia dei carotenoidi, gli antiossidanti naturali per eccellenza. Essi sono diffusi in vari alimenti vegetali, ma mai in una concentrazione così elevata come nel caso dello zafferano di qualità: a parità di peso lo zafferano ne contiene mille volte in più rispetto, ad esempio, alle carote. Il contenuto di carotenoidi nell’organismo è il fattore che più degli altri concorre a determinare la massima aspettativa di vita nella popolazione. Le funzioni dei carotenoidi nel nostro organismo sono tante; contribuiscono al controllo dei fenomeni patologici che vedono coinvolti i radicali liberi, incrementano le resistenze immunitarie, agiscono come generatori della vitamina A, potenziano l’azione di prevenzione della cancerogenesi.
Ma c’è di più! La crocina è uno dei pochissimi carotenoidi che si sciolgono nell’acqua rendendo la sua assimilazione particolarmente facilitata.
Lo zafferano contiene anche altri elementi utili al nostro organismo quali le vitamine B1 e B2 e molti aromi naturali. Le vitamine B1 e B2 sono componenti necessari per la crescita, per il metabolismo dei grassi, delle proteine e dei carboidrati, mentre gli aromi naturali hanno benefici eupeptici cioè favoriscono la normale funzione digestiva.
Infine, è risaputo che lo zafferano ha poteri afrodisiaci. Nella mitologia greca il dio Ermes, consigliere degli innamorati, utilizzava lo zafferano come afrodisiaco per risvegliare il desiderio e l’energia sessuale. Queste virtù si sono tramandate nel tempo. Oggi gli effetti stimolanti dello zafferano sono riconosciuti a livello scientifico. Come afferma il dottor Ottavio Iommelli: “Questa spezia ha dimostrato di agire sulle ghiandole surrenali stimolando la produzione di ormoni quali adrenalina, ACTH e cortisolo che tonificano la sfera sessuale”. A ciò si aggiunge che le sua capacità antiossidanti migliorano la circolazione e l’umore. Il colore giallo dello zafferano, infatti, è da sempre sinonimo di benessere, felicità e buonumore tanto da essere utilizzato in cromoterapia proprio nelle situazioni di stress psico-fisico.
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La Giunta veneta ha approvato le nuove procedure di gestione amministrative relative all’articolazione regionale dell’elenco nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini. “Il provvedimento - ha spiegato l’assessore all’agricoltura Franco Manzato - recepisce le modifiche apportate lo scorso anno alle disposizioni nazionali sull’elenco in questione, funzionale all’attuazione delle norme che disciplinano il riconoscimento della DOP per gli oli di oliva vergini ed extravergini italiani. E’ insomma una faccenda più burocratica che di sostanza, benché essenziale per qualificare con la Denominazione le produzioni oleicole del Veneto che rispondono ai disciplinari adottati”.
Il provvedimento di giunta dà il via libera alle nuove “Procedure amministrative per il rilascio dell’autorizzazione alla realizzazione di corsi per assaggiatori di oli d’oliva vergini ed extravergini” e alle “Procedure amministrative per la presentazione delle domande, l’istruttoria e l’iscrizione e la gestione dell’articolazione regionale dell’elenco nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini”.
Le attività riguardanti la gestione dei procedimenti autorizzativi sono all’Unità di Progetto Tutela produzioni agroalimentari.
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Stagione di pesca del tonno rosso 2013: l’impegno dell’UE nella piena attuazione del piano pluriennale rafforzato di ricostituzione
La Commissione europea ha ribadito il suo impegno nella gestione sostenibile dello stock di tonno rosso durante la stagione principale di pesca 2013 nel Mediterraneo e nell’Atlantico orientale. Il periodo che va dal 26 maggio al 24 giugno corrisponde alla stagione in cui i pescherecci a circuizione e le grandi imbarcazioni sono autorizzati a pescare il tonno rosso. Contando anche le trappole, le quote destinate ai pescherecci a circuizione corrispondono all’83% della quota complessiva UE che, per il 2013, è pari a 7 548,1 tonnellate. Sono sette gli Stati membri dell’UE i cui pescherecci partecipano alla pesca: Spagna, Francia, Italia, Grecia, Portogallo, Malta e Cipro.
La pesca del tonno rosso è regolata dalla Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell’Atlantico (ICCAT) di cui l’UE è parte contraente insieme ai suoi Stati membri. In occasione della riunione annuale nel novembre 2012, l’ICCAT ha adottato un piano pluriennale rafforzato di ricostituzione dello stock di tonno rosso che promuove la gestione sostenibile dello stesso e introduce una serie di nuove misure di controllo.
Sulla base dell’esperienza degli anni precedenti, e date le particolarità della campagna di quest’anno, è stato istituito un programma rigoroso d’ispezione e di controllo che coinvolge un numero importante di ispettori, navi e aeromobili di sorveglianza coordinati dall’Agenzia europea di controllo della pesca (EFCA) e dagli Stati membri interessati. La Commissione europea monitora inoltre le catture e analizza regolarmente i dati forniti dal sistema di controllo dei pescherecci (un sistema di controllo satellitare), al fine di garantire che tutte le regole, soprattutto le quote delle singole navi, siano pienamente rispettate. In stretta collaborazione con l’EFCA, gli Stati membri e le altre parti contraenti dell’ICCAT, sono in corso di adozione tutte le misure necessarie a garantire il pieno rispetto delle nuove disposizioni e, in definitiva, il successo del piano di ricostituzione e la sostenibilità a lungo termine dello stock.
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Lo scorso 18 maggio presso l'ex Chiesa di San Carpoforo in Brera si è tenuta a battesimo la manifestazione Street Food On The Road, cui certamente la nostra testata non poteva mancare, promossa dall’Associazione culturale 'Tutti Più Educati' all’interno di Expo Days 2013.
Nel corso della manifestazione la Dott.ssa Laura Caradonna (presidente dell’Associazione) ha illustrato il progetto che si snoderà attraverso un ricco calendario di eventi con una Temporary Exhibition nelle strade e nei distretti lombardi, realizzata con un’installazione a basso impatto ambientale (per educare a una nuova estetica visionaria ed ecosostenibile), curata dall’Accademia di Brera col coordinamento del Professore Filippo De Filippi, docente di Architettura d’Interni, in cui si potrà degustare, consumare cultura e socializzare.
Il progetto si sposa perfettamente con le finalità dell’Associazione che da sempre sono quelle di promuovere campagne di sensibilizzazione a favore di un ritorno al rispetto reciproco basato sulla gentilezza, il buon garbo ed un’educazione che faccia da buon esempio nelle scuole, negli uffici e nelle strade. Il cibo di strada è da sempre uno dei modi più diffusi di socializzare ed è presente nelle sue diverse elaborazioni in ogni cultura; per questo motivo la proposta assume una valenza ancora più rilevante in una società come la nostra dove la multiculturalità sta assumendo aspetti sempre più importanti.
Marco Balsamo
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Lo scorso 23 Aprile presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Bicocca di Milano nell’ambito del Corso di Laurea in Scienze del Turismo ha avuto luogo la presentazione del Laboratorio 'Fuori Expo Tour 2015 - Incoming Turistico e Reti Territoriali' (Docente Prof. Leotta). In tale occasione alla presenza di rappresentanti di Autorità Consolari ed Associazioni impegnate nel sociale l’Ing. Giuseppe Frattini, presidente della Consulta Lombarda, ha presentato la nuova edizione della ChartaAmbrosiana che affonda le sue radici nella rassegna di cucina milanese organizzata dal Comune di Milano nel 1985. “La nuova edizione denominata 'Il Poliedro de l’Armonia' affianca alla tradizionale diffusione della cultura alimentare lombarda percorsi culturali nell’area ambrosiana (“Milano Medioevale all’interno della cerchia dei Navigli”, “Entro le mura spagnole”, “Milano oltre il 2000”), che illustrano gli aspetti di tradizione, cultura, arte della nostra metropoli. In ciascun percorso è prevista una sosta golosa per commentare quanto si è visto, stando a tavola intesa come punto d’incontro e di scambio di esperienze, gustando la 'ChartaAmbrosiana' proposta in quel momento dal locale.” - dice Frattini – “Ogni locale adotterà ed interpreterà a suo modo un menù scelto all’interno dei 32 selezionati che rappresentano uno spartito di un’armonia che trova la propria nota ed essenza nei pilastri della cucina Ambrosiana.”
Expo2015 è ormai alle porte e costituisce un’occasione da non perdere per Milano ed il paese tutto.
Le ultime stime giudicano che arriveranno a Milano 20 milioni di visitatori ai quali sarà auspicabile essere in grado di offrire un ricco cartellone di eventi e rappresentare al meglio le eccellenze nel settore dell’alimentazione dell’Italia e di Milano.
Il cibo italiano è amato perché è sano e genuino in quanto il piacere, la qualità, il gusto alimentare, le cucine ed i prodotti regionali, la biodiversità e la salute di uomini e animali fanno parte della cultura italiana del saper vivere.
Nel corso della presentazione il Prof. Leotta ha dichiarato “Il tema dell’Expo Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita indica chiaramente quali siano le direttrici lungo le quali muoversi ed a tal fine rivestirà grande importanza il FuoriExpo che sarà strutturato come una miriade di eventi che coinvolgeranno tutta la nostra Metropoli ed in particolare è chiaramente indicato quale tema di lavoro e dibattito quello di valorizzare la conoscenza delle tradizioni alimentari come elementi culturali e etnici. In questo tema si inserisce perfettamente Il Poliedro de l’Armonia che potrà contare anche sulla collaborazione degli studenti dell’Università Bicocca che creando percorsi di turismo di comunità in rete avranno l’opportunità di sperimentare personalmente e mettere in pratica concetti e nozioni riferibili agli ambiti-chiave del Marketing Territoriale Turistico, dall’analisi delle risorse culturali ed artistiche al marketing operativo.”
Grande impulso sarà certamente dato dalla presenza nel progetto dell’Antica Credenza di Sant’Ambrogio, storica Associazione Milanese che da sempre è finalizzata al recupero ed alla diffusione delle tradizioni milanesi e lombarde che si preoccuperà di identificare i percorsi ed i luoghi della cultura ambrosiana da visitare e di AgoraFutura.Net , Associazione che ha nel Marketing Turistico e nell’utilizzo delle nuove tecnologie i suoi punti di forza.
Graditissimo da parte dei promotori è stato l’appoggio dato da parte della Associazione Stampa Agroalimentare Italiana che dando il proprio patrocinio testimonia la bontà del progetto.
Marco Balsamo
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Sabato 1 Giugno e Domenica 2 Giugno i vicoli e le strade di Hermagor (Austria) si trasformeranno in un percorso dei piaceri di cui lo 'Speck del Gailtal' è il culmine. Questo prodotto di punta del Gailtal - contraddistinto dal marchio di origine protetta dell’UE - si potrà assaggiare negli stand della ventunesima Festa dello Speck del Gailtal.
Come star degli eventi culinari brilla lo speck in tutte le sue varianti. Si potrà provare sia lo speck di lardo, pancetta, coscia o carré, con la morbida speziata specialità dai caratteristici bordi di grasso bianco sia su croccante pane casereccio o in modo più profano nei panini oppure con un’usanza tipica della vicina Italia, con il melone. Vale anche la pena di provare le ghiottonerie calde alle quali lo Speck del Gailtal conferisce sapori tutti particolari.
L’aroma delle padelle è seducente quando si cucina il 'piatto nazionale' del Gailtal, il sostanzioso Frico fatto di speck, uova e formaggio. In questo caso è importante anche il formaggio degli alpeggi del Gailtal, il Gailtaler Almkäse, anch’esso con marchio di origine protetta dell’UE, che conferisce al Frico il suo sapore originale. Inoltre si potranno degustare salsicce, salami e altre prelibatezze a base di maiale della produzione contadina. In totale, saranno in circolazione alla Festa dello Speck circa cinque tonnellate di speck, 3.000 salami e 15.000 salsicce.
E per sapere di più sulla produzione dello Speck del Gailtal, sia Sabato che Domenica alle 13.30 e alle 14.30 ci saranno degli shuttlebus dalla piazza principale a un vicino produttore. Qui i gourmet potranno farsi un’idea della cura richiesta nella produzione dello star gastronomico. Gli sportivi iniziano invece al sabato il tour in bicicletta 'Genuss Region Österreich bewegt' (l’Austria si muove). Negli stand della Genuss Region Österreich saranno a disposizione tutto il giorno E-Bike per un test gratuito.
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'Porchet… tiamo'. Più che un festival una vera e propria dichiarazione d’amore per uno dei cibi più gustosi, antichi e popolari della tradizione gastronomica italiana. Gli estimatori della porchetta si danno infatti appuntamento a San Terenziano di Gualdo Cattaneo, in provincia di Perugia, per la quinta edizione di 'Porchettiamo - Festival delle Porchette d’Italia'. Un’occasione irrinunciabile, unica in tutta Italia, per gustare le diverse varianti di questo succulento 'cibo di strada'.
Dal 10 al 12 maggio nella piazza principale del piccolo borgo umbro, rinominata per l’occasione 'La piazza delle porchette', si riuniranno stand attentamente selezionati dall’organizzazione, cui quest’anno si aggiungono per la prima volta produttori che arrivano da fuori dei confini produttivi classici.
E allora ecco lo slogan di quest’anno: 'Porco Mondo', cioè la porchetta sempre più lanciata alla conquista del Pianeta e capace di travalicare i confini geografici della tradizione. Da cibo tipico del centro Italia (anche quest’anno a San Terenziano saranno presenti nuovamente, per un confronto tra alcune delle migliori della tradizione italiana, le porchette umbre, toscane, laziali, marchigiane e abruzzesi), questo piatto viene ormai prodotto e consumato praticamente ovunque. Dai mercati di Londra ai chioschi di New York, passando ovviamente per molte regioni italiane meno consuete per questo cibo come la Calabria, che infatti sarà presente con un suo stand a Porchettiamo 2013.
Dunque la porchetta alla base di tante varianti territoriali e di gusto, con altrettanti ingredienti nuovi che entrano nella produzione. Tradizione e innovazione, storia e fantasia contemporanea si fondono in questo squisito cibo di strada.
Che non sarà l’unico. Dopo il successo dello scorso anno, torna l’incontro con altri cibi di strada grazie all’iniziativa 'Porchettiamo & Friends'. A far visita alla porchetta, con possibilità di assaggi, saranno il Lampredotto fiorentino di Luca Cai, il Cicotto di Grutti (Perugia), il PesceStrada del Lago Trasimeno (Carpa regina in porchetta), Pane e Panelle di Trapani.
La porchetta, inoltre, si conferma tra i più efficaci 'cibi anticrisi'. È' infatti un piatto unico, un pasto genuino e con una bibita si può mangiare tranquillamente spendendo meno di 5 euro!
A far da 'contorno' ci saranno i vini rossi della Strada del Sagrantino, presso l’Enoteca del Sagrantino, e le birre artigianali italiane scelte da Fermento Birra, presso la Birroteca Artigianale.
E per chi ha problemi di celiachia ci sarà anche il panino con porchetta senza glutine (panino versione gluten free), in collaborazione con l’Associazione Italiana Celiachia dell’Umbria, perché la porchetta è davvero un cibo per tutti.
Sarà presente anche Slow Food, che attraverso la Condotta Valle Umbra organizzerà laboratori per la preparazione del Cicotto di Grutti (nuovo presidio Slow Food Umbria che consiste in una preparazione tradizionale a base di maiale, dal sapore unico ed estremamente aromatico, che si tramanda di padre in figlio da anni) e dei salumi fatti in casa (attraverso il recupero di alcune preziose capacità pratiche andate perdute negli ultimi decenni ma che padri, madri, nonni e nonne, hanno utilizzato per avere prodotti veramente genuini e a km 0).
Porchettiamo è quindi un percorso gastronomico che fa conoscere e assaggiare alle persone le migliori produzioni di porchette italiane, ma non solo.
Non mancheranno inoltre le attività collaterali: passeggiate alla scoperta dei sentieri nascosti del Comune di Gualdo Cattaneo e dei sui Castelli, musica, animazioni ed artisti di strada, mentre i bambini potranno divertirsi a decorare un salvadanaio-ricordo della giornata o a cavallo di pony.
Spazio pure al 'Borgo della Creatività', a cura dell’Istituto Italiano di Design, con installazioni dedicate al maiale ed estemporanee di pittura e disegno, una mostra sul tema del riciclo intitolata 'Del Maiale non si butta via niente' e una mostra fotografica.
Altre le novità di quest’anno, come ad esempio il contest fotografico per instagramer (#porchettiamo2013).
Durante Porchettiamo si svolgerà anche il Primo Raduno Camperisti Italiani, in collaborazione con l’Associazione Camper Club Foligno. I camperisti avranno diritto (con un costo di iscrizione di 15 euro) ad un cestino versione 'Pig-Nic”'contenente 4 panini degustazione con porchetta, un dolcetto tradizionale, una consumazione a scelta (birra artigianale, vino, succo di frutta, acqua), una shopper Porchettiamo e promozioni riservate.
Tutte queste iniziative saranno il filo conduttore di un soggiorno che, oltre il gusto, stimolerà la curiosità e non mancherà di regalare emozioni facendo scoprire l’arte, la cultura e il paesaggio del meraviglioso territorio umbro. Per questo motivo è nato anche il pacchetto turistico 'Porchettiamo in Umbria' (da 89 euro a persona), che comprende un pernottamento con trattamento b&b presso un agriturismo della zona, un cestino 'Pig-Nic', una passeggiata con guida alla scoperta del territorio e la bellissima shopper di Porchettiamo.
La formula è personalizzabile, attraverso l’iniziativa 'Scopri il territorio', così che possono essere richiesti ulteriori servizi quali l’ingresso al Complesso Museale di San Francesco a Montefalco, l’iscrizione al Laboratorio Slow Food 'I Salumi e i Formaggi' e una degustazione in una cantina della zona in collaborazione con la Strada del Sagrantino. Il tutto è stato realizzato con la collaborazione del consorzio UmbriaSi.
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Oggi gran parte delle vallate dell’Alto Adige/Südtirol si presenta come un unico grande frutteto di mele e pere. Tuttavia in alcune zone le distese di alberi sono interrotte da campi coltivati a grano, segale, mais, orzo, avena o farro: il ritorno all’agricoltura originale d’alta montagna, la riscoperta di antiche colture e la rivitalizzazione dell’antica cultura cerealicola.
Sono bastati 100 anni per ridurre la superficie di coltivazione di cereali da 30 mila ettari (nel 1900) a soli 243 ettari (nel 2000) in tutto l’Alto Adige. Dal 2011 grazie al progetto 'Regiograno' sotto l’egida del Tis Innovation Park Alto Adige/Südtirol in Val Pusteria, Val Venosta e Valle Isarco è stata attivata una rete di collaborazione che vede coinvolti produttori di sementi, agricoltori, mugnai e panificatori, con l’obiettivo di dare nuovi impulsi alla coltivazione dei cereali. Oggi su circa 71 ettari vengono raccolte ben 308 tonnellate di grano (268 t di segale e 48 t di spelta o farro grande), che vengono lavorate dal mulino di Merano per poi essere trasformate in gustosi pani tipici da parte di 40 panettieri locali.
L'Alta Val Venosta, per secoli già nota come il 'granaio del Tirolo storico', oggi è al centro di vari progetti di rinascita e rilancio della cerealicoltura. Il primo progetto è nato grazie all’associazione culturale 'arcus raetiae' e al Centro sperimentale Laimburg, che hanno censito tutte le varietà altoatesine di segale (58), trovando che ben 17 di queste varietà sono presenti in Val Venosta. Nel 2010 nasce il secondo progetto 'Granaio Val Venosta' che si propone di rilanciare il concetto dello storico granaio con una serie di iniziative che vanno dalla coltivazione alla lavorazione, allo stoccaggio, alla trasformazione fino alla vendita, non tralasciando la ricerca e la formazione.
Una curiosità: dove ci sono cereali, c’è whisky. Nasce così a Glorenza il primo ed unico produttore di whisky d’Italia, Puni, che trova la materia prima davanti alla porta della distilleria - malto d’orzo, frumento e segale.
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Giovane, single, residente in Lombardia. E’ l’identikit del maggior consumatore di gelato nel nostro Paese. Ma, in generale, gli italiani non rinunciano al piacere di gustare tutto l’anno coni, sorbetti e coppette.
In vista della Prima Giornata europea del gelato artigianale, istituita dal Parlamento di Strasburgo e organizzata il 24 marzo in 12 Paesi Ue, Confartigianato e CNA hanno analizzato produzione e consumi di gelato in Italia: e così si scopre che nel 2012 la spesa annua delle famiglie si è attestata a 2.026 milioni di euro, con una crescita dell’1% rispetto all’anno precedente. Per soddisfare la richiesta aumenta anche il numero delle gelaterie artigiane: nel 2012 i punti vendita dei gelati artigiani (che comprendono le gelaterie e altri esercizi che distribuiscono gelato come pasticcerie, bar, ristoranti) sono 38.892 con 90.565 addetti e dal 2011 sono cresciuti del 2%.
La rilevazione di Confartigianato e CNA mostra che sono i giovani adulti i maggiori consumatori di gelato. Il primato di spesa pro capite, pari a 67 euro all’anno, appartiene infatti ai single con meno di 35 anni. Seguono le giovani coppie senza figli (43 euro pro capite l’anno), mentre le coppie con 1 figlio spendono 33 euro pro capite l’anno. In particolare, il record della spesa appartiene al Nord Ovest e al Nord Est, con una media di 91 euro l’anno per famiglia. Nelle regioni del Centro si spendono 78 euro l’anno, nel Sud 67 euro e nelle Isole 64 euro.
A livello regionale, è la Lombardia a vantare il maggior numero di punti vendita di gelato artigiano (5.882, pari al 15,6% del totale) e a detenere il record dei consumi (392 milioni di euro l’anno, equivalente al 19,4% del totale nazionale).
Dopo i lombardi, i più golosi sono gli abitanti del Veneto e del Lazio. In ciascuna di queste due regioni si spendono in gelati 184 milioni di euro, pari al 9,1% del totale. Seguono a breve distanza il Piemonte (183 milioni la spesa annua in gelati, pari al 9% del totale), l’Emilia Romagna (179 milioni, pari all’8,8% della spesa nazionale) e la Campania con 141 milioni pari al 7% della spesa totale in gelati.
Duello tra Roma e Milano per il primato provinciale della maggiore spesa annua delle famiglie in gelati: nella Capitale si attesta a 134,6 milioni, mentre il capoluogo lombardo segue a breve distanza con 133,9 milioni di euro. Conquista il terzo posto la provincia di Torino (95,7 milioni), seguita da Napoli (72,4 milioni), Brescia (48 milioni), Bologna (43 milioni), Bergamo (41,2 milioni), Genova (39,7 milioni).
Sono circa 600 i gusti di gelato che si possono degustare ma, nonostante un’offerta quasi illimitata, i preferiti continuano a essere i classici: cioccolato (27%), nocciola (20%), limone (13%), fragola (12%), crema (10%), stracciatella (9%) e pistacchio (8%), secondo un sondaggio condotto recentemente da Eurisko. La varietà dei gusti e la capacità creativa di artigiani e aziende sono fondamentali per il successo del gelato.
Se dai consumi ci si sposta alla produzione, la classifica delle regioni con il maggior numero di gelaterie artigiane vede al secondo posto, dopo la Lombardia, il Lazio (3.768 imprese, pari al 10%), seguita da Campania (3.448 imprese pari al 9,1%), Veneto (3.225 imprese, pari all’8,5%), Emilia Romagna (3.047 imprese pari all’8,1%) e Piemonte (2.902 imprese, pari al 7,7%). Nell’ultimo anno, le gelaterie sono aumentate soprattutto in Abruzzo (+4,4%), Puglia (+3,8%) e Sardegna (+3,2%).
A livello di macro area il maggior numero di gelaterie artigiane è presente nel Mezzogiorno (12.072 imprese, pari al 31,9% del totale) e nel Nord Ovest (10.305 imprese, pari al 27,3%). Seguono il Nord Est con 7.784 imprese - pari al 20,6% del totale, e il Centro con 7.625 imprese pari al 20,2% del totale.
In Italia l’incidenza delle gelaterie artigiane sulla popolazione è pari a 62 aziende ogni 100.000 abitanti. L’incidenza è più alta al Nord Est (67 gelaterie ogni 100.000 abitanti). Seguono Nord Ovest e Centro (66 gelaterie ogni 100.000 abitanti). Nel Mezzogiorno, invece, questo indicatore scende a 58 gelaterie ogni 100.000 abitanti. Le regioni con il più alto rapporto tra gelaterie ed abitanti sono la Liguria con 88 gelaterie ogni 100.000 abitanti, seguita da Valle d’Aosta e Sardegna, entrambe con 79 gelaterie ogni 100.000 abitanti, Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia, entrambe con 69 gelaterie ogni 100.000 abitanti. La maggiore incidenza di gelaterie sulla popolazione in queste regioni è in parte determinata da una significativa quota di consumi da parte dei turisti.
Importante, inoltre, il valore del gelato artigianale anche per l’industria agroalimentare: nel 2012 sono state acquistate 220.000 tonnellate di latte, 64.000 di zuccheri, 21.000 di frutta fresca e 29.000 di materie prime per creme e paste.
“L’aumento del numero di gelaterie artigiane conferma che gli italiani continuano a preferire la qualità e la genuinità del nostro prodotto. Non esiste limite alla fantasia dei gelatieri artigiani. Ma, al di là delle miscele più o meno fantasiose - sottolineano i Gelatieri di Confartigianato e di CNA - rimane una certezza: quella del gelato artigiano è una ricetta semplice e genuina: soltanto latte, uova, zucchero e frutta. Rigorosamente freschi, senza conservanti ed additivi artificiali, e lavorati secondo le tecniche tradizionali senza insufflazione d’aria. Inoltre, i gelatieri artigiani sono sempre più attenti a soddisfare particolari esigenze dietetiche o legate a intolleranze alimentari della clientela”.
Il gelato artigianale rappresenta insomma uno dei simboli del food made in Italy la cui produzione merita di essere sostenuta e valorizzata. E proprio per tutelare e promuovere la lavorazione rigorosamente artigianale del gelato e garantire la genuinità di un prodotto simbolo della cultura alimentare italiana nel mondo, i Gelatieri di Confartigianato e di CNA sottolineano la necessità di un’adeguata qualificazione professionale per gli operatori del settore.
Secondo le due Organizzazioni, le produzioni di generi alimentari devono essere realizzate in piena conformità alle norme di igiene, sicurezza e qualità degli alimenti in funzione della tutela del consumatore ed è, pertanto, assolutamente necessario garantire una professionalità adeguata ed un piena conoscenza delle complesse tecniche produttive e delle metodologie di autocontrollo del ciclo di produzione.
In tal senso, il sistema di qualificazione professionale indicato dai Gelatieri di Confartigianato e CNA deve garantire il raggiungimento di alcuni obiettivi inderogabili quali: rispetto delle norme igieniche e quindi tutela della salute del consumatore; elevazione degli standards qualitativi dei prodotti trasformati; mantenimento delle tecniche di produzione/trasformazione anche tramandate nel tempo; valorizzazione e sviluppo del patrimonio gastronomico; valorizzazione della professionalità degli operatori; creatività ed innovazione dell’offerta verso il consumatore; salvaguardia della immagine acquisita e consolidata della produzione alimentare italiana nel mondo.
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