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Con un balzo del 20 per cento nelle bottiglie spedite all'estero lo spumante italiano sorpassa lo champagne e conquista le tavole nel mondo con un record storico. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti che evidenzia un ulteriore segnale di uscita dell'Italia dalla crisi, sulla base dei dati Istat sul commercio estero nel 2014. All'estero non sono mai state richieste cosi tante bollicine italiane e - sottolinea la Coldiretti - il 2014 si è chiuso con la spedizione oltre frontiera di più di 320 milioni di bottiglie di spumante italiano, il record di sempre.
Si è dunque invertita la situazione e nel mondo - precisa la Coldiretti - si è bevuto più spumante italiano che champagne. le cui esportazioni si sono fermate a 307 milioni di bottiglie con un debole aumento dello 0,7 per cento. Curioso è peraltro il fatto che nel 2014 sono state esportate in Francia ben 9,8 milioni di bottiglie di spumante Made in Italy mentre al contrario da Oltralpe sono arrivate in Italia solo 5,8 milioni di bottiglie di champagne. Un risultato, importante in vista dell'Expo poiché dall'inizio della crisi nel 2007 le bottiglie di spumante italiano spedite all'estero - continua la Coldiretti - sono quasi raddoppiate con un aumento della presenza in Paesi tradizionali ma anche con la conquista di nuovi mercati come la Cina. Nella classifica delle bollicine italiane preferite nel mondo ci sono nell'ordine il Prosecco, l'Asti e il Franciacorta. Da segnalare - precisa la Coldiretti - i risultati ottenuti sui nuovi mercati come la crescita record nelle esportazioni in Cina dove le bottiglie di bollicine Made in Italy consumate nel 2014 sono quasi raddoppiate (+90 per cento) rispetto allo scorso anno.
Un vero e proprio boom di vendite di spumante nello stesso periodo si registra nel Regno Unito (+45 per cento in quantità) che - continua la Coldiretti - scavalca gli Stati Uniti per consumi (+14 per cento) e diventa il primo mercato di riferimento per le bollicine tricolori mentre la Germania scende al terzo posto con le esportazioni che restano praticamente stabili. A pesare è il fatto che con il successo - sottolinea la Coldiretti - crescono le imitazioni addirittura in Crimea dove nonostante la guerra si è iniziato a produrre falso Prosecco che in sfregio alle norme di tutela delle denominazioni viene venduto nelle grandi catene di supermercati dell'est Europa. Ma in commercio - continua la Coldiretti ci sono anche bottiglie di Kressecco e di Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco. Il risultato dello spumante italiano all'estero traina - sostiene la Coldiretti - l'intero comparto del vino che si classifica come la principale voce dell'export agroalimentare nazionale con oltre la metà delle bottiglie prodotte in Italia consumate all'estero dove si realizza un fatturato record di oltre 5 miliardi. A preoccupare quest'anno - conclude la Coldiretti - il crollo della produzione nazionale a causa del maltempo che ha tagliato del 15 per cento i raccolti con la vendemmia 2014 che si classifica come la più scarsa dal 1950 con 41 milioni di ettolitri.
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Ottanta chef, circa duecento risotti diversi (e decine di agnolotti e tajarin), centinaia di eccellenze enogastronomiche italiane nei numerosi stand a corollario.
Questi i numeri più significativi del 5° Festival nazionale del Risotto Italiano che, riconosciuto fra le tipicità italiane di EXPO 2015, si prepara ad un'edizione "monstre" che inizierà il 21 e 22 marzo con una ghiotta anteprima, e proseguirà dal 18 aprile al 2 giugno ogni weekend.
Testimonial e tutor di qualità della manifestazione Edoardo Raspelli, conduttore del programma tv Melaverde, che un recente referendum popolare promosso da un'importante rivista di settore ha incoronato come il più noto, amato ed influente critico gastronomico italiano.
Il centro espositivo Biella Fiere, a Gaglianico di Biella, luogo di svolgimento del Festival del risotto, per tutto il mese di maggio e fino al 2 giugno, sarà meta di numerosi turisti provenienti da EXPO 2015 all'interno del quale il Riso e il Risotto italiano saranno adeguatamente promossi. La sede del Festival del Risotto potrà essere raggiunta dai visitatori italiani e stranieri o con mezzi propri, o con pullman navetta che collegheranno Milano-Rho a Biella.
Alla degustazione dei risotti e alle proposte degli stand enogastronomici, saranno abbinati eventi culturali e di spettacolo che avranno come tema la cultura del riso e della campagna piemontese
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Una vera e propria scia di stelle quella che si attende tra il 22 e il 29 aprile sul lago di Garda: si tratta dei sette chef stellati che si esibiranno, insieme ad altri 15 top chef del Garda, in occasione del più rinomato evento enogastronomico dedicato al pesce di lago, Fish&Chef 2015.
Quest’anno la kermesse non scontenterà nessuna delle tre province che si affacciano sul Benaco, facendo tappa nelle stupende località di Riva del Garda (TN), Gardone Riviera, Manerba (BS), e nel veronese a Malcesine, Garda, Bardolino e Costermano.
Ogni sera una location diversa, ogni sera una nuova alchimia creata dalla maestria di cuochi provenienti non solo dall’Italia, ma anche dall’estero, che nei loro menù interpreteranno, secondo il loro gusto e la loro fantasia, specialità di lago come la trota e il carpione, ma anche l’Olio Extravergine di Oliva Dop del Garda, la carne Garronese Veneta, i vini del Custoza e i formaggi del Caseificio di San Zeno di Montagna.
L’evento coinvolgerà gli stellati di questo angolo d’Italia, accompagnati ogni sera da un collega proveniente da una diversa regione italiana e per la prima volta anche dal Lago di Costanza.
Ad aprire le danze, il 22 aprile, sarà lo chef Moreno Cedroni del Ristorante Madonnina del Pescatore di Senigallia che proporrà la sua versione delle delikatessen del Garda all’Hotel Bellevue San Lorenzo di Malcesine. La sera successiva sarà la volta poi di Riva del Garda dove, nella suggestiva cornice dell’Hotel Lido Palace, è atteso Alessandro Gavagna, chef del ristorante friulano La Subida (Cormon). Il 24, dal Ceresio 7 di Milano, dove si è svolta anche l’anteprima dell’evento, giungerà sul Garda lo chef Elio Sironi, che si esibirà al Grand Hotel Fasano a Gardone Riviera. Una cena a quattro mani quella che si svolgerà invece il giorno dopo al Ristorante Capriccio di Manerba, con i due fratelli Portinari - Nicola in cucina, Pierluigi sommelier ─ dal Ristorante La Peca di Lonigo (VI).
Il 27 aprile, a Garda, l’Hotel Regina Adelaide ospiterà uno chef che di lago se ne intende: Marco Sacco del Ristorante Piccolo Lago, locale affacciato direttamente sul Lago di Mergozzo (Verbania).
Sarà invece un ospite internazionale ─ Dirk Holberg del Ristorante Ophelia sul Lago di Costanza ─ il protagonista in cucina per l’appuntamento del 28 aprile all’Hotel Aqualux di Bardolino.
Alla Casa degli Spiriti di Costermano, il 29 aprile, andrà in scena il gran finale: la conclusione dell’edizione 2015 è affidata a un’equipe d’eccezione, il Dream Team Lake Garda, composto da 15 top chef del Garda, che giocheranno in casa per interpretare i prodotti del loro territorio.
L’altra grande novità di questa edizione è la possibilità di assistere a una settimana di cooking show sulla sponda del lago, nella splendida cittadina di Garda. Stobag, realtà leader nella produzione di strutture per l’outdoor living, offrirà il nuovo spazio I.S.L.A dove si svolgeranno spettacoli di cucina en plein air aperti al pubblico e degustazioni delle eccellenze enogastronomiche protagoniste di Fish & Chef.
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Dall'Expo di Milano a manifestazioni come Nero Norcia puntando sulle eccellenze del Made in Italy per risollevare l'economia italiana. Così il senatore del gruppo Grandi Autonomie e Libertà, Lucio Barani, presentando questa mattina, nella Sala Caduti di Nassirya del Senato, "Nero Norcia 2015", la Mostra Mercato Nazionale del tartufo nero pregiato di Norcia, giunta quest'anno alla sua 52esima edizione. L'appuntamento è a Norcia nei due week-end dal 27 febbraio al 1 marzo e dal 6 all'8 marzo. "Queste manifestazioni - ha detto Barani - rappresentano il fiore all'occhiello del Made in Italy. Le eccellenze e unicità italiane, che il mondo ci invidia, apprezza ed esporta, restano la nostra più grande ricchezza per combattere la crisi economica, risollevare l'economia e non perdere mai di vista quali sono i nostri punti di forza. In questo senso, l'Expo di Milano, incentrato proprio sul cibo, rappresenterà una vetrina fondamentale per l'Italia. Penso al parmigiano, al prosciutto, ai vini e a tutti quei prodotti della terra, partendo dalle arance rosse per finire all'olio di oliva che, insieme al tartufo, rappresentando il nostro dna".
Gli ha fatto eco il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno: "L'amministrazione comunale - ha osservato - ha voluto quest'anno far fare alla manifestazione un vero e proprio salto di qualità mettendo al centro della kermesse il pregiato tubero e le altre eccellenze locali: dalle norcineria ai formaggi ai legumi. Gli espositori saranno più numerosi rispetto agli anni passati e tra questi ce ne sarà uno dedicato ai prodotti senza glutine".
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In un anno segnato da forti insoddisfazioni per le quotazioni, i consumi di Parmigiano Reggiano sono cresciuti dell’1,7%. Lo rende noto il Consorzio di tutela che ricorda come, dopo due anni di sostanziale stabilità con una lieve tendenza alla flessione, nel 2014 il mercato interno abbia registrato una domanda in rialzo, con un picco particolarmente rilevante degli acquisti familiari nelle settimane a ridosso delle festività (+7%). “Contrariamente a quanto da alcune parti è stato rilevato e in controtendenza rispetto ad altri formaggi duri – ha precisato il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai – a partire dai similgrana che hanno registrato un calo delle importazioni del 2,7% nel 2013 e dello 0,8% nel 2014, le rilevazioni sulle famiglie e i dati relativi a tutti i canali di vendita (incluso l’Horeca) indicano un buon andamento dei consumi interni per il Parmigiano Reggiano, che si associa a una dinamica ancor più soddisfacente per l’export (+3,6%). Il dato è purtroppo del tutto insoddisfacente per quello che riguarda le quotazioni all’origine, il cui calo è associato anche a una flessione dei prezzi al consumo”. Alai ha ricordato che lo scorso anno i prezzi medi al consumo sono scesi di oltre il 4%, con punte assai più rilevanti in vaste aree del Paese, “incluse le zone di produzione e quelle che presentano i consumi tradizionalmente più elevati”. Le offerte e le promozioni particolarmente intense nella seconda metà dell’anno hanno spinto gli acquisti, ma le quotazioni per i produttori, mediamente pari a 8,06euro/kg nel 2014 rispetto agli 8,74euro/kg del 2013 e ai 9,12euro/kg del 2012, sono risultate fortemente penalizzanti per i redditi”. Un andamento strettamente legato a un aumento dell’offerta che, in quattro anni, si è concretizzata in una crescita produttiva superiore al 10%. “Ora – ha concluso Alai – la tendenza sembra essersi invertita con un calo della produzione che a dicembre si è attestato all’1,1% e divenuto ancora più marcato a gennaio 2015 con un -2,5% rispetto allo stesso mese del 2014, un dato che evidenzia i primi effetti delle difficoltà del comparto”.
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Raggiunge il record di 30 milioni di litri la produzione annuale di birra artigianale in Italia dove in netta controtendenza alla crisi si contano quasi 600 microbirrifici nel 2014, rispetto alla trentina censiti dieci anni fa. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell’incontro promosso del Corpo forestale dello Stato “MicroMaxi, i mille volti della birra” sul mondo produttivo delle birre in Italia. Dal boom dei micro birrifici in Italia è venuta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i piu’ attivi nel settore con profonde innovazioni che - sottolinea la Coldiretti - vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica. Non è un caso che per la prima volta nel 2014 le birre sono entrate nell’elenco dei prodotti tradizionali censiti dalle Regioni dove si trovano - precisa la Coldiretti - specialità come la birra di Savignone (Liguria), la birra della Valganna (Lombardia) e la birra di Fiemme (Trentino), tre preparazioni che vantano le loro caratteristiche artigianali che si fondano, rispettivamente, sulla leggerezza e il contenuto di vitamine, sulla qualità dell’acqua e sulla storia e sui pregi del lupino e dei luppoli selvatici lavorati usando tecniche e metodi di una volta, riscoperti dopo lunghe ricerche. Una offerta variegata in grado di soddisfare gli otre 30 milioni di appassionati consumatori di birra presenti in Italia dove tuttavia il consumo procapite e di 29 litri, molto poco rispetto a Paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l'Austria 107,8, la Germania 105, l'Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82. La produzione artigianale traina anche l’export Made in Italy con le spedizioni di birra italiana all’estero che sono aumentate del 13 per cento in quantità nel corso del 2014 rispetto all’anno precedente, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi. Oltre la metà della birra italiana esportata all’estero è diretta nel Regno unito dove nei pub - precisa la Coldiretti - si diffonde la presenza delle produzioni artigianali nostrane. A sostenere la produzione italiana di birra ci sono le coltivazioni nazionale di orzo con una produzione di circa 860.000 tonnellate di orzo nel 2014 su una superficie complessiva investita di circa 226.000 ettari. Per quanto concerne la produzione di birra, la filiera cerealicola unitamente al Ministero delle Politiche Agricole ipotizzano un impegno annuo di granella di orzo pari a circa 90.000 tonnellate. In questo contesto, ha trovato spazio, a partire dal 2010, favorita dalla nuova normativa nazionale, la piccola imprenditorialità per la produzione di birra agricola. Da tempo Coldiretti ha stimolato, perseguito ed avviato la politica delle filiere corte del “Made in Italy” agroalimentare, nel senso che il produttore partecipa, attraverso le sue forme associate fino alla gestione del prodotto finito sul mercato. Contestualmente, si sta potenziando su tutto il territorio nazionale la rete distributiva di “Campagna Amica” presso la quale il consumatore trova i prodotti firmati direttamente dal produttore in una sorta di vera tracciabilità. Tale politica ha stimolato anche la nascita di talune iniziative progettuali nel segmento della birra artigianale o agricola avviando una nuova imprenditorialità costruita con l’impiego dell’orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore. In questa situazione di grande dinamicità, a supporto della trasparenza dell’informazione dei consumatori, è pero’ necessario - conclude la Coldiretti - qualificare le produzioni nazionali con l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine, per evitare che vengano spacciati come Made in Italy produzioni straniere.
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La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori è quasi dimezzata (-50 per cento) si moltiplicano i furti nelle campagne dove ad essere sottratti sono addirittura gli alveari. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che a tagliare il raccolto è stato il clima ma anche l’arrivo in Italia dell’insetto killer delle api, Aethina tumida, che mangia il miele, il polline e, soprattutto la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l'alveare. Il furto degli alveari oltre a provocare un grave danno economico rischia di alimentare attività illegali che - sottolinea la Coldiretti - mettono in pericolo l`agricoltura e la salute pubblica. Un problema che a seguito di una annata di raccolti scarsi quest’anno purtroppo – precisa la Coldiretti – ha riguardato anche altri prodotti dell’agricoltura come l’olio d oliva con campi sotto controllo e carichi che viaggiano scortati. Anche per combattere questi fenomeni il 19 gennaio è diventata ’operativa l'anagrafe delle api, con la possibilità, per gli apicoltori di registrarsi sul portale del Sistema informativo veterinario accessibile dal portale del ministero della Salute al quale potranno accedere operatori delle Asl, aziende e allevatori per registrare la attività, comunicare una nuova apertura, specificare la consistenza degli apiari e – precisa la Coldiretti - il numero di arnie o le movimentazioni per compravendite. Una necessità per garantire trasparenza in una situazione in cui al crollo dei raccolti nazionali ha fatto seguito l’aumento del 17 per cento delle importazioni dall’estero di miele naturale, sulla base dei dati istat relativi ai primi 9 mesi del 2014. Il risultato - denuncia la Coldiretti – è che in Italia due barattoli di miele su tre venduti nei negozi e supermercati contengono in realtà miele straniero. A preoccupare è peraltro il fatto che piu’ di 1/3 del miele importato proviene dall’Ungheria e quasi il 15 per cento dalla Cina ma anche da Romania, Argentina e Spagna dove sono permesse coltivazioni Ogm che possono contaminare il polline senza alcuna indicazione in etichetta. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm è tuttavia riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. Per acquistare miele italiano è bene verificare sempre l’etichettatura. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta - conclude la Coldiretti - deve riportare l'indicazione "miscela di mieli originari della CE"; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE". L'apicoltura italiana – conclude la Coldiretti - conta 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari e un giro d'affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione reso all'agricoltura, valutato da 3,5 a 3 miliardi di euro.
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In attesa del rapporto definitivo che verrà illustrato ufficialmente dal 22 al 25 maggio ad Asti in occasione della convention nazionale delle Città del Vino, i dati relativi al turismo enologico sono stati presentati in anteprima alla Bit di Milano. I numeri non sono molto lusinghieri per il nostro paese, il trend infatti ci dice che l’Italia perde quote di mercato a favore dei paesi emergenti del cosiddetto ‘Nuovo Mondo’, al cospetto di quali tutta l’Europa si trova in difficoltà, a causa di falle nel settore della promozione e per la mancanza di una fattiva collaborazione tra i comparti. Un dato sopra a tutti, dei 20 milioni di enoturisti mondiali solo 3 riguardano l’Italia. Il dato è basso soprattutto in relazione alle potenzialità della nostra penisola, unica per patrimonio empelografico, quindi per varietà di vitigni. Sono infatti oltre 200 i vitigni italiani autoctoni a differenza di quanto accade ad esempio nei paesi del ‘Nuovo mondo’ (Canada, Stati Uniti, Cina, Argentina, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda) caratterizzati da specie alloctone, quindi non naturali di quelle zone. L’Italia inoltre è il primo tra gli stati a vocazione vinicola per superficie vitata, il 2,56 %, contro il 2,05 della Spagna, l’1,8% della Francia e, per capirci, lo 0,28 del Cile, e lo 0,04 % degli Usa. Il nostro paese inoltre con i suoi 44,4 milioni di ettolitri di vino imbottigliati è il secondo produttore al mondo, preceduto solo dalla Francia, ma sembra contare poco in ambito turistico. Le difficoltà dell’enoturismo dipendono sicuramente della debole crescita del settore turistico generale, nell’ultimo decennio infatti l’incremento è stato del solo 8,6%, contro il +52 % della Francia ad esempio, che per tipologia di offerta è quella che si avvicina di più a quella italiana. Come sottolineato da Paolo Benvenuti, direttore generale delle Città del Vino: “Una produzione vitivinicola rilevante come quella italiana, sia in termini quantitativi che qualitativi, è fisiologicamente legata al turismo del vino che dovrebbe costituire una straordinaria risorsa. In realtà il XII rapporto del turismo del vino ci dice che questo comparto soffre di una sua non piena realizzazione, non tanto in termini di attrattività, quanto in termini di competitività”. Per tale motivo il rapporto di quest’anno tende a fornire un quadro del turismo del vino in chiave economico manageriale, nell’obiettivo di contribuire ad una maggior collaborazione ed integrazione nazionale per una maggior competitività. Un supporto nella lettura dei dati è offerto dal professor Giuseppe Festa che punta il dito sul gap tra realtà e potenzialità: “In Italia manca l’adeguata valorizzazione e promozione turistica legata all’enoturismo”. Un appuntamento importantissimo e da non lasciarsi sfuggire è rappresentato dall’Expo ormai alle porte. Un momento a tutto food, dove anche il vino sarà protagonista. Continua ancora Festa che è necessario abbinare le caratteristiche positive della produzione enologica italiana al territorio, puntando ad esempio sui nostri 50 siti Unesco ed in generale sul nostro straordinario patrimonio culturale, prestando attenzione che Expo non venga identificata solo con il territorio milanese o ancor peggio che non diventi un ponte verso altre destinazioni enologiche europee. Per fare in modo che l’esposizione universale sia una vera risorsa occorrono strategie condivise a livello istituzionale, promozionale e un effettivo lavoro di sinergia tra i comparti turistici, i produttori e la rete di trasporti.
Sara Rossi
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Mostrare al mondo la qualità del modello alimentare italiano, (unico al mondo per equilibrio nutrizionale, sostenibilità, legame con il territorio, gusto e sicurezza) e proporlo come soluzione per nutrire il pianeta e valorizzare la produzione agricola mondiale.
È l’obiettivo portato a “Expo delle Idee” da Federalimentare, in rappresentanza di oltre 58mila imprese agroindustriali, 385mila addetti diretti ed altri 850mila impiegati nella produzione agricola, e Fiere di Parma, che con il progetto “Cibus è Italia – Il Padiglione Expo di Federalimentare” faranno entrare i visitatori di Expo dentro la storia, la tradizione, la qualità e il saper fare di 15 tra filiere e aree tematiche dell’alimentare italiano.
Il luogo e i protagonisti: un padiglione di 5000 mq dove 400 aziende e 1000 marchi del food made in italy illustreranno qualità e know how che danno vita ad ogni prodotto agroalimentare italiano.
Il Presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, ha sottolineato la spinta e la capacità di valorizzazione che l’industria alimentare italiana ha saputo dare alle tradizioni produttive agroalimentari e al sistema Paese.
“Secondo le elaborazioni del Centro Studi Federalimentare, su circa 1,2 miliardi di persone che ogni anno comprano worldwide un prodotto o una bevanda made in Italy, ben 720 milioni sono consumatori non episodici e già fidelizzati – ha spiegato Scordamaglia - Se oggi c’è un’enorme domanda di food made in Italy da ogni parte del pianeta è merito dell’industria alimentare italiana, che ha fatto conoscere al mondo proposte dei nostri territori che altrimenti sarebbero rimaste relegate a livello di nicchia. Esportando i suoi prodotti l’industria esporta anche valori e know how di un modello alimentare unico e vincente per qualità, sicurezza e sostenibilità, fondato sulla valorizzazione della produzione agricola, sulla tradizione e sul legame con il territorio, dato che acquistiamo e lavoriamo il 72% delle materie prime prodotte dall’agricoltura italiana”.
“Condividere questo know how – ha spiegato Scordamaglia - è il maggior contributo che l’Italia può dare per confrontarsi con il problema di nutrire il pianeta. Lo portiamo ad Expo per mostrare come valorizzare la produzione agricola mondiale nella forma più sostenibile.”
Scordamaglia ha poi ricordato il sostegno dato dall’industria alimentare al Paese, anche in tempo di crisi: “Tra il 2007 e il 2014 il settore agroalimentare ha perso soltanto 3 punti percentuali di produzione, contro i 24 punti del manifatturiero nel suo complesso. Ha incrementato l’export di 48 punti, contro i 9 punti dell’export totale. E ha tenuto anche nei suoi livelli occupazionali, evidenziando anche sotto l’aspetto sociale la sua preziosa forza stabilizzatrice e anticiclica.”
Ma si può fare di più, ha concluso Scordamaglia: “Vogliamo spingere l’export agroalimentare da 30 a 50 miliardi di Euro entro la fine del decennio. Garantiremmo così un aumento degli occupati diretti ed indiretti di circa 100.000 unità. Un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile grazie al coordinamento delle Istituzioni competenti nell’impiego delle risorse e nel contrastare i principali ostacoli alla competitività del settore: contraffazione, barriere tariffarie e non tariffarie, campagne aggressive verso il nostro modello alimentare mediterraneo.”
E sul tema della valorizzazione del modello italiano è intervenuto anche Gian Domenico Auricchio, Presidente di Fiere di Parma, illustrando i dettagli e la filosofia che hanno dato vita al progetto “Cibus è Italia - Il padiglione Expo Federalimentare”: “Il segreto del modello alimentare italiano è rintracciabile nella lunga storia dei produttori, nelle loro tradizioni, nella loro capacità di scegliere le materie prime e di lavorarle. Quindi la storia delle aziende alimentari è il miglior manifesto di questa unica expertise, che intendiamo condividere col pianeta. Ai visitatori che arrivano da ogni continente vanno illustrati e spiegati i piatti ed i prodotti del food made in Italy. Va spiegato come l’alimentazione del Bel Paese equivalga a gusto, capacità nutrizionali, sicurezza alimentare. E come questo contributo sia inimitabile e quanto siano fallaci, oltre che illegali, contraffazione e Italian Sounding”.
Per questo “Cibus è Italia - Il padiglione Expo Federalimentare” consiste in uno spazio espositivo di 5000 mq che ospiterà circa 400 aziende dell’agroindustria italiana in rappresentanza di oltre 1000 marchi. Un luogo dove i visitatori di Expo potranno vivere l’esperienza di come nasce il food&drink made in Italy grazie ad un percorso di edutainment che racconta 12 filiere agroalimentari e 3 aree tematiche correlate al tema food con le aziende che ne hanno fatto la storia. Le 12 filiere sono: Latte e Formaggi; Riso; Pasta; Dolci & Snack; Filiera della carne bovina; Vegetali; Carni Suine e Salumi; Filiera Avicola; Olio; Aceti e condimenti; Bere Italiano; Nutriceutica. Le 3 aree tematiche sono Territori; Tecnologie Sostenibili; Marca & Gusto.
“Cibus è Italia – ha concluso Auricchio - è il solo padiglione in Expo a mettere in mostra le competenze delle 15 filiere alimentari italiane e la storia di 400 aziende. E’ il padiglione del cibo italiano per antonomasia. Se il visitatore intende vivere l’esperienza cognitiva ed emozionale dell’intero panorama del cibo italiano, allora questo padiglione è la prima tappa del tour dentro Expo”.
Un esempio del contributo di “Cibus è Italia – il padiglione Expo di Federalimentare” al dibattito sul contributo italiano alla questione della alimentazione mondiale, viene dalla ricerca realizzata in esclusiva dal Laboratorio ExpoLAB della Università Cattolica del Sacro Cuore, che verrà presentata dentro il padiglione nelle giornate di Expo2015.
I marchi del sistema alimentare italiano sembrano disegnare la fisionomia di una vera e propria élite creativa, generatrice di ricchezza sociale, economica e anche culturale. E dunque la ricerca, coordinata dal prof. Lorenzo Ornaghi, è dedicata all’analisi delle performance economiche, competitive e sociali delle imprese del settore alimentare italiano, individuando e analizzando i fattori che hanno consentito di raggiungere risultati eccellenti nel medio e lungo termine.
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Un censimento su scala nazionale dei paesaggi olivicoli che potrebbero essere iscritti nel Registro dei Paesaggi Storici. E’ questa l’ultima importante campagna lanciata dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio per salvaguardare il patrimonio olivicolo e valorizzarlo al meglio.
L’iniziativa - frutto del Protocollo di intesa siglato dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio con il Laboratorio Cultlab dell’Università di Firenze diretto dal Prof. Mauro Agnoletti membro dell’Osservatorio Nazionale Paesaggio Rurale Mipaaf - è stata accolta con grande entusiasmo dalla rete delle Città dell’Olio, tanto che da alcune Regioni d’Italia, sono già arrivate le prime candidature. I siti e le aree d’interesse che dovranno rispondere ai criteri di significatività, integrità e vulnerabilità, richiesti dall’Osservatorio Nazionale per il Paesaggio Rurale e le Pratiche Tradizionali.
“Per la Associazione Città dell’Olio la tutela del Paesaggio Olivicolo e il mantenimento delle colture olivicole contro l’abbandono dei terreni agricoli, sono sempre state una priorità nella nostra agenda - ha dichiarato il presidente Enrico Lupi - sono alla base di una politica di sviluppo del territorio che in linea con le direttive della nuova PAC 2014-2020, scommette sempre di più sulla tutela ambientale aprendo nuovi spiragli nella programmazione anche per quel che riguarda gli aspetti turistici dell’agricoltura”.
Le aree proposte saranno sottoposte ad una prima valutazione da parte di una commissione composta da rappresentati di Cultlab e delle Città dell’Olio. Per le candidature giudicate ammissibili si procederà alla redazione della scheda di segnalazione.
Per i paesaggi che avranno le potenzialità di un riconoscimento sarà predisposto un dossier ufficiale di candidatura presso l’Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale del Mipaaf (Ministero Politiche Agricole e Forestali). L’eventuale inserimento nel Registro Nazionale costituisce una condizione di preferenza da parte Mipaaf, per l’eventuale candiatura a paesaggio UNESCO WHL e anche GIAHS della FAO.
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Sarà il Franciacorta l'"Official sparkling wine" di Expo 2015: la partnership è stata annunciata ufficialmente a Milano da Maurizio Zanella, presidente del Consorzio Franciacorta, e Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015 Spa e commissario unico delegato del Governo per Expo Milano 2015.
Alla conferenza stampa di presentazione dell'accordo ha partecipato anche il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha ricordato come Expo sia "un'occasione unica per mostrare al mondo la forza delle nostre esperienze agroalimentari. E proprio il vino è uno dei protagonisti fondamentali di questo racconto".
"Vanno raccontate le nostre esperienze - ribadisce Martina ad AgroNotizie - e partnership come queste ci danno modo di raccontare non solo un vino, ma cosa ci sta dietro questa esperienza: un patrimonio di professionalità, esperienze territoriali, energie".
E non da meno è l'importante sostegno all'export che l'Esposizione universale imprimerà a tutta l'economia italiana, a partire dal settore vitivinicolo che nel 2015 potrebbe toccare i 5 miliardi e mezzo di fatturato esportato.
Martina sottolinea l'importanza della lotta alla contraffazione e ai fenomeni come l'italian sounding, ricordando che solo la settimana scorsa l'Icqrf, l’Ispettorato repressioni frodi del Mipaaf, è intervenuto per bloccare la vendita di finto Prosecco in Gran Bretagna azioni fondamentali per proteggere il made in Italy e la qualità di cui è portabandiera nel mondo. Un'ulteriore prova di come il sistema di controlli esiste, e funziona.
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Esistono innumerevoli modi per esaltare i piatti britannici, con festival caratteristici dedicati a un determinato prodotto che si susseguono per tutto l’anno.
Questi originali eventi propongono solitamente anche musica e divertimento all’aperto, per non parlare del cibo, molto più di quanto riportato nel breve nome del festival!
Eccone alcuni:
Rye Bay Scallop Week, Rye, Inghilterra sudorientale (21 febbraio – 1 marzo)
Le capesante di Rye sono deliziose, quindi, se ti piacciono i frutti di mare, dirigiti verso il Sussex e visita questa cittadina, caratterizzata da un’atmosfera festosa, dove troverai cuochi del posto che mettono in mostra le loro star locali, ristoranti coinvolti nella presentazione di piatti creativi a base di capesante, corsi di cucina a cui prendere parte e musica dal vivo per intrattenere i golosi. Rye dista meno di novanta minuti di treno da Londra.
London Coffee Festival (30 aprile – 3 maggio)
Amanti dei chicchi di caffè, rallegratevi! Per quattro giorni, la Old Truman Brewery, nella trendy East London, vivrà di caffeina, con ventimila persone che celebreranno la vivace “scena” del caffè londinese. Ebbene sì, avrai la possibilità di assaggiare eccellenti varietà di caffè ma non finisce qui: le precedenti edizioni hanno visto gare artistiche di preparazione del caffelatte, cocktail creati dai produttori di caffè, Dj set, musica dal vivo e bar in cui si terranno letture di poesie.
Spirit of Speyside Whisky Festival (30 aprile – 4 maggio)
Se sei un amante del whisky, a maggio devi assolutamente dirigerti a nord verso la Scozia e farti un bicchierino con centinaia di altri appassionati allo Spirit of Speyside Whisky Festival. Il festival propone quattro giorni di approfondimenti sul whisky, divertimenti e, ovviamente, assaggi. Speyside si trova nella Scozia nordorientale, la città più vicina è Inverness, a tre ore e mezzo di treno da Edimburgo.
English Wine Week (maggio / giugno)
I vini inglesi e gallesi hanno recentemente riscosso calorosi consensi da parte di esperti di enologia di tutto il mondo. Quindi, se ami il vino, lasciati inebriare da alcuni degli eventi che si terranno in tutta l’Inghilterra tra maggio e giugno, nell’ambito di una settimana di festeggiamenti. Se non hai mai provato un vino inglese, questo è il momento giusto, mentre, se ti sei convertito, avrai la possibilità di toglierti altri sfizi. Le attività svolte includono visite ai vigneti, numerosi appuntamenti di degustazione e abbinamenti enogastronomici, oltre alla possibilità di incontrare i produttori vinicoli inglesi.
Asparafest, Worcestershire, Inghilterra occidentale (30 – 31 maggio)
La Gran Bretagna è molto orgogliosa dei suoi deliziosi asparagi, quindi perché non dedicar loro una festa? Questo festival, che si svolge nel fine settimana nei dintorni di Evesham, nel Worcestershire, propone musica dal vivo, balli e incorona, addirittura, “il re e la regina Asparago”. Troverai dimostrazioni culinarie e numerosi prodotti agricoli da assaggiare. Potrai anche provare un Aspara-martini al bar! Evesham dista circa due ore e mezza di auto da Londra.
Taste of London Festival, Londra (17 – 21 giugno)
La cucina raffinata conquisterà Regent’s Park per cinque giornate estive a base di buona cucina, buon bere e tanto divertimento. I ristoranti più noti della città prepareranno le loro prelibatezze per un’ ineguagliabile festa all’aperto della gastronomia, mentre centinaia di produttori offriranno un assaggio dei cibi più gustosi e delle migliori bevande.
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Una delle prerogative del Congresso Internazionale di Cucina Identità Golose, in programma a Milano da domenica 8 a martedì 10 Febbraio 2015, è l'attività di ricerca e sperimentazione sul cibo attraverso il confronto tra i migliori chef internazionali. In vista della prossima edizione del Congresso saranno presentate alcune ricette che prevedono l'utilizzo del Gorgonzola Dop nelle preparazioni dolci. Due ricette sono di due chef superstar come Antonino Cannavacciuolo e Ernst Knam.
Il Consorzio per la tutela del Formaggio Gorgonzola ad IDENTITA' GOLOSE partecipa con I Grandi Formaggi DOP, insieme ai Consorzi Asiago, Mozzarella di Bufala Campana e Pecorino Sardo DOP, all’interno dell’Area Espositiva con uno Stand d’eccezione, personalizzato ad hoc per suggerire ai visitatori l’idea di un’aula scolastica in cui fermarsi per imparare, assaggiare, confrontare e incontrare il meglio della produzione casearia italiana.
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Tutti ci spiegano come si prepara una ricetta, ma come si prepara un ingrediente? Ce lo racconta sul web l’agronomo e grande divulgatore Duccio Caccioni nella serie di video “la ricetta degli ingredienti” (www.colturaecultura.it), brevi pillole-educational vivacizzate da sorprese e scoperte sui migliori prodotti della nostra agricoltura, per rispondere ai dubbi e alle domande più frequenti dei consumatori e far apprezzare finalmente il valore della moderna agricoltura e dei suoi protagonisti.
A meno di 100 giorni dall’inizio di Expo 2015, il premio odierno ai 22 video di colturaecultura.it e al suo protagonista, gli oltre 100.000 visitatori del portale e le migliaia di visualizzazioni su YouTube testimoniano il grande interesse del pubblico verso questi temi e questo format moderno, stimolando l’intero comparto ad utilizzare nuovi media e nuovi linguaggi per raggiungere con successo i consumatori italiani ed esteri.
Colturaecultura.it è un iniziativa multimediale sostenuta da Bayer CropScience in Italia, che da anni collabora con oltre 600 esperti per promuovere con serietà e passione la conoscenza e la valorizzazione dell’agricoltura italiana vera.
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Dal maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario alla leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, ma anche il primato nella creazione di valore aggiunto per ettaro e quello nella sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma, senza dimenticare il fatto che l’agricoltura italiana è tra le più sostenibili dal punto di vista ambientale per la ridotta emissione di gas ad effetto serra. E’ la Coldiretti a tracciare il bilancio dei primati conquistati dal Made in Italy agroalimentare a 100 giorni dall’apertura dell’Expo. Il modello produttivo dell’agricoltura italiana è campione nella produzione di valore aggiunto per ettaro che - sottolinea la Coldiretti - è più del doppio della media europea dei 27 Paesi, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi. Non solo - precisa la Coldiretti - siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti ogni cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6. L’Italia è - continua la Coldiretti - al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,2%), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%) e non è quindi un caso il fatto che con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelle europee) siamo i campioni europei del settore. L’agricoltura italiana - sostiene la Coldiretti - è peraltro tra le più sostenibili con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisamente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), Germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno). L’Italia è infine il Paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’, con 268 prodotti Dop e Igp e 4.813 specialità tradizionali regionali, seguita a distanza da Francia, 207, e Spagna, 162. Nel settore vino inoltre l’Italia conta su ben 332 Doc, 73 Docg e 118 Igt. “Con il loro lavoro gli imprenditori agricoli italiani hanno costruito una agricoltura di straordinaria qualità, con caratteri distintivi unici, con una varietà e un’articolazione che non ha uguali al mondo” - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “questo modello produttivo replicabile in ogni parte del pianeta è il contributo per uno sviluppo sostenibile che l’Italia deve sapere offrire all’Expo.
www.coldiretti.it
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4 miliardi euro: è la stima 2014 di Assoenologi, 530/550mila euro ad ettaro per i vigneti della Valpolicella.
Messi tutti insieme i 7.435 ettari vitati della Valpolicella - la zona di produzione del celebre Amarone - valgono circa 4 miliardi di euro. Una cifra che ne fa il vigneto più prezioso d'Italia. La stima di 4 miliardi di euro è illustrata in uno studio di Assoenologi, e non eguali tra le altre denominazioni italiane di vino rosso. Il valore, cresciuto di 200mln di euro negli ultimi 5 anni, è il risultato della media attribuita da Assoenologi per ogni ettaro di Valpolicella, 530/550mila euro. (www.ansa.it)
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Apre il 23 gennaio la 29esima Festa del Radicchio Rosso di Treviso a Dosson di Casier, organizzata dai volontari dell’Associazione Produttori Radicchio Rosso di Dosson
8 giorni di appuntamenti con il Radicchio Rosso di Treviso IGP: la migliore gastronomia, gli spettacoli, i gemellaggi con la Valle d’Aosta, la Toscana e le Marche e tanto altro!
Come vuole la tradizione la prima serata gastronomica sarà dedicata al gemellaggio gastronomico tra il “Fiore d’Inverno” e il Cinghiale di Toscana, grazie alla collaborazione con l’Associazione Sagra del Cinghiale di Chianni (PI). Una serata, quella Toscana, che ogni anno fa il tutto esaurito richiamando centinaia di commensali nella tensostruttura allestita a ristorante.
“Fiori d’inverno”, ovvero i radicchi Igp della Marca: lo spadone rosso di Treviso e la rosa (il variegato) di Castelfranco. I due prodotti delle terre della Marca lungo le sponde del Sile, ma anche in comuni attigui delle province di Venezia e Padova, sono al centro di 12 eventi, dal 7 novembre fino al 29 marzo, da conoscere, vivere e degustare.
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I fondi saranno destinati principalmente alla sicurezza alimentare in prospettiva dell'integrazione all'Unione europea
Bruxelles vara un pacchetto da 92 milioni gli euro per finanziare l'agricoltura in Albania per il periodo compreso tra 2014-2020. Con ogni probabilità si tratta del valore più alto mai stanziato dalla Ue per il settore agricolo, e sarà destinato principalmente per la sicurezza alimentare in prospettiva dell'integrazione all'Unione europea, fattore garante.
Lo scopo è quello di sostenere lo sviluppo efficace e concorrenziale del settore agricolo, e assistere allo stesso tempo l'Albania nell'implementazione della strategia nazionale per l'agricoltura e lo sviluppo rurale.
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A dicembre la produzione di Parmigiano Reggiano è diminuita dell’1,1%. Lo rende noto in un comunicato il Consorzio di tutela che sottolinea come questa tendenza rappresenti un’inversione che assicura al 2014 una chiusura all’insegna di una sostanziale stabilità (circa 15.000 forme in più). Secondo il Consorzio, infatti, questo rappresenta un segnale importante per i mercati in attesa delle decisioni dei singoli produttori circa la riduzione del 5% approvata dall’Assemblea dei caseifici per il 2015 e in linea con quanto già messo in atto da altri Consorzi di Dop italiane, perché il calo indica la via per il ripristino di un miglior equilibrio tra domanda e offerta. Contestualmente, le esportazioni di Parmigiano Reggiano nei primi nove mesi del 2014 sono apparse in aumento a livelli superiori al 5%, mentre sul mercato interno, in occasione delle recenti festività natalizie e di fine anno, si è registrato un incremento delle vendite del 7% rispetto allo stesso periodo del 2013. Proprio in vista delle festività, sono state infatti collocate 285.000 forme di Parmigiano Reggiano che rappresentano il 15% dell’intera produzione destinata in pezzi al mercato interno.
Nonostante questo c’è comunque un’ottima notizia. C’è stato uno sblocco da parte del Ministry of food and drug security della Corea del Sud, della commercializzazione di Parmigiano Reggiano e Grana Padano in questo Paese. “La soluzione della controversia commerciale con la Corea del Sud, iniziata nei primi mesi del 2014 e che ha portato gravi danni all’export di questi prodotti (-21% nei primi undici mesi dell’anno) è un risultato importante per l’Italia – sottolinea Confagricoltura in una nota – ottenuto grazie all’impegno di tutto il Governo che ha lavorato per il giusto riconoscimento degli standard produttivi e qualitativi delle aziende”. Confagricoltura aveva sollevato la questione al tavolo agroalimentare di Mise e Mipaaf e ricorda che molte sono ancora le controversie commerciali aperte sulle quali è necessario continuare a tenere alta l’attenzione a supporto dell’export e anche della tutela delle nostre indicazioni geografiche nei Paesi Terzi.
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Il Presidente del Consorzio per la tutela del Formaggio Gorgonzola, Renato Invernizzi, aveva già anticipato il trend positivo nella produzione di gorgonzola (+ 7% ca. nel primo trimestre 2014) durante l'ultima Assemblea generale dei soci tenutasi lo scorso aprile 2014. Adesso, con i dati aggiornati al 31 dicembre 2014, il Consorzio lo può confermare: la produzione del Gorgonzola DOP nel 2014 segna un netto indice positivo grazie ad un incremento rispetto al 2013 di +6.42 %. Il numero delle forme prodotte è di 4.443.538 con un aumento rispetto all'anno precedente di 267.928 forme e rispetto al 2012 di 286.572 forme (+6,89%).
"Un trend positivo che si conferma da 2 anni" - spiega Renato Invernizzi, Presidente del Consorzio Gorgonzola dal 2008 - "malgrado la situazione economica italiana e internazionale molto difficile, e che fa del gorgonzola uno dei primi 3 formaggi italiani DOP di latte vaccino più esportati nel mondo. L'impegno costante del Consorzio è di portare ogni giorno sulle tavole dei consumatori e degli estimatori del gorgonzola, un prodotto d'eccellenza unico al mondo".
Anche i dati sull'export sono molto soddisfacenti; a parte alcuni mercati, come quello americano e asiatico, per i quali si riscontra una lieve flessione, i dati Clal, aggiornati a settembre 2014 registrano un positivo + 2.26 % per l'export globale, di cui un ottimo +3.30% solo per l'Europa.
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