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La Perla Cioccolato rinnova la presenza alla design week milanese triplicando gli appuntamenti in cui sarà possibile degustare i suoi famosi tartufi di cioccolato.
Il percorso inizia l’11 aprile con Be Brazilian di Brazil S/A in esposizione nel Portico San Nazaro dell’Università Statale di Milano all’interno dell’evento Interni Open Borders. Qui i visitatori potranno godersi una pausa caffè accompagnata da uno dei Mini Tartufi di cioccolato La Perla realizzati nei gusti fondente, stracciatella o pistacchio.
Si prosegue il 13 aprile, nel distretto 5Vie, per l’inaugurazione della mostra ‘Mysterium Coniunctionis’ di Maurizio Barberis allestita a Museo Mangini Bonomi che per la prima volta aprirà le porte al pubblico internazionale del fuorisalone. Qui gli appassionati di arte e design potranno godersi PURO Latte o PURO Nero, i tartufi di cioccolato che La Perla ha realizzato senza zuccheri aggiunti.
Il percorso continua il 14 aprile in Brera Design District all’Appartamento LAGO per l’inaugurazione della mostra di Luigi Ghirri che raccoglie fotografie di interni intesi come luoghi dell’interiorità. Qui gli ospiti saranno accolti da una degustazione di tartufi di cioccolato La Perla e vino passito.
Calendario appuntamenti
11/16 aprile 2016
Mysterium Coniunctionis
Museo Mangini Bonomi,
via dell’Ambrosiana 20, Milano
Orario: 12.00- 19.30
Cocktail: 13 aprile 2016 dalle 18.00 – 21.30
11/17 aprile 2016
Be Brazilian. 7 anni. Fuorisalone. 2016
Interni Open Borders
Cortile San Nazaro – Università di Milano
Via Festa del Perdono 7, Milano
Orario: 10.00 – 24.00
Opening Party: 14 aprile 2016 dalle 20.30
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Il voto di oggi conferma l'Italia in prima linea nella lotta contro lo spreco alimentare. Ora bisogna arrivare presto all'approvazione definitiva. È un intervento necessario per contrastare un fenomeno che solo in Italia vale 12 miliardi di euro l'anno. Un Paese a spreco zero è un Paese con cittadini-consumatori consapevoli, un Paese che fa diventare le buone pratiche abitudini quotidiane e non eccezioni. Abbiamo fatto molto finora. Con la legge di stabilità abbiamo reso per le aziende più conveniente donare che sprecare, ogni anno recuperiamo 550mila tonnellate di cibo in eccedenza e le distribuiamo a chi è in difficoltà. Ma puntiamo a fare di più e meglio. Il nostro obiettivo, infatti, è portare queste tonnellate a 1 milione entro il 2016 e stiamo rafforzando l'impegno del tavolo indigenti che ci vede in prima linea insieme agli enti caritativi, al mondo dell'industria, alla grande distribuzione e alle organizzazioni agricole. Anche questa è una delle eredità di Expo Milano 2015 e della Carta di Milano. Possiamo essere la generazione fame zero. E' arrivato il momento. Facciamo la nostra parte. Tutti."
www.politicheagricole.it
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Impossibile immaginare Lisbona senza pensare subito all’acqua, presenza costante storicamente, visivamente e...gastronomicamente. Lisbona è una città aperta e luminosa, sviluppatasi sull’estuario del fiume Tago a due passi dall’Atlantico, vivendo di commerci, navigazione, turismo e pesca. Ogni anno la capitale portoghese celebra i prodotti del mare con riconoscenza e gioia, dando vita ad un Festival tanto gustoso quanto importante per conoscere la cultura gastronomica del paese: il “Lisbon Fish & Flavours”, dal 7 al 17 aprile 2016, che richiama sempre migliaia di visitatori internazionali. È l’occasione ideale per avvicinarsi all’identità portoghese attraverso la sua cucina tipica; e per visitare al meglio Lisbona, la si può guardare dall’acqua e scegliere tra uno dei cinque alberghi Heritage situati nelle location migliori della città.
Grazie alla sua posizione geografica, il Portogallo ha una grande varietà di prodotti dal mare, di grande qualità. Da nove anni Lisbon Fish & Flavours è un appuntamento imperdibile della primavera lisboeta: è una kermesse dedicata a pesce e frutti di mare, interpretati con piatti tradizionali e creativi dai migliori chef portoghesi e internazionali. Undici giorni di degustazioni, corsi di cucina per apprendere i migliori abbinamenti, show-cooking, eventi, musica dal vivo, un mercato ben rifornito per gli acquisti e ben 10 ristoranti di pesce diversi fra cui scegliere.
Anche la location è altamente rappresentrativa dell’identità della città: si svolge nel Pàtio da Galé - Terreiro do Paço, un edificio storico che si trova in Praca do Comercio, grande e scenografica piazza affacciata sul fiume Tago. È aperto tutti i giorni da mezzogiorno a mezzanotte.
Non solo baccalà: il mare a 360 gradi
I lisboeti hanno un vero culto per il baccalà (bacalhau), ritenuto uno dei simboli del paese: la tradizione popolare dice che ci sono 366 modi diversi di cucinarlo, uno per ogni giorno dell'anno. Viene preparato à braz (alla brace), al forno, com natas (con patate e besciamella), con cipolle, con uova e prezzemolo, oppure se ne fanno tortine da servire anche fredde (pasteis de bacalhau). Si trova nelle tascas, trattorie dove si gustano piatti tipici e si assiste a spettacoli di fado.
Nelle marischerie si possono assaggiare i fantastici crostacei e frutti di mare pescati nell’Atlantico, ma in generale tutto il pesce è squisito a Lisbona, fra cui il polpo o le tipiche sardine asade, cioè alla griglia. I crostacei, il polpo e il pesce si mangiano come secondo, con il riso oppure in succulente zuppe per le quali il Portogallo è famoso, fra le quali la più tradizionale è la Caldeirada (zuppa di pesce con patate).
Conoscere Lisbona guardandola dall’acqua
Sono tanti i punti di vista da cui guardare al capitale portoghese. Dall’alto dei numerosi miradouros (le tante terrazze panoramiche), o dal castello che offre un panorama sulla città e sul fiume. Ma anche dall’interno, cioè dai tram che la attraversano sfrecciando su e giù per le ripide stradine del centro storico, oppure nei vecchi palazzi ricoperti di azulejos (tipiche maioliche bianche e azzurre).
Un altro punto di vista da cui osservare Lisbona è dall’acqua: la città si adagia in un’ansa del fiume Tejo, Tago in italiano, il più esteso fiume della penisola iberica, che dopo pochi chilometri sfocia imponente nell’Oceano Atlantico. L’ampio corso d’acqua è parte integrante della vita di Lisbona: si possono fare piacevoli crociere e lunghissime passeggiate, fermandosi in più locali all’aperto con tavolini e divanetti vista fiume.
Heritage propone cinque deliziosi boutique hotel nelle migliori location della capitale. Le strutture si trovano in piccoli palazzi o dimore storiche e assicurano un’atmosfera speciale, familiare ed allo stesso tempo ricca di charme, dove il rispetto della tradizione e il comfort offerto della modernità procedono di pari passo e garantiscono alla clientela un caloroso benvenuto. Con un soggiorno minimo di due notti gli Heritage offrono il biglietto per la funicolare a loro più vicina.
AS JANELAS VERDES - L’hotel As Janelas Verdes (ossia “finestre verdi”) è ubicato accanto al National Art Museum, in un piccolo palazzo di fine Ottocento, ed offre un’atmosfera romantica e accogliente. Qui trovò ispirazione anche Eça de Queirós, uno dei più famosi romanzieri portoghesi; la memoria della sua presenza rivive nei tanti oggetti d’arte sparsi per le stanze, nei libri, nei dipinti e negli oggetti che riportano con la fantasia ad altre epoche. Tutte le camere sono soleggiate e vivaci, il Tago è a un passo, in primavera la giornata inizia con un meraviglioso breakfast servito nel giardino, mentre vi godete la tranquillità della Lisbona di un tempo.
HOTEL BRITANIA – Situato in un palazzo progettato negli anni Quaranta del secolo scorso dal famoso architetto portoghese Cassiano Branco, è un hotel per molti versi unico che assomiglia molto a un club esclusivo. E’ stato restaurato valorizzando il suo stile originale Art Deco, così da affiancare all’ambiente che richiama la squisita atmosfera originale d’epoca, le comodità e il comfort richiesti oggi a un hotel d’alto livello. Le camere sono spaziose e dai colori caldi, arredate con splendidi mobili classici; i bagni, originali, sono in marmo, restaurati fin nel minimo dettaglio.
HOTEL LISBOA PLAZA – A due passi da Avenida da Liberdade, è un “classico” tra i migliori hotel della capitale portoghese. Aperto all’inizio degli anni Cinquanta, è stato concepito dal suo progettista come “un luogo nel quale il concetto di modernità si concretizza in soluzioni pratiche che favoriscono il pieno benessere”. Il costante miglioramento del servizio e l’attenzione al cliente fanno di questo affascinante hotel uno dei più particolari di Lisbona, vera oasi di charme e tranquillità.
Prezzi per la camera doppia a partire da 99,00 euro compresa la prima colazione.
SOLAR DO CASTELO – Durante la seconda metà del XVIII secolo venne costruita una bella casa signorile all’interno delle mura del castello di San Giorgio, sul terreno dove un tempo sorgevano le ex cucine del Palazzo Alcacova. Ecco perché è ancora conosciuto con il nome di Palacete das Cozinhas (“Palazzo della Cucina”). La struttura unisce elementi dello stile razionalista di Pombal (i sobri infissi delle finestre e dell’entrata principale) con altri che esprimono maggiore libertà. Il palazzo, classificato come edificio storico, è stato trasformato in hotel e riportato agli antichi splendori grazie a un design contemporaneo di alta qualità.
HERITAGE AV LIBERTADE – L’ultimo nato della catena Hoteis Heritage Lisboa si trova sul corso principale, Avenida da Liberdade. Il suo design porta la firma di Miguel Câncio Martins, architetto portoghese celebre per il proprio lavoro in locali mitici come il Buddha Bar o il Thiou a Parigi, lo Strictly Hush a Londra e il Man Ray a New York. L’aspetto esterno del palazzo è stato lasciato inalterato, mentre gli interni si ispirano alle residenze urbane della borghesia portoghese. Le camere sono in pieno equilibrio tra tradizione e modernità e presentano uno stile personalizzato. Nella lobby Câncio Martins ha creato un’atmosfera che richiama la “way of life” portoghese, di nuovo in bilico tra passato e futuro. Obiettivo: ideare uno stile che affondi le proprie radici nell’identità lusitana e lisboeta.
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Il maestro AMPI Denis Dianin presenta quest'anno delle importanti novità per la Pasqua. La colomba si sdoppia: classica, con tanti nuovi gusti, e in vasocottura, corredata sempre una forte attenzione al
packaging e al bello, che contraddistingue da sempre la pasticceria alle porte di Padova.
Oltre al gusto classico della colomba con scorzetta di arancia, quest'anno si sono aggiunte donne affascinanti. La golosa Bionda, scorzette di arancio e cioccolato “biondo” al profumo di fava di Tonka
(cioccolato biondo in quanto subisce una lavorazione simile al caramello). L’affascinante Mora, albicocca e caffè. L’ammiccante Rossa, con fragoline di bosco, sostituendo la classica glassa con una copertura di cioccolato biondo e fragoline. E la Luxuriosa, con albicocca e zenzero, così chiamata per la nota piccante e afrodisiaca, che viene equilibrata con un'albicocca appositamente scelta prima della canditura, per regalare in contrasto, un tono fresco e non marcatamente dolce, richiamo dell'imminente primavera.
Nel gusto classico e albicocca e caffè troviamo anche la colomba in vasocottura in versione da 750 g a 24 euro al pubblico. Questa originale colomba nasce per poter offrire al consumatore un prodotto che mantenga le caratteristiche chimico/fisiche ed organolettiche ottimali nel tempo, utilizzando un vaso in vetro idoneo alla vasocottura anziché il classico packaging.
Il prodotto risulta avere la forma del vaso stesso e può essere tagliato e servito a piacimento. In poche parole le stesse caratteristiche di una colomba artigianale come qualità e lavorazione ma con una maggiore durata: in questo modo i tempi di consumo si dilatano e si destagionalizza il prodotto.
I vantaggi di questo tipo di tecnica? Molteplici: in primis risulta beneficiarne senza dubbio il sapore; questo viene esaltato permettendo di apprezzarne tutte le sfumature dei diversi ingredienti utilizzati e, contestualmente, tutti gli aromi vengono preservati nel tempo. Grazie al sottovuoto, viene conservata la freschezza e la giusta umidità della colomba, mettendola al riparo anche da cariche batteriche e da sbalzi termici che possono comprometterne l’integrità. Come si riconosce una buona colomba artigianale Per Denis Dianin “bisogna partire da ottime materie prime, in particolare noi selezioniamo la frutta prima della canditura in modo da valutare le caratteristiche tecniche (per esempio hanno scelto una tipologia di albicocca non tendente al dolce ma che doni la percezione del fresco al palato), usiamo poi il burro belga, il migliore per questo tipo di lievitazione, per farina la Uniqua blu di Molino DallaGiovanna di tipologia 1 per allungare lo shelf life del prodotto e in modo che contenga maggiori fibre e abbia un gusto “più ricco” rispetto alla bianca. Infine il miele di Mieli Thun, un prodotto che apprezzo”.
Altre caratteristiche da valutare? “E' fondamentale la presenza di bacelli di vaniglia all'interno della colomba e non l'uso di aromi o essenze, ma soprattutto è importante che non contenga mono e digliceridi o conservanti. Alla D&G patisserie in particolare usiamo solo ingredienti naturali”.
La lievitazione fa il resto: abbiamo scelto di attuare una lievitazione delicata e molto lunga, mediamente un giorno in più delle classiche artigianali, per ottenere un prodotto più soffice e con uno sviluppo maggiore, dalle 50- 60 ore di lavorazione.
www.degpatisserie.it
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Dopo Re Panettone, ecco la Regina Colomba: l’ideatore e organizzatore del più famoso evento natalizio, Stanislao Porzio, propone ora una nuova manifestazione dedicata al mondo della pasticceria tradizionale per la Pasqua, dal titolo ‘La Primavera è Dolce’, che vedrà protagonisti pasticcieri famosi e il pubblico, invitato a degustare le golosità e che culminerà con la premiazione della Colomba tradizionale più buona e originale.
La kermesse si svolgerà a Saint-Vincent (AO), centro turistico alpino contiguo ai bacini sciistici di Breuil-Cervinia e Champoluc-Alagna, vocato all’accoglienza e reso celebre dalla bellezza paesaggistica, dalle Terme, dal Casinò e dalle tante manifestazioni di rilevanza nazionale che ha ospitato negli anni.
Per due giorni – sabato 19 e domenica 20 marzo – “sfileranno” specialità pasquali di tutte le provenienze regionali: accanto alle classiche colombe e uova, verranno presentate fugasse venete, pizze di Pasqua centro-italiane, pastiere campane e tanti altri dolci tipici pasquali che i golosi potranno assaggiare gratuitamente.
Alla fine, una giuria di esperti, presieduta da Rolando Morandin, uno dei più celebri lievitisti italiani, valuterà sotto gli occhi del pubblico i prodotti ed eleggerà la 'Regina Colomba'.
L'appuntamento è al Palais Saint-Vincent, tensostruttura in via Martiri della Libertà, dedicata agli eventi e agli spettacoli, dotata di un parterre di circa mille metri quadrati e di un ampio palcoscenico.
Ad interpretare i dolci pasquali saranno chiamati oltre venti maestri pasticcieri eccellenti di tutte le regioni italiane.
Fra i nomi più celebri Mauro Morandin, di Saint-Vincent, padrone di casa e motore dell’organizzazione; Sal De Riso, della Costiera Amalfitana, ospite fisso nel programma televisivo 'La prova del cuoco' di Antonella Clerici; Roberto Cantolacqua, di Tolentino (MC), finalista alla prima edizione del programma 'Il più grande pasticciere'; Alfonso Pepe, di S. Egidio del Monte Albino (SA), primo classificato 2013 e Vincenzo Tiri, di Acerenza (PZ), primo classificato 2014 e 2015 nella seguitissima graduatoria dei migliori panettoni italiani compilata dalla Gazzetta dello Sport.
Si potranno anche fare acquisti: per l'occasione le colombe d'autore costeranno 24 euro al chilo (multipli e sottomultipli a prezzi proporzionali). I dolci “ammessi” saranno rigorosamente realizzati senza l’apporto di conservanti, mono e digliceridi e mix o altri semilavorati, seguendo la filosofia del “tutto naturale” della manifestazione gemella Re Panettone, che tende a privilegiare la freschezza dei prodotti e la sapienza artigianale dei produttori.
Il produttore della 'Regina Colomba' riceverà un premio dal Comune di Saint-Vincent: in particolare, un soggiorno in un hotel a cinque stelle e un’escursione sul Monte Bianco con i nuovi impianti della funivia Skyway, la famosa “ottava meraviglia del mondo”.
Nell’arco delle due giornate vi saranno anche momenti di gioco al Casinò di Saint-Vincent totalmente gratuito (play for fun- riservato ai maggiorenni), con omaggi a cura dello stesso Casinò oltre che dei pasticcieri presenti. Inoltre, alle degustazioni si alterneranno incontri sul tema dei dolci di Pasqua con pasticcieri, giornalisti, esperti e pubblico.
A la ‘Primavera è Dolce’, protagonisti anche i bambini: a loro sarà riservato un laboratorio in un Gazebo vicino al Palais, sulla centrale via Chanoux, dove potranno imparare a realizzare dolci pasquali sotto la supervisione dei maestri pasticcieri.
“L'Italia ha una grande tradizione nella pasticceria – ha precisato Stanislao Porzio - e in particolare nei lievitati, e ci auguriamo che dalla Valla d'Aosta, splendida regione di confine, riusciamo a raggiungere con questo messaggio anche i golosi transalpini, così come Re Panettone , manifestazione giunta alla ottava edizione e che ha reso famosa in tutto il paese una grande tipicità meneghina”.
L'iniziativa ha il Patrocinio del Comune di Saint-Vincent e la collaborazione di Insaintvincent, Consorzio Saint-Vincent Turismo, Casino de la Vallée di Saint-Vincent. Organizzatore: Amphibia. Sponsor: Molino Dallagiovanna, Giuso, Top Italia Radio. Con la Collaborazione di: X-Novo Design, Lurisia, Bogana.
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Sono stati tre giorni pieni di profumi, di colori e, soprattutto, di entusiasmo. Anche questa edizione di Identità Golose, al MiCo di Milano, ha celebrato il meglio del gusto e del saper fare in cucina. Nel grande salone dedicato all’evento sono passati gli chef più blasonati del panorama culinario italiano, ma non solo, applauditi con i loro interventi nella sezione congressi e show cooking e molto disponibili nei confronti di chi non ha saputo rinunciare a un selfie al loro fianco.
I pesci dell’Alaska, salmoni nelle loro cinque diverse varietà, carbonaro, ikura, grancevola e un granchio reale corteggiatissimo dai fotografi, sono rimasti in bella mostra nella polare vetrina dello stand di Alaska Seafood, ente promotore della pesca di quello Stato suscitando un grandissimo interesse, sia tra gli esperti sia tra i curiosi, ammirati da quegli esemplari invitanti.
Un interesse motivato anche dalla peculiarità di questi pesci non solo selvaggi e naturali ma anche frutto di una regolamentazione della pesca che, in Alaska, si svolge nel pieno rispetto della sostenibilità e della protezione dell’ambiente.
A renderli, oltre che preziosi anche straordinariamente appetibili, ci ha pensato lo chef Alessio Taffarello che, con alcuni membri della sua brigata, ha creato degli straordinari finger food letteralmente presi d’assalto e commentati con giudizi molto lusinghieri anche da parte di esperti del settore.
Alessio Taffarello trevigiano d’origine, vanta tra l’altro, nel suo curriculum, anche una laurea in lingua giapponese, una passione che l’ha avvicinato alla cucina di quel Paese, cucina in cui riversa grande esperienza e creatività. La sua voglia di crescere professionalmente lo ha spinto a non rimanere a lungo nello stesso posto, in una sorta di rincorsa che vive in lui ancora oggi.
A Identità Golose le sue proposte non sono restate a lungo sui candidi vassoi dove spiccavano uno stuzzicante “Nigiri di riso venere con carbonaro dell’Alaska Marinato all’alga Konbu e servito con Ponzu aromatizzata all’Umeshu e Daikon Cress”; una “tartare di salmone selvaggio, che si scioglie in bocca, servita al naturale con salsa Wasabi stemperata con yogurt greco” e, ancora, una “noce di burro al pistacchio, crumble di amaranto al nero di seppia, Ikura e Acetosella Minore”. Ingredienti forse più facile “a mangiarsi che a dirsi” ma lo chef li ha saputi raccontare con grande competenza e semplicità. Infatti, secondo il suo pensiero “La semplicità, come unica soluzione. La pratica come evoluzione. La curiosità come stimolo”.
E i “gioielli ittici” dell’Alaska sono stati splendidi attori per queste meraviglie gourmet.
WWW.ALASKASEAFOOD.IT
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A partire da metà marzo fino alla fine di maggio in Puglia, in Sicilia, in Basilicata, in Campania, in Calabria e in Toscana, gli enoappasionati potranno conoscere le più pregiate etichette del sud Italia abbinate al buon cibo. Al via le nove tappe enogastronomiche per l’anteprima di Radici del Sud un percorso di gusto verso l’undicesima edizione dell’evento che celebra e premia gli straordinari vini del sud Italia (Bari, dal 7 al 13 giugno)
In nove tappe è diviso il cammino verso l’undicesima edizione di Radici del Sud, l’evento che celebra e premia gli straordinari vini del sud Italia (Bari, dal 7 al 13 giugno).
Un’anteprima fatta di degustazione e di opinioni, di spunti di riflessione e di immancabile gusto e divertimento.
Nove occasioni di piacevole intrattenimento alla scoperta dei migliori vini da vitigno autoctono meridionali attraverso l’esperienza diretta e il racconto degli addetti ai lavori. A partire da metà marzo fino alla fine di maggio, secondo un calendario di eventi organizzati in Puglia, in Sicilia, in Basilicata, in Campania, in Calabria e in Toscana, gli appassionati del buon bere potranno in anteprima conoscere alcune delle più pregiate etichette del sud Italia. Diverse serate dedicate all’enologia del Sud si concluderanno con cene a tema dove i vini saranno enfatizzati in abbinamento al buon cibo.
Si parte martedì 15 marzo a Bari presso il Bistrot Aromi di Sannicandro con “I vini che hanno reso grande il Sud”, per proseguire mercoledì 23 marzo alla libreria caffè teatro Todo Modo di Firenze con una serata dedicata a tre rossi del Sud: Negroamaro, Aglianico e Gaglioppo. Ad aprile, esattamente domenica 24 presso il castello Vinilia Wine Resort di Manduria (TA) parte la rassegna “Tre modi di vedere il Primitivo” (Salento, Manduria e Gioia del Colle).
In Calabria sarà la volta dei giovani ristoratori stellati e martedì 10 maggio a Porto Cesareo (Lecce) presso il ristorante Aqua fish&more sarà di scena il Negroamaro. A metà maggio in Puglia in programma l’appuntamento “Nero di Troia tra asprezze e dolcezze”. Arrivato alla sua IV edizione l’evento riguarderà un focus sul Nero di Troia organizzato insieme a ricercatori, enologi, produttori e influencer del mondo del vino. Giovedì 10 maggio a Palermo sarà di scena focus sui cambiamenti climatici e le conseguenze sulla viticoltura del sud per poi finire lunedì 23 maggio a Napoli presso il Castel dell’Ovo dove in programma ci sarà la festa dedicata alle bollicine.
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Nel primo weekend di aprile ritorna, per il settimo anno consecutivo, Cantine Aperte, l’originale aperitivo itinerante dedicato sempre più ai turisti gourmand che possono così, in una sola serata, scoprire i vini della tradizione vitivinicola dei piccoli produttori Valdostani e i sapori genuini dei piatti della cultura cogneintse.
Venerdì 1 aprile, una decina di locali tipici, dislocati tra il centro del paese di Cogne e il villaggio di Cretaz, ospiteranno numerosi produttori vinicoli che faranno degustare le migliori etichette DOC della Valle D’Aosta accompagnate da un piatto dell’ autentica tradizione cogneintse, dalla tradizionale Soça (piatto completo a base di carne, patate e formaggio), alla Favò (minestra di fave originaria di Ozein – Aymavilles), senza escludere salumi tipici e prelibatezze dolciarie, il tutto sapientemente abbinato dagli chef-ristoratori dei vari locali.
Il gourmet safari, che ha inizio alle ore 17,00 per terminare alle 22,00, può essere percorso a piedi, unendo ai piaceri del palato la possibilità di una passeggiata con “vista” sul massiccio del Gran Paradiso, o con il divertente trenino “Wine-Express”, a mobilità dolce e dal tema “io guido tu bevi”.
Dalle ore 17, e sino alle ore 20, è possibile ritirare, nella piazza centrale di Cogne, il “Calice con tasca personalizzata” al costo di 25 euro e un carnet con i coupon da utilizzare, ad ogni tappa, per esprimere il proprio voto riguardo i vini degustati. Il produttore dell’etichetta più apprezzata verrà così premiato il giorno successivo. Il programma di sabato prevede inoltre, nel pomeriggio, una vetrina dedicata alla regione “ospite”, con la presentazione-degustazione dei suoi prodotti enogastronomici.
Nelle giornate di sabato e domenica sarà possibile dedicarsi ad attività sulla neve per poi concedersi una pausa gustosa in uno dei ristoranti della Valle di Cogne che proporranno menù tematici gourmand, a 35 euro a persona, con rivisitazioni dei piatti della tradizione locale, ognuno abbinato a una particolare e selezionata scelta di vini.
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La Sushi-mania ha ormai preso piede un po’ ovunque. In Italia questo fenomeno si può riscontrare soprattutto a Milano, che come sempre si distingue per curiosità e cosmopolitismo. Ecco che allora da qualche anno sono spuntati, un po’ come funghi, ristoranti giapponesi in ogni dove. Per venire incontro alle diverse tipologie di cliente sono nati ristoranti che propongono la formula “All you can eat”, ovvero un prezzo fisso col quale si potrà ordinare fino a sazietà. I ristoranti più sofisticati mantengono invece il solo menù alla carta, o al massimo propongono un menù fisso.
Allora come destreggiarsi in questa moltitudine di possibilità?
Ecco le 5 migliori proposte:
#Iyo – Via Piero della Francesca, 74
Se è l’unico ristorante giapponese in Italia ad avere una stella Michelin un motivo ci sarà.
Il termine “iyo” deriva da “ukiyo”, ossia “mondo fluttuante”. Ed è proprio così che ci si sente in questo ristorante: sospesi nel tempo. Tutto è pensato per regalare emozione e creare un’esperienza indimenticabile.
Piatti prelibati e profumatissimi escono dalla spettacolare cucina a vista, guidata da Michele Biassoni, mentre al centro del locale troneggia il banco del sushi, capitanato dal Maestro Haruo Ichikawa.
Il ristorante offre una serie di proposte che – partendo dai classici del Sol Levante – si estende ad interpretazioni fusion, creative e occidentalizzate, il tutto realizzato con le migliori materie prime italiane. A completare il quadro, un servizio attento e premuroso.
#Bomaki – Corso Sempione,10 / Largo la Foppa,1 / Via Sanzio, 24
Il capostipite, aperto nel 2013, è quello di Corso Sempione. L’idea è risultata vincente e nel corso degli anni sono stati aperti altri due ristoranti. Il Bomaki ha conquistato i palati più esigenti con l’innovativa proposta di una food&drink experience nipponica accostata ai profumi e ai colori brasiliani, in un’atmosfera easy-chic. Un continuo gioco di sapori e ingredienti creativi ed inediti tutti da scoprire, da abbinare a rinfrescanti pestati di frutta fresca tipica del più grande Paese del Sud America.
In zona Garibaldi, nasce #BomakiFoppa il secondo della famiglia che offre in più alcune chicche davvero gustose come i deliziosi burritos in stile jap, ovvero crepes di soia leggerissime che avvolgono salmone, pollo o picanha grigliata con ingredienti insoliti come guacamole, jalapeno o il cheddar cheese. Ottimo nel Bomaki Sanzio il Salmone spicy burrito, farcito con tartare di salmone, spicy cream, gambero in tempura, guacamole, insalata e pesca.
#Temakinho – Ripa di Porta Ticinese, 37 / Corso Garibaldi, 59
Un’altra fusione tra Giappone e Brasile, che tanto piace ai milanesi.
Temakinho è diventato uno dei locali più chiacchierati di Milano. Di conseguenza, è sempre pieno e si fa fatica trovare posto, quindi è caldamente consigliata la prenotazione anche con qualche giorno di anticipo.
L’attenzione per la materia prima, il processo e la sostenibilità è quasi maniacale.Il pesce e gli accostamenti sono ottimi, è vero. Eppure, esiste una cosa ancora più fantastica: accompagnare dell’ottimo sushi con una Caipirinha bella carica ai gusti più disparati o, in alternativa, con un frullato. Chiaramente consigliatissimi i Temaki.
#Poporoya – Via Bartolomeo Eustachi, 17-20
Primo ristorante giapponese a Milano. Fondato nel 1987 dal maestro Hirazawa Minoru, detto Shiro, come negozio di alimentari, affiancato da un piccolo ristorante sotto forma di “yatai”, il chiosco che si trova per le strade in Giappone. Cenare in questo ristorante vuole dire sentirsi catapultati in un cartone animato o film giapponese, per la sua atmosfera tipicamente nipponica. Il personale di sala è cortese e preparato. Poporoya è un’istituzione e andarci a cena è un’esperienza da fare.
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Dal 27 febbraio al 1 marzo avrà luogo al Centro Fiera del Garda di Montichiari, in provincia di Brescia, la quinta edizione di Golositalia.
Per il secondo anno la manifestazione ideata da Mauro Grandi, avviene in contemporanea ad Aliment & Attrezzature, salone dedicato alla ristorazione professionale con oltre 20 anni di storia nel territorio bresciano.
Con l'edizione 2016 si completa l'integrazione tra le due fiere, oggi in grado di offrire uno sguardo a 360° sul mondo del food attraverso l'articolazione in 6 aree tematiche: food, wine, beer, bio-vegan-gluten free, professional technology & restaurant.
A questi si affiancherà l'area eventi, con appuntamenti rivolti sia al privato che all'operatore del settore.
La quinta edizione vedrà un'ulteriore crescita rispetto all'anno precedente, non solo nelle dimensioni ma anche nella qualità dell'offerta. 620 espositori (erano 450 l'anno scorso) suddivisi in cinque padiglioni (uno in più rispetto al 2015), di cui due dedicati al comparto professionale.
Principale novità di quest'anno è il layout della manifestazione: sarà completamente rinnovato con un nuovo percorso di visita in grado di offrire un'esperienza di maggiore qualità al pubblico, sia professionale che di appassionati.
Da quest'anno inoltre Golositalia & Aliment può fregiarsi della qualifica di “Fiera Internazionale”, un titolo ottenuto grazie al riconoscimento della Regione Lombardia che l'ha inserita nei calendari fieristici internazionali, lanciandola verso nuovi traguardi e nuove opportunità.
Golositalia cresce al ritmo del 30% ogni anno e anche quella del 2016 si annuncia già come un'edizione dal segno positivo. Un successo decretato dalla particolare formula che contraddistingue Golositalia & Aliment: un format unico nel suo genere, che coniuga l'interesse del pubblico professionale a quello del grande pubblico degli appassionati di enogastronomia.
Il successo di Golositalia, in un panorama di manifestazioni fieristiche in aperta crisi, dimostra come la capacità di rinnovarsi e leggere le tendenze dei mercati siano fattori chiave nel mondo contemporaneo.
Gli orari di apertura sono differenziati per le aree destinate al food e quelle per le attrezzature professionali. I padiglioni 6, 7 e 8 (food) sono aperti sabato, domenica e lunedì dalle 9 alle 22, martedì dalle 9 alle 19; i padiglioni 1 e 5 (attrezzature) sono aperti tutti i giorni dalle 9 alle 19. Biglietto d'ingresso, 7 euro, ridotto 5.
In fiera sono ammessi cani di piccola taglia (fino ad 8 kg) purché tenuti in braccio o in adeguato trasportino. I cani di taglia media (fino a 25 kg) sono ammessi purchè provvisti di guinzaglio e museruola. Non sono ammessi in fiera cani di taglia grande e gigante (oltre i 25 Kg).
Per quanto riguarda gli espositori, per il food, eccellenza dall’Italia e dal mon do.
Un'offerta sterminata, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza. Prodotti tipici regionali da tutta Italia e un numero crescente di espositori esteri, presenti direttamente o attraverso loro rappresentanti in Italia. Si possono così trovare prodotti da vari paesi europei, ma anche da Afganistan, Turchia e Giordania.
Saranno poi presenti più di 100 cantine provenienti da tutta Italia, consentendo ai visitatori di degustare e scoprire produzioni di eccellenza, oltre che poter dialogare direttamente con i produttori: Valpolicella, Prosecco Superiore, Chianti, Franciacorta, Lugana sono solo alcune delle tipologie di vino presenti con cantine provenienti da tutte le regioni italiane ed alcune anche dall’estero
Presente anche la birra, che conquista uno spazio sempre più rilevante in Golositalia, oltre che nelle abitudini d'acquisto dei consumatori italiani. Sono sempre più numerosi, infatti, gli appassionati della birra artigianale, ed è proprio per accontentarli che Golositalia ha predisposto un’apposita area con la presenza di oltre 30 birrifici.
L'area dedicata ai cibi biologici, vegani e gluten free qualifica e proietta Golositalia nella ristorazione del futuro. La cucina compatibile con le allergie e quella rispettosa dei regimi alimentari più svariati, rappresenta un'occasione sempre più importante per la ristorazione per differenziarsi e ampliare la propria offerta.
Oltre 50 espositori offrono prodotti e semilavorati adatti a tutte le esigenze.
L'efficienza tecnologica è un fattore fondamentale per la moderna ristorazione che consente di mantenere il livello qualitativo e ottimizzare i costi di gestione. Per questo Golositalia ha dedicato uno spazio sempre più importante alle attrezzature per la ristorazione: dalle grandi cucine professionali ai gestionali per l'horeca.
Più di 200 espositori diretti e rappresentati offrono una panoramica completa sull'offerta del settore con tutte le ultime novità e le tendenze del futuro.
Molto ampia l'offerta per pranzare e cenare in fiera, che da sabato a lunedì è aperta fino alle 22. I ristorantini tipici propongono cucina tirolese, romana e maremmana, mentre numerosi stand offrono street food e piatti take away.
A completare la proposta, un ricchissimo calendario eventi: 120 tra corsi di cucina, convegni, seminari e dimostrazioni, rivolti sia all’operatore del settore che vuole aggiornarsi in ambito professionale, sia all'appassionato che intende mettersi alla prova.
Anche i bambini troveranno il loro spazio a Golositalia, con corsi e laboratori dedicati, pensati per farli avvicinare al cibo in modo sano e consapevole.
Il Centro Fiera del Garda, a Montichiari, a metà strada tra Lago di Garda e Lago d'Iseo, si inserisce in un bacino che nel raggio di 100 chilometri offre 5 milioni di abitanti e la presenza di 3.500 hotel, 10.000 ristoranti e 9.000 bar.
Una grande opportunità per gli espositori di Golositalia, completata anche dalla nuova sezione Goloshop, un e-commerce che permetterà agli espositori di rimanere in fiera 365 giorni l’anno con operatori nazionali ed internazionali.
Info:
www.golositalia.it
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Sono i bambini i veri protagonisti al Castello di Grumello, in provincia di Bergamo.
E così il divertimento dei piccoli ospiti è assicurato per un giorno: capita domenica 13 marzo, quando le cucine del maniero apriranno le porte ai visitatori in tenera età, dai 6 ai 12 anni, per provare l'emozione di indossare il grembiule e mettere il cappello da cuoco in testa. Un po' come fossero a una puntata speciale di “Masterchef”. Con emozioni e soddisfazioni garantite, pur non essendo una gara quella in programma a Grumello.
Coadiuvati da esperti animatori, i bambini impareranno ad imbandire una tavola perfetta e a preparare uno speciale menu in occasione della Pasqua (con tante divertenti e golose idee che i piccoli potranno poi ripetere nella cucina di casa durante le vacanze scolastiche).
Divisi in gruppetti i bambini si rimboccheranno le maniche e lavoreranno con le mani, scoprendo come si prepara un insolito e variopinto antipasto di verdure, dando libero sfogo alla loro creatività.
A seguire sarà la volta degli gnocchetti, (conditi con pesto o salsa di pomodoro), per chiudere infine il menu con un gustoso dessert “sorpresa”.
Quindi tutti collaboreranno nel decorare la tavola apparecchiata nella sala da pranzo, trasformando dei semplici bicchieri in buffi coniglietti e pulcini.
I “bimbi chef” parteciperanno in prima persona alla preparazione di tutto il pranzo (stiano tranquilli i genitori: ogni cosa si svolge nella massima sicurezza in quanto i piccoli non utilizzano assolutamente coltelli e fornelli accesi, perché vengono sempre aiutati in questo dagli animatori).
Dopo tanta fatica, i bambini avranno la soddisfazione finale di servire in tavola il “loro” menu a genitori, amici, fratelli e a quanti vorranno avere come ospiti, per trascorrere insieme una bellissima festa.
Nel pomeriggio poi, è prevista una grande tombolata medievale in compagnia.
Info:
Bimbi chef, domenica 13 marzo, dalle 10 alle 17.30. prenotazione e prepagamento obbligatori al 348.30.36.243; ingresso: bambini e adulti 25 euro (corso, pranzo e degustazione vini per i genitori compresi).
Castello di Grumello - Bergamo - cell. 348.30.36.243,
www.castellodigrumello.it
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Per Pasqua perchè non preparare un dolce tipico toscano e più specificatamente della Valle del Serchio? La “PASIMATA”, comunemente chiamata “schiaccia”, dolce che prende il nome dalla tradizione di preparare, alla fine della Quaresima, tanti dolci schiacciando decine di uova.
Si tratta di un dolce lievitato, insaporito con semi di anice e scorza di arance, dalla lunga e laboriosa preparazione che, a seconda della quantità di impasto, può durare anche due giorni.
Nella versione originale è un normale pane, non dolce, che con il trascorrere del tempo è stato ingentilito dalla presenza dello strutto e dello zucchero. La versione Garfagnina prevede l’aggiunta di uova ed uvetta.
La schiacciata è un pane rituale che, una volta, aveva un preciso significato religioso. In tutte le parrocchie, a cura delle confraternite e benedetta dai parroci, era distribuita in chiesa. Un pane da dividere fra tutti, ad ognuno la sua parte, nel significato di comunanza fraterna.
L’uovo è sempre stato il simbolo della vita che ogni anno a Primavera si rinnova, è l’emblema della fecondità e della fortuna e festeggia l’arrivo della Pasqua e della Primavera con l’augurio di una buona stagione. Per la religione cristiana la Pasqua, che è la Resurrezione di Gesù, è un inno alla vita, per questo sono benedette le uova sode. Con il tempo si è introdotto l’uovo di cioccolata con la sorpresa al posto del naturale pulcino.
Il Sabato Santo, precedente la Pasqua, la Pasimata e le uova erano portate in chiesa per essere benedette.
Questa la ricetta dello chef Giambattista Giannotti (chef di uno dei ristoranti che si trovano all'interno del Ciocco Tenuta e Parco) per preparare la “Pasimata”:
Ingredienti per il primo impasto:
1 kg farina - 400 gr zucchero - 40 gr lievito - 20 gr olio - 40 gr strutto - 350 gr tuorlo uovo
Ingredienti per il secondo impasto:
1 kg farina - 400 gr zucchero - 140 gr burro - 20 gr olio - 40 gr strutto - 350 gr tuorlo uovo - 40 gr anice - acqua di rose - rhum - sale quanto basta - 600 gr uva passita
Mescolare gli ingredienti del primo impasto e lasciarlo lievitare finche l'impasto non raddoppia.
Preparare il secondo impasto e quando il primo impasto è pronto mescolarli insieme.
Mettere l’impasto ottenuto a lievitare in uno stampo di carta da panettone e lasciarlo crescere, coperto da una pellicola trasparente, per 5 ore finché non raggiunge il bordo dello stampo.
A questo punto spennellare la superficie della schiacciata con un tuorlo sbattuto e poi infornare il tutto in un forno preriscaldato a 180 gradi per circa un’ora.
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La neve è un foglio bianco su cui scrivere storie bellissime. Dopo il grande successo della prima edizione, dal grande cuore delle Dolomiti – Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO – parte il secondo capitolo di un’iniziativa che unisce sport, gastronomia e beneficienza.
Sabato 5 marzo 2016, sulle piste di Obereggen, in Val D’Ega (BZ), il Mayrl-Burger-Day offrirà la possibilità di gustare nuovamente un hamburger naturale di manzo con ingredienti a chilometro zero, a oltre duemila metri d’altezza, al centro del comprensorio sciistico del Latemar con Pampeago e Predazzo. Il prezzo è simbolico ma quello che si finanzia è inequivocabilmente concreto. L’iniziativa benefica promossa dai fratelli Mark e Sebastian Eisath, proprietari e gestori della stessa malga Mayrl Alm, si propone di aiutare la ricerca e la lotta contro i tumori. Il ricavato verrà devoluto all’associazione Peter Pan che aiuta i bambini malati di tumore in Alto Adige.
Protagonisti della giornata, due tipi di hamburger – al prezzo di 7 euro - guarniti con una vasta scelta di contorni e composti da prodotti naturali della stessa Val d’Ega: la carne di manzo del Maso Flecker di Ega (1200m slm), il formaggio prodotto da latte di mucca Grigia Alpina del Maso Learner (1360m slm) a Nova Ponente, il pane sfornato dal panificio Pichler di Ega. Per ogni hamburger venduto, la malga Mayrl Alm devolverà un euro, che verrà triplicato dal contributo della società impianti di risalita di Obereggen e dagli stessi gestori della Mayrl. L’anno scorso, durante il primo Mayl-Burger-Day, sono stati cucinati ben 350 hamburger. L’importo ricavato, di 1200 euro, è stato consegnato, sulle nevi di Obereggen dai gestori e proprietari della malga Mayrl e dai rappresentanti della società impianti, a Renate Mühlögger Tschager, presidente dell’associazione Peter Pan per la ricerca e la lotta contro i tumori. Sabato 5 marzo, i partecipanti potranno così unire il divertimento sugli sci o sulla tavola da snowboard all’avventura gastronomica di un appetitoso hamburger made in Val d’Ega, contribuendo alla ricerca e alla lotta contro i tumori. La malga Mayrl è raggiungibile con gli sci e la seggiovia a sei posti “Absam-Maierl“ o anche a piedi da Obereggen, con la cabinovia “Ochsenweide” e il sentiero invernale che porta alla malghe.
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Le persone giuste, al momento giusto e nel posto giusto. Potrebbe essere questa la sintesi dell’operazione che Longino&Cardenal, azienda milanese che da 25 anni a questa parte seleziona, importa e distribuisce alla ristorazione italiana (e non solo visto che ha anche due sedi a Hong Kong e Dubai) il meglio della gastronomia mondiale. Ed è proprio il concetto di “meglio” tradotto in termini di qualità il secondo ingrediente della nuova avventura: Antonello Alfreducci, da cinque anni direttore generale dell’azienda, ha lasciato l’incarico per seguire la nascita, scaturita dall’acquisizione di un’attività già ben avviata, di Don Gambero il nuovo brand legato alla pesca e vendita di pesce ed in modo particolare del conosciuto Gambero Rosso di Sicilia.
«Alfreducci – ha precisato Riccardo Uleri, titolare di Longino&Cardenal - ci ha insegnato a lavorare con numeri e budget, ha saputo riorganizzare la rete commerciale, ha ideato eventi quali i Longino Food Experience, ci ha insegnato la focalizzazione sulle vendite e ha strutturato ed enfatizzato i lanci dei nuovi prodotti». Don Gambero è un brand della SRL Il Satiro Danzante, società partecipata della SPA Longino&Cardenal : «La scelta di investire nel pescato - ha proseguito Uleri –, ed in modo particolare in quello di qualità, è stata quasi spontanea e naturale perché l’azienda da ormai 25 anni è vocata alla selezione e alla distribuzione di cibi rari e preziosi».
«Il gambero rosso di Sicilia – ha spiegato Alfreducci, ligure di nascita e milanese d’adozione, già direttore marketing di Pernigotti, direttore vendite di Yomo e a capo di numerosi progetti in Galbani e Danone - è un prodotto pregiato e apprezzato dai migliori chef di tutto il mondo. È un vero tesoro ricco di qualità organolettiche, fortemente consigliato nelle diete soprattutto in quella mediterranea. Mazara del Vallo in Sicilia è una delle località maggiormente interessata dalla pratica della pesca del gambero rosso che ogni anno vanta un volume di circa milleottocento tonnellate di pesca, con oltre 400 addetti ai lavori. Una pratica che va portata avanti con reti da pesca che vanno a fondo oltre i mille metri ed il tutto con un procedimento altamente sostenibile, che non danneggia i mari».
Don Gambero nasce con un chiaro e preciso obiettivo: diventare l’autorevole firma di una linea di eccellenza di prodotti surgelati del Mediterraneo. Don Gambero garante dell’eccellenza del pesce mediterraneo nel mondo. E lo farà attraverso una gamma di oltre 40 referenze, ben riconoscibili da un packaging lineare, ma incisivo, che spazierà, oltre che dal prodotto di punta rappresentato dal Gambero Rosso, dai polpi al gambero rosa, dai calamaretti agli scampi e così via.
Le previsioni di mercato sono inoltre ottimistiche: si stima, infatti, che nel 2015 la produzione mondiale di pesce abbia raggiunto i 168,6 milioni di tonnellate, in crescita del +2,6% rispetto all'anno precedente.
www.dongambero.com
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Arriva in Italia la più importante manifestazione mondiale dedicata al “cibo degli dèi”. Showcooking, fashion, famiglie, sensorialità e shopping sono le cinque aree tematiche. Dal 13 al 15 febbraio 2016 al The Mall di Porta Nuova Varesine
Tre giorni di degustazioni, eventi ed esposizioni ed un unico grande protagonista: il cioccolato. La capitale della moda e del design, ma anche città prediletta dai foodies, ospiterà finalmente la prima edizione milanese del più importante evento mondiale del cioccolato, il Salon du Chocolat di Parigi.
Roberto Silva Coronel e Pietro Cerretani, organizzatori del Salon Du Chocolat Milano, raccontano le
motivazioni che li hanno convinti ad “importare” in Italia il celebre format espositivo parigino. “In
Italia, negli anni passati, abbiamo sempre avuto un certo timore reverenziale nei confronti dei cugini francesi in tema food in generale, e cioccolato nello specifico. Salvo poi accorgerci che i
nostri Maîtres Chocolatier non erano secondi a nessuno, anzi vincevano premi in Francia, così come i produttori italiani – dal Piemonte alla Sicilia - sono di assoluta eccellenza, Nel nostro Paese il cioccolato vale 3 miliardi di dollari (fonte Corriere della Sera). Le nostre esportazioni continuano a crescere e ad oggi hanno raggiunto un valore complessivo di 665 milioni di euro (siamo i primi sul mercato cinese). L’altra motivazione, forse la più importante, è che il pubblico italiano è attento e colto, sa riconoscere la qualità e richiede food experience all’altezza. Per questo faremo di tutto per stupire i visitatori”.
Cinque saranno i cluster di contenuto che connoteranno il salone milanese. Il primo è il connubio tra cioccolato e fashion: l’evento “Chocolate Fashion Show celebrerà il talento creativo di giovani stilisti del Naba Fashion Lab di Milano guidati da Nicoletta Morozzi e supportati dall’expertise di Silvia Grilli, direttore di Grazia Magazine. Gli studenti in collaborazione con i dieci Maitres Chocolatier di AMPI - Accademia Maestri Pasticceri Italiani – e nello specifico: Davide Comaschi vincitore del World Chocolate Masters di Parigi 2013, Giancarlo Cortinovis, Alessandro Dalmasso, Denis Dianin, Francesco Elmi, Fabrizio Galla, Gianluca Mannori, Pasquale Marigliano, Roberto Rinaldini, Alessandro Servida.) progetteranno dieci abiti realizzati con il cioccolato che animeranno la serata di gala del 12 febbraio sempre al The Mall. La sfilata verrà poi replicata anche sabato e domenica mentre gli abiti verranno esposti durante i tre giorni di apertura al pubblico. Gli amanti del live twitting potranno seguire il fashion show digitando #ChocoFashion.
Il secondo tema è la sensorialità della chocolate experience, sintetizzato nell’hashtag #ChocoSense. Gli ospiti potranno vivere degustazioni sensoriali legate al cioccolato e ai suoi migliori abbinamenti grazie alla collaborazione della Compagnia del Cioccolato presieduta da Gilberto Mora, dell’Istituto Internazionale Chocolier guidato da Luigi Odello.
Con #Chocoshow si vuole raccontare il tema legato alle esibizioni e masterclass dei grandi maîtres chocolatier italiani, internazionali. Un ruolo decisivo l’avranno sia i maestri dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, capitanati da Iginio Massari e da Gino Fabbri sia altri noti pastry chef italiani e internazionali che si esibiranno in sorprendenti showcooking a base di cioccolato. Tutti gli Chef utilizzeranno gli elettrodomestici Kenwood, azienda leader nel mercato delle kitchen machine e food processor, main sponsor del Salon du Chocolat Milano.
Il quarto cluster è #Chocofamily, giochi e attività per bambini e famiglie per conoscere, giocare, sperimentare e degustare. I professionisti di Kikolle Lab gestiranno i laboratori a tema e intrattenimento, in un’ambientazione che richiamerà il celeberrimo mondo di Willy Wonka, liberamente ispirata al romanzo di Roald Dahl. Nei giorni di San Valentino, non potranno mancare anche iniziative ad hoc per gli innamorati.
Infine #Chocoshopping sarà la grande area dedicata allo shopping del cioccolato. Chi verrà al Salon du Chocolat Milano potrà portare a casa il meglio della produzione nazionale e internazionali delle grandi pasticcerie del mondo.
Il Salon du Chocolat Milano sarà un evento per il pubblico e per gli operatori del settore. Tutti gli eventi saranno promossi da Radio Monte Carlo, Official Radio Partner della manifestazione e da La Cucina del Corriere della Sera. La giornata di lunedì 15 febbraio sarà anche dedicata agli operatori: buyer, pasticceri, esperti e professionisti potranno incontrare le aziende espositrici, seguire workshop tematici e formativi.
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La Nairobi Restaurant Week, la manifestazione gastronomica più importante del Kenya, ritorna per la terza volta, dal 28 gennaio al 7 febbraio 2016.
Oltre 60 tra i migliori ristoranti della città, tra cui Dusit, Mediterraneo, Sankara e Talisman, hanno messo a punto menù su misura per l’evento.
Il nuovo Cabinet Secretary del Ministero del Turismo kenyota, Najib Balala, ha così commentato:” La Nairobi Restaurant Week 2016 offre la migliore esperienza culinaria e dà visibilità alla ristorazione del Kenya, che mostra così la sua grande varietà e dinamicità, tutta da vivere nei ristoranti di Nairobi al top. Non c'è momento più adatto per scoprire tutti i sapori del Kenya e provare l’esperienza straordinaria della nostra cucina”. L’edizione 2016 della Nairobi Restaurant Week 2016 ha potuto contare sulla collaborazione della cantina sudafricana Nederburg e sarà caratterizzata da tre menù degustazione al prezzo di $ 15 USD o di $ 24 USD a persona, con offerte speciali su una selezione di vini Nederburg. Diversi ristoranti offriranno anche a pranzo menù di due portate al prezzo speciale di $ 10 USD $ 18 USD a persona.
Michelle Slater, Direttore Generale di EatOut Kenya, evidenzia " Nairobi è una delle città più cosmopolite dell’Africa e questo è visibile anche dalla nostra offerta culinaria, sempre più variegata. La Nairobi Restaurant Week vuole pertanto celebrare il meglio della gastronomia della nostra città. Inoltre, il successo delle due precedenti edizioni ci ha motivati a programmare quest’anno una NRW ancora migliore è sempre più importante”.
Con la volontà di promuovere “un bere responsabile”, la Nairobi Restaurant Week e Nederburg hanno ancora una volta collaborato con Uber, che offrirà corse gratuiti ai nuovi utenti per tutta la durata della manifestazione.
Altri sponsor sono Amarula, CFC Stanbic Banca, San Pellegrino, SHK Consulting, The Star, Moyo Vacanze, UP, Wrigley e Yummy Magazine.
Make it Kenya - MakeitKenya.com
Make it Kenya è la nuova campagna internazionale sviluppata dal Ministero degli Affari dell’Africa Orientale, Commercio e Turismo (MEAACT), volta a promuovere e potenziare il posizionamento del Kenya come leader globale nel turismo, commercio e investimenti. Sul portale makeitkenya.com si possono trovare differenti e interessanti contenuti digital, che testimoniano della grande potenzialità turistica offerta del Kenya. Il Kenya è una destinazione di viaggio per tutto l'anno e offre un'esperienza di safari unica, grazie anche e alla migrazione annuale degli gnu, evento unico e straordinario.
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La qualità e l'autenticità del GORGONZOLA, inserito nella lista dei prodotti D.O.P. dal 1996, sono assicurate da una severa legislazione che definisce la zona geografica per la raccolta del latte e la stagionatura, oltre agli standard di produzione.
Forse non tutti sanno che solo il latte degli allevamenti bovini delle provincie di Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Monza, Pavia e Varese, Verbano-Cusio-Ossola e il territorio di Casale Monferrato può essere utilizzato per produrre il gorgonzola conferendogli la denominazione d’origine protetta.
Ogni forma di gorgonzola deve essere marchiata all'origine e riportare sempre l'indicazione del caseificio in cui è stata prodotta. Perché possa essere venduto come tale, il gorgonzola D.O.P. deve essere avvolto in fogli di alluminio recanti la del Consorzio senza la quale il formaggio semplicemente non è gorgonzola!Il Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola è stato creato nel 1970 ed ha sede a Novara. E’ un ente senza fini di lucro che raggruppa 38 caseifici che rappresentano il 100% della produzione globale. Il Consorzio, che dipende direttamente dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha il preciso scopo di vigilare sulla produzione e sul commercio del gorgonzola DOP e sull'utilizzo della sua denominazione al fine di tutelare produttori e consumatori. Il Consorzio promuove tutte le iniziative tese a salvaguardare la tipicità e le caratteristiche del gorgonzola preservandole da ogni abuso, concorrenza sleale, contraffazione, uso improprio della DOP e comportamenti illeciti. Inoltre, in collaborazione con le Università, gli Istituti di ricerca e gli Istituti Tecnici Lattiero-Caseari, il Consorzio promuove ricerche tecnico-scientifiche.
Il formaggio gorgonzola prende il nome dall’omonima cittadina alle porte di Milano. La sua data di nascita non è certa, come accade per molti alimenti tradizionali, ma si fa risalire al Medioevo, intorno all’anno 879, più di undici secoli fa.
Inizialmente si chiamava “stracchino di gorgonzola” con riferimento alle vacche "stracche", ovvero stanche dopo la transumanza dalle zone alpine della Valsassina alla zona pianeggiante di Gorgonzola. Quest’area, grazie alle particolari condizioni climatiche e all’efficiente sistema di irrigazione, presentava pascoli stabili e foraggi di ottima qualità che favorivano la produzione di molto latte, ingrediente primario e indispensabile per produrre formaggio.
La produzione del gorgonzola comincia ad estendersi di pari passo con la canalizzazione delle risorse idriche e la costruzione dei navigli, completati intorno al 1500, nelle aree del Milanese, del Lodigiano e del Pavese. In questo modo il formaggio poteva essere velocemente trasportato a Milano, insieme agli altri prodotti alimentari, dove il commercio era più fiorente soprattutto in occasione delle fiere. Un’ulteriore condizione geografica favorevole del territorio era rappresentata dalle grotte naturali della Valsassina perfette per la maturazione del gorgonzola anche nei mesi estivi durante i quali solitamente la lavorazione si interrompeva.
Col tempo nel nome rimane solo la parola “gorgonzola” e l’area di produzione si estende alla zona a cavallo tra Lombardia e Piemonte che comprende le provincie di Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Verbano-Cusio-Ossola e il territorio di Casale Monferrato per il Piemonte; Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Monza, Pavia e Varese per la Lombardia. Solo il latte appena munto degli allevamenti di queste province può oggi essere utilizzato per produrre il gorgonzola conferendogli la Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.).
Vera svolta nella produzione del gorgonzola e dei formaggi in generale si ha nel 1860 con le prime strutture di stagionatura. Per volere dell’allora Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio vengono messi a punto, infatti, interventi per migliorare le competenze tecniche degli operatori e, di conseguenza, il livello tecnico-produttivo. Nel caso del gorgonzola questo significa essenzialmente la stagionatura nelle celle frigorifere.
Oggi come allora il latte di altissima qualità insieme alla sana produzione dei foraggi, all'elevato standard igienico delle stalle nei territori consortili e all’accurato procedimento tuttora manuale sono la premessa per la realizzazione di un prodotto dell’eccellenza italiana, espressione di una tradizione antichissima fatta di sapori sinceri e genuini. Ecco perché si dice che l’unico segreto del gorgonzola è quello di non avere segreti! Anche nella grande industria nazionale il procedimento di produzione del gorgonzola prevede ancora un forte intervento manuale. Il formaggio si ottiene utilizzando esclusivamente latte vaccino intero pastorizzato cui si aggiungono fermenti lattici, caglio e spore di penicilli. A coagulazione avvenuta la cagliata viene sistemata nei fassiroli, o fascere, in quantità di circa 15 kg per ogni forma e viene lasciata riposare per permettere la perdita di siero. Successivamente le forme vengono girate e marchiate su entrambe le facce con il numero identificativo del caseificio di produzione. Quindi vengono spostate in celle, dette "purgatorio", con una temperatura di 18/24°C, dove le forme vengono salate manualmente. Dopo 3 settimane circa di stagionatura, in celle frigorifere a 2/7° C, con umidità del 85/99%, ha luogo la foratura con grossi aghi metallici che permette all'aria di entrare nella pasta, sviluppare le colture già innestate nella cagliata e dare così vita alle inconfondibili venature blu/verdi del gorgonzola. A stagionatura ultimata, dopo circa 2 mesi, le forme vengono tagliate e ciascuna parte viene avvolta in alluminio riportante l’inconfondibile in rilievo del Consorzio, unica garanzia di qualità dove C sta ad indicare il Consorzio e G si riferisce al formaggio gorgonzola. Senza il numero del caseificio d’origine, i marchi del Consorzio e l'alluminio in rilievo, infatti, il formaggio non è gorgonzola.
Il gorgonzola è un formaggio molle a pasta cruda che appartiene alla famiglia degli “erborinati” (da “erborin”, che in dialetto milanese vuol dire prezzemolo) ovvero di quei formaggi che presentano le tipiche striature verdi date, non dall’utilizzo del prezzemolo, bensì dalla formazione di muffe. Altri “erborinati” famosi sono il Castelmagno della provincia di Cuneo, il Blu del Moncenisio, lo Stilton inglese e il Roquefort francese. Occorre circa un quintale di latte per ottenere una forma del peso di circa 12 kg.
Il gorgonzola del tipo piccante, si differenzia, oltre che per il gusto forte e deciso più simile al "roquefort" francese o allo "stilton" inglese, per le venature blu/verdi più accentuate e per la pasta più consistente e friabile. Il gorgonzola piccante prevede un periodo di stagionatura più lungo e durante la lavorazione vengono innestate colture di penicilli differenti. Questo tipo di gorgonzola, detto anche "gorgonzola del nonno" o "antico" perché consumato maggiormente in passato, rappresenta oggi circa il 9% della produzione nazionale.
Durante la seconda guerra mondiale Winston Churchill fece segnare la cittadina di Gorgonzola con un cerchietto rosso sulle carte per evitare che venisse bombardata in quanto produttrice del formaggio di cui era ghiotto.
Negli anni ’40 i quotidiani dell’epoca riportavano che l’italianissimo gorgonzola era il formaggio più consumato nel ristorante della Camera dei Comuni di Londra.
Il gorgonzola ha anche un Santo protettore, San Lucio, il cui culto cominciò nell’800 quando i formaggiai offrivano al santo una lira in cambio della sua benevolenza. Al santo fu anche dedicato un grande quadro nella Chiesa di San Bernardino alle Ossa a Milano, proprio vicino al grande mercato del Verziere dove il formaggio era tra i generi più contrattati e, tra questi, il gorgonzola era il Re. Con lo spostamento del mercato il culto scemò restando comunque attivo fino ad oltre il 1960.
Le più celebri leggende sulla nascita del gorgonzola sono due e la fanno risalire una alla sbadataggine, l’altra all’amore. Nel primo caso si racconta che un mandriano si concesse una sosta in quel di Gorgonzola e, avendo dimenticato l'attrezzatura per lavorare il latte destinato a diventare crescenza o quartirolo, lasciò la cagliata in un recipiente riservandosi di unirla a quella del giorno dopo per poi lavorare il tutto con gli attrezzi recuperati. Tuttavia l’unione delle due “paste” di consistenza diversa provocò il passaggio dell’aria negli interstizi e di conseguenza la diffusione delle muffe. Nacque così il gorgonzola. Stesso copione nella storia più romantica in cui il protagonista non è un mandriano, bensì un giovane casaro sbadato per amore!
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Un vero manuale che parli di passione, amore e cucina! A scriverlo ci ha pensato Silvia Baracchi, una Stella Michelin e chef del Relais & Ristorante Il Falconiere, nella bella campagna toscana di Cortona, in provincia di Arezzo. Il desiderio di unire tutti gli ingredienti che rendono unica la tavola attraverso un percorso fatto di sapore, profumo e colore… rigorosamente il rosso, simbolo dell’Amore. Rosso di gusto. Passioni in cucina è il libro perfetto per chi non può fare a meno di vivere momenti unici nella vita valorizzati da un’ottima cucina.
Un’intrigante avventura culinaria che intreccia la creatività e la maestria di una grande chef come Silvia Baracchi agli aspetti più coinvolgenti, sensuali e anche un poco “proibiti” della vita. Il rosso dipinge la passione e colora piatti e ricette da presentare sulla tavola per occasioni importanti… appuntamenti a lume di candela, incontri piccanti, anniversari e, perché no, anche tradimenti e liti che finiscono con la pace tra innamorati. Ed ecco che gli ingredienti di tutti i giorni si trasformano in veri e propri elisir d’amore: pomodorini, rape rosse, peperoncini, fragole, frutti di bosco… il tutto innaffiato da importanti vini rossi.
Rosso di gusto. Passioni in cucina, oltre a una parte introduttiva che racconta le attività enogastronomiche di Silvia Baracchi (Il Falconiere, Baracchi Winery, La Locanda del Molino e Bottega Baracchi), è diviso in 6 capitoli. Ogni capitolo tratta di un argomento amoroso corredato da un menù specifico. Il I capitolo è dedicato a L’incontro, Sguardi piccanti. Si prosegue con La conquista, Sorpresa in rosso; il III capitolo è riservato a L’anniversario, Rosso di sera… seguito da Perdersi e… ritrovarsi, Guerra e Pace. Il V capitolo è tutto incentrato su La tentazione,
Tradire con amore; in chiusura, al VI capitolo La passione, Gita d’Amore.
“Perché il cibo è sensualità, benessere e voglia di condividere; anche il piatto più semplice può fare accendere un’emozione”. Parola di Silvia Baracchi.
Titolo: Rosso di gusto. Passioni in cucina
Autore: Silvia Bracchi
Fotografie: Laura Adani
Anno di pubblicazione: febbraio 2016
Pagine: 128
Prezzo di copertina: 25,00 euro
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Il sole, le piste da sci, i paesaggi innevati.
Ci sono molti motivi per apprezzare la Val d’Ega (BZ) e tra questi non si può dimenticare la tradizione gastronomica: una storia fatta di passione, di amore per la terra e per i prodotti tipici, di eventi gastronomici dedicati alle specialità locali ma anche ad insoliti protagonisti (come il pesce!), per dilettare perfino i palati più esigenti.
Per i buongustai amanti della carne, dal 16 al 31 gennaio l’appuntamento è con le settimane culinarie “Beef & Snow”, che abbinano al divertimento sulle piste il gusto delle specialità a base di manzo.
Le baite dei comprensori sciistici di Obereggen e Carezza e i ristoranti della Val d’Ega offriranno specialità altoatesine preparate con carne di alta qualità, proveniente direttamente dai pascoli locali.
Sabato 16 gennaio sarà la malga Zischg, nell’area sciistica Obereggen, ad ospitare una degustazione di salsicce tipiche; carne, neve e musica dal vivo saranno protagoniste domenica 17 gennaio alla “Suppenbar”/Rechenmachers Rosengarten a Nova Levante nell’area sciistica Carezza, mentre al “Platzl” di Obereggen si svolgerà il “Cestino dal maso”, con presentazione e vendita al pubblico dei prodotti freschi degli agricoltori locali.
Giovedì 21 gennaio, da non perdere, la visita guidata al maso Stadlalm, a Carezza, mentre domenica 24 gennaio alla malga Mayrl, nell’area sciistica Obereggen, ci sarà la Grigliata “Beef & Snow”; contemporaneamente il “Cestino del Maso” sarà alla stazione a valle Paolina, nella Ski Area Carezza.
Domenica 31 gennaio, appuntamento con la grande festa di chiusura “Beef & Snow” alla baita Kronlechner, vicino alla pista Tschein nella Ski Area Carezza. Per l’occasione sarà arrostito un intero manzo della Val d’Ega; il programma prevede l’intrattenimento musicale di “Oachale vom Toule", gli aperitivi di Kurt Fischnaller del “Paul’s Pub e la possibilità di assaggiare i prodotti alla canapa di “Eco Passion”.
Chi è convinto che si possa mangiare il pesce solo al mare dovrà ricredersi: anche in Val d’Ega il pesce, freschissimo e di prima scelta, sa farsi apprezzare. Quando? Dal 12 al 19 marzo, durante la Settimana del Pesce. Dove? Al Platzl Mountain Lounge di Obereggen, a pochi passi dalle piste, dove rifugiarsi – a pranzo e a cena – per gustare tutto il sapore di branzini, orate, crostacei, molluschi, preparati ogni giorno con passione e creatività dallo chef e dal suo staff.
Dopo una bella sciata, quando la fame si fa sentire, non c’è niente di meglio che prendersi una pausa e ritrovarsi sulla terrazza del Platzl per rigenerarsi con un prelibato pranzo a base di pesce e grazie al tepore dei primi raggi primaverili. In fondo, mancano ancora molti mesi all’estate e il mare può attendere.
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Si avvicinano le feste e in molti si preparano, oltre che a frequentare il ristorante di fiducia o a scoprire nuove cucine, a mettersi ai fornelli per condividere con la famiglia o gli amici le ricette più accattivanti. Che la birra fosse l’elemento usato in molte ricette per dare quel tocco particolare, quella nota di gusto speciale o carattere al piatto non è ormai un segreto.
Pilsner Urquell, la prima chiara al mondo, sempre felice di abbinarsi dell'enogastronomia di qualità, lavora da tempo sulle ricette gourmet con la birra, anche grazie alla partnership con i Jeunes Restaurateurs d'Europe che la utilizzano provando nuove tecniche e nuovi accostamenti per creare ricette davvero interessanti.
Ad alcuni di loro Pilsner Urquell ha chiesto il permesso di “sbirciare” nei ricettari, spesso gelosamente custoditi, per lasciare che tutti possano provare a replicare quel determinato piatto. A svelare le carte in quel di Milano c’è Tommaso Arrigoni, del ristorante Innocenti Evasioni, che ha proposto un Riso Carnaroli mantecato con cavolfiori, provola affumicata e riduzione di birra. Arrigoni, nella ricetta, spiega di versare la birra in una pentola dai bordi alti, di lasciarla ridurre di circa ¾ fino ad ottenere un liquido concentrato e utilizzare questa riduzione sul risotto in fase di impiattamento.
Spostandoci verso Est è Renato Rizzardi de La Locanda di Piero a Montecchio Precalcino, nel vicentino, a raccontarci i segreti nella preparazione del Capocollo di maiale al cubo gratinato alla senape con salsa alla birra e radicchio di Treviso. Una ricetta dalle lunghe cotture che prevede l’utilizzo della birra per sfumare le ossa di maiale appena messe sul fuoco a rosolare con le verdure.
Aurora Mazzucchelli del Ristorante Marconi di Sasso Marconi (BO) sceglie invece Pilsner Urquell per sbollentare per qualche minuto le sue Animelle alla birra, noce moscata e cardi, una ricetta che sapientemente richiede lunghi tempi di riposo delle principali materie prime.
Dalla Campania, e precisamente da Telese Terme, in provincia di Benevento, lo chef Giuseppe Iannotti del Krèsios suggerisce di cimentarsi in una Pasta, Patate, Provola: la Pilsner Urquell in questo caso va aggiunta fin dall’inizio alle patate appena messe in pentola con la passata di pomodoro e con un soffritto di lardo, concentrato di pomodoro, cipolla, sedano e peperoncino.
Quattro ricette, quattro idee, quattro spunti per imparare dai grandi chef a elaborare piatti che lasciano il segno. E se, invece, preferite la mano del cuoco potete abbinare Pilsner Urquell ad ognuna di queste portate, godendovi la cena in una di rinomate tavole della grande famiglia dei JRE!
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