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Nella foto: I vincitori delle due categorie: Lucio Bernini per il Consorzio della Focaccia di Recco e la delegazione cinese.
La Redazione
Un percorso interattivo ed emozionale fatto di storia, cultura e tradizione che sancisce il legame d’amore tra la città e il suo salume simbolo. Il secondo Mortadelladay è proseguito a FICO Eataly World con spettacoli, degustazioni e divertimento.
Uno spazio del Museo della Storia di Bologna, nel centralissimo Palazzo Pepoli, si tinge di rosa. Giovedì 24 ottobre, in occasione del 358° anniversario dell’editto del Cardinal Farnese che regolamentava la produzione della Mortadella, è stata inaugurata la sala dedicata alla regina rosa dei salumi, che arricchisce il percorso permanente del museo.
L’evento al centro della seconda edizione del Mortadelladay, cui ha fatto da madrina Anna Falchi, è stato preceduto da una conferenza stampa con la partecipazione di: Simona Caselli, Assessore all’agricoltura, caccia e pesca Regione Emilia Romagna, Davide Conte, Assessore al Bilancio del Comune di Bologna, il Presidente del Consorzio Mortadella Bologna IGP Corradino Marconi e Fabio Roversi Monaco, Presidente Genus Bononiae. Musei nella città. A raccontare le tappe più significative della storia della Mortadella Bologna IGP anche Costantino D’Orazio critico d'arte e saggista italiano con un intervento su “Arte e Cibo nel territorio del Bolognese” e lo scrittore Giancarlo Roversi, mentre il noto comico bolognese Vito ha intrattenuto con alcuni aneddoti legati alla Mortadella.
Il nuovo spazio museale dedicato alla Mortadella Bologna IGP consente di fare un’esperienza immersiva nell’arte e nella storia fatta di saperi e sapori del celebre salume. Ospita oltre 15 opere che ne raccontano il percorso, dalle origini etrusche e degli antichi romani cui viene fatta risalire l’ideazione della parola “mortadella”, musicale e rotonda che ne preannuncia il delizioso sapore.
Un percorso esperienziale e interattivo che coniuga arte, cultura, curiosità e testimonianze storiche come il famoso bando del cardinale Farnese del 1661 che codificava la produzione della mortadella, vero e proprio antesignano dell’attuale Disciplinare per la denominazione IGP certificato dall’Unione Europea. Nel 1624 la Mortadella era il salume più ricercato e costoso: 3,5 volte più del prosciutto, 9 più del pane e 6 volte più di manzo e agnello.
Ricca anche la parte dedicata ai metodi di lavorazione, una sezione educational che spiega la ricetta originale e le fasi di produzione. Il percorso si completa con l’area dedicata al Consorzio e alla comunicazione del prodotto nel corso del tempo.
“Abbiamo scelto di inaugurare il nuovo spazio del Museo della Storia di Bologna dedicato alla Mortadella per celebrare il suo 358° anniversario, era infatti il 24 ottobre 1661 quando il Cardinal Farnese emanò l’editto che ne regolava la produzione. Un documento storico importante a tutela di un salume che ha sempre rappresentato un’eccellenza del territorio, la cui storia si intreccia con quella della città di Bologna. Un progetto fortemente voluto dal Consorzio, realizzato in collaborazione con Genus Bononiae. Un allestimento in grado di raccontare e valorizzare uno dei maggiori simboli gastronomici Made in Italy. Si tratta, di uno spazio in cui i visitatori avranno modo di conoscere la Mortadella Bologna IGP a 360°: storia, ricetta originale e fasi di produzione, scoprendone aneddoti e curiosità. Sarà una tappa irrinunciabile per tutti gli amanti di questo nobile salume”, ha dichiarato Corradino Marconi, Presidente del Consorzio Mortadella Bologna.
“Lo spazio dedicato alla mortadella, all’interno di un percorso storico relativo alla città in cui essa nasce, è basato su un approccio storico e divulgativo, in linea con la proposta complessiva del Museo. - ha aggiunto il Presidente di Genus Bononiae, Fabio Roversi Monaco - Il racconto di questo prodotto si inserisce nel quadro più ampio del patrimonio gastronomico della città, traducendosi anche in finestra sulla società, sugli usi e i costumi dei cittadini bolognesi nel corso dei secoli. Le tradizioni, anche gastronomiche, sono un tassello che ci permette di restituire, contestualizzare e ricostruire il passato, in un mix felice di cultura alta e popolare”,.
Il secondo #Mortadelladay è proseguito a FICO con un’edizione speciale di “The Mortadella Bologna Show” con l’artista bolognese Franz Campi e le degustazioni realizzate dallo chef Marcello Ferrarini.
A seguire, nello spazio Arena, si è tenuto Il Tesoro della Regina: la prima caccia al tesoro digitale per trovare l'oro rosa, seguita da Pink Ring, la sfida culinaria tra quattro esperti come gli chef Daniele Reponi e Marcello Ferrarini, Giuseppe “the King” e Giorgio Borrelli guidati dalla comicità di Vito.
La giornata si è conclusa con l’aperitivo “Mortadella Sour”, l’originale cocktail a base di mortadella ideato dal bartender Alex Fantini.
www.mortadellabologna.com
www.enjoytheauthenticjoy.eu
Il Consorzio Mortadella Bologna si è costituito nel 2001, a seguito del riconoscimento dell’IGP alla Mortadella Bologna - avvenuto nel 1998 - e al conseguente avvio della certificazione da parte dei produttori. Il Consorzio, che ha come scopo la tutela e la valorizzazione di questa produzione tutelata, in collaborazione con il Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali promuove la Mortadella Bologna IGP e svolge attività di difesa del marchio e della Denominazione dalle imitazioni e dalle contraffazioni. Il Consorzio garantisce un’alta qualità di base che ogni produttore migliora secondo la propria esperienza e professionalità. Un’attività costante che ha come unico obiettivo, che è anche la finalità di tutte le aziende, con i loro marchi, di garantire ai consumatori un prodotto dalle caratteristiche uniche per qualità e gusto, un prodotto ad alto valore nutrizionale, con una composizione di proteine nobili, minerali e grassi insaturi perfettamente in linea con le tendenze della moderna scienza nutrizionale.
L’iniziativa è targata “Enjoy the Authentic Joy": un progetto promozionale e informativo triennale che unisce tre consorzi agroalimentari per la tutela dei salumi DOP e IGP (Mortadella Bologna IGP, Salamini Italiani alla Cacciatora DOP, Zampone Modena IGP e Cotechino Modena IGP), cofinanziato dall'Unione Europea e rivolto al mercato italiano e belga. I Consorzi intendono insieme aumentare il livello di conoscenza e riconoscimento dei marchi di qualità europei e promuovere il valore aggiunto del prodotto in termini di autenticità, sicurezza, tracciabilità ed etichettatura garantita dalla tutela del marchio europeo attraverso le certificazioni DOP e IGP e rafforzare la competitività dei prodotti agroalimentari in Italia e Belgio.
La Redazione
La Sicilia autentica, fatta di cultura, profumi e sapori, va in scena a Host 2019, il principale salone internazionale dedicato al mondo del caffè, della ristorazione e dell’accoglienza, in programma dal 18 al 22 ottobre a Milano.
Morettino, la storica torrefazione palermitana che si prepara a festeggiare nel 2020 i cento anni di attività, porterà a Milano il racconto della propria terra in un’esperienza sensoriale che abbraccia i vari volti dell’Isola, partendo proprio dal caffè, simbolo di incontro tra identità diverse.
Morettino sarà presente a Host con il “Morettino Coffee Lab”, il progetto che unisce gli antichi saperi della tradizione ai sapori dell’innovazione, rivoluzionando il modo tradizionale di bere il caffè, attraverso un approccio consapevole ed esperenziale.
Il Morettino Coffee Lab, infatti, racconta nuovi confini del mondo del caffè: dall’Espresso ai metodi di preparazione “Slow” più diffusi al mondo, passando per la Moka, dal mondo della Coffee mixology agli abbinamenti sensoriali tra cibo e caffè, mettendo sempre al centro la materia prima, sia in miscela che in singole origini di puri Arabica d’altura, tostate in maniera lenta ed eco-sostenibile.
Al Morettino Coffee Lab a Host (Pad. 14 / Stand E42-F41) sarà possibile immergersi nella cultura autentica del caffè e vivere tante esperienze di Sicilia, grazie anche alla collaborazione con alcune delle migliori realtà agroalimentari dell’Isola che condividono con Morettino gli stessi valori legati alla ricerca della qualità e al rispetto per la materia prima (Amara, Sabadì, Frantoi Cutrera, Molini del Ponte e Tasca d’Almerita) e con Bioesserì e Ammu Cannoli Siciliani, partner di Morettino ambasciatori del buono dell’Isola a Milano.
In questo spazio, circondati dagli aromi tipici della Sicilia, ogni giorno si potranno vivere differenti esperienze di consumo: in Espresso si degusteranno i blend Morettino premiati con la Medaglia d’Oro all’International Coffee Tasting e le monorigini di Arabica, e in Slow Coffee gli Specialty Coffee preparati con i sistemi a filtro Chemex, Pour over, French Press e Cold Drip; le miscele storiche preparate con la Moka, per valorizzare quello che in Sicilia è un rito; fino al Caffè arabo preparato con la Dallah e aromatizzato con fiori e spezie. Spazio anche alla Latte art, con l’utilizzo anche dei latti speciali per andare incontro alle nuove esigenze di consumo, e ai caffè golosi creati in collaborazione con Ammu Cannoli Siciliani.
L’analisi sensoriale dei caffè avrà un ruolo importante durante tutta la manifestazione: ogni giorno tante attività nella Morettino Sensory Room, tra cui percorsi guidati di degustazione e abbinamenti tra Specialty coffee e differenti tipologie di Cioccolato di Modica di Sabadì.
Infine appuntamento con la Coffee Mixology del Morettino Coffee Lab, in collaborazione con Bioesserì e Amara. Venerdì 18, sabato 19 e lunedì 21 – dalle ore 16 alle 18 – saranno preparati cocktail al caffè con l’amaro Amara e aromi tipici della Sicilia. Ad alternarsi nella preparazione i barman di “Bioesserì Porta Nuova” Andrea Di Prinzio e di “Bioesserì Brera” Davide Caffaroni.
La Redazione
ACETAIE APERTE 2019 ALLA SCOPERTA DEL BALSAMICO, UN TESORO DA UN MILIARDO DI EURO
Due tesori che valgono al consumo circa un miliardo di euro, con una produzione di oltre 90 milioni di litri ogni anno, conosciuta ed esportata nei cinque Continenti. Questi sono i numeri dell’Oro Nero di Modena, l’Aceto Balsamico di Modena IGP e l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP che insieme domenica 29 settembre 2019 si preparano ad essere protagonisti di una nuova edizione di Acetaie Aperte, la manifestazione organizzata dai due rispettivi Consorzi di Tutela in 38 acetaie della provincia di Modena.
Non saranno infatti soltanto le visite guidate e le degustazioni in abbinamento ai prodotti tipici del territorio ad attendere i visitatori; quest’anno molte novità interessanti, tra cui la possibilità di compiere escursioni nei vigneti da cui si traggono le uve che poi diventeranno il Balsamico ed una, inedita, degustazione verticale di cinque aceti balsamici, IGP e DOP, in una antica torre del XVI secolo. Una suggestione che si gioca nelle narrazioni in viva voce dei singoli produttori che racconteranno ai presenti la propria storia, ma anche sulla comunicazione visiva degli allestimenti di musei del Balsamico ospitati all’interno delle acetaie storiche, in cui sono raccolti strumenti di lavoro antichi e moderni, quasi a testimoniare come la produzione di questo prezioso condimento sia la perfetta combinazione fra tradizione ed innovazione.
E ancora, showcooking, preparazione di panini gourmet con Daniele Reponi, assaggio di tortellini “da passeggio” declinati in quattro varianti balsamiche preparati dal noto food truck "La Vetusta", musica live, laboratori, giochi, intrattenimento e quiz di cultura balsamica finanche concorsi fotografici, esposizioni di auto d’epoca e test drive per una giornata all’insegna della convivialità che si conferma come l’evento divulgativo più importante dell’anno per l’Oro Nero di Modena.
Una edizione quindi oltremodo ricca, quella di Acetaie Aperte 2019, anche per enfatizzare il prestigioso traguardo raggiunto dall’Aceto Balsamico di Modena IGP - il decimo anniversario della registrazione avvenuta il 3 luglio 2009 - nonché l’avvicinamento ad un altrettanto importante tappa come il ventesimo anniversario dalla registrazione della DOP Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, avvenuta il 17 aprile 2000. Due ricorrenze che insieme rafforzano il ruolo e l’importanza dei Consorzi e della loro mission volta alla tutela, salvaguardia e promozione della tradizione, della cultura, del territorio e del tessuto sociale e imprenditoriale del proprio territorio.
I programmi e gli orari di apertura con gli indirizzi delle singole acetaie, sono consultabili al sito www.acetaieaperte.com oppure contattando il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena allo 059/208621.
Inoltre, per tutta la settimana dal 23 al 27 settembre, un’anticipazione di Acetaie Aperte è offerta ai viaggiatori delle Frecce di Trenitalia a bordo dei treni AV9520 Roma – Milano in partenza dalla capitale alle 10.20 e AV9543 Milano - Roma delle 14.20. In tale occasione sarà altresì offerta ai viaggiatori la possibilità di degustare l’Aceto Balsamico di Modena IGP, accompagnato dal racconto di come nasca questo prodotto di eccellenza del Made in Italy, come percepirne e riconoscerne le caratteristiche organolettiche e quali abbinamenti sono in grado di esaltarle al massimo.
La Redazione
Mercoledì 7 e giovedì 8 agosto a Grottaglie l’ottava edizione di Orecchiette nelle ‘nchiosce – on the road nel famoso quartiere delle Ceramiche
Due serate all’insegna del gusto e del divertimento in uno dei centri storici più belli del tarantino a due passi dal mare.
Orecchiette per tutti gusti e in tutte le salse: classiche ovviamente, con il tè nero, all alga spirulina, al ragù di polpo fino a quelle senza glutine. In più, tanti percorsi enologici e intrattenimento.
Tutte ricette originali e gustosissime che presenteranno gli chef pugliesi in occasione dell’ottava edizione di Orecchiette nelle ‘nchiosce – on the road, prevista per mercoledì 7 e giovedì 8 agosto a Grottaglie.
Il famoso quartiere delle Ceramichedi Grottaglie, nel tarantino, con le sue numerose botteghe artigiane si trasformerà in un percorso di gusto tra tradizione e rivisitazioni. Tante ricette invitanti che si potranno assaporare anche senza glutine.
Saranno poi le cantine e i birrifici artigianali ad esaltare la maestria degli chef e, quindi, con mappa in una mano e calice nell’altra, si andrà alla scoperta dei vari stand.
Due giorni interamente dedicati alle orecchiette e alla possibilità di poter scegliere la ricetta giusta che abbraccia tradizione e sperimentazione.
Per chi non si accontenta solo di mangiare ma vuole mettere le mani in pasta troverà un interessante laboratorio per imparare a preparare manualmente le orecchiette.
E poi tanto spettacolo e folclore. Non mancheranno gli artisti di strada che intratterranno con divertimento il pubblico.
Orecchiette nelle ‘nchiosce – on the road è organizzato dalla società K202/M.A.O con la collaborazione di Slow Food Grottaglie Vigne e Ceramiche e il patrocinio del Comune di Grottaglie.
Per info: www.orecchiettenellenchiosce.com - Tel. 3498789817
www.facebook.com/orecchiettenellenchiosce/
La Redazione
Due simboli di Milano accomunati dallo stesso colore si incontrano per la prima volta a bordo della storica vettura 1503: arrivano i primi e unici tour di Milano in tram storico organizzati da Neiade con degustazione di risotto alla milanese impreziosito da Zafferano Leprotto!
La magia di un tram anni Venti, che ancora conserva il vecchio posto del bigliettaio o le sedute imbottite rivolte in senso di marcia, e le sue inconfondibili atmosfere retrò incontrano la cucina della tradizione milanese più gustosa: un’esperienza unica per scoprire la città non solo con gli occhi, ma anche con il cuore, i ricordi e il gusto!
Dopo il successo del tour del Duomo in cui i visitatori hanno scoperto le curiosità riguardanti le vetrate della Cattedrale, alcune realizzate utilizzando proprio lo zafferano, Neiade propone a partire da domenica 7 aprile e per altri appuntamenti durante l’anno un insolito giro di Milano che inizia al tramonto: saliti a bordo del tram e seduti comodamente sulle poltroncine della vettura, si potrà degustare il risotto alla milanese cucinato seguendo la ricetta tradizionale con il pregiato Zafferano Leprotto, il più amato dai milanesi da oltre 50 anni e servito ancora fumante in apposite confezioni ecosostenibili e riciclabili.
Complici l’atmosfera retrò che solo il tram storico sa evocare, il sapore autentico del piatto simbolo della cucina milanese conosciuto in tutto il mondo, e i racconti delle guide, si scopriranno angoli nascosti della città, fatta di piccole vie e negozi storici, monumenti mozzafiato e tanti piccoli dettagli che sfuggono nella frenesia della routine ogni giorno.
A tutti i partecipanti verrà regalato un ricettario per poter sperimentare a casa gustosi piatti con Zafferano Leprotto e i colorati e utili frigo box con il simpatico Leprotto: comodi per la conservazione di tutti i tipi di cibi, sono pensati per occupare il minor spazio possibile all’interno del vostro frigorifero.
Possono essere lavati direttamente in lavastoviglie e usati nel microonde, in modo da essere ideali per uno spuntino in qualunque momento della giornata o per un pranzo fuori casa.
Il tour partirà da Piazza Castello e dura circa 2 ore.
Queste le date del Tour in Tram:
domenica 7 aprile
sabato 4 maggio
sabato 18 maggio
domenica 16 giugno
sabato 21 settembre
sabato 28 settembre
sabato 5 ottobre
sabato 26 ottobre
sabato 9 novembre
domenica 17 novembre
sabato 23 novembre
domenica 22 dicembre
Per tutte le informazioni è possibile consultare www.neiade.com/tour-milano-tram-storico-risotto
“State facendo cose bellissime. Tornerò!”. Questo il congedo di Paolo Mieli da Tipicità 2019, la ventisettesima, un’edizione che ha rappresentato una svolta epocale nella capacità del sistema Marche di presentarsi al grande pubblico.
Durante la “tre giorni” della manifestazione, nei padiglioni del Fermo Forum si è respirata un’atmosfera internazionale, con rappresentanze da otto paesi del mondo le quali hanno sviluppato relazioni con gli operatori, visitato Fermo ed il territorio regionale, scambiato esperienze con gli amministratori locali.
Oltre cento i giornalisti accreditati da tutt’Italia per l’evento e più di mille gli operatori professionali che si sono dati appuntamento a Fermo. Un vero esercito di volti noti, tra i quali Duilio Giammaria, conduttore di “Petrolio”, Barbara Serra, arrivata appositamente da Londra, lo chef “bistellato” Claudio Sadler e lo stesso Paolo Mieli, personaggi che hanno offerto spunti di grande respiro che proiettano definitivamente Tipicità nell’olimpo delle manifestazioni che contribuiscono a creare un’idea di futuro migliore.
La carica dei diecimila che ha invaso il Fermo Forum ed il centro storico della città per le iniziative “in the city”, ha preso parte ad un cartellone con oltre 130 eventi. Ben 210 gli espositori che hanno animato le aree tematiche ed il grande “Grembo” centrale, simbolo di questa ventisettesima edizione.
“È stata un’edizione fortemente innovativa sotto molteplici aspetti!”, questo il commento di Paolo Calcinaro, Sindaco di Fermo, nel corso della serata che ha concluso Tipicità 2019, Stoccafisso senza frontiere, un gustoso “Giro d’Italia” animato da ben dodici sodalizi giunti nelle Marche da tutto lo “Stivale”. “Questo nuovo format con un grande spazio centrale - ha proseguito Calcinaro - è stato un’idea vincente che ha reso più fruibili i padiglioni, con grande soddisfazione dei visitatori!”.
“Un grande risultato di squadra ottenuto dall’impegno corale dei tanti enti pubblici, delle imprese partners, degli Atenei e delle associazioni - ha aggiunto il sindaco di Fermo - con un plauso speciale agli studenti degli istituti alberghieri che, con instancabile tenacia, sono stati di grande aiuto, capitalizzando un’esperienza irripetibile per il loro futuro”.
“Ci congediamo – ha dichiarato il direttore, Angelo Serri - con la soddisfazione di aver compiuto un ulteriore passo nella capacità di dar luce agli innumerevoli attrattori legati al cibo, alla manualità ed al territorio. Tipicità 2019 ha donato nuova consapevolezza agli operatori pubblici e privati della regione, ha fornito il vestito della festa a tutti quei fattori di competitività che le Marche possono esprimere sullo scenario nazionale ed internazionale!”.
“Carichi di energie positive - ha concluso Serri - dopo questa favolosa edizione 2019 ripartiamo per le tante iniziative del brand-ombrello Tipicità in Italia e all’estero!”.
Tipicità è una ricetta, unica in Italia, costituita da un network pubblico-privato guidato dal Comune di Fermo in collaborazione con Regione Marche, Università di Ancona, Camerino e Macerata, insieme ad una nutrita squadra di enti locali e con la partecipazione convinta di imprenditori, leader nei rispettivi settori, accomunati dal “valore territorio”.
E’ abbastanza facile descrivere la manifestazione ‘Tipicità’, giunta quest’anno alla sua ventisettesima edizione. Si tratta dell’unica rassegna in Italia dove un’intera regione, le Marche, offre una panoramica sul meglio di sè, spaziando dalle proprie opportunità turistiche, alle eccellenze produttive, alla consistenza istituzionale e, naturalmente, alla varietà e qualità delle ricchezze enogastronomiche, che la fanno da padron di casa.
Come si suol dire, facile a dirsi ma difficile a farsi. E questo è proprio il bello di questa rassegna, che si distingue per la sua continuità nel tempo e per la sua costante crescita in termini di esposizione e partecipazione, ma anche in fatto di apertura al mondo, per cui negli ultimi anni abbiamo assistito a una sorta di gemellaggio con parecchie realtà esterne, dal Sudafrica alla Grecia, interessate ad assaggiare e condividere la tavolata marchigiana. E non ci dispiacerebbe se altre realtà italiane volessero recepire il format e duplicarlo secondo le loro particolarità.
E, per l’aspetto ‘difficile a farsi’, va dato merito a due soggetti.
Il primo è indiscutibilmente la persona dell’ideatore, Angelo Serri, che con fantasia e intelligenza, ha tenacemente insistito sulla bontà della sua creazione, passando dai primi esperimenti realizzati in rustici capannoni, più simili ai mercatini di quartiere che a una grande fiera, alla manifestazione di adesso, che è insieme produttiva e culturale, appetitosa e modaiola, genuina e sofisticata.
Il secondo è l’habitat fisico e umano delle Marche, che ha messo a disposizione spazi e risorse senza badare al ritorno immediato, ma puntando su una promozione che non può non ragionare e lavorare sulle prospettive di largo respiro, più che sulla grammatica di bottega.
Visto poi che siamo al centenario de ‘L’infinito’, composizione che magistralmente oppone la siepe del proprio giardino all’immensità della realtà esterna, immaginiamo pure che dall’ermo colle, Giacomo Leopardi abbia intravisto qualcosa che assomigliava anche un po’ alla tavolozza di Tipicità. Va beh…
c.v.
Info: 0734/277893,
Dop, 116.588 in più rispetto al 2017 (+2,46%), ancora più sensibile l’aumento rispetto al 2016 (+5,85 %). I dati confermano il trend in costante crescita nella produzione di Gorgonzola Dop negli ultimi anni.
Il Gorgonzola Dop del tipo Piccante raggiunge l’11,5% della produzione totale con un aumento del 7% rispetto al 2017 in linea con il crescente gradimento dei formaggi a lunga stagionatura, specialmente nel periodo pre-natalizio (Indagine Assolatte).
Oltre due terzi della produzione 2018 si è concentrato nelle province piemontesi (Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Verbano-Cusio-Ossola e il territorio di Casale Monferrato).
Il Gorgonzola Dop si conferma ancora una volta terzo formaggio di latte vaccino per volume prodotto nel panorama dei formaggi DOP italiani, dopo i due grana, con 37 aziende associate e 1.800 aziende agricole dedicate alla produzione e un volume d’affari al consumo di 720 milioni di euro.
Le esportazioni di Gorgonzola Dop fanno registrare ancora una volta il segno positivo. Nel 2018 hanno varcato i confini nazionali 1milione 750mila forme (21.007 tonnellate) con un incremento del 2,4% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni di Gorgonzola Dop sono in costante crescita dal 2010.
L’Unione Europea ha assorbito l’86% del prodotto esportato pari a oltre 1milione 512mila forme mentre l’esportazione verso il resto del mondo è cresciuta del 13% (238.166 forme).
I paesi più performanti in assoluto sono stati Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi. Il primo paese extra UE si conferma il Giappone, con circa 42mila forme, seguito dagli Stati Uniti con 36.812 forme
Il Presidente del Consorzio Gorgonzola Renato Invernizzi commenta con entusiasmo: “La continua crescita dei numeri del Gorgonzola Dop all’interno del comparto caseario, leader dell’agroalimentare per valore alla produzione, al consumo e all’export, ci rende molto orgogliosi. I nostri sforzi continuano ad essere rivolti alla tutela del prodotto per combattere la contraffazione e promuoverne la qualità. Puntiamo sempre più alla destagionalizzazione del formaggio Gorgonzola Dop, per aumentare le occasioni di consumo anche nei mesi più caldi, nonché ad accrescere la cultura alimentare e la conoscenza del valore della Denominazione d’Origine anche nei giovanissimi, come dimostra il concorso “School of Cheese” ideato insieme ad altri Consorzi di tutela”.
Marco Balsamo
Semplice e leggera, espressione genuina della vita marinara e contadina la cucina della Liguria vanta un paniere ricchissimo di sapori: pesce fresco, ortaggi, fino ai fragranti prodotti da forno. Ogni comune di questa terra ha la propria specialità e una ricetta da scoprire visitando cantine, frantoi, ristoranti e agriturismi che propongono squisite specialità come il cappon magro, la panissa di ceci, la cima alla genovese, i ravioli di borragine, la torta verde, le trofie al pesto. Una cucina così gustosa da meritare di essere menzionata anche nel film La Grande Bellezza (premio Oscar 2014), dove il Cardinale Bellucci, appassionato buongustaio, spiega la ricetta del coniglio alla ligure.
16 i Presidi Slow Food: Cipolla Belendina di Andora (new entry dicembre 2018) e poi Acqua di fiori di arancio amaro, Aglio di Vessalico, Albicocca di Valleggia, Asparago violetto di Albenga, Carciofo di Perinaldo, Castagna essiccata nei tecci di Calizzano e Murialdo, Chinotto di Savona, Pesca artigianale del Golfo di Noli, Fagioli di Badalucco, Conio e Pigna, Gallo nero della Val di Vara, Razza bovina cabannina, Sciroppo di rose, Tome di pecora brigasca, Tonnarella di Camogli, Sciacchetrà delle Cinque Terre. fondazioneslowfood.it
Latte, formaggi, cereali, legumi e ortaggi bianchi sono la base della cucina bianca, nata nelle montagne dell’estremo ponente ligure dove da secoli si pratica la pastorizia e la transumanza: una cultura gastronomica capace di esprimere punte di eccellenza e originalità oltre a specialità e piatti davvero significativi. Ogni anno, nella seconda metà di agosto, a Mendatica le viene dedicato un weekend culturale e gastronomico.
Lavanda: basta il nome per evocare campi tinti di viola e la tipica fragranza pulita, fresca, aromatica. L’entroterra del ponente ligure, in quell’ arco di valli che va dal confine con la Provenza fino al Colle di Nava, vanta una ricca tradizione nella coltivazione e distillazione della lavanda Coldinava. A Carpasio si trova il primo museo nazionale della lavanda e delle erbe officinali. http://bit.ly/2m2JtuA
Versatili e saporite, le birre artigianali sono sempre più apprezzate e in Liguria stanno vivendo un momento di rinascita grazie ai microbirrifici. Il capostipite è la Fabbrica Birra di Busalla (birrabusalla.it), famosa per la birra alla castagna e quella alle rose della Valle Scrivia. A tutela della birra artigianale è nata l’Associazione Birrifici Liguri. Tutti i microbirrifici liguri sul sito microbirrifici.org
Milano Sanremo del gusto è la famosa corsa ciclistica in chiave gourmet.
Vi porteremo a scoprire produttori, ristoranti, cantine, vinerie, frantoi, agriturismi che hanno abbracciato con noi la filosofia dell’accoglienza e la valorizzazione delle tipicità enogastronomiche. Vi faremo entrare nei locali dove oltre al cibo si racconta l’identità di un luogo e di quella cultura. Qui troverete la mappa con tutti i locali: potete selezionare un itinerario per vederli disposti sul territorio corrispondente oppure operare una scelta e filtrare i risultati secondo le opzioni: Itinerario, Regione, Tipologia di Locale, Prodotto Tipico e Identikit del gusto. Prima, dopo e – soprattutto – durante la vostra personalissima corsa in chiave gourmet, condividete con il mondo la vostra esperienza utilizzando #MSRGusto, l’hashtag ufficiale della Milano Sanremo del gusto: comparirà sul nostro Social Wall.
Festival del Baccalà 2018
La nona edizione presenta alcune novità nella selezione della ricetta vincitrice.
Ben 26 i ristoranti triveneti che si sfideranno dal 1° ottobre 2018 al 28 febbraio 2019.
Al vincitore verrà assegnato il Trofeo Tagliapietra.
Torna, con la carica che nelle precedenti otto edizioni lo ha sempre contraddistinto, il Festival del Baccalà: un vero e proprio tributo allo stoccafisso, al merluzzo nordico conservato per essicazione, che nel nord Italia, ed in particolare nelle aree a dominazione veneziana, viene chiamato bacalà o baccalà.
Il Festival triveneto del Baccalà è una competizione itinerante, organizzata dalla Dogale Confraternita del Baccalà Mantecato, la Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina e dalla Vulnerabile Confraternita dello Stofiss dei Frati, che coinvolge i più importanti ristoranti del Triveneto: gli chef delle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige possono infatti partecipare proponendo le ricette più creative a base di stoccafisso. L’azienda Tagliapietra di Mestre (VE), tra le leader in Italia nell’importazione, lavorazione e commercio di prodotti ittici ed in particolare del merluzzo, assegna così alla migliore ricetta assoluta il Trofeo Tagliapietra: un premio che sarà consegnato in occasione del galà finale, in programma per il 26 marzo 2019, e che rimarrà nelle mani dello chef autore del miglior piatto per un anno intero. Allo stesso vincitore sarà inoltre offerta la possibilità di viaggiare, accompagnato, in Norvegia per scoprire le Isole Lofoten, patria dello stoccafisso.
La meccanica di selezione delle ricette presentate dagli chef al Festival si articola su diversi step che rendono ancor più entusiasmante la competizione: i ristoratori (massimo cinque per ogni provincia del Triveneto) che hanno regolarmente presentato la propria candidatura devono, in accordo con il comitato organizzatore, dare vita a una serata, nel proprio ristorante e dal 1 ottobre 2018 al 28 febbraio 2019, nella quale propongono ai clienti e a una delegazione della giuria tre piatti (un antipasto, un primo e un secondo) a base di stoccafisso. I clienti votano il piatto preferito della serata, mentre la delegazione prende atto della scelta.
Tutte le ricette più votate vengono così valutate, il 4 marzo 2019 e unicamente sulla carta, da una giuria tecnica, composta da soli chef, che ne seleziona dieci. Queste dieci vengono realizzate dagli stessi autori lunedì 11 marzo al Baccalàdivino di Mestre e una giuria, questa volta mista e composta da chef e membri del comitato esecutivo, porta a cinque il numero dei finalisti. Questi partecipano alla serata del galà finale in programma a Montecchio Maggiore (VI): qui i piatti vengono nuovamente presentati e valutati, sulla base di ben cinque parametri, da una giuria tecnica composta da 7 membri coordinati dallo chef Franco Favaretto che ne decreta il vincitore assoluto.
La Tagliapietra e Figli è un’azienda che da tre generazioni importa, studia, effettua ricerche, lavora e commercializza lo stoccafisso sia per i cuochi dei ristoranti italiani sia per il consumo da parte delle famiglie. Allo stesso tempo l’azienda è impegnata nello studio, nella ricerca di nuovi prodotti da inserire nel mercato. L’azienda è impegnata in una continua ricerca sull’immagine, sul brand e sul marketing nella convinzione che comunque sia anche questo per presentare nel migliore dei modi il pesce norvegese.
Il festival del baccalà è nato per dimostrare che lo stoccafisso e il baccalà sono prodotti versatili che si adattano perfettamente all’alta cucina e all’innovazione culinaria. Personalmente, credo fortemente nel binomio tradizione-innovazione. Proviamo una grande soddisfazione nell’osservare l’entusiasmo crescente dell’alta cucina verso i nostri prodotti. Eventi di questo tipo sono importantissimi per diffondere la conoscenza nell’utilizzo del baccalà e dello stoccafisso, ma anche sono utili per sensibilizzare le nuove generazioni al loro utilizzo e consumo.
I giurati hanno decretato la migliore ricetta 2017, assegnando allo Chef Andrea Rossetti il Trofeo Tagliapietra che gli è stato consegnato da Ermanno e Daniele Tagliapietra, rispettivamente Titolare e Amministratore Delegato della Tagliapietra e Figli srl.
di Antonio Vanzillotta
Una vera novità per la città di Milano: ha aperto “Hellinikon”, il primo negozio al dettaglio di prodotti greci in tutto il Bel Paese.
Ecco una vera leccornia greca in Via Casoretto 30 / A ( zona Città Studi). La prima cosa che colpisce di Hellinikon è il profumo: fresco e speziato che ci fa subito sentire a casa . Poi la musica greca che fa da sottofondo. E infine il blu, blu ovunque: in vetrina, sugli scaffali, sulle pareti. La conoscenza italiana verso la Grecia si limita spesso, in larga parte, alle isole per le vacanze, ad Atene e a qualche vaga reminiscenza storica e filosofica.
Ma della Grecia di oggi, dei suoi mercati ricchi di spezie, della sua cultura e delle sue tradizioni ricche e variegate che uniscono l’oriente e l’occidente si sa poco o niente. E questo vale anche per l’enogastronomia. Sono profondamente convinto del valore culturale delle tradizioni culinarie di un luogo che raccontano della sua storia e della sua gente. Questo vale anche per la Grecia, perché guardando i prodotti disposti sugli scaffali blu di Hellinikon ci si rende conto di quanta ricchezza si nasconda nei meandri di quel grande Paese del Mediterraneo, così vicino.
L’idea è dell’architetto Kostas Lagiopoulos e di sua moglie Kostantina che hanno voluto investire i loro risparmi e contrastare la crisi, ed aprire qui in città un locale che è un vero e proprio angolo di Grecia.
Kostas ha studiato a Milano architettura; la moglie, invece, all’Università di Lecce ha conseguito una laurea umanistica. Con l’apertura a Milano, circa un anno fa, di questo negozio enogastronomico greco hanno voluto continuare la loro permanenza in Italia e promuovere una conoscenza della Grecia a 360%.
Dentro Hellinikon Kostas e Konstantina hanno creato un punto vendita, con prodotti ellenici provenienti da piccoli agricoltori, selezionati minuziosamente, da ogni parte della Grecia.
Così i milanesi hanno l’opportunità di gustare, ad esempio, olive di Kalamata, feta, lentisco, olio d’oliva, dolci tradizionali, miele... Hellinikon è l’unico punto vendita di prodotti ellenici in tutta Italia, dove il consumatore ha l’opportunità di acquistare prodotti di qualità esclusivamente di produzione greca. Kostas offre inoltre un’esperienza unica ad ogni visita, attraverso la storia dei siti di produzione e dei produttori greci. Il negozio è luogo di ‘incontro’ e legame con la cultura greca: si organizzano serate culturali, presentazioni di libri e tutto ciò che sia Grecia nel nostro Paese.
Antonio Vanzillotta
Forse vi sarà capitato di fare una bella gita in montagna, con annessa lunga camminata per raggiungere una baita sperduta dove pranzare. Grande soddisfazione per l’impresa di arrivare alla meta senza auto e qualcuno, sicuramente romanzando un po’ l’esperienza, avrà raccontato agli amici delle difficoltà superate, del dislivello, della fatica e del gusto di consumare un pasto tra alte vette e aria frizzantina. Lungi da me minimizzare il vostro successo ma… per qualcuno siete davvero dei dilettanti!
Quel “qualcuno” è Sanjay Thakur, chef indiano nato tra le montagne e protagonista nei giorni scorsi di un’impresa davvero sorprendente: allestire un ristorante pop up al campo base dell’Everest, nella catena dell’Himalaya.
Partito da Lukla, città nepalese a quota 2600 mt., dopo 8 giorni di trekking insieme ai suoi assistenti ha raggiunto il punto di partenza per la scalata al gigante di roccia a oltre 5000 mt di quota e ha cucinato un pranzo per pochissimi quanto avventurosi commensali.
Gli ingredienti di tutte le sette portate sono state il risultato del foraging che è stato fatto durante il trekking verso il campo base. Un percorso degustativo completamente biologico, cucinato in una tenda per ripararsi dal vento e dimostrare che si può creare un ristorante sull’Everest e poi smantellarlo senza alcun impatto ambientale. Il principale obiettivo del progetto (perché di questo si tratta, non certo di una sfida fine a sé stessa) è porre l’attenzione sui temi della sostenibilità. Nel tempo gli esperti si sono resi conto della diminuzione della vegetazione e delle specie animali per effetto del cambiamento climatico e c’è la volontà da parte di chef Thakur di lanciare un messaggio a salvaguardia del territorio himalayano.
Per ovviare, invece, alle conseguenze dell’altitudine che fa diminuire la percezione del gusto, sono state d’aiuto le spezie. Queste ultime, insieme alla cottura sotto vuoto, sono state una delle caratteristiche di quest’esperienza che mirava anche alla custodia e al rispetto delle tradizioni della cucina indiana e nepalese perduta.
Il Nepal è un paese lungo e stretto, incastonato tra le montagne più inaccessibili al mondo, con la Cina da una parte e l’India dall’altra. Per la sua posizione così defilata e difficilmente raggiungibile, è un luogo ancora fortemente legato alle proprie tradizioni e alla propria cultura, dotato di un fascino misterioso. L’armonia tra uomo e montagna si assapora anche nella sua gastronomia, in sintonia con l’ambiente e al tempo stesso dipendente da esso. In condizioni estreme come quelle del territorio nepalese occorre adeguarsi alla natura per le coltivazioni ma riuscire anche a creare cibi adatti a sostenere il fisico contro le avversità climatiche.
Ai vari cumino, coriandolo e paprika onnipresenti nei piatti, si aggiungono ingredienti valorizzati al massimo in decine di diverse cotture e combinazioni: pomodoro, cipolla, zenzero, peperoni e aglio, per non parlare del peperoncino, vero punto di orgoglio. D’altra parte la vicinanza con il Tibet, a forte influenza cinese, ha introdotto piatti di più marcata componente proteica, come quelli a base di pasta e carne: yak, detto anche bue tibetano, pollo e agnello sono ciò che serve per reintegrare le energie spese per affrontare le montagne della regione.
I sapori delle pietanze risultano essere un po’ una sfida per i nostri palati, ma d’altra parte anche andare in Nepal non è cosa da tutti. O no?
Paola Drera
“Ci prendiamo un caffè?”. Quante volte pronunciamo questa frase … davvero tante! E’ la bevanda della classica pausa, del convivio, del dopo pasto come del risveglio. Per un caffè il tempo e il pretesto lo troviamo sempre, soli o in compagnia. Come per molte altre cose entrate nel nostro quotidiano non ci facciamo neanche più caso, ma questo infuso si porta dietro leggende e numeri davvero importanti.
E a proposito di leggende, eccone un paio che lo accompagnano.
La più conosciuta parla di un pastore che portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiare le bacche e a masticare le foglie. Arrivata la notte le capre anziché dormire si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta come quelli mangiati dal suo gregge, poi li macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè.
Un’altra leggenda ha come protagonista il profeta Maometto. Sentendosi male, ebbe un giorno la visione dell’Arcangelo Gabriele che gli offriva una pozione nera creata da Allah, che gli permise di riprendersi e tornare in forze.
Ma il caffè non è solo un piacere, è un settore che vale oltre 3 miliardi e mezzo di euro, nel quale operano 700 aziende dando lavoro a 6.300 addetti. In un anno mediamente un italiano consuma 5,8 kg di caffè, 4 al giorno di media, e solo il 3% degli italiani non ne beve affatto. L’89% degli italiani preferisce berlo in casa, in particolare l’80% al mattino, confermando il rito del caffè come momento di risveglio e avvio della giornata. Quel profumo che parte dalla cucina e invade tutta la casa ancora assonnata non ha prezzo!
Ma non siamo noi i più avidi consumatori di caffè. Gli italiani si collocano solo al 13° posto di questa particolare classifica, dietro a tutti i paesi nordici ma comunque prima di francesi, tedeschi e (incredibile!) brasiliani.
Quanto ci costa questo rito-vizietto al quale non possiamo proprio rinunciare? Preparare il caffè con le capsule monodose ha un prezzo che oscilla tra i 48 e i 64 euro al kg; in cialda tra i 25 e i 42, il caffè in grani da macinare dai 14 ai 26. A questo punto è evidente che non è la qualità a fare la differenza ma la modalità che utilizziamo.
Altro fattore da considerare è quanto e come riusciamo a preservare l’aroma del caffè. Per quello in grani ci vogliono un paio di giorni per perderne una parte, ma se si tratta di macinato bastano un paio d’ore.
Allora cerchiamo di risolvere questa equazione a 3 incognite: qualità – prezzo – tempo.
Sul mercato esistono tantissime soluzioni, ma per quanto riguarda la materia prima la migliore è la miscela in grani e la più economica è la moka. Ma quanto tempo ci vuole per macinarlo e poi preparare la classica caffettiera e aspettare che il caffè “passi”?
Poi c’è la macchina da caffè automatica che consente di macinare il caffè al momento e magari con funzioni avanzate che permettono di ottenerlo in diverse varianti: macchiato, ristretto, lungo.
Infine quella cosa a capsule, supercomoda certo, ma estremamente costosa. A fronte dei circa 8 centesimi di euro che servono partendo da un caffè in grani, atterriamo sui 38 per una tazzina preparata in questo modo.
Insomma, fatevi il caffè come volete, ma tenete conto di queste variabili soprattutto se state scegliendo un nuovo metodo di preparazione della bevanda.
Paola Drera
“La Valtellina alimenta lo sport - Cultura enogastronomica e vita attiva” ha inaugurato il fitto calendario di iniziative della 35^ edizione di Grappolo d’Oro (7-16 settembre 2018), manifestazione legata proprio alla celebrazione dei prodotti del territorio valtellinese e in particolare dei suoi pregiati vini. “Non posso che esprimere la soddisfazione di ospitare, nell’ambito della manifestazione nata per celebrare la grandezza del vino valtellinese, un evento che mette in risalto il valore complessivo delle nostre eccellenze enogastronomiche” – ha dichiarato aprendo i lavori il Sindaco di Chiuro Tiziano Maffezzini. “Da sempre il territorio provinciale punta alla qualità dei propri prodotti, che ormai rientrano nelle abitudini quotidiane di chi predilige un’alimentazione sana e naturale.”
Una centralità sottolineata anche da Massimo Sertori, Assessore agli Enti Locali, Montagna e Piccoli Comuni di Regione Lombardia: “Oltre alle indiscusse perle a livello naturalistico e paesaggistico, la Valtellina spicca tra le province montane lombarde e italiane per le sue eccellenze enogastronomiche, prodotti tipici della tradizione contadina le cui tecniche di coltivazione, allevamento e lavorazione si tramandano da generazioni. Caratteristiche che la rendono perfetta tanto per gli amanti della buona cucina, quanto per gli sportivi e i sostenitori di uno stile di vita sano e attivo, che qui possono combinare ai piaceri della tavola la possibilità di cimentarsi in diversi sport all’aria aperta.”
Per tutelare e valorizzare questo inestimabile patrimonio riunendo Consorzi di Tutela, associazioni e aziende produttrici è nato il Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina, rappresentato da Marco Chiapparini che ha ricordato come: “Il lavoro di squadra da parte di tutti gli attori del territorio - Istituzioni, Consorzi, Aziende e Privati - permette di creare sinergie importanti e di promuovere al meglio, all’Italia e all’estero, la Valtellina e le sue eccellenze. Frutto di queste sinergie è ad esempio il percorso promozionale Taste The Alps, attraverso il quale stiamo presentando in Italia, Francia e Germania i prodotti DOP e IGP del territorio valtellinese: un progetto ambizioso che ci rende particolarmente orgogliosi e che siamo convinti potrà contribuire ad aumentare la conoscenza della Valtellina e conseguentemente il consumo delle eccellenze locali.”
Casimiro Maule, enologo di decennale esperienza e tra i più grandi interpreti del terroir valtellinese, introdurrà con la sua testimonianza una riflessione sul ruolo etico e culturale degli operatori del comparto agro-alimentare: è anche grazie al loro intervento che i prodotti presenti sulle nostre tavole parlano delle tradizioni, dei valori ma anche del futuro e della sostenibilità del territorio di provenienza.
L’imprenditore di origini valtellinesi Giacomo Pedranzini, CEO di Kometa 99 zrt, realtà primaria nella lavorazione delle carni suine e nella produzione di salumi, ha spostato il focus della discussione dalla tavola agli allevamenti e gli impianti produttivi, offrendo la sua peculiare visione: “La proposta di una nuova via di mezzo, fra l’agricoltura industriale e quella biologica. E’ la strada del ritorno al buon senso ed ai ritmi della natura, prudentemente influenzati dalla mano dell’uomo: la filosofia dell’HonestFood, che rimettendo al centro del nostro agire il principio dell’onestà, abbandona gli eccessi e lavora, rispettando l’ambiente ed il benessere degli animali, per offrire ai consumatori cibo buono e sano, a prezzi accessibili.”
Una responsabilità nei confronti dell’intera filiera che coinvolge anche i responsabili della GDO: su questo tema è intervenuto anche Oreste Santini, Presidente di Consorzio Europa, associazione di operatori della vendita al dettaglio che opera sotto l’insegna Sigma in Lombardia e altre regioni del Nord Italia.
GUSTARE E IMPARARE, UN’ESTATE PER PROVARE
L’estate è fatta per le vacanze, per il riposo, per il relax, ma perché non anche per imparare qualcosa? C’è chi va all’estero per migliorare una lingua, chi si butta su qualche sport e chi, appassionato di natura e cucina, dedica il proprio tempo libero alla scoperta di come nascono alcuni prodotti e si cimenta pure, con l’aiuto degli esperti locali, nella loro preparazione.
Per chi si riconosce in questo identikit e ama la montagna, la risposta giusta è Valtellina.
Posizionata a nord della Lombardia e forse più conosciuta per i suoi inverni fatti di neve e sci, la proposta estiva della Valtellina per imparare all’aria aperta, senza rinunciare al divertimento, comprende innumerevoli possibilità tra cui le fattorie didattiche, dove poter osservare da vicino e apprendere l’antico e nobile mestiere dell’allevatore. I paesaggi della Val di Mello e dei Bagni della foresta di Masino, uniti alla mite temperatura estiva, sono le condizioni ideali per concedersi un pic nic, circondati dalle bellezze naturali di questa valle che è riconosciuta dalla Regione come Riserva Naturale.
In Valtellina sono innumerevoli i luoghi in cui godersi del buon cibo all’aria aperta: tra Aprica e Trivigno, nella Riserva Naturale di Pian di Gembro, tutti i visitatori hanno l’occasione di fare un tuffo nel passato e scoprire le rarissime specie vegetali dell’era post glaciale, che rendono questa zona un gioiello di grande interesse botanico e paesaggistico. Infine un altro luogo da scoprire e adatto per una piacevole sosta all’ora di pranzo è il Giardino Alpino Valcava. Senza essere degli stambecchi, si raggiunge comodamente a piedi da Madesimo attraverso percorsi segnalati.
Dopo una giornata a esplorare il territorio, la sera è il momento giusto per godersi le tradizioni gastronomiche locali. Ovunque andiate li troverete, ma se decidete di provare a casa in anteprima, ecco la ricetta.
SCIATT (per 4 persone)
TEMPO DI COTTURA: 5 minuti
INGREDIENTI: 300 grammi di farina di grano saraceno; 200 grammi di farina bianca; 300 grammi di formaggio”Casera”; 2 cucchiai di pane grattugiato; 1 bicchierino di grappa; acqua gasata; olio per friggere; un pizzico di lievito.
Impastare la farina di grano saraceno con la farina bianca utilizzando dell’acqua gasata fino ad ottenere un composto abbastanza consistente. Unire il formaggio tagliato a dadini, il pane grattugiato, un pizzico di lievito e la grappa. Fate scaldare l’olio in una pentola capiente, quando inizia a friggere, fatevi scivolare un po’ di impasto aiutandovi con un cucchiaio. Cuocetene pochissimi alla volta in modo da evitare che gli sciatt si attacchino assieme. Lasciateli gonfiare e colorire, scolateli e serviteli con cicoria condita.
Poi però fatevela una bella camminata perché, come potete immaginare, gli sciatt non sono proprio la cosa più dietetica al mondo.
Paola Drera
Ci siamo, le vacanze sono arrivate ed è ora di partire. Valige pronte, piante affidate ai vicini, gas chiuso, un ultimo controllo ai documenti di viaggio e via!
Dove andate poco importa, la domanda è: come raggiungete la vostra destinazione? Si perché a seconda del mezzo di trasporto che userete incontrerete (o vi scontrerete…) con del cibo da consumare sul percorso.
La più usata statisticamente è l’auto e chi non ha mai fatto una sosta in Autogrill? Autogrill fa sicuramente parte della tradizione italiana, non a caso è il primo operatore nel mondo nei servizi di ristorazione per chi viaggia. Negli ultimi anni Autogrill è cambiato, rispondendo al richiamo del chilometro zero, del cibo sano per una pausa più salutare sia per lo stomaco che per il cervello. E proprio in questi giorni hanno aperto i battenti gli Autogrill Più, nuovo concept autostradale, creato per soddisfare le esigenze dei clienti con un’offerta food ancora più ricca e diversificata.
Autogrill Più è una grande piazza su cui si affacciano tante botteghe adatte alle più disparate esigenze, nuovo anche il modello di servizio che tiene in considerazione la tipologia di pausa che si vuole fare: per chi ha fretta c’è l’area Fast, quella del mordi e fuggi e del take-away, o per rilassarsi comodamente seduti si trova l’area Comfort.
Ci sono ancora i panini storici, come il Camogli e altre tentazioni similari con attenzione al pane e ai salumi del territorio. Pizze e focacce con impasto a lunga lievitazione naturale e farciture che seguono la stagionalità dei prodotti.
Per i salutisti, vegetariani e vegani c’è Mr Good dedicato ai prodotti healthy e green, con iced tea, spremute, smoothies, bowl di frutta.
Super Salad, pronte o da comporre, cucina italiana preparata al momento tra pastasciutte e bistecche ai ferri.
Gusti di Strada, nuovo format di Autogrill dedicato allo street food italiano, La Piadineria, dove scegliere tra 31 diverse ricette, con 3 tipi di impasto: classico, integrale e kamut.
E poi gli hamburger gourmet dove protagonista è la qualità assoluta dei prodotti freschi utilizzati e cucinati al momento.
Poi c’è chi sceglie di muoversi in treno ed ecco cosa aspetta i passeggeri di Trenitalia. A bordo dei Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca un servizio ristorazione che (dicono) soddisfa tutti i gusti. Anche qui proposte innovative, moderne e originali realizzate abbracciando la filosofia del “sano e buono” partendo quindi da ingredienti freschi e di stagione. "Pasto a bordo" è il nuovo servizio che permette di prenotare pranzo o cena già al momento dell’acquisto del biglietto.
Sui Frecciarossa in cui è attivo il servizio ristorante nella carrozza FRECCIABistrò si può comprare il “Menù Frecciarossa”, composto da penne lisce al sugo biologico di pomodoro con basilico, tris di formaggi e miele millefiori, macedonia, acqua e caffè. Nella carrozza FRECCIABistrò il posto viene riservato al momento della prenotazione.
Sui Frecciarossa 1000 si può scegliere fra i tre Menù "Easy Gourmet": "Carlo Cracco", "Tradizione Italiana" e "Freschi Sapori". Si resta comodamente seduti al proprio posto e i pasti saranno serviti direttamente lì.
Ma se il viaggio è davvero lungo, magari intercontinentale, l’aereo è l’unica soluzione. Ecco questo è il mezzo dove “la classe non è acqua”, proprio nel senso che a seconda che si tratti di First, Business o eEconomy le diversità alimentari sono davvero abissali (come la differenza di prezzo del biglietto del resto!).
Per affrontare al meglio un lungo viaggio intercontinentale è importante fare attenzione all’alimentazione, per evitare malesseri e stanchezza all’arrivo a destinazione. Durante i voli a lungo raggio vengono solitamente serviti più pasti in base alla durata e tenendo in considerazione anche il fuso orario, in modo da abituare già il corpo allo spostamento delle lancette dell’orologio. Purtroppo però è innegabile che i pasti in aereo sono tutto tranne che salutari. Piatti surgelati e riscaldati, ricchi di grassi e condimenti sono difficili da digerire per il nostro organismo obbligato alla sedentarietà per molte ore. Dunque quando ci presentano la fatidica domanda “Chiken or Beef or Fish?” la soluzione migliore sarebbe semplicemente ringraziare e rifiutare oppure limitarsi a mangiare ciò che accompagna il pasto, ovvero cracker, formaggio, frutta, qualche traccia di verdura. Per fortuna però, ultimamente molte compagnie stanno puntando sempre di più sulla qualità del servizio di ristorazione come arma per sbaragliare la concorrenza. Alcune di quelle più quotate si stanno infatti impegnando non solo ad offrire ai propri passeggeri una più vasta scelta di piatti, ma lo fanno anche con una certa ricercatezza.
Per chi ha particolari esigenze alimentari, dovute ad allergie, problemi di salute, regimi dietetici o motivi religiosi, c’è la possibilità di scegliere menù alternativi nei viaggi intercontinentali. In questo caso il passeggero deve segnalare alle compagnie aeree le proprie esigenze quando prenota il volo o almeno 24 ore prima della partenza. È importante, se si deve affrontare un lungo viaggio e si hanno particolari esigenze, contattare la compagnia o consultare il sito web per vedere le proposte di menù prima di prenotare.
Ecco, tra un panino in autostrada, un vagone ristorante e un vassoio ad alta quota alla fine si arriva a destinazione e il modo migliore per scordare tutto è buttarsi alla scoperta della cucina locale. Buone vacanze a tutti.
Paola Drera
Circa 600 partecipanti provenienti da 52 paesi si sono riuniti al 4 ° Forum mondiale UNWTO sul turismo gastronomico (Bangkok, Tailandia, dal 30 maggio al 1 ° giugno 2018). Organizzati dall'Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) e dal governo della Thailandia, in collaborazione con il Basque Culinary Centre, i partecipanti hanno affrontato argomenti che vanno dal ruolo della tecnologia al raggiungimento dello sviluppo sostenibile, al collegamento dell'intera catena del valore del turismo alla gastronomia.
La partnership con i fornitori di tecnologia è tra le principali priorità dell'UNWTO. In questo contesto, la creazione e la condivisione di lezioni di conoscenza e politica sulla trasformazione digitale è stata tra gli aspetti centrali dell'edizione di quest'anno, che comprendeva la partecipazione delle startup tecnologiche del paese ospitante (Bangkok Food Tours, HiveSters, LocalAlike e Trawell).
Le startup hanno presentato workshop a tutti i partecipanti incentrati sull'offerta di turismo gastronomico in Tailandia, su come utilizzare la tecnologia per raggiungere i turisti e mostrargli le loro iniziative.
"La gastronomia è un importante motore per i turisti nella scelta di una destinazione, a dispetto del quale il potenziale del turismo gastronomico deve ancora essere considerato un patrimonio culturale immateriale. Il turismo gastronomico riguarda l'utilizzo della tecnologia per raccontare una storia di persone e luoghi per preservare e promuovere l'autenticità nelle comunità locali", ha aggiunto il segretario generale della UNWTO, Zurab Pololikashvili.
Il ministro del turismo e dello sport della Thailandia, Weerasak Kowsurat, ha sottolineato come "le comunità locali possano rafforzarsi e sentirsi orgogliose della loro cultura attraverso il turismo gastronomico". Riferendosi all'impatto economico complessivo, ha aggiunto che "l'agricoltura e il turismo sono creatori di posti di lavoro significativi in tutto il paese, e la cucina thailandese ci aiuta ad aumentare la spesa per il turismo".
Il Forum mondiale della gastronomia del UNWTO mira a promuovere idee innovative che possano aiutare lo sviluppo del turismo gastronomico in tutto il mondo. Le idee presentate durante le precedenti edizioni di questo forum sono sempre basate sullo sviluppo sostenibile e sullo sviluppo di nuovi prodotti nel turismo gastronomico.
Nell'occasione, UNWTO ha lanciato il Rapporto: il caso del Giappone. (fonte eTnews)
Ormai chiuso il sipario sulla kermesse veronese di Vinitaly, vale la pena puntare i riflettori su un altro prodotto alcolico noto a tutti: la birra.
È la bevanda più diffusa al mondo, è una delle più antiche e non smette di conquistare nuovi consensi.
Sull’onda di un ritorno all’artigianale che coinvolge tutti gli aspetti del cibo, anche la birra cavalca questa tendenza e per questo negli ultimi anni sono nati tantissimi (più di 1000) birrifici artigianali sparsi un po’ in tutta Italia, senza contare quelli presenti nel resto del mondo.
Si tratta di piccole attività che però funzionano benissimo. Offrono un prodotto genuino, quasi casalingo, ma che rispetta comunque le normative previste dalla legge. La bevanda non è pastorizzata, non è microfiltrata e il quantitativo massimo che può essere prodotto è di 200.000 ettolitri l’anno.
Il prezzo purtroppo – e per ovvie ragioni – non è particolarmente competitivo e la scadenza del prodotto, a causa della mancata pastorizzazione, è a breve termine.
C’è però anche una serie di vantaggi da non sottovalutare oltre alla genuinità: la possibilità da parte dei micro birrifici di sperimentare con fantasia aromatizzazioni particolari. Ecco allora apparire birre alle spezie, alle erbe e soprattutto alla frutta, fresche e adattissime per l’estate che tutti stiamo aspettando con una certa ansia. Al ribes nero per esempio, con un retrogusto che ricorda lo spumante. Ma anche al lampone, alle more e persino al fico d’india.
Comunque, che sia bionda, rossa o scura, la birra può essere consumata in diverse occasioni e d’obbligo è sdoganare il semplice abbinamento con la pizza. Sono ormai diversi gli chef che propongono il matrimonio tra birra e antipasti, primi piatti, secondi e soprattutto formaggi. Una bevanda insomma che può a pieno titolo accompagnare tutte le portate di un pasto senza far rimpiangere il vino.
A Milano il locale per eccellenza dove provare le birre artigianali è il “Birrificio di Lambrate” nell’omonimo quartiere. (foto 1) Presenza storica in città, praticamente il primo ad aprire i battenti nel lontano 1996.
In zona Moscova, all’ombra della sede del Corriere della Sera, c’è il Baladin, un locale dove è anche possibile prenotare una visita ai locali dove viene prodotta la birra. (foto 2)
A Porta Genova, per chi ama passare le sere sui Navigli, si trova la Birreria Italiana. Locale giovane e vivace dove mangiare anche i grandi classici: hamburger, pizza alta, grigliate. (foto 3)
E volete una nota di folklore? Fare una croce sulla schiuma della birra versata nel bicchiere protegge dalla stregoneria.
A questo punto però non fatevi prendere dall’entusiasmo di improvvisarvi mastri birrai nella cantina di casa, perché il disastro è dietro l’angolo. Ci vuole studio, conoscenza, proporzioni precise, tempi di fermentazione e, soprattutto se le birre aromatizzate sono le vostre preferite, occorre un gran palato per riuscire a realizzare gli abbinamenti perfetti.
Continuate quindi ad affidarvi agli esperti e ricordate la regola aurea: una birra non deve essere mai servita gelata. Se ne perde il bouquet e soprattutto la schiuma che è una sua caratteristica essenziale.
Paola Drera
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