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Il 24 luglio dalle ore 20 scatta l’appuntamento imperdibile per chi ama i prodotti lievitati artigianali e vuole incontrare i più grandi Maestri pasticceri d’Italia: torna la terza edizione della Notte dei Maestri del Lievito Madre, che quest’anno si terrà sotto i Portici del Grano di Piazza Garibaldi, nel cuore di Parma, eletta città creativa per la gastronomia Unesco, che si fa internazionale per la quarta edizione della manifestazione.
Ospiti d’eccezione il Maestro Paco Torreblanca che riceverà il premio alla carriera dai colleghi come "Miglior Panettone fuori dall'Italia", tra i più innovativi pasticceri del mondo, ha rivoluzionato la pasticceria spagnola con la sua attività Pasteleria Totel a Elda, Alicante, dopo nove anni di esperienza in Francia e Achille Zoia, lume della pasticceria in Italia.
Sarà una degustazione libera dove si potranno provare oltre 60 tipologie di lievitati rigorosamente artigianali, realizzati con lievito madre dai Maestri. Un’iniziativa che promuove il consumo dei lievitati tutto l’anno, destagionalizzando un prodotto troppo spesso associato all’immaginario della festa.
Quest’anno saranno 30 i Maestri del Lievito Madre che si danno appuntamento a Parma, chiamati dal Maestro Claudio Gatti della Pasticceria artigianale Tabiano, a Tabiano Terme di Salsomaggiore (Pr), come colleghi autorevoli per questo evento nel territorio parmense che, non a caso, viene soprannominata la Food Valley italiana.
Durante le degustazioni sul palco verranno spiegati l’importanza della selezione di materie prime di qualità nella realizzazione dei prodotti in degustazione e l’uso di un lievito vivo, che rende quindi il prodotto finito sempre diverso, a seconda delle condizioni atmosferiche, con sfumature e imperfezioni che lo rendono davvero artigianale. Fil rouge in linea con le scorse edizioni è invece la destagionalizzazione di panettoni e lievitati, tanto da vederlo protagonista di merende sotto l’ombrellone.
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Assocarni e Coldiretti hanno dato vita insieme ad una esclusiva piattaforma di dialogo con valenza nazionale e territoriale per salvare gli allevamenti italiani e valorizzare l’intera filiera nell’interprofessione. Il patto nasce in riferimento anche all’iniziativa #NoVeganAllaRiscossa organizzata da Coldiretti e getta le basi per tutelare insieme sia dal punto di vista istituzionale che economico i produttori italiani di carne valorizzandone il lavoro con un corretto e trasparente dialogo interprofessionale e contrattuale. Un impegno importante anche per il 95% degli italiani che secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ mangia carne nonostante le fake news, gli allarmismi infondati, le provocazioni e le campagne diffamatorie.
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Dopo il calo del 10% nelle esportazioni agroalimentari Made in Italy in Cina nel 2016 è importante, per ristabilire una maggiore equilibrio nella bilancia commerciale, l'apertura del mercato cinese agli agrumi italiani. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla conclusione dei negoziati con la firma di un protocollo di intesa con il ministro dell'Agricoltura della Repubblica Popolare Cinese, Han Changfu annunciato dal Ministero delle Politiche Agricole.
Gli obiettivi principali dell'accordo sono promuovere la cooperazione tra i due Paesi su scienza, tecnologia, economia e commercio nel settore agricolo e nello sviluppo rurale e rafforzare i rapporti di cooperazione bilaterale in campo agricolo. Grazie al via libera potranno essere avviate le prime spedizioni di agrumi già a partire dalla prossima campagna commerciale.
A fronte di importazioni di prodotti agroalimentari cinesi per un importo di 638 milioni di euro per l’Italia il valore delle esportazioni è stato pari a 391 milioni nel 2016, anche se a gennaio 2017 si è registrato un incoraggiante aumento del 19% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Il prodotto alimentare cinese più importato in Italia è il concentrato di pomodoro per un valore di 63 milioni di euro nel 2016 che viene poi spacciato come italiano per la mancanza di un sistema di etichettatura di origine obbligatorio mentre il prodotto Made in italy più richiesto dal gigante asiatico è il vino per un importo di 101 milioni di euro nello stesso anno.
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Si è svolta ieri a Milano l'Assemblea Nazionale del Soci del Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola Dop.
Dopo il saluto iniziale di Paolo De Castro, Primo Vice Presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo in collegamento da Bruxelles, che ha sottolineato l’importanza di un impegno comune nella lotta alla contraffazione alimentare, il Presidente del Consorzio Gorgonzola, Renato Invernizzi, ha illustrato i dati di produzione ed export e l'attività svolta dal Consorzio per valorizzare e tutelare il Gorgonzola Dop. Il Sindaco di Novara Edoardo Canelli, invitato a salire sul palco dal presidente Invernizzi, ha commentato orgogliosamente i numeri del Gorgonzola rivendicandone la “novaresità”.
A seguire il momento del talk, condotto da Nicola Savino, che ha coinvolto il consulente scientifico del Consorzio, prof. Erasmo Neviani e la nutrizionista Samantha Biale che hanno sfatato numerosi miti sul Gorgonzola dal punto di vista nutrizionale. In particolare quest’ultima ha invitato ad inserirlo senza problemi anche nell’alimentazione dei più piccoli e ha sottolineato come un etto di Gorgonzola abbia la stessa quantità di colesterolo (70 mg) di un etto di carne MAGRA di vitello, di fuso di tacchino, di pollo (senza pelle), di bresaola o di orata o branzino di allevamento.
Ospite finale lo chef Antonino Cannavacciuolo che, incalzato da Savino, ha raccontato alcuni episodi della sua vita professionale ed è stato simpaticamente messo a confronto con i personaggi che lo hanno preceduto nel ruolo di testimonial del Consorzio Gorgonzola.
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La Dieta Mediterranea Patrimonio dell’Umanità dal 2010 e simbolo della nostra cultura nel mondo e il Paesaggio olivicolo patrimonio italiano da proteggere e valorizzare candidato ad essere riconosciuto bene immateriale dall’Unesco, legati da un filo di olio extravergine.
La settima edizione di Girolio d’Italia, il tour promosso dall’Associazione nazionale Città dell’Olio in collaborazione con i coordinamenti regionali, accende i riflettori su un connubio vincente: la nostra tradizione culinaria basata sulla Dieta Mediterranea e il territorio da cui nasce. Artefice di questo legame forte è l’oro verde, eccellenza italiana che da Nord a Sud si caratterizza per la sua straordinaria qualità e varietà. E proprio per celebrare questa eccellenza che torna l’evento che unisce idealmente le 325 Città dell’Olio italiane: Girolio d’Italia che da aprile a dicembre attraverserà lo stivale e raggiungerà le isole alla scoperta della ricchezza gastronomica, dei paesaggi e territori di produzione, ma anche dei mestieri legati alla terra e all’olio.
Girolio 2017, infatti, non parlerà solo di olio extra vergine di oliva, alimento principe della Dieta Mediterranea e portatore di valori legati alla convivialità e ad uno stile di vita celebrato in tutto il mondo, ma anche dei luoghi dove si respirano i valori autentici della Dieta Mediterranea per raccontare la bellezza del cibo e del paesaggi e far conoscere la nostra grande civiltà olivicola che affonda le sue radici nelle piccole comunità locali. In ogni tappa Girolio è previsto un ricco calendario di eventi: degustazioni di olio in abbinamento ai piatti della tradizione e ai prodotti dell’eccellenza gastronomica locale, mostre dedicate alle civiltà dell’olivo, convegni scientifici e divulgativi, visite ai frantoi, eventi musicali, mercatini di arti e mestieri, spettacoli di piazza, manifestazioni folkloristiche, show cooking e corsi di assaggio, menù a tema nei ristoranti, il coinvolgimento delle scolaresche in laboratori di conoscenza del mondo dell’olio extravergine.
“Siamo orgogliosi – ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Mai durante la conferenza stampa di oggi in Regione Liguria - che Andora sia la tappa di partenza del tour delle città dell’olio. La Liguria, con 37 città dell’olio, è seconda solo alla Toscana per numero di località, con tradizione e produzione oleica. Da parte della Regione Liguria, c’è il massimo impegno per la valorizzazione del nostro ‘oro verde’, per la sua tutela dalle minacce di prodotti a basso costo e di scarsa qualità purtroppo sempre più presenti sul mercato: siamo in prima linea nella difesa di una tradizione millenaria che fa parte del Dna del nostro essere liguri”.
“Dieta Mediterranea e Paesaggio sono strettamente legati - dichiara Enrico Lupi presidente dell’Associazione nazionale delle Città dell’Olio ha dichiarato - è proprio dalla cultura del paesaggio nasce la cultura del cibo. Solo attraverso la conoscenza, la valorizzazione e la tutela dei luoghi di produzione del nostro extravergine, possiamo trasformare il prodotto in valore da spendere sul mercato italiano e internazionale. La Dieta Mediterranea è un alleato preziosissimo, attraverso la divulgazione di questo stile di vita famoso in tutto il mondo, raccontiamo il nostro cibo ma anche i nostri territori. Ma è vero anche il contrario: possiamo utilizzare il paesaggio come strumento di promozione delle nostre eccellenze e cominciare a considerare le colture cultura, i nostri territori di produzione parte integrante dell’immenso patrimonio artistico e culturale di cui disponiamo; infatti in questa edizione verrà anche realizzato in ogni Tappa regionale il Premio Miglior Uliveto a favore dei veri custodi del nostro patrimonio millenario, gli olivicoltori”.
La prima tappa di Girolio d’Italia 2017 sarà Andora in provincia di Savona dove dal 29 aprile al 1 maggio sono previsti tantissimi eventi nell’ambito della grande fiera “Azzurro, Pesce d’autore”. Seconda tappa dal 26 al 28 maggio ad Iseo con il suo bellissimo lago ed una novità: la mostra mercato degli oli dei laghi italiani. La carovana dell’extravergine poi si sposterà in Abruzzo a Pianella in provincia di Pescara il 29 luglio. Toccherà poi alla Puglia con Torremaggiore dal 13 al 15 ottobre, alla Sardegna con Villamassargia il 21 e 22 ottobre e al Molise con Larino dal 27 al 29 ottobre. A novembre Girolio sarà a Rapolla in Basilicata dal 10 al 12, a Vallefiorita in Calabria il 18 e 19 e in Campania a Controne in provincia di Salerno il 25 e 26. Ultime due tappe in Toscana a San Casciano in Val di Pesa dal 2 e 3 dicembre e in Umbria per la Tappa finale dal 8 al 10 dicembre.
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Con lo storico ok all’indicazione di origine obbligatoria per il riso si pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy con un pacco su quattro venduto in Italia che contiene prodotto straniero all’insaputa dei consumatori. Ad affermarlo è la Coldiretti nel commentare il risultato della mobilitazione “SosRisoItaliano” di migliaia di risicoltori giunti da tutta Italia e Roma nel corso della quale il Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha accolto le richieste e annunciato la firma assieme al Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, del decreto per sperimentare l'origine dei prodotti a base di riso nell'etichetta.
Oltre all’obbligo dell’origine, l'Italia chiederà a Bruxelles l'attivazione della clausola di salvaguardia per bloccare le importazioni di riso dai Paesi che godono del sistema tariffario a dazio zero nonostante utilizzino in maniera intensiva pesticidi vietati da anni nella Ue e sfruttino il lavoro minorile, come denunciato dai produttori della Coldiretti. Al via anche un piano straordinario per la promozione e l’informazione sul riso italiano, necessaria per rimediare all’immobilismo dell’Ente Risi. Misure necessari per difendere un settore in cui l'Italia è primo produttore europeo, grazie alla coltivazione su un territorio di 234.300 ettari, per una produzione di 1,58 milioni di tonnellate (49 % dell'intera produzione UE) realizzata grazie a 4.300 aziende risicole e circa 100 industrie risiere per un volume di affari di circa 1 miliardo.
Gli agricoltori devono vendere oggi ben tre chili di risone per pagarsi un semplice caffè a causa di speculazioni e inganni che colpiscono le risaie nazionali e danneggiano i consumatori, con le importazioni di prodotto estero spacciato per italiano che nel 2016 hanno raggiunto il record storico e una vera e propria invasione dall’Oriente.
I prezzi del risone italiano da dicembre hanno così subito un crollo del 33,4% mentre sugli scaffali dei supermercati sono rimasti pressoché stabili con un danno per i consumatori ed una perdita per i produttori stimata in 115 milioni di euro nell’ultimo anno. Il risone italiano viene pagato tra i 32 ed i 36 centesimi al chilo per l’Arborio e dai 33 ai 38 centesimi al chilo per il Carnaroli mentre le varietà che arrivano dall’Asia vengono pagate ad un prezzo che è circa la metà di quanto costa produrle in Italia nel rispetto delle norme sulla sicurezza alimentare e ambientale e dei diritti dei lavoratori.
Sotto accusa è l’introduzione da parte dell’Ue del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (Tutto tranne le armi), con il riso lavorato importato in Europa senza essere sottoposto a dazi che è passato dal 35% del 2008/2009 al 68% del 2015/2016, secondo l’analisi della Coldiretti. Un regalo alle multinazionali del commercio che sfruttano il lavoro anche minorile e impiegano intensivamente prodotti chimici vietati in Europa con danni sulla salute e sull’ambiente.
“Con le importazioni di prodotto straniero spacciato per italiano che nel 2016 hanno raggiunto il record storico, l’introduzione dell’obbligo dell’etichetta, fortemente sostenuta da Coldiretti, va finalmente a tutelare una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità e, con essa, il lavoro di oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “si tratta anche di un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario dove occorre ora proseguire nella battaglia per la trasparenza".
L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti. Il prossimo passo è l’entrata in vigore dell’obbligo di indicare l’origine del latte e derivati che scatterà dal prossimo 19 aprile e poi quella del grano impiegato nella pasta.
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Con lo slogan “Il modo migliore per viaggiare nelle Marche è viverle” proclamato da Marco Ardemagni, voce di RAI Caterpillar AM, il Grand Tour offre l’opportunità di vivere un’esperienza autentica nella regione più longeva d’Europa, attraverso un circuito di eventi “autentici” che si snodano da maggio a novembre 2017.
“La novità è che il Grand Tour ti viene a prendere… a casa!” ha puntualizzato Angelo Serri, direttore di Tipicità , “grazie ad un’innovativa piattaforma digitale dedicata, a proposte turistiche “a la carte” e ad una rete di servizi a terra che consente la visita tailor made per ciascuno dei 30 eventi esperienziali in programma.”
Ce ne sarà per tutti i gusti: dai suadenti sapori adriatici alle acque cristalline dei fiumi di montagna nei quali vive la trota, fino ai mitici Sibillini, dove si coltiva la profumatissima mela rosa e si raccolgono i marroni. Iniziative dedicate anche alla tradizione del brodetto, nonché a quella dello stoccafisso. Eventi speciali anche per il signore dei vini marchigiani, sua maestà il Verdicchio, e per tanti altri vanti della gastronomia regionale, dall’oliva al prezioso tartufo.
Non solo cibo, nel Grand Tour, ma anche tanta sapiente manualità, ossia quella geniale creatività che rende le Marche una vera e propria fucina di alto artigianato e di raffinato fashion. Eventi dedicati al restauro e all’artigianato artistico, al ricamo, al cappello e alla calzatura, ma anche ad un altro vanto dell’ingegno Made in Marche nel mondo: la fisarmonica!
Con il Grand Tour “l’esperienza Marche” diventa interattiva, in quanto l’ospite si trova coinvolto attivamente nelle iniziative che, per un semestre, animano il territorio, permettendogli di gustare appieno, con tutti i sensi, la Tipicità EXPerience!
Paolo Calcinaro, Sindaco di Fermo, ha spiegato che la città che ha dato i natali a Tipicità, sarà l’hub di tutto il circuito, con la Made in Marche Gallery.
Pierpaolo Sediari, vicesindaco di Ancona, ha anticipato le novità di Tipicità in blu, il festival diffuso che guarda alla Macroregione Adriatico-Ionica, tra regate, degustazioni con i pescatori, incontri con i personaggi del mare e con la comunità dell’area adriatico-ionica, con lo slogan “vieni a scoprire un mare di eventi”.
Raimondo Orsetti, dirigente della Regione Marche, ha presentato la nuova campagna promozionale varata con volti noti “amici” della nostra regione, ricordando che il Grand Tour permette di conoscere anche tutte le altre iniziative che animeranno il 2017 marchigiano.
Tanti gli amministratori del “super team” che rende possibile il Grand Tour delle Marche, presenti a Milano per anticipare gli eventi in calendario. Tra gli altri, il Sindaco di Porto Recanati, Roberto Mozzicafreddo, che ha anticipato la “Settimana del brodetto”, e quello di Porto Sant’Elpidio, Nazareno Franchellucci, che ha parlato dello Stocco Fest.
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Alla conquista del primato mondiale ha contribuito la svolta salutista degli italiani a tavola del 2016 che ha premiato i prodotti base della dieta mediterranea dal +5% del pesce fresco al +2% per la frutta, con una netta inversione di tendenza nei consumi domestici rispetto al passato. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la classifica “Bloomberg Global Health Index su 163 Paesi che colloca l'Italia al vertice dei Paesi con la popolazione maggiormente in salute e sana a livello mondiale.
La dieta mediterranea fondata principalmente su pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari ha consentito agli italiani - sottolinea la Coldiretti - di conquistare valori record nella longevità con 80,3 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne.
In termini assoluti nel 2016 l'acquisto di frutta e verdura degli italiani - sottolinea la Coldiretti - è stato pari a 8,27 milioni di tonnellate per una spesa totale di oltre 13,7 miliari di euro. Sul podio della frutta piu’ richiesta salgono nell’ordine le mele che hanno totalizzato 825 mila tonnellate di consumo (+2% sull'anno precedente) e le arance con poco più di 550 mila tonnellate circa il +2% sullo scorso anno, secondo l’Osservatorio Macfrut che evidenzia come l'ortaggio più acquistato siano le patate che chiudono il 2016 con un +3% sul 2015.
Si assiste alla presenza di un numero crescente di consumatori che – precisa la Coldiretti - è attento alla propria alimentazione, premiando i principi della dieta mediterranea il cui ruolo importante per la salute è stato riconosciuto anche con l’iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco avvenuta il 17 novembre 2010. L’apprezzamento mondiale per la dieta mediterranea – spiega la Coldiretti - si deve agli studi dello scienziato americano Ancel Key che per primo ne ha evidenziato gli effetti benefici dopo aver vissuto per oltre 40 anni ad Acciaroli in provincia di Salerno.
La dieta mediterranea riconosciuta dall’Unesco non è solo alimentazione ma – sostiene la Coldiretti - un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo. La dieta mediterranea (da greco diaita, o stile di vita) promuove infatti – conclude la Coldiretti - l’interazione sociale, dal momento che i pasti collettivi rappresentano il caposaldo di consuetudini sociali ed occasioni di festa.
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Dall’arredamento ai kit di cosmetici, fino ad arrivare al cibo e ai rifiuti: gli agriturismi sono sempre più green. Secondo un’analisi di Agriturismo.it, partner di Casevacanza.it, infatti, oggi il 20% delle strutture italiane sul portale è eco-biologico. Anche il mondo del turismo, infatti, viene incoraggiato ad essere più attento alle tematiche ambientali tanto che l’Onu ha proclamato il 2017 proprio come l’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile.
Una scelta, questa, che viene premiata: in un anno la domanda è aumentata del 17% e oltre un utente su due (64%) è disposto a spendere di più per soggiornare in una struttura eco-biologica. In realtà, analizzando il trend dei prezzi per un soggiorno in agriturismo nei prossimi mesi primaverili, si scopre che i costi delle strutture ecosostenibili sono persino più bassi di quelle tradizionali: per un agriturismo green si spendono 43 euro a persona per notte, circa il 7% in meno della media nazionale.
I proprietari, in buona sostanza, sembrano aver optato per scelte di lungo periodo: le spese di ristrutturazione non ricadono sul turista ma vengono ammortizzate grazie a consumi e spese di gestione più basse e incentivi fiscali. Il rispetto per l’ambiente e una vacanza all’insegna della natura è quello che un utente su cinque apprezza di un soggiorno in agriturismo.
Una delle caratteristiche più diffuse negli eco agriturismi è quella dell’autoproduzione di energia attraverso fonti rinnovabili, a partire dal sole: dipendenti e ospiti, per esempio, sanno che le lavatrici possono essere fatte nelle ore diurne a costo zero.
Comune a moltissime strutture è anche la Strategia Rifiuti Zero, basata sull’idea che la spazzatura ha una vita ciclica e non è uno scarto ma una risorsa. La biancheria è realizzata con materiali naturali e biologici, così come i kit di saponi distribuiti nelle camere e i detergenti utilizzati in cucina e per le pulizie.
Chi opta per un tipo di turismo a impatto zero non può rinunciare a mangiare cibi biologici durante la sua vacanza. La maggior parte degli agriturismi ecosostenibili vanta anche orti, frutteti e allevamenti di sua proprietà, da cui prendere le materie prime per la ristorazione, unica voce di spesa che, in queste strutture, risulta più alta della media.
Alcune curiosità: il bon vivre può passare anche dal silenzio e per questo in alcune strutture eco-biologiche le stanze non sono dotate di televisori, se non su richiesta. Esistono poi agriturismi che accanto alle camere per “umani” hanno anche degli insect hotel, dove i piccoli esseri viventi possono rifugiarsi e riprodursi.
Ipotizzando un fine settimana in un agriturismo eco-biologico nei mesi primaverili, la regione con le tariffe più elevate è l’Emilia Romagna, dove si spendono 68 euro a notte a persona. Seguono, ma a distanza, il Lazio con una spesa media di 57 euro e la Campania con 54 euro.
La regione in cui un weekend di primavera in una struttura green costa meno è la Sardegna, complici probabilmente le tariffe più elevate dei mezzi di trasporto per raggiungere l’isola: qui il prezzo a notte è pari mediamente a 32 euro. Anche Umbria, Marche e Calabria si mantengono su costi bassi, tra i 33 e i 34 euro.
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Crescita significativa delle vendite delle bottiglie di vino a denominazione d’origine e degli spumanti; il vino biologico prosegue il suo percorso di uscita dalla nicchia di mercato; flessione dei vini nel brik di cartone e in tutti quei formati che non siano la bottiglia da 75cl. Queste le anticipazioni della ricerca sull’andamento del mercato del vino nella Grande distribuzione nel 2016 svolta dall’istituto di ricerca IRI che sarà presentata a Vinitaly (a Verona 9/12 aprile).
Quello della Grande distribuzione si conferma il canale di vendita di gran lunga più grande nel mercato del vino con 505 milioni di litri venduti nel 2016 per un valore di un miliardo e mezzo di euro. In un anno di sensibile contrazione dei consumi familiari, il mercato italiano del vino gode di una relativamente buona salute, come testimoniato anche dalle vendite nei supermercati. I vini a denominazione d’origine (in bottiglia da 0,75lt) aumentano del 2,7% in volume (e del 4,4% in valore) con 224 milioni di litri venduti, proseguendo nel trend già promettente del 2015 (+1,9%). Per il secondo anno consecutivo le vendite in promozioni rimangono statiche ed i prezzi medi sono in risalita.
Va sottolineato il successo degli Spumanti che fanno segnare nel 2016 una crescita di oltre il 7% con 54 milioni di litri venduti, bissando l’ottimo risultato del 2015.
“La crescita degli spumanti riflette una destagionalizzazione delle vendite di bollicine conseguenza di un crescente uso nel consumo quotidiano – fa notare Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI – Tale aspetto ci permette di dedurre che lo spumante attira nuovi consumatori e potrebbe rappresentare una tendenza di rottura nelle tradizionali abitudini del bere italiano”.
I vini biologici fanno registrare una crescita a due cifre impressionante per un mercato ancora giovane, soprattutto nella Grande distribuzione: +25,7% in volume con 2 milioni e mezzo di litri venduti.
“I primi dati sul mercato del vino nella Grande Distribuzione confermano la ripresa del mercato interno del vino in Italia – ha commentato Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – I consumatori cercano sugli scaffali sempre più il vino di qualità, con un conseguente aumento dei prezzi medi. E’ un processo che è sempre stato sostenuto da Vinitaly che da 13 anni organizza e promuove l’incontro tra cantine e Grande distribuzione in convegni e incontri B2B”.
Nonostante la leva delle promozioni, che tuttavia si mantiene ferma al 50% da due anni, i valori del vino venduto continuano a salire: le bottiglie a denominazione di 75cl hanno un prezzo medio di poco inferiore ai 5 euro (4,81 euro al litro). Ancora un anno negativo per le vendite del vino in Brik (- 2,5%) ed un crollo per tutti gli altri formati: - 8,6% per il vino confezionato da 0,76 a 2 litri e – 9,7% per formati diversi da questi (tutti dati in volume). Questi dati condizionano il dato complessivo del vino confezionato, che è di -1% a volume e + 1,1% a valore. Tra i formati differenti dalla bottiglia di 75cl si afferma soltanto il Bag in Box con 12 milioni di litri venduti ed una crescita dell’11,7% in volume.
Sul podio dei vini più venduti d’Italia si piazzano i tre inattaccabili campioni, nell’ordine: Lambrusco, Chianti, Montepulciano d’Abruzzo. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (Sicilia), Vermentino (Sardegna), Muller Thurgau e Gutturnio (Lombardia) (che crescono in percentuale più del 4%).
Tra i vini “emergenti”, cioè con una maggiore progressione di vendita a volume salgono sul podio, nell’ordine: Ribolla Gialla (Friuli Venezia Giulia), Passerina (Marche), Valpolicella Ripasso (Veneto). Si conferma la crescita del Pignoletto (Emilia), del Pecorino (Marche/Abbruzzo) e della Passerina (Marche), mentre rientrano in classifica il Grillo (Sicilia) e il Cannonau (Sardegna). Va segnalata la crescita dell’8,2% in volume del Chianti Docg, quindi il top delle denominazioni, che vende quasi 10 milioni di litri per un valore di oltre 45 milioni di euro.
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Ha un futuro il pesce fresco italiano nella ristorazione collettiva di scuole, ospedali e aziende, dove ha mostrato di essere nettamente più gradito rispetto al prodotto congelato, spesso di provenienza estera a partire dal pangasio vietnamita. E' il risultato del progetto 'Dalla rete al piatto' promosso da Eurofishmarket e sperimentato con successo in 4 regioni, i cui risultati sono stati presentati oggi.
Finanziato dal Mipaaf, il progetto punta a creare una filiera corta per sostenere un'alimentazione sana, favorire l'apertura di nuovi mercati di pesce locale, offrendo un prodotto di qualità a prezzi competitivi e pronto per la mensa senza lische.
Con il progetto sono stati raggiunti 10.800 utenti di Marche, Abruzzo, Lazio, Emilia Romagna, utilizzando 3 mila kg di pesce fresco, coinvolgendo 3 laboratori di trasformazione che hanno preparato 2 mila kg di pesce pronto per le cucine e 9 mercati ittici. Tutto nasce per favorire il consumo del pesce povero fresco nelle mense collettive, trasformandolo in filetti, bastoncini, hamburger e altri tipi di lavorazione per escludere le spine. La sperimentazione potrà avere un'importante ricaduta sulle abitudini alimentari dei consumatori oltre che sulla filiera produttiva, poiché potrebbe essere conquistato un nuovo mercato oggi appannaggio del prodotto congelato e/o estero.
Grazie al progetto, alici, tonnetti, triglie, totani, cefali, vongole, cozze, gallinelle, moscardini e razze di Adriatico e Tirreno, specie molto importanti dal punto di vista nutrizionale e organolettico, sono state introdotte nelle mense dell'Ospedale di Pescara, delle Scuole di Modena, dell'Università Tor Vergata - Roma 2, in un'azienda privata marchigiana manifatturiera e al Campo Base Villa Reale di Amatrice. Plauso di Federcoopesca-Confcooperative all'iniziativa "che punta a sostituire finalmente nelle mense il pangasio vietnamita o la vongola del Pacifico con prodotto locale e di stagione".
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Sarà inaugurato a Sarteano il progetto Valdichiana Eating, presso Piazza Bargagli e Piazza XXIV Giugno, dove sarà organizzato dal 29 aprile al 1 maggio 2017 un grande mercato a km 0 dei sapori della Valdichiana, che sarà replicato ogni anno a rotazione in uno dei Comuni della Valdichiana Senese. Durante l’evento e per i mesi successivi, nei ristoranti aderenti al progetto, sarà possibile assaggiare piatti della tradizione cucinati con gli ingredienti delle aziende del circuito di Valdichiana Eating. Nel pomeriggio di sabato 29 aprile gli allievi dell’Istituto P. Artusi di Chianciano Terme saranno protagonisti di uno show cooking dedicato a ricette ideate a partire dagli ingredienti del territorio.
Alla base di Valdichiana Eating c’è la valorizzazione dei prodotti di filiera corta, delle eccellenze enogastronomiche locali e delle certificazioni di qualità della Valdichiana Senese, ma soprattutto c’è la volontà di un intero territorio a giocare questa partita come una squadra unita, il cui maggiore punto di forza è la compartecipazione di produttori e ristoratori alle attività di promozione e commercializzazione.
“Prodotti rappresentativi della cultura enogastronomica locale e che vantano marchi di qualità, come Olio extra vergine di oliva Toscano IGP, Olio extra vergine di oliva Terre di Siena DOP, Chianina IGP, Cinta Senese DOP, Pecorino, Vino di Nobile di Montepulciano DOCG, Rosso di Montepulciano DOC, Vinsanto di Montepulciano DOC, prodotti PAT come l’aglione della Valdichiana e i pici, costituiscono uno dei motori del turismo in Valdichiana Senese, insieme all’arte, alla storia, alle terme e al paesaggio” - dice Francesco Landi, presidente Unione dei Comuni in rappresentanza dei 10 i comuni dell’area.
“La Strada del Vino Nobile di Montepulciano e dei Sapori della Valdichiana Senese ha avviato un percorso di promozione per tutta l’area della Valdichiana Senese al fine di valorizzare le peculiarità del territorio di riferimento attraverso l’elaborazione di un piano turistico triennale, che individua nell’enogastronomia il biglietto da visita dell’area – spiega Doriano Bui presidente dell’Associazione. Per questo riteniamo fondamentale riuscire a sviluppare una maggiore conoscenza e apprezzamento delle eccellenze del territorio presso un pubblico locale, nazionale ed internazionale, anche attraverso un programma di attività promozionale all’estero”.
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Grande successo per le novità per la "Superpremium Business Unit" di Birra Peroni, durante le quattro giornate di Beer Attraction. La struttura, che dal 2010 segue i Brand di importazione dell'azienda, amplia il portfolio con due dei marchi inglesi più interessanti a livello internazionale: Meantime e Fuller's. Il primo è, a tutti gli effetti, una novità per l'azienda; sono già in commercio tre referenze (London Pale Ale, India Pale Ale, Yakima Red) e, durante Beer Attraction, è stata presentata la quarta: London Trip.Hop..
Disponibili, sia alla spina che in bottiglia (33 cl), Yakima Red, prodotta con i luppoli della Yakima Valley (USA) e "cult" per gli appassionati della birra; l'ottima London Pale Ale, che porta avanti lo stile tradizionale londinese ma che si differenzia dalle altre, pur mantenendo la ricetta, perchè nel mix di luppoli usa quelli del Kent per dare la nota di amaro e quelli americani per l'aroma. Solo alla spina, invece, la India Pale Ale, la IPA nella sua versione più autentica, e la London Trip. Hop., una lager rinfrescante prodotta con malti tedeschi che le conferiscono un colore giallo paglierino e un aroma fine di malto. Tutti i fusti sono da 16 litri.
Fuller's è già presente tra le birre della gamma con London Pride (con la possibilità di spillarla a pompa, come nello stile tradizionale inglese) e Golden Pride, ma le novità sono la India Pale Ale e la Porter. La prima, una IPA quasi cremosa, con note di biscotto, caramello, agrumi e molto ben bilanciata, viene proposta in bottiglia, da 33 cl, e alla spina, in fusti da 30 litri. Classica Porter inglese la seconda, con sentori maltati di caramello, al naso, e caffè cioccolato e malto con una punta di luppolo, in bocca, è disponibile solo nella bottiglia da 50 cl. Altro grande ingresso è quello di Grolsh Lager, la Premium Lager olandese prodotta con la stessa ricetta di 400 anni fa con due luppoli: il primo, aggiunto all'inizio del processo, che le conferisce il gusto intenso, e il secondo, alla fine, che la rende fresca e aromatica.
"Siamo orgogliosi di proporre sul mercato italiano queste referenze così importanti; le birre che stiamo lanciando, insieme a Pilsner Urquell, le St.Benoit, la St.Stefanus, la Grolsch Weizen, la London Pride e la Golden Pride, portano la Superpremium Business Unit di Birra Peroni ad essere davvero competitiva" commenta Luca Beretta, Superpremium Business Unit Director "Grazie ad un portfolio di così grande qualità e tradizione, la Superpremium Business Unit è, sempre di più, un punto di riferimento nell'Ho.Re.Ca per distributori specializzati e punti vendita fortemente orientati al prodotto birra. Ad aggiungere valore, una squadra dedicata di professionisti ed esperti accreditati nel settore, apertura all'innovazione e una grande expertise in ambito di impiantistica e servizio tecnico." e conclude "Siamo qualificati negli strumenti per il servizio e attivazione nel punto vendita, per ingaggiare il consumatore, coinvolgerlo e fargli vivere un'esperienza sempre al di sopra delle aspettative. Il successo di Rimini è stimolo per andare avanti su questa strada e crescere ancora”.
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Il menù sarà un originale e inedito connubio tra la terra d’origine dello chef e la Valle d’Aosta, con prodotti portoghesi e ingredienti locali firmati Lo Matsòn, Courmayeur Food Market.
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Mai così tanta frutta e verdura Made in Italy è arrivata sulle tavole straniere con il record storico nelle esportazioni che raggiungono per la prima volta il valore di 5 miliardi di euro. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata in occasione della Fiera Fruit Logistica a Berlino in Germania dove è stato spedito il 30% dell’ortofrutta italiana diretta all’estero sulla base dei dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2016.
Sono stati esportati complessivamente 4,4 miliardi di chili di frutta e verdura fresca nel 2016 con un aumento del 6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un risultato ottenuto nonostante l’embargo totale in vigore nei confronti dei prodotti ortofrutticoli nazionali da parte della Russia, un blocco che ha pesantemente danneggiato i produttori che si erano specializzati per soddisfare i gusti di quel mercato.
Come poche volte è accaduto nel passato le esportazioni di frutta e verdura hanno sorpassato in quantità le importazioni con un netto miglioramento della bilancia commerciale del settore. Si tratta anche degli effetti di un cambiamento degli stili di vita che ha fatto lievitare a livello internazionale la domanda di cibi più genuini come l’ortofrutta, che ha conquistato la base della piramide alimentare, con un consumo consigliato di almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno.
Una tendenza che ha interessato anche l’Italia con i consumi di frutta e verdura che, dopo essere crollati, sono tornati ad aumentare raggiungendo nel 2016 un consumo pari a circa 320 chili a testa secondo una analisi della Coldiretti. Gli acquisti delle famiglie italiane sono aumentati del 2% rispetto al 2015, anno in cui si erano fermati a quota 8,1 milioni di tonnellate di cui 4,5 milioni di frutta (compresi gli agrumi) e 3,7 milioni di verdure, secondo i dati di Macfrut Consumers' Trend.
Se le mele sono il frutto più consumato, sul podio degli ortaggi preferiti dagli italiani salgono nell’ordine le patate, i pomodori e le insalate/indivie. Un andamento spinto soprattutto alle preferenze alimentari dei giovani che fanno sempre più attenzione al benessere a tavola.
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Il cioccolato è il grande protagonista di questo fine settimana ormai alle porte. Sono state registrate quasi cinquemila presenze all’inaugurazione del Salon du Chocolat Milano ieri sera al MiCo Portello.
A tagliare il nastro si sono ritrovati davanti ad un vasto pubblico l’Assessore Cristina Tajani, del Comune di Milano, il Maître Chocolatier Davide Comaschi in rappresentenza di AMPI Accademia Maestri Pasticceri Italiani, Irene Colombo madrina e presentatrice dell’evento Pietro Cerretani e Roberto Silva Coronel curatore e patron del Salon italiano e il Maître Chocolatier Ernst Knam.
Dopo aver rivelato la statua firmata del Maître Chocolatier, Ernst Knam in esclusiva per la manifestazione che riprende uno dei più famosi masterpiece dell’arte classica, Il Bacio di Auguste Rodin si è dato grande spazio al chocolate fashion show. Ha aperto l’evento la collezione “Chocolate Gallery” firmata dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani (AMPI) con gli abiti realizzati in collaborazione con 12 stilisti internazionali, studenti della NABA-Nuova Accademia di Belle Arti Milano, un eccellente lavoro di squadra grazie anche al prezioso supporto del campione del mondo Davide Comaschi e di Nicoletta Morozzi Fashion Leader dell’area Fashion Design di NABA. A coronare la bellezza della sfilata gli abiti ospiti firmati dai maître chocolatier Patrice Chapon e Anita Thakker realizzati rispettivamente in collaborazione con gli stilisti Jean Paul Benielli e Jasper Garvida, un abito firmato da Silvie Valtan, stilista del Camerun. A chiudere lo show un abito da sposa firmato da Ernst Knam e disegnato dallo stilista di haute couture Tony Ward che è entrato in scena con una torta nuziale di cinque piani impreziosita dalle stesse decorazioni riportate dallo chef sull’abito.
A chiudere l’evento lo show cooking del maestro Ernst Knam “Dolce - Acido - Piccante”, dove sapori non convenzionali e ingredienti particolari sono stati gli assoluti protagonisti della dimostrazione pratica e lo showcooking a cura del paese ospite Camerun con la ricetta “Perle Nere” firmata da Fabio Ferrari e Dorothy Selamo.
Fino al 12 febbraio 2017 presso MiCo in viale Eginardo (MMPortelllo), nei suoi ottomila metri quadrati, il Salon du Chocolat ospita i grandi piccoli produttori di eccellenza per far vivere il vero cioccolato italiano e del mondo. Camerun e Perù presentano il loro prodotto di alta qualità e il Villaggio Bean to Bar fa vivere l’esperienza della produzione dalla fava alla tavoletta.
Questa manifestazione internazionale è l’occasione migliore per i grandi produttori, gli eccellenti artigiani, maestri cioccolatieri, pasticceri, artisti per far conoscere il loro talento e per far gustare il cioccolato e il cacao in tutte le sue forme con dimostrazioni, degustazioni e lezioni culinarie.
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L’aumento record del 25% delle vendite nel 2016 a livello mondiale dove il prosecco è il vino Made in Italy più esportato alimenta la popolarità e sostiene la candidatura nazionale in vista dell’appuntamento per il riconoscimento da parte dell’Unesco nell’appuntamento finale del luglio 2018 a Parigi. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat nel commentare il via libera unanime alla candidatura del sito veneto "Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene" per l’iscrizione nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell'Unesco da parte della Commissione Nazionale Italiana.
Il via libera nazionale riconosce l’importanza di un territorio dallo straordinario valore storico, culturale e paesaggistico in grado di esprimere un produzione che ha saputo conquistare apprezzamenti su scala mondiale. La candidatura del Prosecco apre un anno storico per il Made in Italy nell’Unesco che tra il 4 e l'8 dicembre 2017 a Seul, dove si tiene il comitato mondiale, esaminerà la candidatura per l'iscrizione dell'Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità Unesco a supporto del quale si sta completando la raccolta di 2 milioni di firme in tutto il mondo con il forte sostegno della Coldiretti.
L’arte dei pizzaiuoli napoletani sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014).
Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti con l'Italia che è la nazione che detiene il maggior numero di siti (51) inclusi in questa lista dove il 22 giugno del 2014 a Doha in Qatar era stato inserito il paesaggio vitivinicolo del Piemonte. Monferrato, Langhe e Roero.
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"Help foraggio". Parte la rete di solidarietà della Cia-Agricoltori Italiani per portare un aiuto concreto alle aziende dell'Appennino stremate dalle nuove scosse di terremoto e sommerse dalla neve. Mentre si continua a lavorare per liberare le strade e agevolare la circolazione e i soccorsi, l'emergenza rimane alta per gli allevatori: sono tantissime le imprese agricole isolate, bloccate con le stalle pericolanti o crollate e il bestiame al freddo e senza cibo per l'impossibilità di rifornirsi di mangimi e foraggio e garantire l'alimentazione degli animali.
Proprio per questo motivo la Cia, che già nei giorni scorsi aveva lanciato l'Sos animali, si è messa in moto con le sue strutture territoriali per sostenere gli agricoltori in difficoltà, contribuendo in primis a risolvere il problema approvvigionamento.
I primi 160 quintali di fieno, donati dalla Cia Emilia Romagna, sono stati consegnati mercoledì 25 gennaio: una parte al centro di raccolta predisposto dalla Cia Abruzzo in provincia di Teramo, l'altra presso il centro di raccolta organizzato dalla Cia Marche nel comune di Monsampolo (Ascoli Piceno), per essere distribuiti alle aziende agricole in difficoltà. Seguirà a breve la Cia dell'Umbria, che sta raccogliendo circa 150 quintali di erba medica in pellet da donare agli allevatori associati per soddisfare le esigenze del bestiame.
E' un'azione di solidarietà concreta e importante -sottolinea la Cia- resa possibile dalla disponibilità delle nostre aziende e delle nostre strutture sul territorio, che vogliono aiutare ed essere vicine ai colleghi così duramente colpiti da sisma e maltempo. In Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio il settore primario sta perdendo circa 100 milioni di euro a settimana, tra danni a coltivazioni e beni strumentali, perdite alla zootecnia e mancata commercializzazione. Troppe aziende, in aree a fortissima vocazione rurale, rischiano di chiudere senza interventi urgenti.
Ecco perché, oltre a rivolgere un appello al Governo e all'Europa per attivare subito tutti gli strumenti necessari per indennizzare almeno parte dei danni subiti dagli allevatori, come Confederazione continueremo con iniziative utili -ribadisce la Cia-. L'obiettivo è creare una vera e propria rete "connessa" con il territorio per aiutare gli agricoltori delle aree colpite ad affrontare questo momento così drammatico.
Per informazioni e donazioni si può scrivere all'indirizzo mail
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Con i prezzi degli ortaggi che aumentano in media del 200% dal campo alla tavola è allarme speculazioni a causa del maltempo che ha colpito le regioni del Mezzogiorno dalle quali provengono gran parte delle produzioni orticole Made in Italy che finiscono sugli scaffali. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti del gelo e della neve che hanno provocato nei campi danni incalcolabili al momento per il nuovo aggravarsi della situazione. Dalla Puglia alla Basilicata, dalle Marche al Lazio, dall’Abruzzo al Molise, dalla Sicilia alla Calabria sono salite oggi a decine di migliaia le aziende agricole che hanno perso le produzioni di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole, per effetto del gelo che ha bruciato le piantine ma anche – sottolinea la Coldiretti - gravi i danni si sono verificati sugli agrumeti così come per i vigneti di uva da tavola che hanno ceduto sotto il peso della neve. Oltre alle verdure pronte per la raccolta, si contano – continua la Coldiretti - serre danneggiate o distrutte sotto il peso della neve, animali morti, dispersi e senz’acqua perché sono gelate le condutture, ma anche aziende e stalle isolate che non riescono a consegnare il latte quotidiano e le verdure. Il risultato – precisa la Coldiretti - è che sono crollate del 70% le consegne dalla Puglia di ortaggi sia perché bruciati in campo sia perché i mezzi non possono ancora circolare liberamente per rifornire adeguatamente i mercati lungo tutta la Penisola. Alcune referenze – riferisce la Coldiretti - non sono piu’ presenti nei banchi dei mercati all’ingrosso e in quelli del dettaglio mentre per altre le disponibilità sono ridotte ai minimi termini, dai finocchi ai carciofi, dai cavoli alle zucchine con inevitabili rifessi sui prezzi. Secondo le rilevazioni del Centro ortofrutticolo di Roma tra gli aumenti più pesanti rispetto alla stessa settimana dello scorso anno spiccano il +350% delle bietole, il +233% dei cipollotti, il +225% degli spinaci, il +170% della lattuga, il 157% delle zucche, il 150% dei cavoli. Alcuni prodotti pero’ – avverte la Coldiretti - sono già raccolti da tempo come mele, pere e kiwi e non sono dunque giustificabili eventuali rincari mentre rialzi alla produzione dovuti all'aumento dei costi di riscaldamento delle serre o alla ridotta disponibilità di alcuni prodotti orticoli danneggiati dalle gelate non possono essere un alibi per speculazioni che danneggiano i produttori agricoli e i consumatori. Occorre anche evitare che vengano spacciati prodotti stranieri come nazionali per giustificare aumenti non dovuti e per questo di fronte alle trappole del mercato in agguato, per fare acquisti di qualità al giusto prezzo la Coldiretti ha elaborato un vademecum per la frutta e verdura che consiglia di verificare l'origine nazionale per essere sicuri della stagionalità, di preferire le produzioni locali che non sono soggette a lunghi trasporto e privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori. Un modo per aiutare in un momento di difficoltà l’agricoltura di vaste aree del paese dove è positivo l’avvio delle procedure per la dichiarazione dello stato di calamità annunciato dalle regioni e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.
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Il nome Vallagarina o Val Lagarina identifica l'ultimo tratto tra i monti della valle percorsa dal fiume Adige, dove si producono pregiati vini e spumanti. Qui, nelle verdi campagne trentine, coltivate a vite e ciliegi della frazione Brancolino, ha sede la storica Distilleria Marzadro, presente il 15 dicembre scorso negli spazi del Wincity Sisal di Milano. I partecipanti a questo evento milanese, hanno potuto gustare inoltre l’ accostamento tra grappa e cioccolato Domori, apprezzando le qualità dell’una e dell’altro.
La Grappa Le Diciotto Lune è il prodotto di punta dell’ azienda trentina e il suo blend di vinacce (Marzemino, Merlot, Teroldego, Moscato e Chardonnay) si è sposato alla perfezione con la dolcezza del cioccolato teyuna, caratterizzato da un retrogusto di miele. Ad Anfora, la Grappa che passa 10 mesi di affinamento in grossi contenitori di terracotta è stato affiancato un cioccolato al latte, capace di valorizzare il gusto elegante del distillato. Per proseguire poi con le tre Grappe monovitigno, Amarone, Chardonnay e Gewürztraminer, della linea le Giare, accostate ad un cioccolato chuao dal gusto cremoso, che esaltava la ricchezza aromatica dei distillati.
La Distilleria Marzadro, giunta alla terza generazione, ha origine nel 1949 a Brancolino di Nogaredo (Tn). Sabina Marzadro e il fratello Attilio hanno reso fin dall’inizio questa azienda un punto di riferimento del territorio: otto alambicchi in rame distillano secondo il sistema discontinuo a bagnomaria, tipico del Trentino. La sede attuale, subentrata a quella originaria da circa 10 anni, è un meraviglioso complesso architettonico in vetro, pietra e legno, attorniato da ettari di vigneti. Oltre a fornire una vastissima gamma di Grappe, infusi e liquori, la Distilleria Marzadro può vantare circa 60.000 turisti all’anno che entrano in azienda alla scoperta della distillazione attraverso visite guidate oltre che scoprire l’eccellenza e la qualità dei prodotti.
Antonio Vanzillotta
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