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VINI REGIONALI PRESTIGIOSI
Con numerosi vigneti rinomati, il Rodano Alpi è la prima regione francese in termini di superficie vitata. Il Beaujolais a est di Lione, i vigneti dei Còtes du Rhòne che si estendono per 200 km lungo la valle del Rodano, i vigneti della Savoia coltivati tra i laghi e le montagne della Savoia e Alta Savoia.
ACQUE DA BERE!
Stagni, laghi, fiumi, cascate, la vita nel Rodano Alpi è immersa nelle acque naturali!
L’economia della regione si basa principalmente sullo sfruttamento di questa preziosa risorsa, non solo come sostegno alle molte attività per il tempo libero ma anche come prodotto di fama mondiale. Il Rodano-Alpi offre più di 30 acque, la cui le famose Badoit, Evian e Thonon. Ognuna ha un sapore diverso e, come il vino, si adatta a questo o quel piatto per esaltarne il gusto.
Così, gli intenditori consigliano di bere l’acqua leggermente aromatizzata di Aix-Ies-Bains come aperitivo, mentre la César. che proviene dalla sorgente di Saint-Alban-Ies- Eaux, nel dipartimento della Loire, è perfetta con l’insalata con le sue note di mandorla e di legno verde; l’acqua leggermente frizzante di Arcens si sposa con le note speziate, e l’acqua di Evian è eccellente con piatti con salse e i formaggi, mentre l’acqua di Thonon, leggera e impercettibile dolce, è la bevanda ideale con il dessert...
Sono stati lo spirito d’amicizia, la condivisione di valori e la volontà di celebrare l’eccellenza a riunire a Firenze oltre 220 illustri rappresentanti del mondo dell’enogastronomia e della ristorazione. In un momento in cui la crisi sembra ormai prendere il sopravvento in tutto il Paese, alcuni dei maggiori professionisti del settore si sono ritrovati per lanciare un messaggio forte e positivo attraverso un grande e gioioso evento conviviale: la festa dell’enogastronomia organizzata da Italia a Tavola, Confcommercio Toscana e Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) Toscana lo scorso sabato 25 febbraio. L’evento ha ricevuto, oltre al patrocinio del Comune di Firenze, della Provincia di Firenze e della Regione Toscana, il contributo di Unioncamere Toscana e ha avuto come main sponsor il Consorzio del Grana Padano e il Consorzio della Mozzarella di bufala campana Dop. Sponsor dell’iniziativa sono stati il Consorzio per la tutela dell’olio extravergine di oliva Toscano Igp, il Consorzio del Vino Chianti e Caffè Kimbo.
La cornice era quella delle sontuose sale di Palazzo Borghese nella centralissima via Ghibellina. Salendo gli ampi gradini della “scalinata d’onore” si aveva come l’impressione di fare un viaggio nel tempo fino al Rinascimento: merito soprattutto dei figuranti in costumi dell’epoca, che hanno scandito l’inizio della serata con squilli di tromba e rulli di tamburi. Ed ecco arrivare un po’ alla volta gli ospiti, che per l’occasione hanno sfoggiato eleganti abiti da sera. Il suono delle trombe, proprio come si faceva un tempo, ha annunciato l’ingresso a palazzo degli invitati più illustri, come il vicesindaco di Firenze, Dario Nardella, e tutti i premiati del sondaggio di Italia a Tavola e degli Award enogastronomia e ristorazione 2011.
Vuoi per l’appetito, vuoi per la curiosità, i tavoli imbanditi del Salone degli specchi e dei salotti adiacenti hanno calamitato l’interesse degli ospiti, che prima dell’inizio della cena hanno potuto conoscere e assaporare prodotti gastronomici d’eccellenza, tutti rigorosamente made in Italy. Tanti sono stati i consorzi di tutela e le aziende che hanno appoggiato con entusiasmo l’iniziativa. Un segno evidente che, in un settore come l’enogastronomia, l’unione e la coesione esistono e possono portare grandi risultati, valorizzando la cultura e le eccellenze del territorio e dando nuova linfa all’economia dell’intero Paese.
Il Consorzio del Grana Padano, rappresentato alla cena di gala dal presidente Nicola Cesare Baldrighi, ha offerto in degustazione scaglie dell’inconfondibile formaggio a tutti i partecipanti del talk show pomeridiano presso Palazzo Medici Riccardi e a tutti gli ospiti della serata a Palazzo Borghese.
Il Consorzio della Mozzarella di bufala campana Dop ha invece donato ai vincitori del sondaggio una mozzarella speciale da ben 4 kg, che verrà recapitata a ciascuno di loro il giorno del proprio compleanno. Hanno consegnato simbolicamente il premio Domenico Raimondo e Antonio Lucisano, rispettivamente il presidente e il direttore del Consorzio.
Una collaborazione fondamentale alla riuscita dell’evento è stata data dalla sezione Toscana dell’Ais (Associazione italiana sommelier), che ha garantito la presenza di un numero importante di sommelier profesionisti, i quali hanno assistito ciascuno un tavolo.
Anche l’Accademia storica della Fiorentina ha partecipato attivamente alla serata proponendo provocatoriamente la Fiorentina come finger food per il momento dell’aperitivo.
Per il buon esito dell’evento ha avuto un ruolo decisivo anche Caffè Kimbo, presente con un corner a Palazzo Medici Riccardi per i partecipanti del talk show, con la Kimbo coffee hour lounge a Palazzo Borghese per far assaporare le composizioni frutto della fantasia del bartender Carmine Castellano, prima e dopo la cena di gala, e infine, il giorno successivo, al Relais Santa Croce con un caffè preparato con l’arte della moka nel brunch di chiusura della manifestazione. Kimbo ha presentato in occasione dell’evento la sua linea speciale di caffè per la ristorazione.
Nel corso della cena sono stati premiati tutti vincitori del sondaggio di Italia a Tavola sul Personaggio dell’anno 2011 (i primi tre classificati per ciascuna della tre categorie) e degli Award enogastronomia e ristorazione 2011 di Italia a Tavola, Confcommercio Toscana e Fipe Toscana.
Con uno spirito di cavalleria “al contrario”, le uniche due donne premiate hanno però dovuto attendere e ritirare i loro riconoscimenti per ultime, verso la fine della cena. Ma questo soltanto perché una bella sorpresa le attendeva... Infatti, oltre alla targa realizzata da Belfiore Firenze e consegnata loro dal vicepresidente Fipe Alfredo Zini, Rosanna Marziale (vincitrice del sondaggio di Italia a Tavola nella categoria Cuochi) e Annie Feolde (che ha ricevuto l’Award 2011 per il contributo dato ai festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia) hanno ricevuto i loro ritratti dipinti per l’occasione dall’artista bresciano Renato Missaglia, uno dei più grandi ritrattisti italiani contemporanei. Nel consegnare alle cuoche i due splendidi dipinti incorniciati, il direttore di Italia a Tavola ha lanciato anche una proposta: far sì che questi siano i primi due dipinti di una lunga serie di ritratti dei più grandi cuochi italiani, in modo che in breve tempo si possa creare una grande galleria che unisca l’eccellenza dell’arte all’eccellenza della ristorazione, valorizzando così quella “nazionale” di cuochi che deve costituire la squadra di fuoriclasse capace di promuove il Made in Italy a tavola nel mondo.
Tornando invece allo svolgimento cronologico delle varie premiazioni, il presidente di Fipe Toscana e vicepresidente vicario nazionale Fipe, Aldo Cursano, ha consegnato al sommelier Alberto Piras, al console Aigs Sandro Romano e al cuoco Davide Oldani, terzi classificati nelle rispettive categorie, le targhe Belfiore Firenze insieme a un’opera in terracotta della Mital di Impruneta, che ha fra l’altro omaggiato tutti gli ospiti della serata con un medaglione raffigurante il Giglio di Firenze in ricordo della serata.
L’editore di Italia a Tavola, Mariuccia Passera, ha poi avuto il piacere di premiare con la targa il sommelier Romeo Caraccio e il cuoco Marco Medaglia, secondi classificati nelle rispettive categorie. Assenti perchè impegnati in una registrazione televisiva del loro nuovo programma, Fede e Tinto, che si sono classificati secondi nella categoria delgi Opinion leader.
Sul palco sono poi saliti, a turno, Davide Paolini e Alessandro Scorsone, primi classificati nel sondaggio di Italia a Tavola nelle categorie, rispettivamente, degli Opinion leader e dei Maître e sommelier. Entrambi hanno ricevuto i premi dalle mani del vicesindaco Dario Nardella, le targhe e il premio speciale dei gemelli realizzati in esclusiva da Belfiore Firenze.
L’assessore alla Cultura, al Turismo e al Commercio della Regione Toscana, Cristina Scaletti, ha poi consegnato i premi (targhe e gemelli) a Dario Ancona, consigliere delegato di Imperia & Monferrina, e al giovane cuoco lombardo Alessandro Cogliati, che hanno meritato l’Award 2011 rispettivamente per la diffusione nel mondo dello stile italiano a tavola e come personaggio “Under 30” che si è distinto per le proprie capacità.
Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, aveva ritirato invece l’Award 2011 per la promozione del territorio attraverso l’enogastronomia in occasione del talk show che si era tenuto nel pomeriggio a Palazzo Medici Riccardi, mentre il presidente del Conaf (Consiglio ordine nazionale dottori agronomi e dottori forestali), Andrea Sisti, premiato con l’Award 2011 per l’attivazione del Conef a sostegno della sicurezza alimentare, non è potuto essere presente alla cena di gala a causa di un’influenza.
Con appena poco più di due anni di certificazione alle spalle, ovvero dopo il riconoscimento della IGP avvenuto nel luglio 2009, l’Aceto Balsamico di Modena si piazza di prepotenza al primo posto della nota ‘Top 15’ di Qualivita - la fondazione che si occupa di studi e promozione sulle Indicazioni Geografiche alimentari italiane ed europee - illustrata al Mipaaf alla presenza del Ministro Mario Catania in occasione della presentazione del rapporto 2011 sulle produzioni agroalimentari italiane DOP, IGP, STG curata da Qualivita e Ismea.
“Quello della usurpazione, ma anche contraffazione e imitazione - ha commentato il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Mario Catania - è un fenomeno alimentato dalla qualità e dal successo riscosso nel mondo dai prodotti agroalimentari Made in italy. Una delle prime preoccupazioni del Governo è quello di combattere tali fenomeni, che purtroppo non avvengono solo a livello internazionale ma anche nazionale. E’ allo studio una proposta di legge in tal senso”.
Il prodotto si è distinto per le ottime performance economiche (243 milioni di euro all’origine, 405 milioni al consumo) ma soprattutto per la grande quantità di volumi esportati ( 195 milioni di fatturato da export), che ne fanno il prodotto tipico italiano con la maggior quota di esportazione (pari al 92% dei volumi). L’Aceto Balsamico di Modena, autentico vessillo del Made in Italy, dopo il riconoscimento europeo ha continuato a riscuotere positivi risultati, facendo balzare il comparto degli aceti italiani a denominazione protetta - che oltre alla IGP comprende le due DOP ‘Balsamico Tradizionale’ di Modena e Reggio Emilia - al quarto posto nella graduatoria DOP e IGP dei fatturati all’origine di ISMEA.
“Siamo estremamente compiaciuti di questo risultato, che conferma la importanza rivestita dal riconoscimento della IGP all’ Aceto Balsamico di Modena per tutto il comparto delle denominazioni protette italiane – ha dichiarato Cesare Mazzetti, Presidente del Consorzio Aceto Balsamico di Modena – tuttavia siamo consci delle difficoltà che ancora assillano i nostri prodotti, e in particolare l’Aceto Balsamico di Modena, per la esistenza di numerose imitazioni e contraffazioni non solo sui mercati extraeuropei, ma anche in quelli dei Paesi membri, e addirittura su quello italiano”.
Per queste ragioni il Consorzio ribadisce l’importanza che vengano intensificate, azioni di tutela delle denominazioni da parte di tutte le Istituzioni, in collaborazione con le Autorità degli altri Paesi europei: un successo di queste azioni non può che rafforzare l’economia del nostro territorio e delle filiere ad esso afferenti. L’Aceto Balsamico di Modena nel corso del 2011 ha conseguito un volume di prodotto certificato pari a 93 milioni di litri.
In questi giorni all’indirizzo email di produttori di vino, ma anche di ristoratori, albergatori ed enti locali del territorio collinare fra Verona e il Garda, sta arrivando una lettera che chiede una piccola ma sostanziale modifica, qualora necessario, dei siti internet aziendali e istituzionali: si domanda che anziché come Bianco di Custoza il vino della zona venga presentato semplicemente come Custoza. La lettera è a firma di Carlo Nerozzi, neopresidente del Consorzio di tutela del Custoza doc. Spiega che con un decreto del 20 ottobre 2005, e cioè poco più di sei anni fa, la denominazione di origine controllata Bianco di Custoza venne riconosciuta anche più semplicemente col solo nome di Custoza e che “a seguito di questa modifica, la maggior parte degli imbottigliatori ha optato per la dicitura Custoza in etichetta, in accordo con la linea fortemente voluta dal Consorzio”. Fin qui, peraltro, ognuno è stato libero di usare il vecchio nome, ma - dice Nerozzi - “alla luce del nuovo percorso di valorizzazione e promozione della nostra denominazione che il Consorzio ha iniziato, sarebbe fondamentale che l’intera filiera riuscisse a proporsi con un unico termine identificativo, al fine di avere una comunicazione univoca ed evitare fraintendimenti”. Insomma: il vino si chiama Custoza ed è bene che tutti lo chiamino così.
“L’indagine di posizionamento che abbiamo commissionato a Doxa Advice - aggiunge il presidente Nerozzi - ha dimostrato che, insieme con la piacevole leggerezza del vino, uno dei punti di forza della nostra denominazione è proprio il nome Custoza, estremamente conosciuto sul territorio nazionale per la sua forte connessione con la storia italiana. Nel centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, che ha posto l’accento sul periodo risorgimentale, questa percezione si è ulteriormente rafforzata. Noi siamo orgogliosi di chiamarci Custoza e non vediamo perché dovremmo presentarci al mercato in ordine sparso, usando il vecchio nome e quello più breve, semplificato, immediato, e oltretutto facilmente riconosciuto. I nostri vini si chiamano Custoza e basta. Chiediamo dunque ai produttori e al territorio uno sforzo per comunicare tutti insieme in una forma unica il nome del nostro vino. Del resto, tutte le più importanti zone vinicole del mondo non hanno bisogno di specificazioni per affermare la loro identità. Noi ci chiamiamo Custoza perché vogliamo che in nostri vini parlino del nostro territorio collinare, che ruota attorno a Custoza”.
L’ufficio tecnico del Consorzio si è messo al lavoro e sta scandagliando uno per uno i siti internet della zona. Quando necessario, parte la lettera. Qualcuno ha già risposto con entusiasmo. Un caso su tutti: è bastata una richiesta informale e in pochi secondi un noto produttore locale di salumi ha modificato le pagine del proprio sito: “Si è trattato - afferma il presidente del Consorzio di tutela del Custoza - di uno squisito gesto di attenzione verso la nostra realtà e verso i nostri vignaioli ed è una segnale che ci incoraggia a proseguire nella riaffermazione della nostra identità”.
E’ tutto pronto per la seconda edizione di Discover the Origin, il progetto di valorizzazione nel Regno Unito dei prodotti europei di alta qualità: Prosciutto di Parma, i vini di Borgogna e di Porto e Parmigiano-Reggiano. La campagna, promossa dall’Unione Europea e dall’Italia, Francia e Portogallo, mira a migliorare la conoscenza delle DOP tra i consumatori, distributori e professionisti del cibo e a renderli più consapevoli sulle caratteristiche che rendono questi prodotti così unici e apprezzati in tutto il mondo per sapore, storia e tradizioni.
Anche questa nuova edizione ha un programma ricco di iniziative e attività che vedranno il Prosciutto di Parma protagonista in Gran Bretagna e Irlanda durante tutto il 2012. In particolare sono previsti eventi di degustazione aperti al pubblico e 15 seminari formativi rivolti a diversi canali distributivi - ristoranti, negozi specializzati, importatori e distributori - in 5 città della Gran Bretagna e 4 città irlandesi. Queste masterclass forniranno le competenze teoriche e pratiche sul Prosciutto di Parma che permetteranno ai partecipanti di guidare i propri clienti e consumatori negli acquisti grazie a una maggiore conoscenza del prodotto.
La partecipazione del Prosciutto di Parma insieme ad altri prodotti dell’eccellenza enogastronomica a un progetto internazionale è un bell’esempio per presentare il sistema europeo unito e diffondere i valori di qualità che sono propri del mondo delle DOP.
La fascia costiera a sud di Livorno è rocciosa fino a Castiglioncello, poi diventa un arco di spiagge sabbiose di circa 45 km fino a Baratti.
Dune, pinete e boschi costieri, tutelati attraverso un articolato sistema di aree protette fatte di scogli, si alternano a spiagge di sabbia bianca, insenature, calette e baie rigogliose di macchia mediterranea, mentre l’Aurelia segue l’andamento sinuoso della costa. In pochi kilometri dalle scogliere di Quercianella e Castiglioncello si arriva al litorale sabbioso della Costa degli Etruschi, dalle spiagge più scure di Marina di Cecina, Forte di Bibbona, Marina di Castagneto Carducci e Donoratico, fino ai profondi arenili di San Vincenzo.
Basta lasciare la costa e iniziano i dolci rilievi collinari, coperti da ricca vegetazione: lecci e corbezzoli, lentischi e viburni, eriche e filiere, tipica della macchia mediterranea, dominati da borghi come Bibbona, Bolgheri, Castagneto Carducci, Sassetta, Suvereto.
Ma il richiamo del mare è forte e tornando sulla costa si arriva al cosiddetto Golfo del Ferro, il Golfo di Baratti.
Qui fiorì la città di Populonia, unico grande centro etrusco - Fufluna, sorto direttamente sul mare con funzione commerciale e produttiva quale centro siderurgico, per la lavorazione prima del rame, poi del bronzo, poi del ferro, a partire dal V secolo, quando dall’Elba veniva trasportato il minerale proprio a Baratti, dove erano localizzati sia il porto che le officine.
È quanto testimonia il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, con l’acropoli, i templi, e la città bassa, con il porto e il quartiere industriale, dove si raffinavano i materiali ferrosi e nel retroterra le possenti mura con le necropoli connesse a Populonia, con la Tomba dei Carri, la Tomba dei Flabelli, la Tomba del Bronzetto d’Offerente, la necropoli del Casone, con la Rocca della I metà del XV secolo con il borgo trecentesco all’interno con possente torrione a pianta rettangolare, il promontorio e il Borgo Murato.
Il mare etrusco era un mare di passaggio di tonni e palamite – predatore che si nutre di acciughe e sardine; non è un caso che il piatto classico di Baratti sia il tonno briao – con vino rosso e che fino dall’inizio dell’Ottocento per oltre un secolo, precisamente fino al 1940, rimase attiva una tonnara.
Famosa è la palamita di San Vincenzo, che i pescatori bollivano in acqua e aceto, con carota, sedano e tutti gli odori, per poi pulirla e marinarla.
Questo è il regno della Strada del Vino e dell’Olio Costa degli Etruschi, che copre un percorso che supera i 150 km di lunghezza lungo la costa tirrenica e l’Isola d’Elba, raggiungendo nel pisano, anche Santa Luce, Castellina Marittima con le cave di Alabastro, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo.
Un itinerario fra borghi, pievi, fattorie e cantine alla scoperta delle 5 DOC: Montescudaio, Terratico di Bibbona, Bolgheri, Val di Cornia, Isola d’Elba, oltre ai pregevoli olii extravergini d’oliva
La Costa degli Etruschi mette in tavola ingredienti di terra e di mare: seppie con le bietole, il baccalà o lo stoccafisso con cipolla, pomodoro e patate, triglie alla livornese, cuscus, la pappa al pomodoro, il riso nero con le seppie, i minestroni, la famosa palamita di San Vincenzo.
Non mancano la cacciagione, ravioli con sugo di lepre, tordi con le olive, spiedini e carne alla griglia e in umido, frattaglie, salsicce di cinghiale e soppressata, insaccati, tartufi funghi e selvaggina, capriolo in umido con le olive e il cinghiale in dolce –forte.
Mare e non solo: itinerari nella natura, passeggiate, escursioni a cavallo o in mountain bike, birdwatching, nautica da diporto, immersioni subacquee, surf, wind-surf, canoa, parchi giochi e parchi acquatici.
Si arriva a Piombino, ma Piombino non è solo meta di imbarco.
La cittadina merita una visita: tra la fine del XII secolo e la prima metà del XIII secolo fu il II porto della Repubblica marinara di Pisa, il centro storico medioevale è importante, con il Rivellino quattrocentesco con torrione del 1212, la chiesa romanico – gotica di Sant’Antimo del 1377, il Viale del Popolo, piazza Bovio, il porticciolo con la vista di Cerboli e Palmaiola.
Nella parte orientale belle sono le fortificazioni con il Cassero centrale – XIII –XVII secolo e la Fortezza del 1552.
È legato alle ferriere che lavoravano il minerale che arrivava dall’Elba e il polpo è la specialità della città.
Grazie alla sua posizione privilegiata, protetto dalle colline su cui si rincorrono vigneti e frutteti, il capoluogo altoatesino vanta un clima mite, particolarmente favorevole alla coltivazione di numerosi prodotti tipici.
Che siate tra coloro che preferiscono esplorare questo territorio su due ruote, a piedi, o prendendo parte a un’escursione organizzata, la primavera rappresenta il periodo migliore per scoprire la Strada del Vino dell’Alto Adige. Da aprile a giugno si susseguono infatti appuntamenti per tutti i gusti: dalla Festa degli Asparagi che celebra la piccola produzione dell’asparago Margarete di Terlano, alla manifestazione Vino in Festa, che porta in primo piano le eccellenze vinicole del territorio. Già alla fine del XIX secolo il paese di Terlano, insieme alle vicine frazioni di Vilpiano e Settequerce, era una meta escursionistica ambita dai bolzanini, che vi si recavano in primavera per assaporare i pregiati asparagi bianchi.
Gli asparagi a denominazione protetta Margarete, una specialità garantita a chilometro zero, vengono ancora oggi coltivati senza l’uso di macchinari e sono raccolti rigorosamente a mano. Per consentire ai veri gourmet di apprezzarne al meglio il sapore delicato, che raggiunge il top a poche ore dalla raccolta, nei dintorni di Terlano vengono organizzate diverse manifestazioni enogastronomiche: il 25 aprile si tiene ad esempio una “passeggiata naturalistica”, itinerario che comprende anche un pranzo a base di asparagi, mentre il 29 aprile la piazza principale di Terlano ospita la tradizionale Festa degli Asparagi.
Dal 18 maggio prende invece il via la VI edizione di Vino in Festa, un invito a scoprire l’affascinante e variegato universo enologico altoatesino.
Per un mese cantine, ristoranti e castelli sudtirolesi saranno animati da eventi, degustazioni, incontri con enologi, produttori e vignaioli. Il primo appuntamento, dal 18 al 20 maggio, è con la Mostra Vini di Bolzano, allestita tra il Museo Mercantile e il Parkhotel Laurin. Da non perdere, nel giorno di chiusura, la Colazione di Spumante Alto Adige. Seguono poi numerose iniziative tra cui il VinoSafari, il 25 maggio: questo percorso lungo la Strada del Vino offre la possibilità di compiere un vero e proprio viaggio non solo nel mondo enologico ma anche nella cultura sudtirolese.
Il 26 maggio, ad Andriano, la nuova iniziativa Vino&Gusto trasforma le vie centrali del paese in un percorso enogastronomico alla scoperta delle etichette della cantina locale, mentre il 1° giugno Vino e Musica a Cortaccia, presso la Tenuta Baron Widmann, unisce il piacere della musica dal vivo alla degustazione di vini e prelibatezze del territorio.
Per i più sportivi invece l’appuntamento è a Caldaro, il 15 giugno, con Vino & Bici sulla Strada del Vino dell’Alto Adige: un percorso su due ruote tra filari di vigneti e soste in cantina, alla scoperta dei vini e dei rigogliosi paesaggi di questa valle.
Gran finale il 16 giugno con la Notte delle Cantine, durante la quale le cantine vinicole lungo la Strada del Vino resteranno aperte a tutti tra momenti di festa, concerti, cene romantiche e golose degustazioni.
Francesca Rinaldi
I cinque sensi sono stati i protagonisti della serata del 17 febbraio al Pirellone, curata dallo Chef Carlo Cracco e ispirata a Maestro Martino da Como, grande cuoco lombardo del Rinascimento e padre della Cucina d’Autore italiana.
L’appuntamento è stato l’occasione per presentare in anteprima la copia di pregio del manoscritto ‘Libro de Arte Coquinaria’, ricettario quattrocentesco scritto e firmato da Maestro Martino: un evento di grande interesse culturale per Milano se si pensa che esistono al mondo solo quattro originali del manoscritto. Composto tra il 1450 e il 1467 il testo è considerato un caposaldo della letteratura gastronomica italiana che testimonia il passaggio dalla cucina medievale a quella rinascimentale. Chiaro e ben suddiviso, dallo stile preciso ed immediato, il testo è pensato per essere capito e usato da tutti (non a caso Maestro Martino scelse di comporlo in lingua volgare). All’interno del libro i piatti non compaiono come una semplice lista di ricette ma, come in un trattato, gli alimenti sono separati coscienziosamente, in ordine di portata e per tipologia di ingredienti, in modo molto moderno. Martino, inoltre, ci suggerisce il rapporto tra le quantità e il numero di commensali, indicando recipienti e tempi di cottura - scanditi in preghiere, ancora a sottolineare il valore popolare dell’opera.
“La cucina lombarda - afferma l’Assessore Stefano Maullu - è un vero e proprio mosaico di prelibatezze: una cucina caratterizzata dai cibi di montagna e di lago che si basa sulla grande ricchezza di prodotti agricoli del territorio e sul benessere economico che da sempre ha caratterizzato la Regione Lombardia.”.
Il progetto è infatti volto ad esaltare i prodotti e la cucina d’autore lombarda in un contesto di ospitalità e impatto zero sull’ambiente, valorizzando le tradizioni culinarie, l’innovazione e lo sviluppo delle stesse, puntando alla rivalutazione del patrimonio enogastronomico, culturale e turistico della Lombardia.
L’Associazione ‘Maestro Martino’, promossa dall’Assessorato al Commercio e Turismo della Regione Lombardia, nasce con lo scopo di valorizzare la sua figura storica, attraverso la creazione di un polo milanese dedicato alla cucina d’autore con valenza culturale di livello internazionale. L’Associazione ha l’obiettivo di valorizzare il territorio lombardo, grazie anche alla Cucina d’Autore e alle sue eccellenze.
I Vigneti.
La Tenuta Acquabona risale ai primi decenni del 1700, ed oggi comprende più di 16 ettari di vigneto, risultando tra le maggiori dell’Isola d’Elba. E’ situata a mezza strada tra Portoferraio e Porto Azzurro, in località Acquabona (dal nome dell’Azienda stessa), e le sue vigne scendono dolcemente dal versante orientale del Monte Orello verso il mare del golfo di Portoferraio. L’impianto dei nuovi vigneti ha privilegiato i vitigni autoctoni più caratteristici, in quanto la forte peculiarità dell’ambiente elbano, caratterizzata dal clima mediterraneo e marino, consente la loro miglior espressione produttiva. In particolare l’Azienda Acquabona ha aperto la strada al rilancio di due vitigni tradizionali: l’Aleatico, vitigno aromatico da cui si ottiene, con una procedura di vinificazione rimasta immutata da generazioni, il famoso vino passito Aleatico dell’Elba DOCG; l’Ansonica, vitigno bianco autoctono tradizionalmente coltivato all’Isola d’Elba, all’Argentario ed all’Isola del Giglio, che rischiava l’abbandono. I vigneti di uve rosse sono situati sui terreni più alti dell’Azienda, di natura argillosa ed a bassa fertilità; le uve bianche si coltivano sui terreni più sciolti e prossimi al mare. La raccolta è manuale, per un’accurata cernita vendemmiale dei grappoli migliori. L’Azienda Acquabona aderisce al Programma Europeo di riduzione dell’impiego dei fitofarmaci.
I Vini.
Le Cantine sono situate nell’edificio principale, la Casa Padronale dell’Acquabona. Qui si effettuano, con pratiche enologiche moderne, la vinificazione, la conservazione e l’affinamento dei Vini, ottenendo un prodotto ricco di profumi fragranti, delicato e gradevole al gusto, e mantenendo la tradizionale genuinità e salubrità del vino elbano “di fattoria”. L’alta qualità della produzione è ispirata al rispetto della tradizione viticola e della tipicità enologica dell’Elba.
Tra i vini bianchi ricordiamo l’Ansonica dell’Elba, il Vermentino dell’Elba e l’Elba Bianco; tra i vini rossi spiccano l’Elba Rosso Riserva “Camillo Bianchi”, il Voltraio (da uve Syrah e Merlot) e l’Elba Rosso.
L’Azienda fa parte della Strada del Vino “Costa degli Etruschi”, e propone agli appassionati la degustazione e la vendita diretta dei propri Vini. La conduzione del vigneto e della Cantina, nonché la commercializzazione del prodotto sono curate direttamente dai titolari, gli agronomi Lorenzo Capitani, Marcello Fioretti ed Ugo Lucchini.
Acquabona Gestione Agricola Portoferraio (Li) Tel. 0565.933013 www.acquabonaelba.it
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