https://visitwallonia.it/
Nel 2025 Chemnitz sarà la capitale europea della cultura, insieme a 38 comuni della Sassonia centrale, dei Monti Metalliferi e della regione di Zwickau. Il suo potenziale nascosto verrà alla luce grazie ai programmi di rinascita che hanno coinvolto tutta la cittadinanza attiva: dai siti industriali ottimamente recuperati al patrimonio artistico e automobilistico nuovamente valorizzato per trasmettere il caratteristico spirito d'invenzione, che un tempo ha reso questa regione la più prospera della Germania.
Oltre 100 nuovi progetti nei settori della cultura, della musica, dell'arte, dello sport e del design stanno prendendo forma a Chemnitz, Capitale Europea della Cultura 2025. Il potente programma di rinnovamento "C the Unseen", si concreterà nel 2025 contribuendo a rendere questa città sassone una interessante rivelazione, anche se, la terza città più grande della Germania dell'Est, non è necessariamente una meta di viaggio elencata nella categoria "scoperta emozionante".
Il fascino di Chemnitz nella sua storia contemporanea
Chemnitz è piena di storie accattivanti. Per esempio, quella della Manchester sassone: una piccola comunità di 10.000 persone che 200 anni fa con duro lavoro e spirito di innovazione fondarono la prima fabbrica in Sassonia, diventando la principale città industriale della Germania con 360.000 abitanti.
Un'altra storia unica riguarda la ricostruzione post-bellica. Chemnitz diventa la città modello socialista della DDR con ampie strade da parata, edifici imponenti e la ridenominazione nel 1953 in Karl-Marx-Stadt.
Oggi non c'è quasi nessun'altra città in cui il Modernismo possa essere studiato meglio: elementi decorativi in cemento, edifici residenziali seriali, semplice pragmatismo.
Poi la svolta politica e un'altra storia incredibile: di stabilimenti chiusi e licenziamenti di massa. 70.000, per lo più giovani, stanno lasciando la città in cerca di nuove prospettive. Altri osano avviare un'attività e garantire una ripresa economica.
Oggi la città ha di nuovo oltre 16.000 aziende. Grazie all'industria automobilistica e all'ingegneria meccanica, Chemnitz può permettersi di nuovo qualcosa: il teatro "Kunstsammlungen", un museo industriale, il nuovo museo Gunzenhauser, il museo statale di archeologia SMAC e un nuovo grande obiettivo: diventare Capitale europea della cultura nel 2025. Traguardo raggi
Alcuni progetti in vista di Chemnitz 2025
#3000Garages si propone di presentare gli storici e caratteristici compound di officine e garage di Chemnitz attraverso le loro storie nascoste, che saranno rese visibili, riflesse e comunicate attraverso installazioni artistiche ed eventi, mostre fotografiche, visite guidate, concerti e festival.
"Makers, Business & Arts" è il progetto finalizzato allo sviluppo di una economia creativa, che faccia da ponte tra gli artisti e il turismo. Rende visibili luoghi speciali, tecniche e tradizioni quasi dimenticate e potenzialità sopite. Nove Makerhub a Chemnitz e nella regione culturale diventeranno nuovi luoghi di incontro creativo e sociale. I visitatori possono sperimentare la cultura e le tradizioni regionali nei laboratori.
"PURPLE PATH" è il progetto che narra una storia, anzi tante storie, quella di Chemnitz e del suo legame con i 38 comuni partner. "Tutto viene dalla montagna" è la narrazione lungo il quale si snoda il percorso artistico di sculture, installazioni ed opere di artisti internazionali e sassoni. Sette opere d'arte sono già state installate e altre 20 se ne aggiungeranno nel 2024.
La sostenibilità e una «città verde» sono al centro delle attività di piantumazione. Nel 2024 e nel 2025 grandi piantagioni di arbusti, cespugli e piante da frutto avvicineranno i quartieri di Chemnitz. Il progetto comprende programmi didattici e attività artistiche.
Itinerari di cultura industriale
Le tracce della storia industriale di Chemnitz si trovano ancora oggi in tutta la città: in splendide ville, quartieri di fine Ottocento, musei, Teatro dell'Opera, terme, istituti scolastici e, ultimo ma non meno importante, nei numerosi edifici industriali che ora sono stati convertiti in istituzioni culturali, ristoranti, loft e uffici. La cultura industriale viene celebrata ogni anno a settembre a Chemnitz. In occasione delle Giornate della Cultura Industriale, i visitatori sono invitati nelle aziende, che aprono le loro porte per il popolare "late shift". Naturalmente, non mancano le feste: il RAW Festival, nella cornice unica di un'ex fabbrica industriale, è ormai un appuntamento fisso nel calendario dei festival.
Il Museo dell'Industria di Chemnitz si trova in uno dei luoghi centrali della storia industriale della Sassonia e di Chemnitz: Nel capannone costruito da Hermann e Alfred Escher nel 1907. Su una superficie di 3.500 metri quadrati presenta una mostra permanente sulla storia industriale della Sassonia nel tempo.
La Stazione ferroviaria di Chemnitz-Hilbersdorf è il più grande e tra i più importanti musei ferroviari della Germania. La storia ferroviaria rivive in un luogo autentico, nel complesso di edifici storici dello scalo di smistamento e del deposito ferroviario di Chemnitz-Hilbersdorf. L'impressionante flotta di veicoli comprende locomotive a vapore, diesel ed elettriche di varie serie, carrozze passeggeri e merci storiche, nonché installazioni tecniche uniche e notevoli, come l'unico sistema di avvolgimento dei cavi al mondo.
Itinerari artistici
Le collezioni d'arte di Theaterplatz sono tra le più grandi collezioni civiche della Germania e ospitano tutti i generi di produzione artistica, dalla pittura e scultura all'arte grafica e alle arti e mestieri, con un'importante attenzione all'espressionismo, ai tessuti e all'arte contemporanea. Il Museo Gunzenhauser è l'aggiunta più recente al Kunstsammlungen Chemnitz. Ospita la collezione del gallerista di Monaco di Baviera Dr. Alfred Gunzenhauser con più di 3.000 opere di 270 artisti con particolare attenzione all'arte dall'inizio del secolo intorno al 1900, all'espressionismo, alla nuova oggettività e all'astrazione nel XX secolo.
La Neue Sächsische Galerie è il museo d'arte contemporanea di Chemnitz. Le sue presentazioni si concentrano sullo sviluppo dell'arte nel Land della Sassonia dal 1945.
La città di Chemnitz rinnova la casa d'infanzia di Karl Schmidt-Rottluff per l'Anno della Capitale della Cultura 2025. Sotto la guida e la responsabilità del Kunstsammlungen Chemnitz, è stato creato un museo dedicato all'artista, che mira a raccontare la storia della vita e dell'opera dell'espressionista, il suo legame con Chemnitz e Rottluff e i primi anni degli artisti Brücke con opere d'arte, archivi, documenti e formati multimediali.
Villa Esche fu la sua prima commissione architettonica in Germania e fu di grande importanza per il lavoro di Henry van de Velde. La villa e il giardino simile a un parco sono un'opera d'arte totale in stile Art Nouveau e uno dei gioielli architettonici di Chemnitz. Dopo una storia movimentata, la Villa Esche è stata ampiamente restaurata dal 1998 al 2001 e ora ospita il Museo Henry van de Velde come sede distaccata delle Collezioni d'arte di Chemnitz.
Gli amanti dell’architettura sono entusiasti del Kaßberg, nato come il più grande quartiere in stile guglielmino e Art Nouveau in Europa, urbano e vivace, merita una passeggiata. Affascina molto anche l’architettura ricca di contrasti del centro di Chemnitz, completamente ridisegnato dopo la caduta del muro e caratterizzato dagli edifici di Helmut Jahn, Hans Kollhoff e Christoph Ingenhoven, che fanno da ponte tra il passato e il futuro.
(Credits: Foto: Dirk Hanus)
Malta è davvero tante cose, anche un’attrattiva di grande fascino per gli amanti degli sport all'aria aperta. La natura autentica e selvaggia di Malta, Gozo e Comino con panorami verdeggianti che si affacciano sul Mar Mediterraneo sono attraversati da sentieri percorribili a piedi e in bici, che conducono a pareti di roccia, paradiso dei climbers o ad accessi al mare per vigorose nuotate in acque libere.
L’arcipelago maltese, grazie anche al clima piacevole e alle correnti favorevoli del mare circostante, accoglie gli sportivi amanti dell’outdoor per gran parte dell’anno ed è sede di molte competizioni internazionali.
Ne sono un esempio XTERRA Malta e XTERRA Gozo, riconosciute come due delle gare di triathlon off-road e di trail run più suggestive d’Europa, proprio per il contesto paesaggistico in cui si realizzano.
XTERRA Malta 2024 si terrà il 6 aprile e avrà luogo interamente tra i confini dello splendido Parco Naturale di Majjistral nel nord dell’isola, con percorsi di grandissima suggestione. Il Parco, prima riserva nazionale di Malta, si affaccia sul mare offrendo ai partecipanti punti panoramici davvero straordinari su Golden Bay, la bellissima spiaggia da cui partono le frazioni di nuoto della competizione. Un’occasione per saggiare la purezza delle acque che circondano le isole maltesi, nelle quali in questa stagione è facile trovarsi a nuotare con qualche intrepido esemplare di fauna ittica ed essere magari affiancati da una manta curiosa. Le frazioni di corsa e di bicicletta si svolgono su divertenti sentieri off road per i quali l’unico mezzo utilizzabile è la mountain bike. Gli itinerari sono altamente competitivi, con dislivelli tecnici che costeggiano scogliere e si insinuano nell’entroterra, alternando passaggi in luoghi in cui la natura regna sovrana a incursioni in piccoli villaggi.
XTERRA Gozo, la cui prossima edizione è in programma il 4 maggio, è un evento completamente dedicato alla corsa fuori pista con percorsi di gara di 11, 21 e 50 chilometri su itinerari che sono un incredibile mix di spiagge, scogliere, vallate verdeggianti e paesini caratteristici. Si tratta di un evento il cui successo è in continua crescita e conta iscrizioni da oltre 20 Paesi con un’organizzazione di prim’ordine.
La bellezza di un’isola autentica come Gozo è una forte attrattiva per quanti amano praticare sport immergendosi completamente nell’ambiente circostante, un’opportunità per entrare in contatto con la natura, ma anche per scoprire un luogo fortemente legato alle proprie tradizioni.
Tutto l’arcipelago è, comunque, un’ambita meta per chi pratica gli sport outdoor.
Ad esempio, sono centinaia le vie di arrampicata fruibili un po’ovunque, con spettacolari ascese che partono direttamente dalla superficie del mare per ergersi verso l’azzurro terso del cielo maltese. Il mare che circonda le isole è, inoltre, calmo e temperato per gran parte dell’anno, permettendo di compiere piccole esplorazioni della costa a bordo di SUP o kayak o di dedicarsi a ricognizioni più prolungate veleggiando attorno al perimetro dell’arcipelago.
per infornazioni consultare il sito Visit Malta
G7 - sette secoli con i grandi dell’arte italiana
Una grande città, una grande mostra: Mesagne, capitale della cultura di Puglia, sarà presente alla ITB di Berlino dal 6 all’8 marzo per presentare a giornalisti tedeschi e di altri Paesi il grande evento organizzato dal Comune di Mesagne e dalla cordata di imprenditori “Micexperience”.
Ne hanno parlato in conferenza stampa il sindaco di Mesagne, Antonio Matarrelli, il presidente di “Micexperience”, Pierangelo Argentieri, il consulente comunale alle politiche culturali e scolastiche, Marco Calò, e la giornalista salentina Carmen Mancarella. Sono milioni gli europei che, non solo in Germania, parlano la lingua tedesca.
Ed è con l’obiettivo ambizioso di abbracciare un bacino di utenza così vasto che la città ha scelto quest’anno di partecipare alla ITB di Berlino, la più importante fiera internazionale del turismo al mondo per vastità e per numero di espositori. Dal 6 marzo 2024 Mesagne sarà dunque a Berlino per incontrare tour operator e giornalisti tedeschi e far conoscere la vivacità culturale di una terra sempre più apprezzata, dal cuore millenario.
Fuori salone l’evento serale “Italy Salento my love party in Berlin”, che si svolgerà in partenariato con altri Comuni del Salento. Organizzato dalla rivista di turismo e cultura del Mediterraneo “Spiagge”, l’appuntamento celebrerà i primi dieci anni di presenza all’evento di Berlino della longeva realtà editoriale diretta da Carmen Mancarella. “Questa mostra meritava di essere promossa a livello internazionale, il nostro intento”, ha dichiarato il sindaco Matarrelli “è quello di offrire ai viaggiatori appassionati di arte un evento di indiscutibile prestigio”.
“I tedeschi programmano le loro vacanze, diverse durante l’anno, con largo anticipo. L’ITB 2024 rappresenta una bella opportunità per la città di Mesagne e per un territorio provinciale e regionale ben più vasto. Il successo ottenuto da “Caravaggio e il suo tempo” - ha spiegato Pierangelo Argentieri durante il suo intervento - ci ha incoraggiato molto e tutto lascia presagire che anche questa nuova mostra, dedicata ai grandi nomi dell’arte italiana e che riunirà in un unico spazio opere di Giotto, Leonardo Da Vinci, Canova, Giovanni Boldini e Pino Pascali, sarà un grande successo”.
“L’agenda degli incontri di promozione a Berlino è molto fitta”, ha aggiunto la giornalista Carmen Mancarella, direttrice della rivista di turismo e cultura del Mediterraneo “Spiagge” (www.mediterraneantourism.it). “Già il 6 sera il sindaco e i rappresentanti istituzionali della città di Mesagne incontreranno i giornalisti in un incontro esclusivo. In fiera avranno modo di avere contatti diretti con tour operator e giornalisti tedeschi e internazionali. Oggi le vacanze si scelgono su internet. Per questo il nostro obiettivo è di lanciare campagne di comunicazione grazie alle quali la città di Mesagne ha la possibilità di entrare nei motori di ricerca google, cliccata da viaggiatori desiderosi di scegliere la loro vacanza in Italia”.
“La nuova mostra, che verrà inaugurata a giugno in concomitanza con il G7, si preannuncia come un evento imperdibile che merita di assumere, come la nostra città, un respiro internazionale”, ha concluso il sindaco Antonio Matarrelli.
PER LA PRIMA VOLTA IN ETÀ MODERNA
ANTICHE VARIETÀ DI UVA RINATE NEL PARCO DI AVDAT, NEL DESERTO ISRAELIANO DEL NEGEV
Nel Parco Nazionale di Avdat, alla presenza del Ministro della Protezione Ambientale Idit Silman, ha avuto luogo un evento storico: due antiche varietà di uva sono state piantate proprio nel vigneto in cui venivano originariamente coltivate millecinquecento anni fa.
Le viti sono state recuperate da semi trovati negli scavi archeologici di Avdat e da un'innovativa ricerca sul DNA condotta dal Prof. Guy Bar-Oz dell'Università di Haifa, in collaborazione con il Dr. Meriv Meiri dell'Università di Tel Aviv e con alcuni ricercatori dell'Autorità israeliana per le antichità.
Le varietà del deserto del Negev sono uniche ed erano utilizzate per produrre un vino che fu capace di diventare famoso in tutto il Mediterraneo e non solo, nel corso del primo millennio dopo Cristo. Il ritrovamento e la rimessa a dimora di questi antichi vitigni nel Negev rafforza ulteriormente l'identità dell’area come regione vinicola desertica con profonde radici storiche e una tradizione di viticoltura, relativa a un’area desertica, davvero unica.
Il progetto è frutto della collaborazione tra l'Autorità dei Parchi e l'Università di Haifa, l'Israel Antiquities Authority, la Merage Israel Foundation e il Consiglio regionale di Ramat HaNegev.
Il Parco Nazionale di Avdat, una delle principali località della Strada del Vino del Negev, grazie al suo ruolo nella Via dell'Incenso Nabatea, è un sito del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, ma vale la pena sottolineare che il suo patrimonio vinicolo è altrettanto straordinario.
La città di Avdat era un importante centro di produzione ed esportazione di vino nel mondo antico: dal quarto al settimo secolo dopo Cristo, la regione era nota come fonte di vino di qualità per tutto l'impero bizantino, nel periodo in cui il cristianesimo era diventato la religione ufficiale dell'impero. Il vino del Negev veniva esportato addirittura fino all'odierna Inghilterra.
Le varietà di uva scoperte dalla ricerca genetica condotta sui semi rinvenuti negli scavi di Avdat ne includono due locali, Sariki e Beer, che sono proprio endemiche del Negev. L'impianto del vigneto storico lungo il sentiero dei torchi del parco prevede anche il ripristino di tre appezzamenti di vigneto vicino ai cinque antichi torchi scoperti nel sito.
Questo vigneto storico è stato realizzato secondo la struttura tradizionale che era comune tra gli agricoltori di Israele durante i periodi della Mishna e del Talmud (1°-7° secolo d.C.).
Questo tipo di vigneto è stato adattato come modello di sistema storico-agricolo sulla base degli studi effettuati da agronomi e archeologi israeliani nel corso di decenni di pionieristiche ricerche nel Negev. Il vigneto incarna e illustra i principi di sostenibilità che caratterizzano un vigneto desertico, racchiude in sé la storia dei vini del Negev e collega un'antica tradizione viticola con una modalità produttiva moderna di tipo pionieristico, caratteristiche che vanno a rafforzare ulteriormente il posizionamento del Negev in qualità di antica regione vinicola, rinata nell’era contemporanea.
Questo progetto scrive, quindi, un altro importante capitolo della storia enologica della regione, che si è sviluppata notevolmente negli ultimi anni, unitamente alla creazione del Consorzio del vino del Negev da parte della Fondazione Merage Israel, con oltre 40 aziende vinicole distribuite tra il Negev settentrionale ed Eilat.
Il consorzio rappresenta, inoltre, una piattaforma funzionale alla cooperazione, alla collaborazione e allo sviluppo in ambito agricolo ed enologico e opera per promuovere il Negev come una destinazione enologica e turistica unica. La fondazione sta attualmente collaborando con il Ministero della Giustizia per riconoscere ufficialmente il Negev quale regione vinicola e denominazione di origine geografica.
Si prevede inoltre che il Negev riceva un riconoscimento internazionale in qualità di strada del vino di rilevanza culturale, capace di tenere insieme la della strada del vino storica con quella moderna, combinando l'antica eredità del vino del Negev con la pionieristica enologia contemporanea. Le azioni di sviluppo dedicate a questa zona prevedono piani per la piantumazione delle varietà storiche Sariki e Beer, accanto alle centinaia di ettari di varietà comunemente conosciute e attualmente coltivate dai membri del consorzio: Chardonnay, Chenin Blanc, Sauvignon Blanc, Malbec, Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot.
DICHIARAZIONI:
Il Ministro della Protezione Ambientale, Idit Silman ha detto: "Questa è la storia della bellissima Terra d'Israele. Il fatto che 1500 anni fa un milione di litri di vino all'anno venisse prodotto nel deserto ed esportato nel continente europeo è emozionante e stimolante. Oggi abbiamo la capacità tecnologica di piantare nel deserto viti antiche, utilizzando metodi antichi e moderni, e la sua importanza è ulteriore, alla luce di un'epoca di cambiamenti climatici. Oggi, grazie alle conoscenze, all'esperienza e all'innovazione israeliane, possiamo essere un esempio per molti Paesi che devono affrontare le sfide climatiche. Questo è il motivo per cui il Ministero della Protezione Ambientale, insieme alla Fondazione Merage e all'Israel Institute for Innovation, è alla guida della cordara votata all’innovazione DeserTech che rende Israele un punto di riferimento per la ricerca di soluzioni sostenibili globali, per le opportunità a esse collegate e per lo sviluppo economico. È un grande privilegio per me essere il Ministro che dirige l'Autorità per la protezione della Natura e dei Parchi, e sono felice di vedere che questo bellissimo e antico sito, restaurato con grande fascino e duro lavoro, offra al pubblico uno sguardo unico sul mondo antico, che interesserà moltissimi visitatori provenienti dal nostro Paese e da tutto il mondo".
Eran Doron, sindaco del Consiglio regionale di Ramat HaNegev ha dichiarato: "Sono entusiasta di trasformare in realtà la visione toscana di Avdat, riportando la corona al suo antico posto e splendore e rinnovando i terrazzamenti di Avdat con vigneti delle varietà tradizionali che crescevano qui 1.500 anni fa. Ramat HaNegev è all'avanguardia nella ricerca e nello sviluppo dell'agricoltura, inclusi anche quelli relativi ai vigneti e alla produzione di vino. Sappiamo come produrre vino di qualità in un clima arido e portiamo al mondo soluzioni innovative per le sfide dell'industria vinicola anche alla luce del cambiamento climatico. L'impianto dei vitigni tradizionali approfondisce, inoltre, il legame storico con l'agricoltura del Negev".
Il professor Guy Bar Oz, Università di Haifa commenta: "Lo Stato di Israele è un pioniere su scala mondiale nello studio del deserto. Questo vigneto di ricerca integra passato, presente e futuro nel senso più pratico del termine e incarna, in modo tangibile, il peso specifico inerente allo sviluppo agricolo sostenibile e il suo effetto sui prodotti locali. In seguito all'impianto di queste varietà di vite storiche e all'attenzione per l’ambiente relativa alla loro coltivazione, il vigneto contribuirà a far comprendere le condizioni degli antichi sistemi agricoli, esalterà il potenziale dell'intraprendenza umana alla luce dei limiti di una regione arida e il contributo unico del deserto alle caratteristiche dell'uva da vino del Negev. Al di là del valore patrimoniale del vino del Negev, passato e presente, siamo convinti che nella crescente consapevolezza del cambiamento climatico, vi sia un valore universale intrinseco nel conoscere da vicino le tradizioni agricole storiche adattate alle condizioni del deserto".
Raya Shurki, Direttore generale dell'Autorità israeliana per la protezione della natura ha dichiarato: "L'impianto di un vigneto nel Parco Nazionale di Avdat figura tra le migliori tipologie di progetti inerenti al nostro patrimonio storico-culturale-agricolo (israeliano o dell’umanità intera?). Accende l'immaginazione ed è pionieristico sotto ogni aspetto. Immagino che a David Ben-Gurion non sia venuta in mente la possibilità di impiantare un vigneto storico innovativo quando parlava della visione di far fiorire il deserto, del ritorno del Negev e della sua importanza per lo Stato di Israele. Oggi stiamo chiudendo il cerchio dopo 1500 anni. Ringraziamo i nostri partner: l'Autorità israeliana per le antichità, la Fondazione Merage, l'Università di Haifa e il Consiglio regionale di Ramat HaNegev. L'Autorità per la Natura e i Parchi continuerà a rendere accessibili al grande pubblico i siti del patrimonio culturale israeliano e a raccontare la storia della Terra d'Israele in generale e, in particolare, quella unica del Negev. Diamo il benvenuto ai visitatori e li incoraggiamo a seguire i sentieri del passato nel cuore del deserto".
Nicole Hod Stroh, CEO della Fondazione Merage Israel ha dichiarato: "Il Negev sta diventando un attore internazionale nel campo del vino, sia per la coltivazione della vite nelle dure condizioni del deserto arido sia per la produzione di vini eccellenti con caratteristiche uniche. Diversi anni fa, abbiamo riconosciuto il potenziale della regione del Negev e abbiamo deciso di investire e di fondare il Negev Wine Consortium. Lavoriamo a livello locale e internazionale per promuovere il Negev come destinazione internazionale per il turismo del vino, come parte delle attività della Fondazione per lo sviluppo del Negev".
(Credits: Daniel Bear - InpA -)
Pagina 10 di 10