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Dal 24 al 26 settembre si terrà la XII edizione di Dialoghi sull'uomo, il festival di antropologia del contemporaneo che quest'anno avrà come tema "Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire".
In un contesto ancora incerto e con la campagna vaccinale in corso, la XII edizione di Pistoia è stata spostata in autunno.
Il festival è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ed è ideato e diretto da Giulia Cogoli.
La pianificazione di un grande evento culturale richiede in questo momento, più che mai, cautele speciali per garantire una manifestazione in presenza, partecipata, dove lo scambio fra le persone avvenga in un contesto sereno. L’organizzazione si è fatta carico, quindi, di posticipare l’evento, mettendo al primo posto la sicurezza di tutti, e confidando di poter tornare, a settembre, al clima festoso che da sempre contraddistingue il festival.
"Quest’anno le date e le modalità di svolgimento del festival (sia in presenza sia in streaming) saranno diverse dalle edizioni precedenti alla pandemia" - dichiara Giulia Cogoli - "nostro scopo primario e principale responsabilità, come organizzatori, è infatti garantire la massima sicurezza del pubblico, dei relatori e di tutta la squadra organizzativa. Nello stesso tempo, siamo fortemente animati, nel nostro lavoro, dal desiderio di tornare nelle piazze di Pistoia. La cultura è uno dei più importanti strumenti che abbiamo per condividere, rielaborare, approfondire e, se praticata nello spazio pubblico, aumenta la qualità delle relazioni umane".
A marcare la presenza culturale del festival, e in attesa di tornare ad animare il centro storico di Pistoia, venerdì 18 giugno, data originariamente prevista per la partenza della manifestazione, un’anteprima del festival con il sociologo Stefano Allievi, che terrà una conferenza al Teatro Bolognini sul tema di questa edizione, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro 'Torneremo a percorre le strade del mondo', nella collana Dialoghi sull’uomo edita da UTET. L’incontro sarà visibile anche in live-streaming sul sito e sui social del festival. A seguire, sarà premiato il vincitore del contest di scrittura lanciato ad aprile dai Dialoghi per studenti delle superiori sul tema Altri orizzonti.
Nel mese di giugno l’anteprima del festival vedrà anche la pubblicazione, sul sito e sui canali social, di interviste a grandi antropologi contemporanei: Jared Diamond, biologo, fisiologo, ornitologo, antropologo e geografo statunitense, vincitore del Premio Pulitzer nel 1997; Philippe Descola, esperto di Amazzonia, direttore del prestigioso dipartimento LAS (Laboratorio di Antropologia Sociale di Parigi) fondato dal suo maestro Claude Lévi-Strauss; Vanessa Maher, esperta di antropologia culturale, che, dopo la formazione a Cambridge, ha svolto ricerche in Marocco, Inghilterra e Italia e insegnato nelle Università di Torino e Verona; Marshall Sahlins, vero monumento dell’antropologia contemporanea, recentemente scomparso.
Altra occasione speciale per divulgare le tematiche antropologiche dei Dialoghi è la piattaforma ITsArt, il nuovo sipario digitale per teatro, musica, cinema, danza e ogni forma d'arte, live e on-demand, con contenuti disponibili in Italia e all'estero, che partirà a fine maggio: non potevano mancare alcuni highlights della storia, lunga dodici anni, dei Dialoghi sull’uomo.
Per ulteriori informazioni consultare il sito di Dialoghi sull'uomo
la redazione

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Parola d’ordine riaprire!
A partire dal 30 aprile
Finalmente un sospiro di sollievo nel mondo del turismo, soprattutto tra i tantissimi viaggiatori che non vedono l’ora di fare le valigie e partire per una vacanza. Divenuta ora più che mai un bisogno vitale, dopo i mesi trascorsi chiusi in casa ad ingrigire nella monotonia.
Il premier Mario Draghi lo ha detto chiaramente: “Riapriamo per recuperare non solo l’economia, ma anche la vita sociale”. E certamente quando si parla di vita sociale, il top è concedersi una bella vacanza per vedere posti nuovi, farsi nuovi amici e allontanarsi dal tran tran quotidiano.
Questi mesi non sono passati invano per il gruppo CDSHotels . La più grande catena alberghiera di Puglia e Sicilia, tra le più prestigiose d’Italia, ha utilizzato i tempi delle chiusure forzate per rendere ancora più belli e confortevoli i suoi sette villaggi e i suoi 4 Hotel Collection di Puglia e Sicilia. Ed è arrivato il momento di aprire le danze ed accogliere i turisti.
CDSHotels si è caratterizzata anche l’anno scorso per essere stata tra le prime ad attuare un rigoroso piano di sicurezza e questo ha permesso di garantire a tutti i suoi Ospiti tranquillità e spensieratezza.
(PICCOLO ASSAGGIO DELLA VACANZA IN CDSHotels https://www.facebook.com/CDSHotels/videos/289875202265389)
Ma vediamo le date e visitiamo idealmente le strutture.
30 APRILE Grand Hotel Riviera – SANTA MARIA AL BAGNO
Ad aprire le danze sarà il quattro stelle Superior, Grand Hotel Riviera. Affacciato sull’incantevole baia di Gallipoli, l’hotel sorge sul mare, nel romantico borgo di Santa Maria al Bagno, marina di Nardò, mai troppo affollata, e gode di ampi spazi perché ha un grande parco sul retro dove sorgono ben due piscine e da dove si può godere della vista di incantevoli tramonti sul mare. La spiaggia di roccia, realizzata su comode piattaforme di legno, si trova proprio di fronte all’hotel ed è quindi raggiungibile a piedi. Dallo stesso lungomare si può raggiungere il vicino Parco di Porto Selvaggio per escursioni immersi nella natura. Intima la SPA ricavata nella roccia e servizi esclusivi sia per le famiglie che per la coppia.
(TRAMONTO DAL GRAND HOTEL RIVIERA CON L’ISTANT VIDEO https://www.facebook.com/620441691475750/videos/724612611457831)
(VISITA IL SUO GRANDE PARCO https://www.facebook.com/620441691475750/videos/864903660670874)
7 maggio Pietrablu – Polignano a Mare
Il 7 maggio riapre anche il Pietrablu nella splendida Polignano a Mare, Bandiera Blu. Un nome, un programma. Il villaggio, che offre ai suoi Ospiti il trattamento di all inclusive, si affaccia sul blu del mare di Polignano cui si accede comodamente. La SPA è ampia e raffinata, tre le piscine, una relax fronte mare per chi sceglie una vacanza solo relax e due tra i prati dotate di scivoli molto amati dai bambini che chiedono ai genitori di ritornarci ogni anno per divertirsi e anche per rivedere i simpatici coniglietti che sono liberi di scorrazzare per il villaggio con i loro cuccioli, avendo le tane nelle siepi!
22 maggio Relais Masseria Le Cesine - Vernole
Il 22 maggio riapre l’affascinante Relais Masseria Le Cesine, un quattro stelle nuovissimo, a due passi dall’Oasi naturale Wwf Le Cesine, di interesse internazionale. Il villaggio offre ai propri Ospiti una spiaggia esclusiva dalla sabbia bianca ricamata di nero dalle ceneri del Vulcano Vulture che, per uno strano gioco di correnti, si depositano proprio sulla battigia. Vi sono poi ben tre ampie piscine, l’una nell’antica masseria Termolito e le altre due nel villaggio. Tra ulivi, roseti e trattamenti nella Spa, c’è spazio sia per il relax, che per il divertimento in completo trattamento all inclusive.
28 maggio Hotel Basiliani e Corte di Nettuno - Otranto
Il tanto atteso hotel Basiliani, molto richiesto per la sua grande SPA “Il Melograno” e i trattamenti benessere, riapre il 28 maggio. Immerso nel Parco costiero di Otranto-Santa Maria di Leuca, sorge nella Valle delle Memorie di Otranto, un luogo molto suggestivo tra macchia mediterranea e antichi querceti. Per gli Ospiti tanta musica e la possibilità di godere sia della piscina dell’hotel che della meravigliosa spiaggia degli Alimini, la chilometrica spiaggia di Otranto.
Gli stessi servizi plus (SPA e spiaggia con prenotazione sino ad esaurimento) possono essere goduti anche dagli Ospiti dell’hotel Corte di Nettuno, affacciato sul porto di Otranto. L’hotel con il grande atrio dedicato al dio del Mare, Nettuno, è un delizioso boutique hotel con ampie camere arredate in stile marinaresco, da scoprire e vivere almeno una volta nella vita per la sua pregiata collezione di oggetti di marineria e il suo fascino che evoca le atmosfere del romanzo Moby Dick.
( VIDEO su https://www.facebook.com/620441691475750/videos/338669327258345)
(COLLEZIONE DI OGGETTI DI MARINERIA AL CORTE DI NETTUNO https://www.facebook.com/620441691475750/videos/230542155050477)
29 maggio Costa del Salento Village – Lido Marini di Ugento
Lambito da una meravigliosa spiaggia di sabbia bianca, Costa del Salento Village è completamente immerso in una lussureggiante pineta con ampi spazi per le attività sportive e di animazione. In spiaggia si va salendo su un simpatico trenino e ci si può restare fino a pomeriggio inoltrato per godere degli spettacolari tramonti, tipici della costa jonica, grazie all’esclusivo lido che offre servizi di eccellenza.
(SULLA SPIAGGIA DEL COSTA DEL SALENTO VILLAGE CON L’ISTANT VIDEO https://www.facebook.com/620441691475750/videos/815300052332183)
28 maggio CDSHotels Terrasini – Terrasini, provincia di Palermo – Sicilia
Tutto costruito a terrazza sul mare, ogni camera gode della spettacolare vista sul Golfo di Castellammare da cui si possono ammirare sia l’alba che spettacolari tramonti. Nel villaggio, che offre il trattamento di all inclusive, l’imbarazzo della scelta è tra ben cinque piscine di cui una olimpionica (tutte vista mare), due spiagge, l’una di sabbia e l’altra di roccia e ben quattro ristoranti. Il tutto immerso in ben 27 ettari di parco tra macchia mediterranea e ulivi. Da provare (consigliati anche ai diversamente giovani) i Tobbogan, gli scivoli d’acqua più alti d’Europa a quattro livelli di adrenalina. Provare per capire.
(MAGICA SICILIA DAL CDSHOTELS TERRASINI https://www.facebook.com/620441691475750/videos/707230623169969)
(JAZZ SULL’INCANTEVOLE GOLFO DI CASTELLAMMARE DAL TERRASINI https://www.facebook.com/620441691475750/videos/265735044686008)
28 maggio Riva Marina Resort
Adiacente alla Riserva di Torre Guaceto, Bandiera Blu, il Riva Marina Resort è immerso in diciotto ettari di macchia mediterranea e piante ornamentali. La spiaggia si trova a poche centinaia di metri e si raggiunge con due simpatici trenini. Protetta da canneti e ginepri coccoloni, che crescono sulle dune, vicino alla spiaggia si estende un bellissimo prato verde sul quale potersi rilassare e… all’interno del villaggio ecco una suggestiva ed orientaleggiante SPA, due piscine di cui una di oltre mille metri quadri e i due ristoranti che deliziano con la loro cucina, internazionale e tipica. Anche qui i nostri Ospiti troveranno il trattamento di all inclusive.
(SCOPRI IL RIVA MARINA RESORT https://www.facebook.com/620441691475750/videos/663153514233133)
31 maggio Alba Azzurra – Torre dell’Orso
Alba Azzurra, l’unico tre stelle della catena alberghiera, gode di ampi spazi verdi per i giochi e il divertimento delle famiglie e dei piccoli. E’ pet friendly permettendo il soggiorno con cani di piccola taglia. Il villaggio sorge su una delle coste più belle d’Italia, le marine di Melendugno, Bandiera Blu, dove si trovano i Faraglioni di Sant’Andrea, così belli da essere spesso scelti da set cinematografici e fotografici, la leggendaria Baia di Torre dell’Orso e la Grotta della Poesia, definita dal National Geographic, la piscina naturale più bella al mondo.
(VIDEO su https://www.facebook.com/620441691475750/videos/567342320821169)
19 giugno Marenea Suite Hotel – Marina di Marittima di Diso
Muretti a secco, terrazze sul mare e ulivi. Ecco il paesaggio che caratterizza il Marenea Suite Hotel, il cinque stelle che brilla per la sua eleganza raffinata e i servizi di alta classe. Ciascuna camera arredata in stile mediterraneo, gode di giardinetto e spazi propri oltre che di un gazebo su terrazza con vista sul meraviglioso mare di Marittima, dove il verde degli ulivi si confonde con il blu del mare. Il Marenea Suite Hotel si trova quasi di fronte all’insenatura dell’Acquaviva entrata nella classifica delle dieci spiagge più belle del Salento e dalla Grotta Zinzulusa a Castro Marina.
(CON IL CANTO DELLE CICALE COME SOTTOFONDO, IL MARENEA SUITE HOTEL CON L’ISTANT VIDEO https://www.facebook.com/620441691475750/videos/700869084026487)
25 giugno Porto Giardino – Monopoli
Il 25 giugno è infine attesa la riapertura del villaggio di Porto Giardino, affacciato sulla meravigliosa costa di Monopoli. Immerso in venti ettari, tra alti pini e ulivi secolari, il villaggio si prepara, dopo un’attenta ristrutturazione, per la sua prima stagione firmata CDSHotels, con trattamento di all inclusive. Costruito su un’altura, Porto Giardino si affaccia su un’incantevole baia di sabbia raggiungibile semplicemente attraversando la strada. Tutto il paesaggio intorno è molto suggestivo: dalle piscine della Cintola, antiche cave di pietra, invase dal mare ai resti della via Traiana, fino al vicino Parco archeologico di Egnatia, tra ulivi e trulli.
Per info e prenotazioni :
CDSHotels
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L’artista francese JR realizza a Firenze un’opera accessibile a tutti per sensibilizzare sulla riapertura dei luoghi della cultura
Palazzo Strozzi diventa un grande palcoscenico che racchiude il difficile momento storico che stanno attraversando musei, teatri, cinema e biblioteche di tutta Italia: a maggior ragione a Firenze, una delle città d’arte per eccellenza che però non ha rinunciato a celebrare la sua storia e la sua creatività nelle piazze del centro storico dove si nascondono veri e propri gioielli tra cui anche il Brunelleschi Hotel.
Dopo le favelas di Rio de Janeiro, New York e la prigione di massima sicurezza di Tehachapi in California, lo street artist JR porta la sua visione artistica a Firenze dove ha realizzato una grande istallazione sulla facciata di Palazzo Strozzi. Anche questa volta, l’artista invita chi passa per strada a soffermarsi sull’opera e a riflettere su un tema attuale: l’accessibilità ai luoghi della cultura nell’epoca del Covid-19. L’installazione alta 28 metri e larga 33 si estende sulla facciata del Palazzo come una grande crepa: un collage fotografico in bianco e nero tipico dello stile dell’artista, che crea un gioco illusionistico in cui si schiudono davanti agli occhi di chi osserva diversi ambienti interni tra cui il colonnato del cortile, un’immaginaria sala espositiva e una biblioteca. Con quest’opera, il cui titolo “Ferita” non lascia spazio ad interpretazioni, l’artista ha voluto “aprire” simbolicamente le stanze di Palazzo Strozzi, immaginando di sbirciarci dentro e trovarci addirittura alcuni simboli dell’arte fiorentina, tra cui la “Nascita di Venere” di Botticelli e “Il ratto delle Sabine” del Gianbologna. In questo modo, Palazzo Strozzi diventa simbolo di tutti i luoghi della cultura rimasti chiusi a causa delle restrizioni messe in atto per evitare il contagio. Il Palazzo però è allo stesso tempo anche un simbolo del Rinascimento italiano: il periodo storico di una nuova e riscoperta vitalità per l’arte e la cultura. JR, infatti, ricorda a tutti che la cultura è proprio oltre le mura di questi edifici: musei, teatri, cinema e biblioteche sono fondamentali per avvicinarsi all’arte e alla conoscenza e per questo devono riaprire al più presto. L’installazione dell’artista sarà visibile a tutti liberamente sulla facciata di Palazzo Strozzi fino al 22 agosto.
Lo street artist JR
L’artista francese e contemporaneo è conosciuto in tutto il mondo per le sue opere dal grande impatto visivo in luoghi e contesti sempre diversi. Inizia dipingendo nelle gallerie, nei sottopassaggi e sui vagoni della metropolitana, poi però anche la fotografia entra a far parte del suo linguaggio visivo ibridandosi con il writing. JR oggi è infatti un fotografo e allo stesso tempo uno street artist che ha fatto della tecnica del collage fotografico il suo tratto distintivo. Con opere quali ad esempio “Portrait of a Generation” e “Inside Out”, JR si è affermato come l’artista che dà voce a problemi urgenti, provocando una reazione nel pubblico e mostrando come un semplice ritratto possa trasformarsi in opera d’arte. La sua ricerca unisce originalità e appropriazione, sempre distinguendosi per una forte connotazione pubblica e di partecipazione, del resto lui stesso ha affermato: “Ho la più grande galleria d’arte immaginabile: i muri del mondo intero”.
Un’altra installazione nel centro storico da non perdere:
Poco distante da Piazza degli Strozzi, a soli cinque minuti di passeggiata, è possibile ammirare anche l’opera realizzata dall’artista Giuseppe Pennone in Piazza della Signoria: un abete gigantesco di oltre 22 metri che si innalza nel cuore di Firenze, protendendo i suoi rami metallici verso il cielo. L’installazione è stata inaugurata in occasione del “Dantedì” con l’intento di celebrare i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta ed è un’anticipazione della mostra "Alberi In-versi" in allestimento nelle Gallerie degli Uffizi e accessibile al pubblico dal 1° giugno al 12 settembre.
Brunelleschi Hotel
L’ingresso del Brunelleschi Hotel si affaccia su una accogliente piazzetta del centro storico fiorentino, a pochi passi dal Duomo, da Palazzo della Signoria e dalla Galleria degli Uffizi: l’albergo è attorniato dalle vie dello shopping e dai musei più famosi della città. Il Brunelleschi Hotel ingloba nella facciata una torre semi circolare bizantina del VI secolo e una chiesa medievale, interamente ristrutturate nel rispetto delle caratteristiche originali. All’interno, un museo privato conserva reperti rinvenuti durante il restauro della Torre e un calidarium di origine romana, oggi incastonato nelle fondamenta. Il Brunelleschi Hotel fa parte degli Esercizi Storici Fiorentini. L’albergo è stato rinnovato in uno stile classico contemporaneo estremamente elegante, dove predominano i colori chiari e il grigio della tipica pietra serena.
Il Santa Elisabetta è il ristorante gourmet dell’hotel, uno degli indirizzi gastronomici più interessanti su Firenze. È stato insignito dalla Guida Michelin 2021 della seconda stella; ha ricevuto due forchette nella Guida dei Ristoranti d’Italia 2021 di Gambero Rosso e un cappello nella Guida gourmet de L’Espresso 2020. Situato in una sala intima con solo 7 tavoli al primo piano della torre bizantina facente parte dell’hotel, alla location invidiabile aggiunge un’atmosfera ricercata e una cucina raffinata. E’ aperto dal martedì al sabato a pranzo dalle 12.30 alle 14.30 e a cena dalle 19.30 alle 22.30. Dal 2017 la proposta gastronomica dell’albergo è firmata dallo Chef Rocco De Santis.
La più informale Osteria Pagliazza, è situata al pianterreno dell’hotel e durante la bella stagione ha anche tavoli all’aperto sulla suggestiva piazzetta antistante l’albergo; propone un menu sfizioso di piatti dichiaratamente a base di ingredienti del territorio.
Brunelleschi Hotel -Via de’ Calzaiuoli – Piazza Santa Elisabetta 3 – 50122 Firenze
Tel. 055/27370
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Ormai ci siamo, Tipicità è ai blocchi di partenza. Dalla Sala del Mappamondo del Palazzo dei Priori di Fermo è stato presentato il fitto calendario di eventi che dal 24 aprile al 2 maggio animeranno Tipicità phygital Edition 2021, la fiera marchigiana ormai diventata un appuntamento irrinunciabile. Quest'anno verrà sperimentata nella sua versione phygital, unendo presenza fisica e digitale.
Come auspicato dal padrone di casa, il Sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, in attesa “di rivedere il “serpentone” di persone che ha sempre caratterizzato Tipicità: "In questa nuova modalità sarà possibile raggiungere luoghi distanti offrendo al sistema Marche nuove possibilità".
“Fermo, il Fermano e le Marche - ha poi aggiunto Calcinaro - si preparano ad accogliere turisti e visitatori che nei prossimi mesi speriamo di ricevere numerosi. Tipicità è sicuramente un acceleratore della ripartenza".
Anche il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli ha sottolineato l'importanza di Tipicità per dare voce al territorio e portare le Marche fuori dai confini regionali e nazionali. Parola d'ordine per Acquaroli è sinergia, collaborazione tra comuni e enti quindi “Per rendere ancora più competitiva la regione Marche ed affrontare sfide importanti, tenere qui i nostri giovani, formare aziende sempre più strutturate”.
Dopo le istituzioni, ad introdurre nel vivo della manifestazione è il direttore di Tipicità, Angelo Serri che, pur evidenziando l'eccezionalità della mancanza di pubblico, conviene nelle enormi potenzialità del digitale che, ormai acquisite, verranno mantenute anche una volta ritornati alla normalità.
I numeri parlano già di un successo annunciato: 3 atenei, 30 partner capitanati da Credito Marchigiano, 32 iniziative live diffuse in modalità multicanale dal quartier generale di Fermo Forum che rilanceranno gli appuntamenti nel mondo. Continua Serri: “Apriamo il 24 a Fermo e chiuderemo il 2 maggio a New York. Tantissimi i personaggi illustri coinvolti ed i territori collegati: dalla Cina agli Stati Uniti, passando per Dubai, Germania, Francia e Canada. Ospite d’onore dell’attuale edizione è il Quebec, con il quale Tipicità ha allacciato rapporti di collaborazione già dal 2019”.
Angelo Serri offre alcune anticipazioni, narratore principe, da sempre amico di Tipicità, il giornalista phygital Filippo Ardemagni che condurrà il primo evento a Milano, il secondo a Macerata per concludere a Fermo.E ancora, il Concorso della biodiversità tra gli istituti alberghieri, ormai un must della fiera marchigiana, poi la degustazione delocalizzata di vino in 80 punti di Italia, con diversi personaggi illustri. Con “Che Bontà, racconti di Tipicità”, Tinto esplorerà aziende e prodotti di alta gamma che poi vivranno nel market place ad “umanità aumentata. A Macerata, presso il concept restaurant&store Vere Italie, sarà operativa una vera e propria ambasciata enogastronomica “in esterni”. Attenzione ad “Agroalimentare ed economia circolare”, con la partecipazione di un rappresentante FAO.
Non si parlerà solo di cibo, ma anche di nuove rotte di sviluppo, di tendenze viaggi del dopo pandemia con il presidente dell’ENIT, Giorgio Palmucci e con Alessandra Priante, direttrice dell’organizzazione mondiale del turismo in Europa. E' previsto il collegamento da un traghetto che fa la spola con la Grecia, e con una barca a vela. E si scopriranno le ultime dall'Expo di Dubai e dalla Cina.
Serri descrive come è nato il gemellaggio con il Quebec, e Vanessa Antoniali della Delegazione del Quebec a Roma, a nome del delegato Marianna Simeone, esprime entusiasmo per l'agilità e la capacità di adattamento di Tipicità: “Si parlerà di turismo e di gastronomia perché in Quebec apprezzano molto i prodotti italiani e vi faremo conoscere quelli di quell'angolo di Canada. Coglieremo questa opportunità per intensificare ancor più il rapporto tra il Quebec e Tipicità, presentare i nostri prodotti, le nostre proposte turistiche e incentivare gli scambi tra le due comunità”.
Massimiliano Polacco, Direttore Generale di Confcommercio Marche Centrali, annuncia quattro collegamenti da tutta la regione, parte del programma denominato Risveglio: “Parleremo di moda a Senigallia, di turismo dalla riviera del Conero, di destagionalizzazione con il golf, andremo a casa Leopardi a Recanati dove si cerca di riportare in Italia il turismo estero. Andremo a Fermo che è diventato un centro commerciale naturale, con alcune novità che saranno nuovi punti di attrazione”.
Il Presidente di CNA Fermo, Paolo Silenzi, ha annunciato che per questa edizione di Tipicità sono state selezionate 5 aziende che verranno messe a confronto ed esprime soddisfazione per questa nuova modalità phygital: “Si tratta di un ulteriore salto verso l’innovazione e lanceremo un nuovo modo di fare business to business, con buyer internazionali e realtà artigiane che, dalle rispettive aziende, si presenteranno ai compratori professionali collegati. Una modalità che sarà molto importante anche per il futuro”.
Anche Emanuele Conforti, presidente giovani imprenditori di Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno e Fermo, ha spiegato che “la modalità phygital può offrire un’opportunità per gli artigiani di raggiungere meglio il pubblico. Svilupperemo un’iniziativa che metterà in contatto gli artigiani con il pubblico finale attraverso piattaforme dal produttore al consumatore.”
Chiude la presentazione l'intervento di Marco Moreschi, direttore generale Banco Marchigiano, main sponsor dell'evento: “Definirei la nostra partecipazione a Tipicità con due aggettivi: immersiva e convinta. A noi piace declinare le strategie di anno in anno con parole significative. In questo caso il termine è sintesi: c’è necessità di ascoltare i bisogni del territorio ed evitare che la ripartenza sia caotica. Fare sintesi per proiettarsi in un futuro insieme ed essere pragmatici”.
Per saperne di più e seguire gli appuntamenti consultate il sito di Tipicità
Sara Rossi

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Mettetevi comodi perchè su Brescia e dintorni c'è molto da dire. Per i milanesi si tratta di mete vicine che garantiscono un serbatoio ricchissimo di gite fuori porta che riescono ad accontentare un turismo sfaccettato.
Pedalate nel verde e passeggiate nella storia fra incisioni rupestri Patrimonio Umanità dell’Unesco, Case museo con parchi secolari, terme, le limonaie del Garda sino alle spettacolari Piramidi di Zone, sono solo alcuni degli spunti che la città e i suoi dintorni offrono.
Ma per la nostra primavera bresciana partiamo da capoluogo di provincia.
Brescia, il Castello, la Vittoria Alata
Fra le fortezze più imponenti e meglio conservate d’Italia, il Castello che domina Brescia dall’alto del Colle Cidneo si è aggiudicato il 3°posto fra i Luoghi del Cuore del Fai 2020. Lo raggiunge facilmente anche a piedi con una bella passeggiata dal centro storico. Dall’alto il panorama è incantevole, puntellato da innumerevoli scorci. Superato il monumentale portale d’ingresso, si passeggia fra giardini, bastioni, ponti levatoi, possenti edifici, alcuni dei quali ospitano interessanti collezioni (come il Museo delle Armi Luigi Marzoli). Bastano pochi passi dalla fortezza per trovarsi nel centro storico, un museo diffuso da scoprire vagabondando senza fretta in un itinerario, sicuramente sorprendente, inframezzato da shopping e soste gourmet. Si inizia con il tour delle tre piazze, Piazza Loggia - la cui immancabile visita è un omaggio alle vittime delle strage neofascista del 1974 - Piazza Vittoria, Piazza Paolo VI. Da lì si percorre Via Musei, una vera passeggiata a ritroso nel tempo, con l’area archeologica di BRIXIA. Parco archeologico di Brescia Romana - la più vasta di rovine romane del nord Italia - e il Museo di Santa Giulia - straordinario complesso con resti di domus romane, chiese, chiostri - entrambi siti Unesco. Nel Tempio Capitolino si ammira la Vittoria Alata, imperdibile simbolo di Brescia, rarissimo bronzo romano di grandi dimensioni risalente alla prima metà del I sec. d.C., esposta da poco al pubblico dopo due anni di restauro. Se siete stati a Brescia qualche tempo fa, vale la pena tornarci adesso per ammirarla.
Case museo, castelli, parchi storici
La storia e l’arte si intrecciano alla natura in ville e castelli del bresciano, circondati da stupendi parchi, lussureggianti di fioriture primaverili. Il Vittoriale degli Italiani, innanzitutto, straordinario complesso di edifici, piazze, giardini e corsi d’acqua eretto nel 1921 a Gardone Riviera da Gabriele d’Annunzio, che qui trascorse i suoi ultimi 17 anni di vita. Simbolo e memoria della “vita inimitabile” del poeta, è un connubio di musei, archivi, biblioteche immerso in uno scenario naturale che spazia tra eleganti giardini, la limonaia con il Belvedere e il meraviglioso anfiteatro vista lago. Quest’anno se ne festeggia il centenario. Sempre sul lago di Garda, a Lonato tappa d’obbligo è la Casa del Podestà, inserita nel Complesso monumentale della Fondazione Ugo Da Como, che comprende anche la Rocca Visconteo Veneta (una delle più imponenti fortificazioni della Lombardia, Monumento nazionale dal 1942, dove è bello passeggiare e da cui si gode una vista incomparabile sul basso lago). Si visitano oltre venti ambienti ricchi di migliaia di oggetti antichi, fra dipinti, arredi lignei, sculture, maioliche e, nel giardino, la Biblioteca (una fra quelle private più importanti d’Italia) con oltre 52.000 libri dal XII al XIX secolo. Sono oltre 800 le opere (tra cui dipinti di Canaletto, Tiepolo, Guardi, Longhi) e preziosi gli arredi e gli oggetti d’arte applicata che si ammirano alla Fondazione Zani di Cellatica. Nel suo giardino – ricco di essenze esotiche, quali Cedri del Libano, Sophora del Giappone, Ginepro cinese, con una scenografica serie di macro Bonsai - si snoda un percorso tra sculture, fontane, elementi architettonici in dialogo con la natura. Circondati dal verde e ricchi di storia, con antichi arredi, sono anche il Castello di Montichiari e il Castello di Padernello.
Passeggiando in bicicletta
Anche se non siete ciclisti professionisti, nel bresciano troverete la vostra dimensione ideale sulle due ruote e la Ciclopedonale dei sogni di Limone sul Garda - considerata la passerella più spettacolare d’Europa, a sbalzo sul lago, è un tragitto slow con uno strepitoso panorama, adatto anche a famiglie con bambini, che si può fare anche di sera grazie a un’efficiente illuminazione a led – farà perfettamente al caso vostro, come la Vello-Toline, antica litoranea del lago d’Iseo oggi riqualificata, con circa 5 km di percorso a strapiombo. Immersa nella natura è la Ciclovia dell’Oglio, eletta ciclabile più bella d’Italia agli Italian Green Road Awards 2019, che si snoda dalla Valle Camonica al lago d’Iseo, per poi seguire lo scorrere lento del fiume in pianura. In Franciacorta si snodano invece cinque itinerari eno-ciclo-turistici fra vigne, antichi borghi e cantine, alla portata di tutti e dedicati ciascuno ad una tipologia di Franciacorta.
Ai più sportivi, agli appassionati di MTB, slow bike e road bike la Greenway delle Valli Resilienti offre - fra Brescia, la Valle Trompia e la Valle Sabbia - 3500 km di puro divertimento tra ciclabili, percorsi su strada e itinerari per mountain bike, suddivisi per vari gradi di difficoltà.
Per gli amanti delle camminate
Dalle rive del lago d’Iseo ai boschi della Valle Camonica si snodano - senza mai sovrapporsi- la Via Valeriana e il Cammino di Carlo Magno, due straordinari percorsi paesaggistici, storici e culturali da percorrere a tratti, oppure in un trekking di più giorni. Imperdibili per chi predilige la camminata lenta. La Via Valeriana è un antico tracciato che va da Pilzone sul lago d'Iseo a Edolo, dove si biforca per proseguire, da una parte fino all’Aprica, dall’altra fino al passo del Tonale, collegando così la Valle Camonica con la provincia di Sondrio. Lungo 140 km e diviso in 9 tappe, ripercorre l'antica strada che - si narra- fu realizzata dal generale romano Gaio Publio Licinio Valeriano per poter spostare il più velocemente possibile le truppe dall’Italia fino ai bacini del Reno e del Danubio.
Il Cammino di Carlo Magno parte da Lovere e arriva a Ponte di Legno. L'itinerario segue antichi sentieri seguendo le orme di Carlo Magno, che la leggenda vuole sia passato in Valle Camonica. Si sviluppa per circa 100 km ed è diviso in 5 tappe. Offre paesaggi altamente suggestivi e tocca importanti chiese, borghi e siti storici. Tra i punti imperdibili, il Lago Moro, piccolo gioiello incastonato tra le montagne sopra Darfo Boario Terme, il parco delle incisioni rupestri di Foppe di Nadro e quello di Naquane a Capo di Ponte, primo sito UNESCO della Valle Camonica.
Terme per tutti i gusti
Mai come ora la vacanza significa benessere. Per chi vuole approfittare di qualche giorno di break o della vacanza per rimettersi in forma e migliorare lo stato della propria salute, ideali e all’avanguardia sono i noti centri termali di Sirmione e Boario Terme. Più piccole, ma ben strutturate, anche le Terme di Vallio, e interessante la Speleoterapia nella miniera Sant'Aloisio a Collio, in Valle Trompia. L’apertura di tutte queste strutture è regolata dalle normative dettate dall’emergenza Covid.
I benefici salutari delle acque sulfuree salsobromoiodica di Sirmione erano conosciuti fin dal tempo dei Romani ed oggi sono alla base delle cure e dei trattamenti delle Terme di Sirmione, la prima realtà termale italiana, centro d’eccellenza nel trattamento delle affezioni dermatologiche, reumatiche, vascolari e nella riabilitazione motoria con una lunga esperienza nella prevenzione e nella cura delle patologie dell’apparato respiratorio. Il complesso si articola in un centro termale (le Terme Virgilio), 4 alberghi con SPA, di cui 3 con reparto termale, e l’Aquaria Thermal SPA, regno del benessere, con oltre 14.000 mq fronte lago con piscine termali, idromassaggi, docce emozionali, percorso vascolare, cabine benessere, saune, bagni di vapore, area per trattamenti benessere e aree relax polisensoriali. Le Terme di Boario si trovano nel cuore di grande Parco termale che consente di immergersi nel verde e nella natura, e sfruttano i benefici effetti delle acque bicarbonato-solfato-calciche di 4 fonti, provenienti dal monte Altissimo dopo aver fatto ben 10 anni di viaggio nella montagna. Con caratteristiche diverse, agiscono nell’organismo su specifici apparati (ad iniziare da fegato, vie biliari ed intestino) e sono utilizzate per la cura idropinica, terapia che qui ha ben 150 anni di storia. Le acque e la natura sono il miglior modo per detossinare mente e corpo. Il parco termale consente infatti agli ospiti di fare lunghe passeggiate nel verde dei viali costeggiati da piante che caricano l’aria di ossigeno, sorseggiando le acque depurative delle quattro fonti. Qui si trovano anche SPA e Centro benessere, luoghi di grande relax con piscine di acqua termale. Le Terme di Vallio sono immerse in un parco di 50 ettari che invita al silenzio e alla meditazione. Passeggiando fra alberi secolari, sentieri ombrosi e laghetti artificiali, si raggiungono il torrente di fondovalle e l’Orto giardino botanico.
Le limonaie, i giardini d’agrumi dell’Alto Garda
Storiche strutture a terrazzamento un tempo utilizzate per la produzione di arance e limoni, le limonaie sono straordinarie architetture che svettano verso il cielo con i loro alti pilastri e caratterizzano il paesaggio dell’Alto Garda. Giardini d’agrumi, le chiamavano per la loro bellezza. Uniche al mondo nel loro genere, testimoniano un’attività che, nel passato, aveva rivestito un ruolo molto importante per l’economia del lago, che nel 1700 esportava i suoi limoni in tutt’Europa. Tipica la loro struttura, con pilastri di candide pietre sovrapposte (che un tempo, d’inverno, sostenevano la copertura fatta di vetri e assi), circondati su tre lati da alte mura pure di pietra e aperti sul quarto verso il lago: in queste serre venivano coltivati non solo i limoni, ma anche aranci (per uso familiare) e cedri, destinati quasi esclusivamente alla fabbricazione dell'"acqua di cedro", profumatissimo liquore distillato dalla buccia. Alcune sono state restaurate e, fra di esse, sono state riaperte al pubblico la limonaia Pra de la Fam a Tignale, La Malora a Gargnano e la Limonaia del Castel a Limone sul Garda. Oltre alle visite guidate, vi vengono organizzate degustazioni ed è possibile acquistarvi prodotti tipici. Alla limonaia La Malora si può preparare (e portarsi a casa) un profumato sciroppo concentrato di limoni: è una delle molte e inconsuete esperienze che si possono fare nel bresciano proposte da Make in Brescia, prenotabili dal sito Visit Brescia.
La Valle delle Cartiere e il Museo della carta
Sempre sul lago di Garda, una passeggiata inconsueta è quella che porta a scoprire la Valle delle Cartiere e il Museo della Carta di Toscolano Maderno. Un luogo sospeso nel tempo e magnifico esempio di archeologia industriale: colpiscono l’occhio del visitatore i ruderi di decine di piccoli edifici affacciati lungo il fiume, un tempo destinati alla produzione della carta (che abbraccia un arco di tempo dal XIV sec. al XX sec.) ed ora sono in disuso. Il percorso ad anello prevede una bellissima passeggiata nella natura e nel silenzio tra prati, forre e la vecchia centrale idroelettrica in località Gatto. Il percorso è adatto a grandi e piccini. Meritano una tappa il Museo della carta, di cui Toscolano era un centro d’eccellenza, e il vicino laboratorio artigianale Toscolano Paper in cui può imparare a fare a mano un foglio di carta, un’altra delle esperienze di Make in Brescia.
Incisioni rupestri in Valle Camonica, Patrimonio dell’Umanità Unesco
Ci spostiamo ora nel cuore della Valle Camonica, che con il suo immenso patrimonio di arte rupestre si è guadagnata il titolo di primo sito UNESCO d’Italia e la denominazione di “Valle dei Segni”. Oggi sono ben otto i parchi camuni iscritti al Patrimonio mondiale dell’Umanità, stupendi da scoprire passeggiando fra radure e boschi, dove affiorano dal terreno migliaia di rocce istoriate nel corso 10.000 anni, dal Paleolitico al Periodo Romano (sono circa 200.000 le figure già catalogate e studiate). Innanzitutto quello di Naquane a Capo di Ponte, dove su 104 rocce, sono raggruppate oltre 30.000 figure, la maggiore concentrazione scoperta al mondo. Sempre a Capo di Ponte si trova il Parco archeologico comunale di Seradina e Bedolina, a Cemmo misteriosi sono i due grandi massi isolati nel prato che diedero il via, all’inizio del ‘900, agli studi sulle incisioni camune. Altri graffiti si ammirano nella Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo e nei Parchi di Sellero, Osimo e Luine a Darfo Boario Terme.
Le Piramidi di Zone, le “Fate di pietra”
La gente del posto le ha sempre chiamate “Fate di pietra” e sono le piramidi di erosione più imponenti d’Europa. Le Piramidi di Zone si raggiunge salendo da Marone, pittoresco borgo sulla sponda bresciana del lago d’Iseo. Si tratta di imponenti guglie (raggiungono i 30 m d'altezza e gli 8 m di circonferenza) sormontate da un macigno, con funzione di cappello protettore: modellate dall'erosione delle acque, sono i resti dell'antico ghiacciaio che circa un milione di anni fa ricopriva tutta la conca del lago d'Iseo. Al ritirarsi del ghiacciaio, le acque hanno iniziato ad erodere il terreno che, essendo formato da argilla mista a ghiaia e grossi macigni, non franò rapidamente: anzi, là dove era coperto da un grande macigno, resistette al logorio della pioggia e diede pian piano forma alle attuali piramidi. All’interno della Riserva naturale istituita nel 1984 e a esse intitolata, un percorso di circa un’ora semplice e adatto anche ai bambini -con indicazioni e spiegazioni sulle caratteristiche del territorio e le dinamiche del fenomeno - permette l’accesso a questo spettacolo. L’accesso alla riserva è libero e gratuito.
Lago d’Idro, sport e natura
Passeggiate nel verde, ma anche mountain bike, ferrate, parapendio e canyoning: il lago d’Idro è una palestra a cielo aperto, ideale per sportivi ma anche per chi semplicemente vuole far un po’ di movimento nella natura. Tra i molti itinerari escursionistici molto interessante dal punto di vista storico e paesaggistico è l’Alta Via dei Forti, il sentiero che ripercorre le linee di fortificazione della Prima Guerra mondiale tra trincee e grotte scavate nella roccia lungo il periplo del lago. Da non perdere, anche per lo stupendo panorama sul lago che si gode dall’alto, la Rocca d’Anfo, la più grande Fortezza Napoleonica d’Italia. L’antico fortilizio è aperto per visite guidate e si raggiunge attraverso diversi percorsi di trekking: esplorarlo è una piacevole e sportiva avventura.
C'è ne è davvero per tutti i gusti, ma se non siete ancora soddisfatti troverete altre info sul sito di Visit Brescia.
La redazione

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Taglio del nastro oggi per un altro tratto della Ciclovia del Sole. Un percorso di 46 km, da Mirandola a Sala Bolognese, realizzato in due anni dalla Città metropolitana di Bologna e che attraversa ben 8 comuni (Mirandola, San Felice sul Panaro, Camposanto, Crevalcore, Sant’Agata Bolognese, San Giovanni in Persiceto, Sala Bolognese e Anzola dell’Emilia).
Un evento senza pubblico per rispettare le norme anticovid, ma trasmesso in streaming e diretta tv, per presentare questa nuova ciclabile nata sul tratto dell'ex ferrovia Bologna-Verona in presenza o videopresenza del Ministro Enrico Giovannini, del presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, del sindaco di Bologna Virginio Merola e di tanti ospiti da Davide Cassani a Mario Calabresi, nonché i sindaci Federico Sboarina e Dario Nardella.
Il luogo simbolico scelto per l'inaugurazione è l'ex stazione ferroviaria di Bolognina di Crevalcore, teatro nel 2005 di un grave incidente ferroviario dove persero la vita diciassette persone.
Con la conduzione della giornalista Sabrina Orlandi, la diretta si apre con il video di Davide Cassani, CT della nazionale di ciclismo e presidente Apt Emilia-Romagna, che in questi giorni ha percorso in anteprima la Ciclovia.
“Pedalando si viaggia e viaggiando si impara” dice Cassani mentre macina quelli che definisce “46 km di emilianità pura”.
La tratta aperta oggi fa parte del grande itinerario ciclabile europeo Eurovelo7 Capo Nord-Malta che sarà ora percorribile da Bolzano a Bologna, mentre sono già finanziate e in parte realizzate alcune parti del tracciato Bologna-Firenze.
Antonio Dalla Venezia, Presidente Comitato tecnico scientifico Bicitalia, FIAB nazionale, esprime entusiasmo per il progetto e la consapevolezza che: “Investire nelle ciclovie fa bene al nostro paese”.
A tutto slow è l'intervento di Paolo Pileri, architetto del Politecnico di Milano ideatore e responsabile della Ciclovia Vento (Venezia-Torino Eurovelo 8): “Questo è un giorno importante, non tutto deve reggersi sulle grande opere veloci, occorre valorizzare e progettare la lentezza che significa imparare dal paesaggio, seguendo linee antifragili sulle quali è possibile rigenerare l'Italia. Non stiamo solo facendo mobilità sostenibile, ma lavoriamo a un nuovo modello di svilippo per il paese, a regia pubblica, che prevede inclusione, un vero e proprio nuovo corso lento”.
Dopo questi collegamenti a salire sul palco sono Davide Cassani e il giornalista Mario Calabresi “turista del tortellino” come si autodefinisce che in questi ultimi anni ha raccontato con passione i territori: “Sono 4,5 miliardi gli euro sviluppati dal cicloturismo nel 2019, 3 dei quali da turisti stranieri. Si tratta di un turismo nuovo e lungimirante che con la e-bike è accessibile proprio a tutti”. Però, a differenza di Pileri, non vede la mobilità lenta alternativa all'alta velocità, ma coesistente: “Un'esigenza che nasce dalla necessità di sentirsi più vicini ai territori, perfetto in un contesto come quello italiano dove le abitudini cambiano ogni 5 km”.
L'intervento di Jill Warren (CEO di European Cyclists' Federation) esprime soddisfazione per il progetto che permette di mettere un nuovo tassello nel mosaico delle ciclovia che unisce Norvegia e Malta tramite 17 percorsi che attraversano 9 paesi.
Vera Fiorani, amministratrice delegata di RFI (rete ferrovie italiane) spiega che questo tratto di ferrovia, costruito dal 1887-1924, attivo fino al 2008 e da allora rimasto inutilizzato, oggi riprende vita grazie a un contratto di comodato d'uso gratuito stipulato con gli enti locali che ha permesso la riqualificazione del percorso ora diventato una ciclabile: “Si tratta di uno splendido esempio di economia circolare”.
Soddisfazione anche negli interventi di Federico Sboarina sindaco di Verona e di Dario Nardella sindaco di Firenze.
Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini illustra i piani statali in merito: “Il nostro governo intende inserire un investimento senza precedenti sulla mobilità sostenibile e dolce: 600 milioni per le aree metropolitane e altri 400 per le ciclovie insieme a ferrovie e andando anche al di là, 4 milioni sono stati già stanziati per piste che uniscano ferrovie e università e altri 11 milioni sono in attesa di stanziamento.
L'uso della bicicletta sta diventando la scelta privilegiata tra i giovani, occorre una visione sistemica estremamente necessaria nel nostro paese, per questo cercheremo di introdurre misure che accelerino questo passaggio”.
Virginio Merola e Stefano Bonaccini sul palco insieme. Il sindaco di Bologna sostiene che: “Questa opera servirà a rilanciare il turismo lento nell'ottica di “affrettarci lentamente” come dicevano i Medici. E' un cuore alternativo alla nostra via Emilia. Ringrazio Alessandro e Katia di Città Metropolitana Bologna per la caparbietà impiegata nella realizzazione dell'opera, ma anche il presidente Bonaccini e tutti i sindaci che come si sul dire hanno voluto la bicicletta?... ”
Stefano Bonaccini esprime soddisfazione per il progetto realizzato in tempi record: “Insieme alla Vento quella inaugurata oggi è una delle grandi ciclovie che attraversano il paese nell'ottica di una mobilità sostenibile. Ma non ci fermeremo qui. Abbiamo in progetto altri mille km di piste ciclabili, ricordiamo infatti che siamo la seconda regione, dopo il Trentino, per cicloturismo infatti non a caso abbiamo Cassani nella nostra Apt. I bike hotel da noi sono già una realtà che verrà potenziata. Il nostro sogno è quello di portare il tour de France in Italia partendo proprio dall'Emilia Romagna”.
In conclusione gli 8 sindaci dei Comuni attraversati da questo tratto di Ciclovia hanno composto il logo che, in accordo con le 4 Regioni coinvolte, verrà adottato per tutto il tracciato della Ciclovia Verona-Bologna-Firenze.
Sara Rossi

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L’Arte, la musica e il vino per celebrare i terroir in cui l’azienda Donnafugata produce
La videomaker Virginia Taroni firma un’altra perla della comunicazione visual di Donnafugata che mette insieme riprese video e illustrazioni animate, in un montaggio scandito dalla musica di un’originale “samba sicula”.
La Sicilia di Donnafugata trova sempre nuovi spunti per raccontarsi, attingendo da linguaggi e tecniche comunicative che puntano ad affermare uno stile identitario nella comunicazione del vino. La comunicazione di Donnafugata – famosa nel mondo per le sue etichette d’autore – vuole essere inusuale ed efficace, distintiva e di valore, fedele alle radici eppure in grado di sviluppare contenuti inediti a partire dal linguaggio universale dell’arte e della musica.
Tutti elementi che si ritrovano nel nuovo video di presentazione dell’azienda, ricco di innumerevoli contaminazioni: c’è il teatro che diventa fiaba, con personaggi e figure che accompagnano lo spettatore in un “viaggio di scoperta” della Sicilia, nei luoghi reali della vita produttiva di Donnafugata.
Paesaggi di vigne immersi nella luce mediterranea, le nuvole che anellano la cima del vulcano, la natura straordinaria di una terra giardino, sono sequenze bellissime ed anche il tributo emozionato verso questa Sicilia da sogno, immaginifica quanto vitale, perché autentica e realmente vissuta.
Un flusso narrativo che ha nelle figure femminili, creature fantastiche che abitano l’universo delle etichette di Donnafugata, tratteggiate magistralmente da Stefano Vitale – l’artista/illustratore che con la famiglia Rallo ha un più che ventennale rapporto di collaborazione –, l’incipit che introduce, di volta in volta, un nuovo quadro espositivo, un’emozione, un ricordo del cuore.
Si sposa sempre più l’intervento artistico dell’animazione, portata in dote da Virginia Taroni, videomaker di punta sulla piazza meneghina che, anche in questo lavoro autoriale, ne sviluppa le potenzialità con una visione d’insieme mai realizzata in precedenza. “Un progetto emozionante che rappresenta il culmine di una lunga collaborazione con il team dell’azienda” sottolinea Virginia Taroni. “Era da tempo che cercavo l’occasione giusta per unire, in una singola animazione, tutto l’olimpo delle mitologiche ‘Donnafugate’ di Stefano Vitale, per me costante fonte d’ispirazione”.
Un video emozionale e seducente che rivelerà i profumi, le sensazioni, le immagini di una Terra generosa, solare, fatta di amore e passione per il vino, attraverso le note, allegre e spensierate, di una insolita ‘Samba Sicula’ - colonna sonora del video - affidata alla voce di una divertita Josè Rallo, impegnata in un pezzo tratto dal suo terzo album della collezione Donnafugata Music&Wine, di prossima uscita.
“Un brano del cuore che mi ha permesso, per la prima volta, di cantare in siciliano”, dichiara Josè Rallo, titolare dell’azienda insieme al fratello Antonio. “Un inno all’amore, quello per la Sicilia, un inno al tempo che deve essere lento ed attento ad ogni particolare, come accade nel fare sartoriale di Donnafugata.”
Donnafugata e Virginia Taroni, in tre anni, hanno sperimentato molto, e prodotto diversi contenuti audiovisivi in cui l’animazione e il richiamo all’iconografia aziendale sono centrali nel messaggio del brand. Un percorso di collaborazione, iniziato nel 2018 con la mostra ‘Inseguendo Donnafugata’ realizzata a Villa Necchi Campiglio con il FAI, proseguito poi con una serie di “piccole opere” dedicate ai vini e alle etichette più prestigiose e che, oggi, si arricchisce di questo ulteriore progetto artistico.
“Questo nuovo video – afferma Antonio Rallo winemaker dell’azienda di famiglia – è riuscito in pochi minuti a dare una panoramica completa di quello che Donnafugata è oggi, dalle cantine storiche di Marsala alle Tenute che abbiamo in Sicilia dove nascono le nostre piccole produzioni di pregio: Contessa Entellina, Pantelleria, l’Etna e Vittoria. Un video che grazie al suo linguaggio universale potrà trasmettere in tutto il mondo i valori di artigianalità, creatività e cura dei dettagli propri di Donnafugata.”
(ph Beatrice Pilotto)
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Saranno i nostri piedi a salvarci, le passeggiate immersi nella natura, ritrovare il ritmo lento per uscire dallo stallo di questo perido, ed ecco arrivare un'altra provvidenziale guida di Terre di mezzo per ricordarci che esplorare il territorio è possibile, è ancora possibile.
Il Sentiero del Viandante, cinque tappe da Lecco a Colico, con il blu del lago da una parte e il verde delle montagne dall’altra. Un’antica via di comunicazione tra il capoluogo lariano e la Valtellina, su cui si cammina a mezzacosta, alla scoperta di borghi incantevoli come Lierna o Varenna, leggende popolari e panorami rigeneranti, capaci di mettere in pace con la natura e il mondo.
È anche possibile partire da Milano, camminando lungo il Naviglio della Martesana, sul Sentiero di Leonardo, oppure prolungare il Sentiero del Viandante proseguendo sulla Via Francisca e la Via Spluga fino alla Val Chiavenna e alle Alpi svizzere.
La guida contiene tutte le informazioni per mettersi in cammino: le cartine dettagliate, le altimetrie, i dislivelli, la descrizione del tracciato, le ospitalità e i luoghi da visitare, con gli approfondimenti sulla cultura e le tradizioni. In più i consigli per utilizzare al meglio i mezzi pubblici e costruire il proprio percorso, per tutte le gambe: da un weekend a dodici tappe, dalla pianura a dislivelli importanti.
Gli autori
Alberto Conte, fondatore del Movimento Lento, di SloWays e di itinerAria, da oltre 10 anni si occupa della progettazione di cammini e della divulgazione del viaggio lento come stile di vita. Con Terre di mezzo ha pubblicato anche Il Cammino di Oropa. A piedi da Santhià al Sacro Monte, La Via Francisca del Lucomagno“, scritto insieme a Marco Giovannelli.
Sara Zanni, archeologa e Guida Ambientale Escursionistica, è nata a Milano, ha studiato a Bordeaux, abita in Romagna ed è innamorata dei lunghi cammini storici, che la portano a lavorare e viaggiare ovunque per l’Europa. Per Terre di mezzo Editore ha già pubblicato Cento giorni in cammino (2020).
Proprio mentre stai pensando: "Per questa escursione ci vorrebbe una guida", Terre di mezzo esce esattamente con quella guida. Basta chiedere.
la redazione

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Mondovela Yachting & Vacanze è un tour operator che si occupa di turismo nautico e il suo fondatore, Guglielmo Masala, ha presentato il progetto di una crociera sulla rotta 5/D, con al centro l'Isola d'Elba, rivolta a neo patentati del mare, ma adatta a tutti.
Spiega Masala che, in quest'anno così particolare, è aumentata la richiesta di turismo nautico e di tutto ciò che è ad esso legato, patenti, barca a vela, crociere: “Durante la pandemia c'è stata una grande richiesta di formazione per la patente nautica, ma non solo, anche le barche hanno avuto un'impennata di vendite”, forse perché – continua - “Le persone hanno compreso il valore di trovarsi in un luogo sicuro dove trascorrere tempo di qualità con la propria famiglia, per riuscire a ritagliarsi momenti di intimità e mare all'insegna della libertà”.
Per la formazione Mondovela si è avvalsa della collaborazione con ParmaVela. E' proprio dal successo di questa esperienza formativa a distanza che è nata l’idea di sperimentare per la prossima estate, dal 24 al 31 luglio, una crociera in flottiglia di barche capitanate dai neo patentati e famiglie, assistiti da una barca appoggio di istruttori. Sarà l'occasione per sperimentare l'emozione del primo comando, in totale sicurezza, con l’opportunità di mettere in pratica le nozioni apprese durante i corsi.
Protagonista la carta 5/D. D come didattica, sulla quale tutti coloro che hanno preso la patente nautica si sono esercitati. A luglio si passerà dalla teoria alla pratica effettuando in tutta sicurezza il periplo dell'Elba, un bellissimo viaggio per mare che Mondovela proporrà anche in altri periodi a chi vorrà noleggiare una delle tante barche del tour operator, in autonomia o con skipper, appena si potrà riprendere il mare.
Gianni Bocchi, fondatore di ParmaVela, spiega che la scuola nata a Parma 12 anni fa, offre la possibilità di diventare comandanti, non solo conduttori, anche frequentando il corso online: “La nostra soddisfazione non è solo quella di permettere di superare l'esame, ma di trasmettere il rispetto del mare, del porto, della natura.
La carta su cui gli allievi studiano è la carta didattica 5/D, pubblicata nel 1982 e da allora mai mutata perché serve appunto per la formazione, a differenza delle altre carte che sono continuamente aggiornate. Anche chi arriva da noi senza distinguere la poppa dalla prua, arriverà all'Elba come se avesse già navigato perché avrà già studiato le rotte”.
Barca e norme anticovid
La vita in barca tra componenti dello stesso nucleo familiare o tra amici, previo tampone ovviamente, è la dimensione ideale per una vacanza covid-free. Il ministero prevede in barca uno spazio di 1 persona per metro lineare, in realtà l'unico vincolo è che nella stessa cabina possano pernottare solo persone conviventi.
Per questa estate Mondovela si sta attrezzando con tamponi rapidi da effettuarsi pre-partenza.
Perché fare una vacanza in barca?
Masala dice la sua: “In primis perché aprire gli occhi e tuffarsi in rada prima che gli altri si sveglino non ha prezzo. Poi la giornata si svolge con un inizio navigazione attorno alle 9.30, stop all'ancora per pranzo. Pomeriggio all'insegna di mare o relax per ripartire verso la meta serale, aperitivo, e poi cena in qualche locale tipico, si auspica che a luglio sia possibile. Ah, non può mancare un briefing serale con il capo-flottiglia che illustra la carta sinottica”.
Cosa vedere all'Elba
Ad illustrare le tappe del viaggio ci pensa Marco Tenucci, giornalista, fotografo, naturalista innamorato dell'Isola d'Elba.
La proposta è quella di un'intensa settimana di mare. Si inizia con una breve traversata dal Golfo di Follonica, si giunge nella rada della Biodola o a Procchio, nella parte nord occidentale, per la prima tappa e notte in rada. Un bagno, un aperitivo di fronte al tramonto più strepitoso dell’isola. Da qui in poi con cinque tappe in senso orario si circumnavigherà tutta l’Elba.
La seconda tappa conduce a Portoferraio e il tratto riserva aspetti interessanti, come il golfo della Biodola, con la sede del Parco Nazionale nell’antica tonnara, dove è possibile recuperare prezioso materiale informativo. Ma è il capoluogo a meritare una sosta prolungata, per visitare il vecchio centro con le fortezze medicee, Villa dei Mulini, residenza napoleonica, stradine e piazzette suggestive. E anche i dintorni lungo la baia, la laguna costiera, le terme con i “miracolosi” fanghi metalliferi e le preziose alghe, la Villa romana delle Grotte. La navigazione fino a Cavo e quindi Porto Azzurro segna la terza tappa. La costa si alza imperiosa ornata dalla ricchissima macchia mediterranea. Una piacevole veleggiata passando Rio Marina, ex posto d’imbarco delle minerali ferrosi, con la bella baia di Porto Azzurro, la più sicura dell’isola, fantastica meta. Quindi si salpa da Punta Calamita a Golfo Stella e Golfo Lacona, toccando la terra delle antiche miniere, Capoliveri e le spiagge sabbiose dei due golfi. A proposito di spiagge, l’apice si raggiunge nelle ultime due tappe, con Marina di Campo, Fetovaia e Cavoli, angoli tropicali in mediterraneo.
Dopo la notte in rada a Marina di campo, la sosta successiva prevede un itinerario terrestre noleggiando una montain bike con pedalata assistita per visitare lo splendido entroterra oppure è possibile imbarcarsi per Pianosa per fare una visita e un tuffo nella spiaggia caraibica di Cala Giovanna. Obbligata è una pausa verso Pomonte, dove un relitto a bassa profondità è diventato incubatore ricchissimo di fauna e flora marina, prima di giungere a Marciana Marina dove è possibile fermarsi in uno dei suoi ristorantini o visitare il Bar Lume, dove sono ambientati i delitti narrati da Marco Malvaldi. Il bar è funzionante solo durante le riprese, ma ormai fa parte del paesaggio.
Uno sguardo alla gastronomia
Di mare, di terra, la cucina elbana non fa mancare nulla. Un piatto da non perdere è lo stoccafisso all'elbana che, importato dagli spagnoli è diventata una pietanza tipica. Parlando di vini invece, una menzione speciale va all'Aleatico, un vino dolce, liquoroso, perfetto per fine pasto e immancabile souvenir. Da qualche anno Dopg, viene detto “il vino dell'imperatore”. Vediamo perchè: la leggenda narra che Napoleone in esilio all'Elba fu attratto da filari di vite disposti in maniera molto ordinata, avvicinatosi fu accolto da un giovanissimo contadino all'urlo di “viva il re d'Inghilterra”, i genitori del giovane per farsi perdonare la gaffe del figlio offrirono al condottiero un calice di Aleatico. Napoleone parve gradire, da allora il nettare fu ribattezzato il “vino dell'imperatore”.
Pillole di storia
Professore all'Università cattolica di Milano, Marco Rossignoli, ci racconta brevemente la storia dell'Elba. Le prime notizie sull'isola ci arrivano dallo storico Diadoro Siculo nei cui Annali veniva chiamata “Italia”, dal greco scintilla, essendo l'Elba ricca di fornaci in cui si lavorava il ferro. Italia era abitata dagli etruschi, popolo pacifico che capitolerà alla dominazione romana. Nel 476 dc anche l'Elba sarà saccheggiata dai barbari. Solo intorno all'anno mille si troverà un po' di stabilità sotto la repubblica di Pisa. Durante questa fase, che durerà 400 anni, si costruiranno edifici difensivi come la Torre San Giovanni, la Fortezza Marciana. Da sempre territorio conteso, nel sedicesimo secolo la troviamo suddivisa in tre protettorati: francese, spagnolo (Piazzaforte Spagnola di Longone) e mediceo (Forte Falcone, la città fortificata di Portoferraio).
Solo nel 1802 l'Elba passerà totalmente alla Francia.Dopo la sconfitta di Lipsia del 1813 Napoleone sarà mandato qui in esilio per calmierare un po' le sue ambizioni, nascerà così il principato dell'Isola d'Elba che comprendeva anche l'Isola di Montecristo, Pianosa, Gorgona e Giannutri.
Il 4 Maggio del 1814 Napoleone verrà portato a Portoferraio e si insedierà nella Palazzina dei Mulini, per poi spostarsi nella residenza estiva di Villa San Martino, entrambe oggi visitabili su prenotazione.
Rimarrà all'Elba solo dieci mesi, ma ne stravolgerà l'urbanistica, costruendo strade, condotte dell'acqua, si occuperà dell'igiene pubblica costringendo gli isolani a costruire latrine, riorganizzerà l'estrazione mineraria.
Il 26 febbraio 1815 quando tutta l'isola sarà concentrata sulla festa organizzata dalla sorella del generale Bonaparte, Paolina Borghese (Bonaparte), Napoleone riuscirà a fuggire.
Sconfitto a Waterloo, questa volta sarà mandato in esilio a Sant'Elena dove morirà esattamente duecento anni fa.
In occasione dell'imminente bicentenario, l'Isola d'Elba si prepara a solenni festeggiamenti, quale occasione migliore quindi per visitare la regina dell'arcipelago toscano arrivando in barca?
Se avessi una patente nautica ci farei più di un pensiero, e se me la prendessi?
Sara Rossi
Per ulteriori informazioni e per i costi, che indicativamente vanno da 2.000-2.500 euro a settimana per una barca vela da 9-11 metri per una famiglia, con 2 cabine per 4-6 persone, sino ad arrivare a un massimo di 4.500 euro per natanti con 4 cabine e capienza sino a 10 posti, oppure a quote da 690 euro a settimana per imbarchi singoli, consultate il sito di Mondovela.
Mentre per dettagli sulla patente nautica fate un giro sul sito di ParmaVela. Never say never.

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Il Forte San Giovanni di Finale Ligure è uno scrigno che raccoglie il racconto di un territorio e delle sue genti. Costruito dagli Spagnoli lungo la strada Beretta, il forte seicentesco si staglia sulla collina che sovrasta il borgo medievale di Finalborgo e la splendida vallata del finalese, ricca di storia naturale e umana, caratterizzata da aspri rilievi montuosi e da numerosi terrazzamenti destinati alla coltivazione degli ulivi e della vite.
Qui la storia ha lasciato moltissime testimonianze artistiche e culturali che, dalla preistoria passando per il medioevo, sono arrivate sino ai giorni nostri. Tra castelli, chiostri e altri edifici di valore storico, questo territorio è custode di beni da proteggere, rispettare e valorizzare, tra cui il Forte San Giovanni.
Comunemente noto con il nome di Castel San Giovanni, sorge a 50 metri s.l.m. ed è raggiungibile in cinque minuti a piedi dal Borgo lungo l’antica Strada Beretta (o “dell’Imperatrice”), percorribile anche in bicicletta.
Perfettamente inserito sul pendio collinare del Becchignolo, dalle sue terrazze si ha una splendida vista su Finalborgo tra cui si riconosce il campanile e il complesso di Santa Caterina, sede del Museo Archeologico del Finale e, volgendo lo sguardo a est, si può vedere l’imponente profilo della Chiesa barocca di San Biagio e del suo campanile quattrocentesco costruito sulle mura medievali, mentre a ovest, si nota all’orizzonte il Promontorio della Caprazoppa.
Dalle terrazze superiori che affiancano la torre del Forte, si apre alla vista l’entroterra con i borghi che punteggiano la Valle dell’Aquila a est e la Valle del Pora a ovest, da cui si ergono due tra i più importanti monumenti rinascimentali del finalese: la cosiddetta ‘torre dei diamanti’ costruita alla fine del Quattrocento e caratterizzata dal particolare bugnato di forma piramidale in pietra di Finale (elemento distintivo di Castel Gavone) e il caratteristico profilo della Chiesa di Nostra Signora di Loreto, nei pressi dell’abitato di Perti, nota come “Chiesa dei cinque campanili”, anch’esse in pietra di Finale. I due monumenti sono raggiungibili dal Forte proseguendo il tracciato di Strada Beretta.
La storia del forte
Forte San Giovanni venne eretto tra il 1640 e il 1644 sullo sperone roccioso del Becchignolo, sui ruderi dell’omonima torre costruita nel Medioevo a difesa di Finalborgo e collegata alle mura di cinta del borgo.Insieme a Castelfranco, il Forte è oggi uno degli esempi meglio conservati tra le fortezze costruite dalla Corona spagnola durante il loro dominio sul Finalese (1602-1707), a difesa del territorio.
Progettato da Francesco Prestino, ingegnere militare al servizio dello Stato di Milano, assunse la sua forma definitiva nel 1644 grazie all’impiego quotidiano di centinaia di uomini. Nei decenni che seguirono la sua costruzione, tra il 1674 e il 1678 la struttura venne restaurata e ulteriormente ampliata con alcuni interventi eseguiti dall’ingegnere Gaspare Beretta.
Abbandonato nel 1703, dopo oltre settant’anni trascorsi nelle mani degli spagnoli, la sua storia cambiò nel 1713 quando il finalese venne ceduto alla Repubblica di Genova; i genovesi ne smantellarono l’artiglieria e ne demolirono la parte verso l’entroterra con l’obiettivo di renderlo inutilizzabile.
Nel 1822 la struttura divenne un carcere femminile che fu dismesso nel primo dopoguerra del secolo scorso. Rimasto per lungo tempo abbandonato e in stato di forte degrado, il Forte è oggi di proprietà del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (MIBACT) ed è stato oggetto di un lungo e attento restauro che nel 1999 lo ha restituito all’antica bellezza dell’epoca di dominazione spagnola, ma ha anche preservato alcuni elementi legati al tempo in cui la struttura fu prigione, come le porte delle celle e i sostegni per i pagliericci.
Il forte oggi
Il Forte è oggi costituito da tre edifici principali che si trovano a livelli diversi e sono collegati tra loro da scalinate vertiginose: si tratta del Corpo Nord, verso la collina, dove si trova l’accesso al Forte, del Corpo Centrale (a pianta ottagonale, che ospita la Torre) e, in basso, del Corpo Sud, sviluppato su tre piani e che si affaccia su Finalborgo da Piazza d’Armi.
Entrando dal grande portale in pietra di Finale potete notare l’originario sistema di apertura del ponte levatoio: una struttura a sbalzo sorretta da mensole. Dopo una breve visita alle antiche cucine che conservano ancora il focolare in muratura, entrate nel Cortile d’Armi, il cuore del Forte dal quale si ha accesso alla cappella e al Corpo Nord che ospita diverse piccole stanze utilizzate come celle negli anni in cui la struttura fu prigione. Gli stipiti delle porte in ardesia delle celle conservano alcuni graffiti che raccontano le storie e i pensieri delle anonime ospiti.
Dal Cortile si può salire sulla Torre ad ammirare il paesaggio dell’entroterra, oppure scendere sino alla Piazza d’Armi raggiungibile dalle due scale che abbracciano il forte sui lati di Ponente e di Levante, affacciati rispettivamente sulle Valli del Pora e dell’Aquila.
Lungo il percorso, godetevi i diversi scorci del panorama dalle molte terrazze del Forte o sbirciate all’interno delle antiche celle che si affacciano sulle scale.
Per informazioni e prenotazioni consultare il sito dei musei della Liguria o la pagina Facebook di Forte San Giovanni
oppure chiamare al 338.1276580
INGRESSO GRATUITO (prenotazione obbligatoria) – sono disponibili audioguide e cartellonistica che la raccontano la storia del Forte e guidano il visitatore attraverso circa 1200 mq tra camminamenti, terrazze e spazi verdi, oltre a circa 600 mq di aree al chiuso.
NOTA: Per consentire il rispetto delle norme di sicurezza l’ingresso è contingentato, con prenotazione obbligatoria, visite ogni mezz’ora e ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura del sito.
I percorsi all’interno della struttura sono stati ripensati per consentire il transito dei visitatori nel rispetto delle distanze di sicurezza e apposite dotazioni di gel igienizzante saranno a disposizione nel sito.
Lungo l’antica Strada Beretta
La Via Beretta o Via dell’Imperatrice venne progettata e realizzata nel 1666 dall’ingegnere Gaspare Beretta – uno dei principali ingegneri militari dell’epoca – in occasione del passaggio di Margherita Teresa, figlia di Re Filippo IV di Spagna, diretta a Vienna per sposare l’imperatore d’Austria.
Un’opera maestosa per l’epoca, una strada meravigliosa e ben strutturata per chi doveva attraversarla in carrozza, messa a punto in sole 3 settimane, che doveva collegare Finale con la Val Bormida, passando per il Castel Govone, Pian Marino, Rialto e il Melogno, rappresentando così una comoda via di transito tra le ripide Alpi Liguri verso la Pianura Padana.
Nel corso del tempo, la strada venne in parte danneggiata e rovinata perché considerata militarmente strategica, ma oggi è possibile percorrere il tratto che collega Finalborgo all’abitato di Perti, perfettamente conservato.
Dalla Piazza del Tribunale di Finalborgo si percorre la stretta via che sale sulla collina, una caratteristica “crosa” ligure e si oltrepassa la Porta Mezzaluna, una delle quattro antiche porte del Borgo. Immersi nella macchia mediterranea si raggiunge la prima fortificazione, Forte San Giovanni e continuando l’ascesa lungo la dorsale collinare del “Becchignolo”, si giunge ad un bivio: a destra si raggiunge l’abitato di Perti dopo un lungo tratto rettilineo, mentre a sinistra si arriva alla seconda fortezza, il Castel Govone, dimora dei marchesi Del Carretto che da qui dominavano il Borgo. Giunti nella suggestiva frazione di Perti, si può ammirare la Chiesa di Sant’Eusebio che domina la città e, poco distante, la cappella di Nostra Signora di Loreto, conosciuta comunemente come “Chiesa dei cinque Campanili”, da cui si ha una splendida vista su tutto il finalese.
È un percorso ricco di storia, collocato in un ambiente naturale variegato e di grandi suggestioni, che vale la pena percorrere, calpestando quelle pietre che furono posate nel ‘600 per il passaggio dell’infanta di Spagna.
Per informazioni consultare il sito del MUDIF – Museo Diffuso del Finale
oppure chiamare tel. 019 690020
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Con Bell’Italia di marzo il primo dei tre volumi de ilGolosario
la guida alla cose buone d’Italia di Paolo Massobrio
Eccezionale collaborazione tra Bell’Italia, il mensile di Cairo Editore diretto da Emanuela Rosa-Clot, e ilGolosario, il libro-guida di 1.000 pagine firmato da Paolo Massobrio che si è imposto come punto di riferimento per il turismo enogastronomico.
La collaborazione si declinerà in tre volumi che, da marzo a maggio, con soli due euro in più, si potranno acquistare insieme alla rivista Bell’Italia offrendo ai lettori un viaggio alla scoperta dei migliori artigiani del gusto, delle cantine e dei negozi di città e paese di tutta Italia, attività dove non solo si produce o si vende, ma dove è anche possibile sedersi per un assaggio.
700 tavole segnalate da scovare tra 1400 negozi, 700 produttori e 140 cantine, talvolta poco conosciute ma perfettamente integrate con la filosofia della produzione artigianale, che hanno arricchito l’offerta delle tante città turistiche o dei paesi-cartolina che rendono unica l’Italia, pur in un anno che sta mettendo a dura prova l’economia e il turismo del nostro Paese.
“Al momento - dichiara Paolo Massobrio - ciò che abbiamo verificato e che consegnamo rappresenta una resistenza, molto spesso famigliare, per traghettare l’attività e farla vivere, tra chiusure forzate e speranze di normalità. Ma ilGolosario e Bell’Italia, con questa iniziativa vogliono dimostrare la vicinanza a queste realtà che resistono e che meritano di essere premiate”.
Con Bell’Italia di marzo sarà in edicola il primo volume dedicato a Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia; con il numero di aprile il secondo volume dedicato a Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche e Toscana, mentre a maggio uscirà il terzo volume con Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.
“I consigli del Golosario sono frutto di attente indagini sul campo, spesso fuori dalle piste più battute - spiega Emanuela Rosa-Clot, direttore di Bell’Italia - Una vocazione comune a quella della nostra rivista, perfettamente in linea con lo spirito del giornale. Infatti riteniamo che i piccoli produttori enogastronomici, gli “artigiani del gusto”, spesso eredi di tradizioni famigliari che attraversano le generazioni, contribuiscano a raccontare, insieme alle bellezze paesaggistiche e monumentali, il fascino e l’unicità del nostro Paese. Ascoltare le loro storie, scoprire il loro lavoro, che spesso segue metodi antichissimi, e gustare le loro specialità significa riscoprire e ritrovare sapori che fanno parte della nostra storia, e che spesso rischiano di essere dimenticati".
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Il 26 febbraio 1740 nasceva a Saluzzo Giambattista Bodoni, incisore, stampatore e tipografo, padre del celeberrimo carattere che da lui prende il nome. Sinuoso, pulito, con grazie,ma moderno, il carattere Bodoni incarna a pieno un lusso elegante.
Proprio in occasione del suo compleanno, il 26 febbraio 2021, a duecento ottantuno anni dalla nascita, il direttore del Museo della Pilotta, Simone Verde, presenta il progetto del Nuovo Museo Bodoniano, che andrà ad aggiungersi al restyling di alcune sezioni espositive della Galleria Nazionale e al nuovo allestimento del Museo Archeologico.
Prima collocato al terzo piano del complesso museale, di scomoda fruizione, il museo Bodoniano, la cui apertura è prevista per il prossimo 19 aprile, verrà ricollocato al piano terra.
In corrispondenza con la presentazione della nuova Gazzetta di Parma che ritorna dopo anni in carattere Bodoni.
Spiega Simone Verde: “Il museo sta attuando una riqualificazione da circa tre anni e la prossima riapertura del Museo Bodoniano rappresenta uno dei fiori all'occhiello di tutto il complesso. Al terzo piano di un palazzo monumentale, il museo Bodoni non era più in linea con la museografia contemporanea, nonostante fosse, secondo un sondaggio di Repubblica, tra i musei più amati dagli italiani. Abbiamo spostato l'istituto al piano terra, con interventi olistici che puntano a restituire una nuova coerenza alle collezioni nel loro complesso”.
Verde racconta della ristrutturazione per la quale si è optato per lo stile impero, con pareti verdi, pavimento Versailles, lo stesso che veniva usato sia per le residenze che per le officine, in piena coerenza con la tendenza ad associare le arti alle corti, in perfetto stile bodoniano.
“Nella sala terminale ci sarà una biblioteca dove saranno posti tutti i volumi del museo, visionabili anche virtualmente. Saranno collocati anche totem esplicativi.
Tutti gli interventi implicano una tutela intelligente e una rifunzionalizzazione del patrimonio passato. A questi spazi sarà restituita una funzione pubblica. Il museo sarà aperto tutti i giorni. Anche il passaggio interno verrà ristrutturato. L'estetica prescelta ci sembrava quella più coerente con il patrimonio lì custodito, si tratta di una sorta di palinsesto contemporaneo frutto di interventi intersecati per coniugare Bodoni e contemporaneità”.
Andrea De Pasquale, direttore scientifico della Fondazione Museo Bodoniano, spiega la genesi del museo: “Il materiale bodoniano, reso sin subito accessibile al pubblico, venne sin dagli anni 40, musealizzato nella sala dei Ponzoni, distrutta però dalla guerra.
Nel 1963 il museo rinasce come centro espositivo per dotti, per raffinati bibliofili, affascinati dal risultato di questa produzione. Poco evidente risultava il discorso della fabbrica del libro, mentre il libro bodoniano è frutto di una raffinata attività artigianale che deve avvicinare un pubblico più ampio perché le persone sono incuriosite dal lavoro tipografico, anche i giovani. Puntiamo inoltre sull'importanza che Bodoni ha avuto sulla cultura d'Europa, non dimenticando che egli ha avuto il grande privilegio di essere famoso sia in vita sia dopo la morte. Si tratta di un mito cristallizzato, il tipografo della perfezione, dell'eleganza, del lusso. Senza dimenticare che Bodoni scelse di rimanere a Parma, trasformandola appunto nella capitale del libro”.
Orazio Tarroni, presidente della Fondazione Museo Bodoniano, sottolinea i meriti didattici della fondazione tesi a divulgare l'attività scientifica del tipografo saluzzese, come la digitalizzazione e catalogazione delle sue opere: “I numerosi rapporti internazionali nel settore grafico e della comunicazione, e il rinnovato museo consentiranno di valorizzare il lavoro di Bodoni e lo renderanno ancora più accessibile”. Ringrazia poi Cariparma e Monte Parma e Stefano Verde che hanno reso possibile tutto questo.
Non si può parlare di Parma, editoria e Bodoni senza citare Franco Maria Ricci, scomparso lo scorso 10 settembre. Editore, designer, intellettuale visionario in carattere Bodoni potrebbe essere il sommario della sua vita, poiché tutta la produzione della sua casa editrice, con sede a Fontanellato (Pr), dove ha creato anche il famoso labirinto, aveva come cifra stilistica proprio l'eleganza del Bodoni.
Stefano Verdi racconta della collaborazione con Franco e con la moglie e malinconicamente ammette che avrebbe desiderato continuasse ancora a lungo.
Andrea De Pasquale dice che proprio a FMR si deve la salvaguardia del patrimonio bodoniano, del suo carattere, ha finanziato iniziative, ha donato pezzi unici al centro espositivo: “L'anima di Franco sarà sempre nel museo e veglierà su di esso ora e nel corso della sua vita futura”.
Tarroni, non nascondendo commozione, ricorda che FMR sia stato insignito del premio Bodoni, da lui sono state acquistate diverse opere, ha finanziato molteplici attività: “Franco è stata una figura importantissima, ci mancherà”.
Zone e contagi permettendo, ad aprile il Nuovo Museo Bodoni aprirà le sue porte, si potrà così ammirare nuovamente, in una disposizione ripensata e fruibile, il mondo di Bodoni, suddiviso in 4 sezioni: la prima riservata a “Bodoni, Parma e l’Europa”, dove il visitatore avrà a disposizione una panoramica della produzione tipografica del tempo e dei tipografi di riferimento di Bodoni, quali Baskerville.
La seconda e più vasta sezione è invece dedicata a “La fabbrica del libro”, divisa in quattro grandi nicchie. In ognuna di esse è ricostruita una fase del lavoro di Bodoni. A partire dalla fonderia dei caratteri con i suoi strumenti di lavoro: punzoni, matrici, forme di fusione e relativi caratteri, alcuni ancora posti negli armadi creati per contenerli e gestirli al meglio. Poi la parte riguardante la riproduzione, con esempi di manoscritti di tipografia e poi “La stampa”, con prove su carta e pergamena, copie su seta, e il torchio, ricostruzione del 1940, rimesso in funzione anche a fini didattici. Infine per la terza sezione “L’illustrazione e la legatura” sono presenti anche le lastre di rame relative alle edizioni bodoniane. Per questa sezione, il Direttore Verde ha avanzato richiesta all’Istituto Toschi per poter esporre la macchina calcografica della Stamperia reale.
Infine la parte dedicata a “Il mito di Bodoni”: in una grande libreria sarà esposta la raccolta dei suoi volumi, con particolare riguardo alla raccolta palatina ancora con legature originali, al fine di documentarne la bibliofilia.
Bodoni è un mito quindi, ripercorrendo il discorso di De Pasquale: “L'ultimo dei tipografi antichi e il primo tra i moderni, lui si costruiva i suoi caratteri, sapeva fare tutto, componeva e stampava”, una fama nata dal talento: “Era famoso perché era bravo, oltre a essere un grande lavoratore. Solo per merito ha raggiunto la notorietà”. In un mondo di scorciatoie, anche questo ha un immenso valore.
Sara Rossi
per ulteriori informazioni consultare il sito del Museo Bodoniano

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In uno dei periodi più incerti della storia, osare richiede coraggio e il MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna con Zeranta Edutainment s.r.l e gli amministratori ravennati, dimostrano di averne da vendere.
Il lockdown non li ha fermati e hanno colto questi mesi per realizzare una piattaforma online con tre virtual tour del progetto espositivo Dante. Gli occhi e la mente, organizzato dalle Istituzioni comunali MAR, Biblioteca Classense, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna.
Il design e la progettazione dei tour sono firmati da Zeranta Edutainment s.r.l. con la consulenza di Jader Giraldi, mentre la produzione multimediale è realizzata in collaborazione con Flatmind Videoproduction.
I tour sono pronti e sono prodromici alle visite in presenza per omaggiare al meglio questo 2021 anno in cui Ravenna celebra i settecento anni dalla morte di Dante.
Un tour permette di visitare la mostra, già inaugurata l'11 settembre 2020, e visitabile sono al 17 luglio 2021, Inclusa est flamma. Ravenna 1921: Il Secentenario della morte di Dante, allestita presso il Corridoio Grande della Biblioteca Classense.
Gli altri due tour invece anticipano, con una selezione di opere d’arte rappresentative, due mostre che sono in allestimento proprio in questi giorni una, Le Arti al tempo dell’esilio, che si aprirà fisicamente al pubblico il 24 aprile presso la chiesa di San Romualdo e l'altra, Un’Epopea POP, in programma per il 4 settembre al MAR. Lo scopo è proprio quello di entrare in anteprima, con gli occhi e con la mente, nei percorsi espositivi attraverso le parole dei curatori.
Il sindaco della città Michele de Pascale esprime soddisfazione per la realizzazione del progetto e ammette come l'elemento centrale sia quello di assumersi questo rischio in un periodo di pandemia: “Fare programmazione culturale è stata una sorta di mission impossible. Abbiamo cercato di offrire il massimo degli eventi culturali possibili”.
De Pascale afferma che: “Quest'opera di digitalizzazione rappresenta un estremo atto di generosità per permettere a chi è lontano, oppure non può venire in città di persona per problemi fisici, di visionare le nostre opere d'arte. Si tratta di un gesto generoso anche nei confronti delle nuove generazioni che avranno così a disposizione un patrimonio immenso”.
Con entusiasmo ed ottimismo sostiene: “La digitalizzazione non sostituisce la fisicità e la presenza. Credo che il nostro atto di altruismo verrà ampiamente ripagato. Chi vedrà le immagini delle nostre opere, non appena ce ne sarà la possibilità, verrà a visitare Ravenna di persona”.
L'Assessora alla Cultura Elsa Signorino sostiene che: “In questo momento storico difficile per la cultura italiana le tecnologie digitali sono un supporto fondamentale per la valorizzazione e promozione culturale. La possibilità di visionare anche online le mostre dantesche, allestite e in programma per questo 2021, si configura come una nuova modalità di interazione che raggiunge tutti, vicini e lontani, nel segno di una cultura che supera ogni limite. La città di Ravenna con le sue mostre, raggiunge così, nel nome di Dante, non solo tutti i suoi cittadini ma anche il grande pubblico nazionale ed internazionale che attende di tornare a visitare musei e istituzioni culturali”.
Come spiega il consulente multimediale Jader Giraldi, all’interno della piattaforma da cui si accede ai tre virtual tour sono esplorabili 7 ambienti virtuali a 360°, oltre un centinaio gli oggetti esposti e circa 60 contenuti multimediali tra interviste, piccoli documentari e un video musicale pop che contiene un brano composto ed eseguito per l’occasione dall’artista Ivan Talarico, per raccontare la popolarità dei versi danteschi attraverso la citazione di brani di noti cantautori.“A Ravenna l'amministrazione ha messo a disposizione i beni pubblici digitalizzandoli. Ci si è avvalsi di una piattaforma usatissima e per le riprese d'insieme abbiamo usato dei droni. La particolarità è la presenza del curatore che accompagna passo passo il visitatore alla scoperta dell'opera d'arte”. Continua poi: “Soprattutto per le due mostre non ancora allestite abbiamo mixato diverse tecnologie, costruendo un vero e proprio ambiente digitale, simulando l'occhio e il suo andamento”.
I virtual tour
La mostra Inclusa est flamma. Ravenna 1921: Il Secentenario della morte di Dante, curata da Benedetto Gugliotta, è stata aperta nel settembre 2020. Nel tour che la interessa sarà possibile conoscere la storia del Secentenario dantesco che si svolse a Ravenna alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione Benedetto Croce e attraverso l’analisi di celebri opere in mostra, come i sacchi decorati da Adolfo De Carolis col motto “Inclusa est flamma” (“La fiamma è all’interno”) che Gabriele D’Annunzio l'anno seguente donava alla città di Ravenna.
Con il virtual tour della mostra Le Arti al tempo dell’esilio che si svolgerà presso la chiesa di San Romualdo, a cura di Massimo Medica, è possibile entrare nel progetto scientifico costruito ripercorrendo l'esilio dantesco, attraverso importanti opere d'arte legate alle città in cui Dante ebbe modo di sostare, partendo dalla sua Firenze attraversando l'Italia, per giungere infine a Ravenna, suo "ultimo rifugio".
È inoltre possibile conoscere la storia delle opere, come il Polittico di Badìa di Giotto – importante prestito delle Gallerie degli Uffizi - che l'artista realizzò per l'altare maggiore della Badìa Fiorentina, chiesa vicina all'allora abitazione di Dante a Firenze e che, con ogni probabilità, il Poeta ebbe modo di vedere durante la sua realizzazione, o come la scultura di Manno Bandini da Siena che ritrae un imponente Bonifacio VIII - prestito dei Musei Civici Medievali di Bologna - personaggio chiave della vita di Dante e da lui citato nel XIX canto dell'Inferno, quelle di Cimabue, Arnolfo di Cambio, Pietro e Giuliano da Rimini, Giovanni e Nicola Pisano.
Nel percorso della mostra Un'Epopea POP, a cura di Giuseppe Antonelli e con un percorso d’arte contemporanea a cura di Giorgia Salerno, si possono percorrere le sale del MAR approfondendo le sezioni tematiche legate agli aspetti più popolari della figura di Dante e quelle dedicate all'arte contemporanea. I curatori, qui, accompagnano il pubblico nel racconto della fortuna dantesca: i suoi celebri versi, entrati nel linguaggio comune degli italiani, e riprodotti negli almanacchi e nei calendari, nei poster e nelle magliette, nelle pubblicità e nelle canzoni; e il suo iconico profilo, con la miriade di oggetti che lo riproducono; e infine l'arte contemporanea e la sua rilettura di temi danteschi attraverso le opere di celebri artisti come Edoardo Tresoldi, Richard Long, Kiki Smith e Robert Rauschenberg.
Per completare l'incursione nel mondo dantesco non poteva mancare una testimonianza dei lavori di restauro della Tomba di Dante e l’introduzione ai progetti espositivi attraverso le parole del direttore della Biblioteca Classense e Museo d’Arte della città, Maurizio Tarantino.
Non resta che visitare la città che accoglie le spoglie mortali del sommo poeta, prima virtualmente e, appena sarà possibile, di persona per celebrarne la bellezza che, a detta del suo sindaco, è ancora ampiamente sottovalutata.
Sara Rossi

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Ci ha lasciato pochi mesi fa Enzo Mari, geniale, ruvido, intelligente, vero. Nato a Novara nel 1932, ma milanese di adozione poiché nella nostra città ha perfezionato le sue conoscenze, studiando a Brera dal 1952 al 1956, e sviluppando il suo amore per il design, per la “programmazione” in estetica, per lo sviluppo della creatività. A parte qualche avvicinamento al modo accademico, si è formato da autodidatta, la sua idea era quella di creare un luogo dove “allenare alla conoscenza”. Poi invece nelle accademie ci è entrato, ma come docente, nella scuola della Società Umanitaria sino al 2000, al Politecnico di Milano, alle facoltà di Disegno Industriale e Architettura e a Parma dove insegna Storia dell'Arte.
Nel 2015 l'accademia di Brera gli ha riconoscito la laurea ad honorem.
“Bisogna cercare di progettare, per evitare di essere progettati”, questo uno dei suoi motti, una lotta continua alla passività, consapevole della necessità di intervenire sulla cultura di massa verso un progetto globale di qualità. Il suo lavoro è il risultato di precise convinzioni e prese di posizione a livello "ideologico e politico", d'ispirazione egalitaria e marxista.
Mari è morto in questo periodo di lockdown, e Milano si è attrezzata per rendergli quell'omaggio a 360 gradi, da sempre atteso ma arrivato solo postumo.
Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli
Con una mostra alla Triennale di Milano, “Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist”, visitabile sino al 18 aprile per cui il direttore di Triennale e amico di Mari, Stefano Boeri, ha chiamato Hans Ulrich Obrist, HUO. Qui sono documentati oltre 60 anni di attività di quello che è riconosciuto come uno dei principali maestri e teorici del design italiano, attraverso progetti, modelli, disegni, approfondimenti tematici, con materiali spesso inediti provenienti dall’Archivio Enzo Mari e interventi di artisti e progettisti di fama internazionale.
Secondo Mari: “Gli artisti antichi non erano gli artisti romantici di oggi, erano dei designer o dei sacerdoti. Realizzavano un'opera di significato collettivo che doveva sempre comunicare l'utopia”. E Stefano Boeri spiega che la mostra è stata realizzata sulla scia delle parole di Enzo che diceva di voler donare tutta la sua opera alla città di Milano, ma con l'unica condizione che nessuno per 40 anni avesse accesso a quell'archivo perchè, secondo Mari, nessuno avrebbe compreso il senso della sua arte. “Questa mostra quindi nasce come preludio di quarant'anni di oblio”, continua Boeri.
Enzo Mari era profondamente convinto del legame indissolubile tra lavoro e politica: “Il lavoro, se si ha l'atteggiamento giusto, determina un secondo lavoro che è quello politico, quindi il lavoro è la sola condizione perchè gli uomini possano realizzare la propria felicità”. Sulla scia di queste affermazioni, Boeri conferma che il tema della mostra è proprio il lavoro come continua possibilità intorno alla vita di un oggetto, ma anche la sua capacità di sintetizzare un intero mondo in un disegno.
La prima parte dell'esposizione contiene alcuni pezzi storici della produzione del designer, come il celeberrimo vassoio a putrella. Con Mari le forme vengono ridotte all'essenzialità, ma con una tensione, quasi involontaria, alla “trascendenza”, che emerge solo quando la ruvida bonaria guardia viene abbassata: “Pensavo a un lavoro che non finisse subito per cui ho pensato agli animali”. Ed ecco in mostra alcuni pezzi che rimandano al suo lavoro sulle forme animali.
La seconda parte della mostra si occupa delle sue ricerche come quella sull'autoprogettazione, secondo Boeri si tratta di una vera e propria scuola, lezioni in cui spiegava il significati di reimparare a realizzare.
In questa sezione si trova anche “Allegoria della morte” dove sono rappresentate le 3 grandi ideologie, il comunismo, la religione monoteista e, al centro, grande provocazione, il commercio, che rappresenta la mercificazione della vita.
E' anche riproposta una rapprentazione dell'arte Vodoo pensata per la Fondation Cartier, sculture in legno congiunte a una dimensione umana rappresentata da una serie di porte chiuse: il culto dei morti legato ad una dimensione domestica.
C'è infine una parte dedicata alle interviste, alla dimensione retorica, Enzo Mari era un produttore di invettive, “occorre produrre meno” era il suo mantra.
“Enzo Mari oscilla tra ricerca progammata e intuizione, era un ricercatore serio, ma mai serioso, percorso da un continuo gusto del disincanto. Un uomo sorridente che non si prendeva del tutto sul serio”, conclude Stefano Boeri.
Falce e Martello. Tre dei modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe
Per comprendere il genio di Enzo Mari non si può non visitare le mostra gratuita, aperta sino al 31 marzo 2021, nello spazio di Galleria Milano di Via Turati 14/Via Manin.Si tratta di una riproposizione della stessa mostra, inaugurata nel medesimo spazio il 9 aprile del 1973. Carla Pellegrini allora sceglieva Enzo Mari per aprire ufficilamente il suo nuovo centro espositivo. La mostra suscitò grande scalpore e successo di pubblico. Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, è proposta una riproduzione fedele della stessa, ricostruita filologicamente grazie ad un’operazione di ricerca che ha coinvolto principalmente l’Archivio della Galleria Milano e l’Archivio Enzo Mari.
La falce e il martello sono riprodotti quasi ossessivamente. Nell’abisso che separa la percezione del simbolo dagli anni Settanta ai giorni d’oggi, attraverso la visione di un autore illuminato come Mari, è possibile leggere il cambiamento epocale che ha riguardato non solo la società, ma anche il tessuto culturale e lo spirito più profondo della città di Milano.
Il progetto allora nacque da un esercizio proposto ad una studentessa, Giuliana Einaudi. Il punto di partenza fu una raccolta di dati, in cui vennero confrontati emblemi riprodotti sui muri, le comunicazioni di partito, i volantini, nel tentativo di allargare la ricerca a più luoghi possibili. Il secondo momento fu la progettazione di un simbolo di qualità esteticamente elevata, per giungere alla conclusione che il valore formale non incide sul significato veicolato. Da qui le opere in mostra, raffiguranti tutte la falce e martello: i due singoli oggetti d’uso, il simbolo progettato in studio, una grande scultura rossa, lignea, bandiere in lana serigrafate in diversi colori, una litografia riproducente la ricerca con 168 simboli, una serigrafia in due colori. Questi ultimi tre elementi furono inclusi insieme ad una piccola pubblicazione in una cartella pubblicata dalle Edizioni O, la casa editrice della Galleria Milano fondata da Baldo Pellegrini, marito di Carla. Dopo un animato dibattito, la stessa sera dell’inaugurazione fu proiettato il film Comitati politici – Testimonianze sulle lotte operaie in Italia nella primavera del ’71, realizzato da Mari con il Gruppo di Lavoro, composto da alcuni studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Il documentario, ritrovato dopo una lunga ricerca, è stato digitalizzato dall’Archivio Home Movies di Bologna ed è visibile anche nell'esposizione attuale.
Falce e Martello si inserisce pienamente nell'impegno di Mari degli anni Sessanta, del suo legame con il comunismo e con il movimento Arts and Crafts, e del suo modo di vedere il design come intrinsecamente politico.
Enzo Mari resiste al tempo
Mari è un designer industriale, un disegnatore di mobili, un progettista di mostre, scrittore di libri per bambini e adulti, un artista, un autore di manifesti, un polemista celebre per le sue sfuriate contro il mondo del design.
Nonostrante abbia realizzato pezzi celebri per noti marchi, come il Calendario da Parete e i 16 animali per Danese, la sedia Tonietta, e la libreria componibile per Zanotta, lo spremiagrumi Squeezer e i cavalletti Ypsilon di Alessi, le posate piuma di Zani&Zani, solo per citarne alcuni, ciò che lo infastidiva di più era che il mondo del design puntasse al profitto: voleva liberarsi di questa idea di guadagno, di commercializzazione, di industria, di marchi, persino di pubblicità. Perché, secondo Mari, il design è tale soltanto se comunica anche conoscenza.
Come sottolineato da Hans Ulrich Obrist: “Ciò che colpisce dei suoi progetti – a qualsiasi campo essi appartengano – è la loro resistenza alla prova spietata del tempo. Il suo obiettivo è sempre stato quello di creare progetti che fossero sostenibili sia nella loro materialità sia nell’estetica, e che risultassero accessibili a tutti. Nel 1974, in linea con la sua idea di democratizzazione del design, concepì l’incredibile Autoprogettazione, un “esercizio individuale da realizzare per migliorare la propria consapevolezza”. Questa guida pratica è diventata una fonte di grande ispirazione per numerosi progetti, tra i quali il progetto Do It che Christian Boltanski, Bertrand Lavier e io abbiamo inaugurato negli anni Novanta.
Una volta Enzo mi ha detto – continua Obrist: “Guarda fuori dalla finestra e se ciò che vedi ti piace, allora non c’è ragione di fare nuovi progetti. Se invece ci sono cose che ti riempiono di orrore al punto da farti venire voglia di uccidere i responsabili, allora esistono buone ragioni per un progetto”.
La trasformazione secondo Mari nasceva nasce quindi dal bisogno – conclude Obrist: “E c’è qualcosa di molto umile nell’idea di creare solo ciò che serve. La modestia e il dubbio hanno sempre fatto parte della pratica di Mari”.
Sara Rossi
Per informazioni sulle mostre su Enzo Mari in corso a Milano, consultate il sito della Triennale (Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli) e quello di Galleria Italia (Falce e Martello. Tre dei modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe)

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Da qualche parte bisogna pur ricominciare. Dal food ai motori, all’arte e la cultura: i ‘distretti produttivi’ per rilanciare il turismo
I sistemi turistici locali esistono da anni, ma oggi presentano un nuovo potenziale da sviluppare in vista della ripresa. Meglio se in sinergia con i distretti produttivi. E non solo quelli enogastronomici.
Sono già diversi anni che i territori promuovono i distretti anche nel turismo. Spesso valorizzando le sinergie con le produzioni locali. Le Strade del Vino e le Strade dell’Olio sono ottimi esempi di come una produzione strettamente connessa a un territorio – in questo caso più un terroir che un distretto – possa trasformarsi in una vocazione turistica. E, in un Paese che vanta il record mondiale di prodotti alimentari a denominazione protetta, non esiste praticamente un solo angolo che non abbia un prodotto tipico da valorizzare. Grazie alla sinergie tra BitMilano, TUTTOFOOD e HostMilano, Fiera Milano rappresenta un punto di riferimento e integrazione tra le filiere del turismo, del food e dell’ospitalità.
Oggi però, in vista della ripresa post-pandemia, è il momento di spingere sull’acceleratore per cogliere potenzialità non ancora sviluppate. Anche oltre il food le possibilità sono pressoché infinite: pensiamo alla Motor Valley emiliana, alla rete dei musei aziendali della Lombardia (dove altro nel mondo si potrebbe trovare un museo dedicato alle macchine per caffè?) o nel Triangolo della Moda del Veneto, per non parlare degli innumerevoli percorsi legati alle grandi epoche o personaggi della nostra storia dell’arte.
Da distretti produttivi a destinazioni turistiche?
Perchè no. Potrebbe essere questa quindi una delle chiavi per rilanciare l’incoming Italia puntando anche a una ripresa del turismo domestico. Una opportunità che può fondarsi su una lunga tradizione e una solida base giuridica. I distretti produttivi sono uno dei fattori chiave che, a partire dal dopoguerra, hanno abilitato la rapida trasformazione del nostro Paese da economia ancora sostanzialmente agricola a potenza industriale. La loro importanza è tale che per disciplinarne lo sviluppo è stata varata una legge apposita, la n. 317/91 che li definisce come “aree territoriali caratterizzate da elevate concentrazioni di piccole imprese con una particolare specializzazione produttiva, e dove esiste un particolare rapporto tra presenza di imprese e popolazione esistente”.
Anche se ci si riferisce in genere ai distretti industriali – dai più noti come il distretto dell’arredo in Brianza a quello dell’occhialeria di Belluno, fino ai più recenti ma altrettanto di successo come il distretto dell’aerospaziale in Puglia – a molti non sfuggirà che una simile definizione descrive perfettamente anche molte destinazioni turistiche del Bel Paese. E infatti già l’anno successivo la disciplina si è ampliata all’industria turistica con la legge 488/92, che ha istituito i Sistemi Turistici Locali, veri e propri distretti turistici che introducono anche nel turismo il concetto di integrazione tra le PMI caratterizzante dei distretti industriali. Un patrimonio che in questa fase storica presenta sicuramente un ulteriore potenziale da valorizzare.
Tutte le opportunità di rilancio dell’Italia saranno approfondite e valorizzate a Bit 2021, a fieramilanocity dal 9 all’11 maggio prossimi.
la redazione

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Un bel lavoro di ricerca che esplora i Cammini d’Italia per analizzare il valore e la ricchezza dei Piccoli Comuni italiani.
A presentare lo studio e l'atlante “Piccoli Comuni e Cammini d’Italia” è la Fondazione Symbola, con il presidente Ermete Realacci, alla presenza, tra gli altri, del ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, e del presidente IFEL Guido Castelli.
All’interno di questa rete, i Cammini d’Italia si configurano come un network di percorsi che collega tradizioni, natura e bellezza, economia sostenibile, agroalimentare a filiera corta, privati etici e associazioni non profit.
Si tratta di un viaggio composto da 44 itinerari in 15.400 km che si snoda lungo tutta la penisola e le isole, attraversa 1.435 comuni, di cui 944 piccoli (66% di quelli interessati dalla rete degli itinerari), e incontra oltre 2mila beni culturali e 179 produzioni DOP/IGP, l’86,6% di queste ultime nei piccoli comuni.
Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola, ricorda che tutto nasce dalla Legge 158 del 2017 per la valorizzazione dei piccoli comuni che, partendo dall'unicità del nostro paese, tende alla costruzione di un'economia sempre più a misura d'uomo. Continua dicendo che: “L'Italia è tra i paesi più influenti al mondo, ma occorrono nuovi progetti, investimenti sulle nuove tecnologie come la banda larga”. E soprattutto: “Occorre coesione sociale politiche pubbliche, nuove tecnologie, questo virus ci ha fatto riflettere. L'Europa di fondi ce ne darà per la green economy, le nuove tecnologie, occorre crossare questi aspetti con le nostre virtù”. I cammini vanno proprio in direzione di un turismo green, sostenibile che, conclude “E' un turismo perfetto per l'Italia”.
Giuseppina Paterniti, Direttrice Direzione Editoriale per l’Offerta Informativa RAI, che ha moderato la presentazione, ha sostenuto la validità di questo progetto a cui va creata una solida rete di sostegno e di investimenti.
Secondo Guido Castelli, Presidente Ifel-Fondazione Anci, i comuni di Italia hanno scommesso sulla dimensione dei cammini: “Una delle metafore che amo ricordare sulla pandemia è quella di far venire tanti nodi al pettine, come quello dei piccoli comuni, delle zone montane. In tanti hanno rivalutato quelle aree, che possono essere una via per la ripresa”. Nelle aree marginali spesso si è trovata una chiave di risposta in questo momento così delicato. “La forza dell'Italia sta proprio nell'assecondare la logica metro-montana tipica della nostra nazione. Il turismo è uno dei fattori determinanti di questa sfida, ma la prospettiva non è l'idea di salvare dall'estinzione certe zone, ma di renderle protagoniste. Occorre la giusta assegnazione dei diritti, vanno valutate le capacità di essere moderni nell'affrontare il problema. Il lavoro fatto sui cammini abbina green new deal e tradizione”. E conclude: “Il cammino è una scelta di per sé generativa. Prevede una meta, uno studio, uno spirito e la voglia di costruire, cose di cui l'Italia ha bisogno”.
Il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, dimostra un cauto ottimismo: “In questi anni sono stati fatti molti passi avanti, già ci stavamo muovendo in questa direzione, un turismo che valorizzi l'Italia meno conosciuta, che sia sostenibile. Sui cammini da qualche anno è stato fatto un percorso, abbiamo lavorato sull'Atlante dei cammini. In italia c'è un reticolo di cammini, non un percorso di Santiago, ci sono tantissime possibilità, si tratta di un reticolato enorme che valorizza borghi, case cantoniere, ferrovie storiche , quest'anno era proprio l'anno delle ferrovie. Ora non è più un'idea utopistica, l'idea era quella di decongestionare le aree urbane, oggi lo scopo è un altro, ma è altrettanto valido. Occorre continuare con determinazione.
Marco Bussone, Presidente Uncem nazionale dei piccoli comuni montani, ritiene indissolubile il rapporto tramodernizzazione e sviluppo: “Con la legge 158 già c'è stato un segnale, manca una maggior coesione e interconnessione, occorre fare un grande lavoro sulla fiscalizzazione che va differenziata e agire sulle aree interne con investimenti europei che servano al rilancio”.
Secondo Ettore Prandini, Presidente Coldiretti, è necessario sostenere le aree agricole, innanzitutto portando la rete nei piccoli comuni e nelle aree interne in particolare: “Occorre tenere i nostri giovani che possono restare legati alla terra, nei nostri borghi. I turisti vanno attirati in zone poco conosciute, anche nelle zone montane, con le bici elettriche ad esempio. Non bisogna dimenticare che l'agricoltura dop nasce nei piccoli comuni e va valorizzata”.
Sofia Bosco, Direttore sede di Roma e dei Rapporti Istituzionali FAI, parla dei territori italiani che sono al centro dell'interesse del Fai negli ultimi anni, quelli sopra i 600 metri di altitudine: “E' un territorio che rappresenta la metà dell'Italia. Queste zone si stanno svuotando, occorrono campagne di comunicazione conoscitiva, occorre promuovere turismo anche grazie a mappature ed eventi”. A tal proposito afferma come il censimento dei “luoghi del cuore” stia producendo una mappa molto interessante. Continua poi la sua disamina sui flussi turistici: “Il turismo di massa non era piacevole, e già l'orientamento era quello di fuga dai luoghi affollati e di avvicinamento ai piccoli borghi, per un turismo di approfondimento”. Il Fai da anni fa la sua parte in questa direzione: “Noi stiamo già spingendo i turisti fuori dai grandi centri con i nostri beni che sono quasi sempre periferici. La riconversione verso la scoperta di luoghi minori ma che sono in realtà la parte integra dell'Italia è la ricetta per lo sviluppo”.
Enzo Bianco, Presidente Consiglio Nazionale ANCI, ringrazia per gli investimenti sulla mobilità e afferma come ad esempio grazie ad un vino dop siciliano sia possibile riscoprire alcuni territori sconosciuti, come ad esempio il comune di Randazzo. Conferma poi il ruolo attivo dell'Anci nel supporto ai piccoli comuni che vogliano usufruire dei fondi stanziati dall'Europa.
Alessandra Bonfanti di Legambiente nazionale sostiene come l'unione tra cammini e piccoli comuni sia intelligente e che debba trattarsi di un sodalizio ecologico: “I borghi e i cammini possono costruire un sistema sostenibile che sia attento al paesaggio agricolo-storico. Ringrazio il ministro Franceschini che ha uno sguardo alto che permetterà di affrontare una sfida climatica e di sviluppo ecocompatibile”. Occorre – secondo Bonfanti - un turismo che sia di qualità e rispettoso: “I piccoli comuni devono diventare protagonisti nella mobilità dolce. Siamo in una stagione nuova ma occorre certamente una fiscalità di vantaggio che permetta alle piccole economie di sostenersi”.
Franco Iseppi, Presidente Touring club italiano, ringrazia per il momento di confronto ma nutre qualche dubbio sul turismo nostrano: “Io non sono convinto che sia il turismo domestico a salvarci, il 50 % dei turisti è straniero”. A suo avviso: “Occorre concentrarsi su una mobilità che sia prodotto turistico, come quella su treni, fiumi”. Rivela che anche l'incontro annuale del Touring avrà come tema i cammini, ma sostiene che perchè vi sia un effettivo sviluppo turistico sarebbe necessario recuperare i “sistemi turistici” mettendo insieme infrastrutture, materiali e piattaforme. In particolare afferma la volontà di concentrarsi sull'Appennino e su di un progetto che lo coinvolga.
Giampiero Lupatelli,Vicepresidente progetto Caire, assumere il punto i vista dei piccoli comuni per quanto riguarda i cammini. “I piccoli comuni non sono centri al margine ma sono la frontiera, densi di storia, imprese e giovani, dove la politica dei cammini può rappresentare un importante punto di svolta”. Poi citando il rettore di Urbino: “L'innovazione è la disobbedienza che ha avuto successo, e questo sono i piccoli comuni”.
Questo modo di fare turismo allarga la platea di turisti e la rende di maggior valore. Ed è interessante per questa fase post pandemia che stiamo vivendo. Non sono parti accessorie, ma protagoniste “produttive” come è necessario in questo periodo. I cammini sono una rivendicazione di libertà e movimento, con meno fretta e al di fuori dalla contingenza, che consentono di “guardare con occhi nuovi” come diceva Marcel Proust.
Giampiero Sammuri, Presidente Federparchi, sostiene che “I parchi sono il cardine delle zone di cui stiamo parlando ma occorre che siano messi nelle condizioni di offrire un prodotto di qualità”.
Innanzitutto, afferma Sammuri, devono essere messi nelle condizioni di spendere i fondi stanziati: “I parchi hanno risorse che possono spendere, lo stato ha limitato le loro possibilità di spesa, chiedo al ministro che sblocchi i fondi che già ci sono”.
Ermete Realacci conclude la presentazione dicendosi sicuro che i tempi sono maturi per mettersi in gioco e per valorizzare questo tipo di turismo e mobilità: “Dentro al percorso del manifesto di Assisi vorremmo riunire tutti i soggetti proprio nella città umbra, vedremo come fare. Intanto occorre fare vivere questa esperienza ed incrociarla con le sfide del futuro”.
Sara Rossi

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Palazzo Rodio brinda a questo importante traguardo. Spiagge a misura di Bambino
Chiamata anche ‘città bianca‘, Ostuni si trova nel Salento ed è una delle località più celebri di tutta la rinomata e splendida costa pugliese.
E' qui che, per il nono anno consecutivo, sventola la Bandiera Verde, per le sue spiagge a misura di bambino.
E Palazzo Rodio festeggia questo importante e meritato traguardo, facendo un omaggio alle spiagge di Ostuni a tratti lunghissime, a tratti, piccole calette incastonate nella scogliera bassa.
Ma quali sono i requisiti per ottenere la Bandiera Verde? Eccoli e Ostuni li ha tutti: fondali bassi e trasparenti a riva, sabbia dove poter fare tanti castelli e giochi, un accurato sistema di salvamento, possibilità di avere nursery dove cambiare i pannolini e vicinanza di bar gelaterie, ristoranti dove poter rispondere immediatamente ai bisogni dei piccoli. A conferire questo prestigioso riconoscimento è l’Assocazione Medici Pediatri, che sottopone le spiagge ad un’accurata selezione e che dà appuntamento per la cerimonia di consegna al 27 giugno 2020 ad Alba Adriatica, cittadina abruzzese.
Palazzo Rodio è la soluzione ideale per la vacanza con bimbi piccoli. Infatti si compone di ben quattro appartamenti molto spaziosi, dove è possibile lasciar giocare i bambini in libertà e preparare le pietanze adatte a loro, grazie alla presenza di cucine attrezzate. Ha un giardino interno sicuro perché protetto da alte pareti e lontano dalla via principale.
Siamo nel cuore del centro storico di Ostuni dove si può uscire la sera per rilassanti passeggiate. Il mare si trova ad appena sei chilometri e ha tutte le caratteristiche indicate dalla Bandiera Verde oltre ad essere limpido e trasparente come solo il mare del Salento sa esserlo.
Infine all’interno del Palazzo sono stati adottati tutte le misure precauzionali e i protocolli di sicurezza anti Covid19.
Info:
Palazzo Rodio
Largo Bianchieri 43 - Ostuni (BR)
Tel.349 162 7019
www.palazzorodio.it
FB: Palazzo Rodio ArtHouse&Holidays
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E' stata presentata la nuova guida edita da Terre di Mezzo Editore: “La via Francisca del Lucomagno”.
Il titolo evoca qualcosa di lontano e immaginoso, in realtà con questo agile supporto alla mano è possibile percorrere 135 chilometri in Lombardia, nelle province di Varese, Milano e Pavia, a piedi o in bici, suddivisi in 8 comode tappe. La guida è già scaricabile online e sarà in libreria dal 18 di giugno.
Un percorso di natura, acqua e storia, accessibile a tutti, da soli o in piccoli gruppi ma anche da famiglie con bambini, perfettamente in linea con i percorsi di camminamento classici. Al momento è possibile accogliere sino a gruppi di 15-20 persone, ma assicurano gli autori: “Aspetta che si si sparga la voce che anche il comparto dell'accoglienza investirà”.
Il tragitto è stato studiato, verificato, provato. E' stato segnalato e la guida, fornita di mappe rappresenta l'hub dell'incontro tra territorio e accoglienza. Lungo la via si contano 40 punti di accoglienza o ristoro. Si tratta di “esperienze povere”, ostelli ad esempio. Strutture spesso messe a disposizione da alcuni enti su base volontaria, dove si preferisce un approccio easy, perfettamente in linea con la filosofia del viandante.
Scaricando l'app gratuita realizzata da Itineraria è possibile ricevere tutte le informazioni necessarie.
Mattia Gadda, che ha curato la redazione della guida, ci ha raccontato che è stato frutto di un progetto che nasce dal coordinamento di una serie di enti e istituzioni: “Il mio compito è stato metterli in rete”.
Durante la presentazione è intervenuto il sindaco di Saronno, Alessandro Fagioli, che ha ribadito come la pubblicazione sia il risultato di un lavoro di squadra: “Gli enti lombardi si sono messi a disposizione dimostrando molta collaborazione, quindi tutto è stato facile”. Ha affermato poi come il desiderio fosse quello di riattualizzare un percorso dimenticato. “C'è stata la volontà di superare piccoli e grandi ostacoli tecnici. Anche in luce del periodo appena passato, sia ha la voglia trascorrere del tempo libero all'aria aperta, senza dimenticare la valenza storica di questo percorso, che si può percorrere in gruppo o in solitaria, è adatto agli amanti del trekking, della natura e anche, ovviamente, ai pellegrini”.
Con un pizzico di commozione ha poi ricordato il contributo di Donatella Ballerini, funzionario della provincia di Varese, che ha messo passione e impegno nel progetto e che è venuta a mancare di recente.
Marco Giovannelli, tra gli autori della guida, dice che quello che stanno presentando non è tanto il prodotto quanto il lavoro della squadra che c'è dietro. Ringrazia Mattia Gadda che definisce curatore di “encomiabile professionalità”. Dice poi che “Il prodotto è piccolino, ma molto bello, come è il percorso”. Altri ringraziamenti vanno a Pietro Scidurlo e Alberto Conte - coautore - “che ha preso la sua bici per indicare il percorso che va da Lavena Ponte Tresa a Pavia”. Tra coloro che vanno ringraziati c'è poi Fai che lungo il precorso ha suoi due beni: il Monastero di Torba e Casa Macchi, ora in ristrutturazione.
Il percorso in realtà parte da Costanza, attraversa il Liechtenstein, arriva in Canton Ticino, e attraversando appunto il passo del Lucomagno arriva poi in Lombardia. Si tratta di una via affluente
della francigena. In Lombardia parte da Vercelli, che è in Piemonte, e arriva a Palestro, attraversa la Lomellina e giuge a Pavia.Si tratta anche di una via d'acqua, che dal lago di Lugano passa ad Argentera, poi dal lago di Ghirla al lago di Ganna, sino a quello di Varese, poi c'è il fiume Olona sino a Castellanza, si arriva quindi sul Naviglio Grande, lo si percorre tutto sino a Bereguardo e da lì a Pavia, sul Ticino.
Tanta natura, parchi, acqua, ma anche passaggi storici con solo due parti fortemente antropizzate: “La via è quasi tutta in sicurezza – afferma - in un paio di punti occorre prestare un po' più di attenzione, non bisogna dimenticare che si tratta di una via che ha 1000 anni di storia”.
Cita poi i due siti Unesco presenti sul percorso: il Sacro Monte di Varese e il Monastero di Torba, ma anche altri centri di importante interesse storico, artistico e religioso come la Canonica di Bernate e l'Abbazia di Morimondo.
Ferruccio Maruca di Regione Lombardia racconta gli albori del progetto: “Si tratta della conclusione di un percorso che è terminato nel gennaio del 2015, sono stati gli svizzeri a proporcelo, poiché volevano attivare percorsi romei che congiungessero la Svizzera a Roma. E' frutto di una forte condivisione con gli enti locali, una cinquantina, tra cui la Regione Lombardia. A fianco alla parte istituzionale si è inserita quella privata che ha dato il suo importante contributo, creando il 'sistema delle vie'. La via è nata come riattualizzazione che è stato sin da subito fruibile. Questa dimensione è stata colta anche dai piccoli comuni che hanno collaborato fattivamente”.
Tutto è pronto quindi. La guida è uscita. I primi 8 turisti partiranno settimana prossima e faranno da apripista. In questa estate all'insegna del turismo di prossimità, preferibilmente outdoor, mantenendo la distanza sociale, nulla mi toglie dalla testa che la via Francisca del Lucomagno rientri tra le migliori mete turistiche.
Per informazioni su percorso e accoglienza consultate il sito
(foto: - lago di Ghirla - credits Marco Giovannelli; lago di Ceresio - credits Marco Giovannelli; Boffalora Ticino Naviglio Grande - credits Marco Giovannelli; Robecco sul Naviglio - credits Marco Giovannelli)
Sara Rossi

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La località dolomitica di Arabba, un piccolo ma meraviglioso centro incastonato tra il Passo Pordoi e il Passo Campolongo da una parte e la Marmolada dall’altra, è pronta ad accogliere gli amanti della montagna con le sue attività outdoor all’insegna della sicurezza. Tra pochi giorni, il 13 giugno riaprono i primi impianti di risalita, permettendo così ai turisti di praticare escursioni, ferrate e trail in mountain bike, grazie anche a speciali promozioni.
Cosa ci ha lasciato il periodo di lockdown? Sicuramente la voglia di rivalutare le piccole cose e respirare di nuovo la libertà. Tra le sensazioni che mancano maggiormente agli amanti dell’outdoor c’è la frizzante aria di montagna e il senso di appartenenza che si prova in un trekking in quota o l’adrenalina di una discesa sulle due ruote lungo i sentieri predisposti.
Un paese a misura d'uomo
Posizionata ai piedi del massiccio del Sella, a 1600 metri di quota, a poca distanza dalla montagna “Regina” delle Dolomiti, la Marmolada, Arabba è un piccolo villaggio ladino che ha conservato la cultura, le tradizioni e i valori di uno stile di vita semplice e genuino, che oggi permette agli ospiti di immergersi in un “mondo fuori dal mondo”. Un paese raccolto e caratteristico, un luogo ideale per riscoprire una dimensione a misura d’uomo con aria pulita, natura incontaminata e zero stress, “the place to be”.
Le strutture ricettive della zona, così come bar e ristoranti, sono pronte ad entrare in funzione e ad accogliere gli amanti della montagna. Un territorio da scoprire in maniera slow per vivere un’esperienza unica sulle Dolomiti, patrimonio mondiale Unesco.
Impianti pronti a ripartire e attività outdoor
I primi impianti ad aprire saranno la funivia Arabba-Porta Vescovo e la seggiovia Campolongo-Bec de Roces, rendendo praticabili numerosi percorsi di trekking e ferrate in quota.
Grazie alla funivia Porta Vescovo si potrà percorrere il sentiero Viel dal Pan: adatto a tutta la famiglia, questo itinerario conduce al Passo Pordoi e deve il suo nome agli scambi commerciali che, in passato, avvenivano lungo questa direttrice. Seguendo il sentiero 601 si percorre la dorsale della montagna in direzione del Passo Pordoi, accompagnati dalla presenza del lago di Fedaia e dall’imponente ghiacciaio della Marmolada. Arrivati al “Belvedere”, il sentiero conduce gli escursionisti in discesa fino al Passo Pordoi e ad Arabba.
Grazie al fatto che il percorso non presenta grandi pendenze e si mantiene costantemente in quota attorno ai 2500 metri, questo trekking è perfetto per le famiglie e per i camminatori meno esperti che vogliono però godere di un panorama incontaminato.
Sarà accessibile anche la Ferrata delle Trincee, che da Porta Vescovo arriva fino al Passo Padon, attraverso l’impervio campo di battaglia della Prima Guerra mondiale, con molti vecchi appostamenti, trincee e postazioni letteralmente aggrappate alla roccia. La prima parte impegnativa è compensata da una seconda lunga, ma più semplice, con tratti in cresta e un panorama sempre spettacolare sui 3343 metri del ghiacciaio della Marmolada. Da un paio di anni è stato ripristinato e messo a disposizione degli appassionati il tratto denominato Sasso dell’Eremita, una parete a difficoltà media con un dislivello verticale di circa 55 metri.
La seggiovia Campolongo – Bec de Roces renderà disponibile l’omonimo percorso trekking e la falesia associata, una vera palestra per gli alpinisti locali, con 25 vie disponibili (alcune di queste adatte anche ai bambini) soprattutto nella zona est dove si trovano settori di monotiri con grado di difficoltà dal 5b al 7a, e lunghezza fino 35 metri su muri verticali o leggermente a strapiombo. Sul lato ovest si trovano salite più lunghe (fino a tre tiri di corda) di stampo più alpinistico, la cui difficoltà è compresa tra il III e V grado, dove è consigliabile integrare le protezioni ed effettuare discese in corda doppia.
Interessante è il trekking Bec de Roces. Il percorso, con partenza fissata al Passo Campolongo, permette di raggiungere un enorme masso chiamato Sasso Quadro dove è possibile ammirare i resti di una vecchia postazione di guerra austro-ungarica, che funge ora da balcone naturale, con una bellissima vista sulla Marmolada, e arrivare in un paio di ore al Lago Boè: dopo una rilassante pausa ai bordi del piccolo specchio d’acqua naturale si rientra a Passo Campolongo, per un tempo totale dell’escursione di circa quattro ore.
Dal 27 giugno riapriranno anche la telecabina Fodom, che unisce Pont de Vauz a Passo Pordoi, e la seggiovia Burz, che permetterà quindi di effettuare Sellaronda MTB Tour, ovvero il periplo del massiccio del Sella, dove Arabba rappresenta il punto di partenza ideale. Fissata al 5 luglio l’apertura della seggiovia che da Passo Campolongo porta al Cherz.
Insieme agli impianti riapriranno anche i rifugi nel rispetto delle norme legate alla sicurezza personale, e che permetteranno dei pit-stop strategici per riprendere fiato e gustare i piatti della tradizione ladina.
Le promozioni per un'estate indimenticabile e conveniente
Sono due le possibili soluzioni per gli amanti degli sport all’aria aperta.
La prima è Arabba-Marmolada Summer Pass 2020, la tessera nominativa che permette, fino a settembre, di raggiungere tutti i percorsi e le attrazioni in quota utilizzando gli impianti di risalita nel comprensorio Arabba-Marmolada.
Due le formule a disposizione, per chi sceglie di fare un weekend lungo, con 3 giorni su 4 a 50,00 €, oppure 5 giorni su 7, anche non consecutivi, a 60 €, per chi si vuole concedere una settimana intera.
Per ragazzi e bambini sono previste riduzioni; i nati dopo il 04.06.2004 avranno le due tessere rispettivamente a € 35,00 e € 42,00, invece la categoria Baby, valida per i nati dopo il 04.06.2012, potrà usufruire gratuitamente degli impianti, se accompagnata da un adulto.
La seconda opzione è la Super Summer Card, tessera nominativa che include la possibilità del trasporto bike, nella formula giornaliera a 47,00 €, 3 giorni su 4 a 110,00 €, e 5 giorni su 7 a 147,00 €.
Anche in questo caso sono previste riduzioni: i nati dopo il 16.05.2004 avranno il 30% di sconto, mentre per i nati dopo il 16.05.2012 sarà gratuita, nel rapporto un bambino per accompagnatore.
La redazione

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Uno dei Borghi più Belli d’Italia del Trentino, sotto le Pale di San Martino
Se suoni la campanella che trovi su una sedia rossa posizionata a sorpresa,
ecco arrivare un abitante del paese a farti da cicerone!
Paese-Museo en plein air, Mezzano di Primiero (fra i Borghi più Belli d’Italia del Trentino) rivendica fiero il suo passato rurale e manda in scena uno spettacolo tutto suo, di quelli che incantano nella loro disarmante semplicità. Il passato altrove dimenticato non si limita a sopravvivere, ma è vivo, si fa presente, si mette in mostra e viene condiviso con i visitatori che sono accolti con il cuore. Rimasto tenacemente aggrappato alle sue radici, alle sue architetture, alle tradizioni di un popolo fiero, fortificato dalla vita dura di montagna, Mezzano ha trasformato in arte le tradizioni e in storie da raccontare i ricordi delle vite contadine di pochi decenni fa, all’apparenza così lontane, ma che fanno parte integrante della sua realtà odierna. Oggi Mezzano è l’angolo romantico e suggestivo del Primiero, un serbatoio di vita alpina, di cui si ripercorrono le tracce in ogni angolo nascosto, lungo i vicoli, nelle piazzette, all’ombra dei ballatoi in un vibrante museo all’aperto in cui si intrecciano architetture, dipinti murali, antiche iscrizioni, fontane e stoili (piccoli acquedotti in cunicoli pensati per condurre al coperto l’acqua dalle alture), orti e cataste artistiche di legna.
Mezzano Romantica
Un museo en plein air, senza ressa o code, che ciascuno può scoprire da solo passeggiando senza fretta, seguendo semplicemente le indicazioni molto intuitive dell’accattivante segnaletica con le scritte rosse in italiano e inglese sotto il logo di Mezzano Romantica, a ricordare che tutto qui si fa col cuore. Un totem dà il benvenuto ai visitatori, e li invita a scaricare gratuitamente l’App bilingue, che può essere scaricata on line anche prima di arrivare, in modo da prepararsi alla visita. Seguendo le frecce rosse, ci si imbatte via via in una serie di piccoli tesori d’arte e tradizione, contrassegnati da un cartello con un occhio. Avvicinandosi, si riceve un messaggio che avvisa di ascoltarne se si vuole la storia, oppure leggerla sullo smartphone.
La sedia rossa
Ma soprattutto bisogna cercare una semplice sedia rossa, che compare a sorpresa negli angoli più suggestivi del paese, e suonare la campanella appoggiata sul suo sedile. Al suo suono, arriva una persona che abita nei paraggi e che si mette a disposizione per dare informazioni, raccontare la storia di Mezzano e delle sue montagne, svelare curiosità e aneddoti, indicare dove poter trovare prodotti tipici e lavorazioni artigianali, dove poter dormire e mangiare, quali sentieri da percorrere per salire a malghe e rifugi, quali le attività sportive e quelle più adatte per i bambini… Sono anziani, ragazzi, donne, artigiani che, con l’autenticità e l’immediatezza che solo il racconto diretto sa dare, condividono con gli ospiti la propria vita e le proprie conoscenze, li consigliano come potrebbe fare un amico affinché possano godersi al meglio la loro permanenza a Mezzano, sia una visita di qualche ora, oppure un ritemprante periodo di vacanza. La sedia rossa si può trovare tutti i giorni dal 20 giugno a metà settembre (e poi durante i fine settimana), ad indicare che qualche abitante di Mezzano è a disposizione dei turisti per dare informazioni e condividere racconti. Così, semplicemente, come si fa quando si passa a casa di un amico senza preannunciarsi.
Cataste&Canzèi, quando le cataste di legna si fanno arte
Il percorso è punteggiato da una trentina di monumentali cataste artistiche di legna, Cataste&Canzei, che per la loro originalità hanno reso famoso anche all’estero questo piccolo borgo montano. Unica nel suo genere, la rassegna inanella stupefacenti e fantasiose cataste artistiche di legna, nate dalla tradizione della gente di montagna di accatastare in bell’ordine la scorta di legname per l’inverno. Ed ecco così la fisarmonica in tensione che pare una stella, la clessidra chiusa tra sole e luna a segnare il trascorrere del tempo, la grande parete che ricorda l’alluvione che colpì il paese nel 1966, gli uomini intenti a tagliare l’albero, la catasta instabile che cede a un coreografico crollo… Ogni canzèl è un piccolo capolavoro di perizia e attenzione, nello spirito parsimonioso di chi abita i paesi di montagna, ma anche una vivida e cangiante tavolozza nelle calde tinte del legno che colora le vie di Mezzano, abbellite anche dalle cataste che le famiglie sistemano fuori dalle proprie case.
I tabià e le stalle
I caratteristici tabià (vecchi fienili in disuso, ora recuperati) narrano ancora il rito del filò, le storie narrate dagli anziani del paese nelle lunghe serata d’inverno. In particolare cinque sono stati recuperati a nuova vita. Il Tabià del Rico è un piccolo ma interessantissimo museo etnografico zeppo di oggetti che raccontano vita e lavori di un tempo, raccolti in tanti anni con amore e passione da Mary Orsingher e intitolato al padre Enrico. Il Tabià del Checo espone in moderne vetrine cubiche, che mescolano l’ambiente rustico con una raffinata soluzione moderna, le eccellenze di alcuni artigiani e produttori agroalimentari locali: Zeni scultori, Gianluigi Zeni, Artelér, Artistica legno GT, Macelleria Bonat, Bionoc’, La Rondine. Il Tabià de la Gema, situato in una delle più caratteristiche case del paese, viene utilizzato come teatro nelle serate di Mezzano Romantica. La Stalla dei Presepi (visitabile durante tutto l’anno) contiene una quindicina di presepi a diverso tema fra storico, classico, moderno, immaginario realizzati in vari anni dall'artista Mario Corona.
La Stalla “In nome de Iesu” contiene infine delle scene che raccontano la vita e la passione di Cristo realizzate anch’esse dall'artista Mario Corona. Il suo nome si ricollega alla frase che contadini e boscaioli pronunciavano un tempo all’inizio della giornata lavorativa, per mettere il loro lavoro nelle mani della protezione divina.
L’antica lisiera e i 250 orti
Un’altra piccola perla in cui ci si imbatte è la lisiera, l’unica in tutto il Trentino a essere tutelata dalla Soprintendenza. È la lisciaia, ovvero il locale dove si produceva la lisia (acqua in cui è stata fatta bollire cenere) per il bucato, spesso profumandola con bucce di limone. Il bucato era un lavoro lungo e faticoso, che le femene cominciavano già a sette o otto anni. Di questo, delle loro fatiche, delle chiacchiere, delle amicizie e delle contese che nascevano lì dentro racconta ancora romanticamente la lisiera. Amorevolmente restaurata con le sue tre calgere (caldaie di rame), ospita anche piccoli eventi: un luogo insomma di aggregazione così come lo era per le femene intente al bucato. Il verde entra deciso fra le antiche pietre del paese grazie ai suoi orti: se ne contano circa 250 fra Mezzano e frazioni, su circa 1.600 abitanti. Partiti da un’esigenza di produzione di cibo per la famiglia, rispettano fedelmente la tradizione trentina che tra le staccionate dell’orto sposa l’utile al dilettevole spartendo la terra tra ortaggi, fiori, odori, piante da frutto e viti rampicanti. Veri e propri orti-giardino, costituiscono tappa imprescindibile anche delle visite guidate per il borgo, organizzate questa estate per piccoli gruppi e su prenotazione in modo da garantire il distanziamento richiesto dalle normative.
Il ponte tibetano e gli abeti giganti
Mezzano non è bella solo tra le sue stradine e le sue architetture. È circondata da una natura forte e rigogliosa, che accoglie il quotidiano della gente di montagna e si fonde con esso. Ci sono tante piccole perle che circondano il paese, mete di passeggiate o pedalate in relax, alla scoperta dei romantici scorci di questo angolo del Primiero, di boschi, malghe, vette, seguendo sentieri di bassa e media quota ben battuti e segnalati. Ci sono luoghi che si godono meglio su due ruote come la pista ciclabile del Molaren, una passeggiata illuminata anche la sera con diverse soste per godersi il panorama in completo relax. Altri che conquistano i più avventurosi, come gli orridi di Val Noana, in uno dei quali si fa anche canoyng, o il ponte tibetano che fa da collegamento tra rifugi Caltena e Fonteghi. Altri che conquistano per l’assoluta bellezza dei boschi, come il Parco Naturale di Panveggio e il Sentiero degli Abeti Giganti in Val Noana, con i suoi alberi secolari che svettano fino a toccare i 50 metri ed hanno il diametro del tronco che può arrivare a misurare un metro di larghezza.
Per informazioni: Ufficio Turistico Comune di Mezzano
Tel. 349.7397917 -
La Redazione